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La federazione di 1.900 organizzazioni LGBTQIA+ in 160 paesi e territori ha votato all’unanimità in vista della sua Conferenza mondiale a Città del Capo, riconoscendo “l’esperienza storica di apartheid e colonialismo in Sud Africa”.
La Campagna palestinese per il boicottaggio accademico e culturale di Israele (PACBI) accoglie con favore la notizia che l’Associazione internazionale lesbica, gay, bisessuale, trans e intersessuale (ILGA) ha rimosso l’offerta di ospitare la sua prossima conferenza mondiale nella Tel Aviv dell'apartheid e ha sospeso l’organizzazione israeliana complice Aguda.
Il consiglio dell'ILGA, una federazione di 1.900 organizzazioni LGBTQIA+ in 160 paesi e territori, ha votato all'unanimità a favore della rimozione dell'offerta di Aguda dal voto alla Conferenza mondiale 2024 a Città del Capo, in Sudafrica, che si svolgerà dall'11 al 15 novembre.
L’annuncio della proposta da parte di Aguda di ospitare la Conferenza mondiale dell’ILGA a Tel Aviv mentre Israele commette un genocidio contro 2,3 milioni di palestinesi a Gaza, intensifica con violenza l'apartheid su tutti i palestinesi e massacra popolazioni in Libano, ha provocato una condanna su larga scala tra le organizzazioni che fanno parte dell’ILGA e i membr* del consiglio.
L’ex segretaria generale dell’ILGA, Phumi Mtetwa, si è ritirata come relatrice principale nella conferenza di quest’anno sull’offerta, dicendo: “L’apartheid è apartheid, e non c’è spazio per la negoziazione o la tolleranza, specialmente non all’interno del movimento LGBTQIA+”. I membri del consiglio di amministrazione dell’ILGA hanno espresso la loro opposizione, condannando la proposta che “prova palesemente a mascherare (#pinkwash) crimini di guerra che non rappresentano il nostro movimento fortemente opposto a qualsiasi tipo di oppressione”.
L'ILGA ha inoltre votato per sospendere Aguda al fine di verificare se è conforme alla costituzione dell'ILGA. Il processo di verifica dell’ILGA non potrà giungere ad altre conclusioni che quelle di espellere Aguda e tutte le organizzazioni complici dei crimini di Israele.
L'organizzazione israeliana Aguda ha una storia di "pinkwashing" (ripulitura attraverso la promozione LGBTQIA+, NdT) dei crimini di Israele, al punto di definire l’esercito israeliano come “una delle organizzazioni più progressiste in Israele” in termini di accettazione LGBTQIA+ durante il genocidio per mano di Israele. Promuove attività negli insediamenti israeliani illegali nella Cisgiordania palestinese occupata.
L'ILGA si è scusata per la rabbia e il danno arrecati alle sue comunità, riconoscendo “l’esperienza storica relativa all’apartheid e al colonialismo in Sud Africa: anche la possibilità di votare su una tale offerta nel loro paese d’origine sarebbe stata in contrasto con l’inequivocabile solidarietà con il popolo palestinese”.
Ringraziamo le molte organizzazioni sudafricane e tutti i membri dell’ILGA che hanno immediatamente visto l’offerta di Aguda per quello che era, un tentativo di nascondere i crimini di guerra, i crimini contro l’umanità e il genocidio per mano di Israele, e ha spinto l'ILGA a fare meglio.
Fonte: Campagna palestinese per il boicottaggio accademico e culturale di Israele (PACBI)
Traduzione di BDS Italia
BDS Italia si unisce a chi chiede ad Angelina Mango di ritirarsi da Eurovision24 o almeno di dare un segnale della sua solidarietà con il popolo palestinese, mentre continua il genocidio della popolazione civile di Gaza.
Ecco la lettera inviata all’artista:
Cara Angelina Mango,
Lei rappresenterà l’Italia alla prossima edizione di Eurovision Song Contest, e le auguriamo di avere successo anche in quella manifestazione, dopo i riconoscimenti nel recente Festival della Canzone di Sanremo.
Oggi però non ci rivolgiamo a lei per esprimere i complimenti ad una giovane e brava interprete, ma per chiederle di usare la sua voce per esprimere solidarietà con giovani ragazze e giovani ragazzi che in questo momento, e da tanto tempo, sono sottoposti a condizioni di vita inumana per via di un regime di oppressione e di ingiustizia ormai da quasi un secolo.
Parliamo delle ragazze e dei ragazzi imprigionati nella Striscia di Gaza e in tutta la Palestina e sottoposti a violenze indicibili da oltre sei mesi, colpevoli di essere nati e cresciuti in una prigione a cielo aperto e privati, dal regime di occupazione imposto da Israele, della possibilità di viaggiare, di crescere liberi, di amare, di vivere una vita dignitosa, di cantare.
Ad oggi i morti nella Striscia di Gaza sono oltre 35.000 e i feriti resi invalidi più di 70.000, per la maggior parte ragazzi giovani, bambine, bambini e donne. Tutte le infrastrutture civili sono state distrutte, il 60% delle abitazioni è stato raso al suolo. Non esiste più vita a Gaza, le voci sono spezzate.
Come forse sa, sono già oltre 30 gli artisti originariamente in programma che si sono ritirati da Eurovision Song Contest, che ha ammesso la partecipazione di Israele nonostante le proteste pervenute da ogni parte del mondo, dimostrando che il potere economico conta più dell’umanità e della vita stessa.
Ci rendiamo conto che compiere un gesto clamoroso, come quello di ritirarsi, potrebbe compromettere la sua vita artistica. Le chiediamo però di dare almeno un segnale. Sappiamo quante persone giovani e giovanissime la seguono e tifano per lei e il suo successo: un messaggio di solidarietà e di denuncia verso la continuazione del massacro in atto, sarebbe una testimonianza della sua sensibilità verso i tanti giovani che in questo momento soffrono senza colpa a Gaza e in tutta la Palestina e verso tutto il suo pubblico.
Scelga lei la formula, usi la sua creatività e la sua forza vitale per portare su quel palco un messaggio di giustizia. Può indossare qualcosa, portare con lei un simbolo, oppure usare la sua voce per chiedere il cessate il fuoco immediato, la protezione di tutti i civili, l’accesso di aiuti sanitari e alimentari, la liberazione dei prigionieri, e che i potenti della terra si impegnino a trovare una soluzione giusta per quella terra da troppi anni martoriata.
Lo chiedono le ragazze e i ragazzi, le bambine e i bambini di Gaza, della Palestina, e di tutto il mondo.
Grazie
BDS Italia
Gli organizzatori dell’Eurovision hanno rifiutato di escludere Israele nonostante sia responsabile del genocidio in corso contro 2,3 milioni di palestinesi a Gaza
La Campagna palestinese per il boicottaggio accademico e culturale di Israele (PACBI), membro fondatore del movimento di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni (BDS), chiede il boicottaggio dell'Eurovision 2024.
Invitiamo tutte le emittenti partecipanti, i concorrenti nazionali, i finalisti, le troupe di produzione e gli spettatori a boicottare il concorso in seguito al rifiuto degli organizzatori, l'Unione europea di radiodiffusione (UER), di escludere Israele, responsabile del genocidio in corso.
I palestinesi chiedono ai loro sostenitori di lanciare iniziative creative e strategiche che possano spingere le emittenti a ritirarsi, e fanno appello a tutti i partecipanti affinché si rifiutino di essere complici della ripulitura fatta da l’UER dell'immagine di Israele, responsabile del genocidio in corso a Gaza.
Chi pensa di organizzare feste in occasione della proiezione dell'Eurovision dovrebbe rinunciare a farlo, organizzando invece eventi alternativi Apartheid-free oppure Genocide-free, come iniziative che denunciano il cinismo di Israele quando fa pinkwashing e artwashing cioè quando tenta di ripulire la propria immagine strumentalizzando l’arte e i diritti LGBTQ+.
Il PACBI e il sindacato dei giornalisti palestinesi avevano chiesto agli organizzatori dell'Eurovision, l’UER, di mettere al bando Israele, proprio come hanno fatto con la Russia che è stata esclusa in seguito alla sua invasione illegale dell'Ucraina, o di affrontare un boicottaggio diffuso. L’UER ha invece insistito nell’essere complice con il genocidio in corso da parte di Israele.
Partecipare all’Eurovision per Israele è “un sogno, soprattutto quest’anno, che significa di più”. Da ottobre 2023, Israele ha ucciso più di 30 000 palestinesi a Gaza, tra cui almeno 12 300 bambini, e ne ha feriti altri 70 000.
Comprendendo il valore propagandistico del concorso, soprattutto con un genocidio in corso, il presidente israeliano Isaac Herzog afferma che "è importante che Israele appaia all'Eurovision". Alla Corte Internazionale di Giustizia, il Sudafrica ha citato la sua affermazione secondo cui i palestinesi sono “un'intera nazione responsabile” come prova dell'intento genocida di Israele.
Il concorrente israeliano dell'Eurovision ha ben chiaro che la partecipazione al concorso è un'importante occasione di ripulire il genocidio in corso strumentalizzando l’arte, in altre parole, “per mostrare al mondo intero chi siamo veramente”.
La cosiddetta “Creative Community for Peace (Comunità creativa per la pace)”, gruppo di facciata della lobby israeliana di estrema destra StandWithUs, ha recentemente falsificato almeno una firma sulla sua lettera a sostegno della partecipazione di Israele all'Eurovision, rivelando il suo approccio fraudolento e di difesa del genocidio.
In compenso, molti artisti, politici e persone in tutta Europa hanno chiesto l'esclusione di Israele dall'Eurovision. I concorrenti di molti paesi hanno già aderito agli appelli. Chiediamo a tutti coloro che immaginano un mondo più giusto e pacifico di boicottare il festival dell’ipocrisia Eurovision 2024.
Fonte: PACBI
Traduzione di BDS Italia
L'organizzatore del concorso, l'UER, continua a premiare ipocritamente i decenni di apartheid e occupazione di Israele permettendole di partecipare
La Campagna palestinese per il boicottaggio accademico e culturale di Israele (PACBI) e il Sindacato dei giornalisti palestinesi chiedono all'Unione europea di radiodiffusione (UER) di escludere Israele dall'Eurovision Song Contest - il più grande evento musicale dal vivo del mondo - o di affrontare un boicottaggio diffuso.
Israele, considerato uno Stato di apartheid dalle principali organizzazioni per i diritti umani di tutto il mondo, è accusato dal Sudafrica, sostenuto da decine di Stati, di genocidio contro i palestinesi di Gaza presso la Corte internazionale di giustizia.
Un alto funzionario delle Nazioni Unite per i diritti umani e un importante studioso israeliano dell'Olocausto e del genocidio hanno descritto la guerra di Israele contro i 2,3 milioni di palestinesi nella Gaza occupata e assediata come "un caso da manuale di genocidio". Anche decine di esperti delle Nazioni Unite e centinaia di studiosi di diritto internazionale hanno messo in guardia da "un genocidio in atto".
Ben prima del genocidio in corso da parte di Israele, il PACBI, membro fondatore del Comitato nazionale palestinese per il BDS (BNC), la più grande coalizione della società palestinese che guida il movimento BDS globale, ha chiesto di sospendere la partecipazione di Israele a Eurovision.
Il documento afferma che "sanzionando la Russia per l'invasione dell'Ucraina, avvenuta pochi giorni prima, e proteggendo l'Israele dell'apartheid dal dover rendere conto delle proprie azioni, nonostante il pluridecennale regime di oppressione contro i palestinesi, gli organizzatori dell'Eurovision e l'UER mostrano un disprezzo del tutto ipocrita, razzista e coloniale per la vita dei palestinesi".
Se l'UER non riuscirà ad eliminare l'apartheid israeliana dall'Eurovision, i palestinesi e i milioni di persone che sostengono la loro lotta di liberazione faranno una campagna per il boicottaggio di Eurovision.
Ora più che mai è urgente che Israele sia chiamato a rispondere per il genocidio e l’apartheid di cui è responsabile. Fornire una copertura culturale al massacro di massa da parte di Israele di decine di migliaia di palestinesi, di cui quasi la metà sono bambini, equivarrebbe a consentire e coprire crimini di guerra e crimini contro l'umanità. Sarebbe un'ironia della storia, soprattutto se si considera il passato oscuro dell'Europa, fatto di secoli di colonialismo brutale, schiavitù e numerosi genocidi.
Secondo i media israeliani, "l'account ufficiale Instagram del concorso pre-Eurovision della Finlandia ha lasciato intendere che il Paese potrebbe non partecipare al concorso che si terrà a maggio in Svezia, a causa della "situazione in Medio Oriente"", il che viene interpretato come un'allusione a un possibile "boicottaggio dovuto alla partecipazione di Israele". Anche le emittenti islandesi e slovene hanno espresso preoccupazione per la partecipazione di Israele.
Plaudiamo all'Associazione islandese dei compositori e dei parolieri, a più di 1.400 artisti finlandesi, alle associazioni ufficiali dei fan, a diversi finalisti e concorrenti attuali e precedenti dell'Eurovision e al Partito della Sinistra svedese, che hanno già chiesto che l'Israele dell'apartheid sia bandito dal concorso, proprio come la Russia. Ci uniamo ai loro appelli.
L'emittente statale israeliana Kan ha recentemente pubblicato un video agghiacciante e genocida di bambini israeliani che cantano: "Li annienteremo tutti [i palestinesi di Gaza]". Questo fatto da solo avrebbe dovuto giustificare l'espulsione di Kan dall'Eurovisione.
Ubriachi di impunità, i funzionari israeliani hanno persino tentato di intimidire pubblicamente la BBC affinché mettesse da parte il concorrente britannico, che aveva precedentemente firmato una lettera aperta in cui criticava il genocidio di Israele a Gaza e il cinico pinkwashing del suo regime di apartheid.
La lettera firmata dal concorrente britannico recitava, in parte: "noi, come persone LGBTQIA+, non possiamo permettere che altri strumentalizzino le nostre lotte per la libertà sulla base della sessualità e dell'identità di genere per giustificare l'occupazione sistemica e il genocidio di un popolo".
La campagna BDS, durata un anno, per il boicottaggio di Eurovision 2019 ospitata da Israele nella Tel Aviv dell'apartheid, ha negato a Israele la sua operazione di ripulitura propagandistica. Oltre 100 organizzazioni LGBTQ+, centinaia di artisti di spicco e milioni di persone in tutta Europa hanno sostenuto il boicottaggio.
L'ampia copertura dei media mainstream ha poi dato risalto al BDS, etichettando il concorso come "l'Eurovision più politica" di sempre. Solo una parte dei visitatori attesi si è presentata. La parola più twittata insieme all'hashtag ufficiale dell'Eurovision, oltre a "Israele", è stata "apartheid".
Il PACBI invita tutti coloro che rifiutano il genocidio e l'apartheid a unirsi e a fare pressione sull'UER affinché escluda Israele da Eurovision, e a boicottare la manifestazione se questo non si verificasse.
Fonte: Comitato nazionale palestinese per il BDS (BNC)
Traduzione di BDS Italia
Gli accademici affermano che il premio "serve a legittimare e normalizzare la violenza coloniale e l'apartheid di Israele" contro i palestinesi mentre Israele blocca brutalmente la consegna di vaccini a milioni di palestinesi.
Eminenti ricercatori internazionali invitano una storica australiana a rifiutare un controverso riconoscimento israeliano.
Con un straordinario intervento di pressione globale, oltre 220 accademici internazionali e australiani hanno scritto una lettera aperta alla docente di storia dell'Università del Nuovo Galles del Sud, Alison Bashford, invitandola a sostenere l'appello palestinese a boicottare le istituzioni accademiche israeliane rifiutando il premio Dan David 2021 di un milione di dollari, che dovrebbe condividere con altri due ricercatori.
La lettera degli accademici afferma che accettare il riconoscimento di quest'anno, che premia i contributi della professoressa Bashford alla comprensione della salute pubblica, "serve a legittimare e normalizzare la violenza coloniale e l'apartheid di Israele" contro i palestinesi. La lettera sottolinea l'ironia di un premio per la salute pubblica da un paese che blocca caparbiamente la consegna dei vaccini ai cinque milioni di palestinesi che vivono sotto il suo controllo in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza.
Tra i firmatari della lettera vi sono la teorica culturale e di genere di fama internazionale Judith Butler, Maxine Elliot Professor di Letteratura Comparata a Berkeley; Rashid Khalidi, Edward Said Professor di Studi Arabi Moderni alla Columbia University di New York; Laleh Khalili, docente di Politica Internazionale alla Queen Mary, Università di Londra; Jasbir Puar, docente di Studi sulle Donne e di Genere alla Rutgers University, J. Kēhaulani Kauanui, docente di Studi Americani alla Wesleyan University; John Keane, docente di Politica all'Università di Sydney; Mark Levine, docente di Storia Moderna del Medio Oriente presso l'Università della California Irvine e Meaghan Morris, docente di Studi di Genere e Culturali, Università di Sydney. La lettera è stata firmata anche da Ahmed Alnajjar, direttore delle relazioni pubbliche e internazionali presso il Ministero dell'Istruzione palestinese.
Oltre ai firmatari in Australia, inclusa l'istituzione della Bashford, l'Università del Nuovo Galles del Sud, la lettera è firmata da accademici di Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Belgio, Malesia, Germania, Italia, Canada, Irlanda e della stessa Palestina.
I firmatari scrivono che "le politiche razziste di Israele contro i palestinesi, a lungo denunciate come casi di apartheid dagli stessi palestinesi, nonché da autorità giuridiche e umanitarie internazionali (inclusa recentemente la ONG israeliana B'Tselem) sono un esempio eclatante di segregazione razziale imposta a un'intera popolazione, con tutte le feroci conseguenze per la salute e il benessere dei palestinesi che ciò implica".
Essi affermano che "rifiutare il premio, opporsi alla copertura dei crimini di Israele e rifiutare la collaborazione con un'istituzione accademica israeliana complice dell'oppressione dei palestinesi farebbe guadagnare [alla professoressa Bashford] il rispetto e l'ammirazione di tutti coloro che credono che la ricerca accademica debba servire la causa della libertà, in Palestina e nel mondo”.
La professoressa Bashford non ha finora risposto alla lettera, per la quale continuano a giungere le firme.
Gli accademici possono aggiungere le loro firme compilando questa scheda.
Fonte: BNC
Traduzione di BDS Italia
Mostafa Henaway, degli Academics for Palestine, Concordia University parla alla conferenza stampa comunitaria contro il CIFTA. Foto: Stacy Lee
A Montréal più di 150 artisti e accademici e oltre 20 sindacati, organizzazioni culturali, gruppi di studenti e collettivi autoctoni chiedono al governo canadese di annullare l'accordo di libero scambio Canada-Israele.
Questa dichiarazione comune di opposizione collettiva all'Accordo di libero scambio Canada-Israele (CIFTA) è stata resa nota per la prima volta nel luglio 2020, come facente parte dell'ondata globale di proteste in opposizione all’intenzione del governo di estrema destra di Benjamin Netanyahu di procedere all’annessione formale della Valle del Giordano, all’interno dei territori palestinesi occupati.
In particolare questa dichiarazione fa parte di una serie di azioni locali in corso a Tiohtià:ke/Montreal che mirano a costruire solidarietà con la lotta dei palestinesi contro le mosse dello stato israeliano, rivolte ad espandere la colonizzazione all'interno della Cisgiordania.
Nel contesto locale, l'opposizione al CIFTA si rivolge alla complicità da parte del governo canadese con le politiche dello Stato israeliano. Il CIFTA non prevede l'obbligo di identificare i prodotti israeliani venduti in Canada e prodotti nelle colonie illegali costruite nei territori palestinesi occupati. Inoltre il CIFTA agisce come un accordo politico inteso a normalizzare le politiche violente dello Stato israeliano nei confronti del popolo palestinese, come l'incarcerazione di massa senza accesso al giusto processo di molti civili palestinesi detenuti nelle prigioni israeliane, come documentato da Addameer Prisoner Support and Human Rights Association.
L'accordo di libero scambio Canada-Israele deve cessare, alla pari dell'annessione da parte di Israele
Il Canada e Israele intrattengono un ampio accordo di libero scambio, il CIFTA, stabilito per la prima volta nel 1997 e "aggiornato" attraverso due fasi di negoziati nel 2014-2015 e nel 2017-2018.
Nel 2019 il governo liberale ha celebrato pubblicamente il rinnovo dell'accordo, con l'ex ministro della diversificazione del commercio internazionale che proclamava: "Il Canada e Israele sono risolutamente amici e alleati, e abbiamo in corso tra i nostri due paesi un numero impressionante di attività di cooperazione".
Dal momento che il governo israeliano si muove per annettere [formalmente] ampie parti della Cisgiordania palestinese, inclusa la Valle del Giordano, il governo canadese deve annullare il CIFTA.
In tutto il mondo organizzazioni internazionali per i diritti umani, attivisti e persino alcuni governi stanno intraprendendo azioni diplomatiche. Eppure il Canada non è riuscito a rispondere all'urgenza di questo sfacciato atto di colonizzazione da parte dello Stato israeliano nella Palestina occupata.
Oggi le sottoscritte organizzazioni e singole persone si uniscono per chiedere collettivamente al governo canadese di annullare l'accordo di libero scambio Canada-Israele.
Questa è un'ampia coalizione, che rappresenta sindacati, le organizzazioni culturali, gruppi comunitari e collettivi di attivisti. Esprimiamo il nostro sostegno e solidarietà alla lotta palestinese contro la colonizzazione israeliana in corso, rifiutando la complicità del governo canadese nel creare una copertura diplomatica per le azioni israeliane. Non dobbiamo restare in silenzio.
L'Accord de libre-échange entre le Canada et Israël doit se terminer, tout comme l’annexion
Le Canada et Israël maintiennent un vaste accord de libre-échange, l'ALÉCI, établi pour la première fois en 1997 et « modernisé » lors de deux phases de négociation en 2014-2015 et 2017-2018.
En 2019, le gouvernement libéral a publiquement célébré l'accord remanié, avec l’annonce de l'ancien ministre de la Diversification du Commerce international : « Le Canada et Israël sont des amis et des alliés fidèles, et nous avons un nombre impressionnant d'activités de coopération entre nos deux pays. »
Alors que le gouvernement israélien s'apprête à annexer de grandes parties de la Cisjordanie palestinienne, y compris la vallée du Jourdain, le gouvernement canadien doit annuler l’ALÉCI.
Partout dans le monde, des organisations internationales de défense des droits humains, des militantes et militants et même certains gouvernements prennent des mesures diplomatiques à cet effet. Pourtant, le Canada n'a pas répondu à l'urgence de cet acte éhonté de colonisation par l'État israélien en Palestine occupée.
Aujourd'hui, les organisations et les individus soussignés s'unissent pour demander collectivement au gouvernement canadien d'annuler l'Accord de libre-échange Canada-Israël.
Il s'agit d'une large coalition composée de syndicats, d’organisations culturelles, de groupes communautaires et de collectifs militants. Nous exprimons notre soutien et notre solidarité avec la lutte palestinienne contre la colonisation israélienne en cours, tout en rejetant les actions complices du gouvernement canadien visant à offrir une protection diplomatique aux actions israéliennes.
Nous ne devons pas rester silencieux.
Signataires intiaux / Primi firmatari:
Mostafa Henaway, Academics for Palestine.
Stefan Christoff, Howl! arts.
Singoli firmatari:
1. Nawar Al Rufaie // DJ + musicista, (Sandhill).
2. Faiz Abhuani // Brique par brique immobiliare comunitaria.
3. Dominique Daigneault // Presidente Consiglio centrale della regione metropolitana di Montréal - CSN.
4. Chantal Ide // Vicepresidente Consiglio centrale della regione metropolitana di Montréal - CSN.
5. Anna Pringel // Scrittrice, artista e attivista con Solidarity Across Borders.
6. Kiva Stimac // Artista, Popolo Press, fondatrice della Casa del Popolo.
7. Gwendolyn Schulman // Traduttrice, co-conduttrice di Amandla! Radio su CKUT 90.3fm.
8. Nick Schofield // Musicista, (Rêves sonores, Saxsyndrum).
9. Zahra Moloo // Regista, fotografa.
10. Norma Rantisi // PhD. Docente, Geografia, Pianificazione e Ambiente, Concordia University.
11. Norman Achneepineskum // Artista, musicista (Buffalo Hat Singers).
12. Mariana Marcassa // PhD in Psicologia Clinica, artista e terapista del suono.
13. Elena Razlogova // Autore, Professore Associato, Storia, Concordia University.
14. Aziz Choudry // Professore associato e Cattedra di ricerca canadese in Apprendimento del movimento sociale e produzione di conoscenza presso il Dipartimento di studi integrati in materia di istruzione, McGill University.
15. Eric Shragge // Professore associato, Concordia University (in pensione), presidente del Consiglio di amministrazione dell'Immigrant Workers Center.
16. Nadine Altounji // Musicista, educatrice.
17. Razan AlSalah // Filmmaker, ricercatrice, Studi della Comunicazione, Concordia University.
18. Adam Gwiazda-Amsel // Organizzatore comunitario.
19. Anastasia Voutou // Organizzatrice di comunità.
20. Philippe Battikha // Musicista.
21. Catherine Debard // Musicista, (YlangYlang).
22. Albu // Artista.
23. Emily R. Douglas // Dottorando presso il Dipartimento di Filosofia, McGill University.
24. Amanda Ruiz-Méndez // Artista.
25. Aaron Vansintjan // Dottorando, attivista comunitario, unevenearth.org
26. Simone Lucas // videoartista e attivista comunitario.
27. Emmanuel Madan // Artista e lavoratore artistico.
28. Airick Asher // Musicista, (Doldrums).
29. Jessie Lauren Stein // Musicista, geografo, artista (The Luyas).
30. Mauro Pezzente // (Casa del Popolo, Godspeed You! Black Emperor).
31. Devlin Kuyek // Ricercatore, GRAIN.
32. Daniel Áñez // Musicista, compositore.
33. Bengi Akbulut // Ricercatrice, Geografia, pianificazione e ambiente, Concordia University.
34. Nasir Hasan // Musicista, operatore culturale.
35. Duha Elmardi // Attivista comunitaria, Convergence des luttes des Suds.
36. Moe Clark // Artista Métis multidisciplinare.
37. Yves Engler // Scrittore.
38. Ricardo Lamour // Artista, organizzatore comunitario, (Emrico).
39. Ky Grace Brooks // Dottoranda, School of Information Studies, Musicista (LungButter).
40. Kevin Yuen Kit Lo // Direttore creativo, LOKI
41. Kevin A. Gould // Professore associato, Dipartimento di geografia, pianificazione e ambiente, Concordia University.
42. Meriem Ramoul // Artista.
43. Freda Guttman // Artista, Activista.
44. Mary-Ellen Davis // Regista, lavoratrice culturale, insegnante.
45. Amélie Nguyen // Cordinatrice, Centre International de Solidarité Ouvrière (CISO).
46. Sheena Hoszko // Scultrice, attivista anti-prigione.
47. Léon Lo // Artista, (Skinnybones).
48. Sarah Pagé // Musicista.
49. Omar BenAli // Attivista comunitario.
50. Mohamed El Fakir // Attivista della comunità.
51. Zahia El-Masri // Fondazione canadese palestinese del Quebec (CPFQ).
52. Guillaume Vallée // Regista.
53. Leila Bdeir // M.A., Scienze umanistiche, Vanier College.
54. Kelly Nunes // Artista, Regista multimediale presso Moment Factory.
55. Rose Marie Whalley // Conduttrice radiofonica della comunità, Older Women Live (OWL) su CKUT 90.3 FM.
56. Mouloud Idir-Djerroud // politologo e panafricanista militante, gruppo di ricerca e iniziativa per la libertà dell'Africa (Montréal).
57. Norman Nawrocki // Autore, musicista, attore.
58. Hermine Ortega // Artista, Nullica, l'Oie de Cravan.
59. Andreas Iakovos Koch // Studenti in solidarietà per i diritti umani palestinesi McGill, University.
60. Maya Cardin // Artista, Mayamorphosis.
61. Sarah Mangle // Artista.
62. Samaa Elibyari // Attivista della comunità, Canadian Council of Muslim Women.
63. Lari Jalbert // Artista multidisciplinare.
64. Maude Caron // Artista.
65. Saeed Kamjoo // Artista, musicista.
66. Brett Howie // Musicista, studente di legge McGill.
67. Laura Bardsley // Artista, (blue odeur / punctï).
68. Jeremy Young // Musicista (Sontag Shogun).
69. Julia E Dyck // Artista Sound + Radio + Educatrice.
70. Denis Kosseim-Docente di filosofia Cégep André-Laurendeau.
71. Malek Abi-Saab, Docente Dipartimento di Studi Islamici, Università McGill.
72. Rachad Antonius, docente UQAM.
73. Adi Shulhut // Artista, Erorrist, Mediteranos.
74. Amy Macdonald // Musicista, consulente // arts + culture (Nennen).
75. Bianca Mugyenyi // Scrittrice, attivista, Canadian Foreign Policy Institute.
76. Benjamin J. Allard // MFA, artista e operatore culturale.
77. Fanny Latreille // artista visiva + operatrice culturale.
78. Laurie Magnan // Master in storia dell'arte, Université du Québec à Montréal (UQAM).
79. Simon Brown // Poeta, traduttore e artista interdisciplinare.
80. Sarah Chouinard Poirier // Performance artista.
81. Aidan Girt // musicista (One Speed Bike, Godspeed You! Black Emperor).
82. Nelly Bassily // Attivista, Giustizia per disabili, Media maker.
83. Aaron Lakoff // Media maker, attivista, Comunicazioni presso Independent Jewish Voices.
84. Sam Bick // Attivista della comunità, co-conduttore del podcast TREYF.
85. Miranda Gee Jones // Artista teatrale / radiofonica.
86. Aalya Ahmad, Ph.D., Comparative Literary Studies, ex professore a contratto, Carleton University.
87. Leah Freeman // Lavoratrice sociale.
88. Zackary Derrick //
89. Vicky Mettler // Musicista, (Kee Avil).
90. Raphaël Foisy-Couture // Musicista, lavoratore culturale 2. Freda Guttman // Artista, attivista della comunità.
91. Sam Shalabi // Musicista, compositore.
92. Samer Najari // Regista.
93. Darren Ell // Fotografo.
94. Amber Berson // Scrittore, curatore, coordinatore della programmazione degli articoli.
95. Thomas Boucher // Fotografo, musicista, insegnante.
96. Jérémie Dubé-Lavigne // Fotografo.
97. Jason Gillingham // Artista, scultore.
98. Nadia Moss // Artista, educatrice.
99. Jovien Smith // Artista.
100. Ghassen Ghariani // Avvocato di comunità.
101. Nadia Bashalani // Musicista.
102. Wayne Tennant // Musicista.
103. Adham Bozart // Musicista, pittore.
104. Adam Daudrich // Musicista.
105. Aimé Claude // Organizzatore comunitario, UQAM.
106. Ahmad Naser Eldein // Fotografo.
107. Xarah Dion // Musicista.
108. Ioannis Mitliagkas // Association Des Travailleurs Grecs De Montréal / Associazione dei lavoratori greci di Montréal.
109. Thanasis Papazoglou // Association Des Travailleurs Grecs De Montréal / Associazione dei lavoratori greci di Montréal.
110. Michalis Famelis // Association Des Travailleurs Grecs De Montréal / Associazione dei lavoratori greci di Montréal.
111. Stefan Verna // Regista.
112. Hanadi Saad // Attivista della comunità, Justice Femme.
113. May Chiu // avvocato.
114. Noah Cannon // Concordia MSc. Studente di geografia
115. Brian Aboud // Professore, Scienze umanistiche, Vanier College
116. Alessandra Renzi // Professore Associato, Scienze della Comunicazione, Concordia University
117. Ariane Lorrain // Regista
118. Krista Lynes // CRC in Studi dei media Femministi, Professore Associato, Studi della comunicazione
119. Ghassan Fayad // Produttore
120. Diana Allan // Ricercatrice, Dipartimento di antropologia e Istituto per lo studio dello sviluppo internazionale, Università McGill
121. Michelle Hartman // Docente Dipartimento di Studi Islamici, McGill University
122. Amir Massoumi //
123. Emma Haraké // Artista, educatrice.
124. Jérémi Roy // Musicista.
125. Joël Lavoie // Musicista.
126. Adam Kinner // Musicista.
127. Alegría Gobeil // Artista dello spettacolo.
128. Andrea Levy // Ph.D, giornalista e direttrice, Canadian Dimension Magazine.
129. David Widgington // Artivista indisciplinato.
130. Zoë Thomas // Musicista, docente presso il dipartimento di psichiatria del Jewish General Hospital.
131. Chantal Partamian // regista.
132. Natalie Kouri-Towe // Ricercatore, Istituto Simone de Beauvoir, Concordia University.
133. Sharlene Bamboat // Artista.
134. Alex Pelchat // Musicista, insegnante al CSDM.
135. Sarah Spring // Produttrice cinematografica.
136. Noam Bierstone // Musicista, NO HAY BANDA.
137. Claudia Burneo // Artista.
138. Dr. Alan Wong // Organizzatore e insegnante di comunità, Vanier College.
139. Aisling Chin-Yee // Regista.
140. Alex Ginella // Musicista.
141. Paul Phillips // Musicista.
142. Aidee Arenas // Artista.
143. Samuel Landry // Musicista (Le Berger).
144. Laurence Beaudoin Morin // Artista di spettacolo.
145. Shanice Nicole // Poetessa ed educatrice.
146. Fabienne Presentey // Sede Indipendente di Independent Jewish Voices del Canada a Montréal.
147. Clément Schreiber // Attore-Artista teatrale, Regista, Narratore.
148. Parker Mah // Operatore comunitario, artista, DJ Rhythm & Hues.
149. Simone Lucas // Regista, artista.
150. Bengi Akbulut // PhD. Ricercatore, Geografia, pianificazione e ambiente, Concordia University.
151. Cindy Milstein // Autrice, attivista.
152. Ali Hammoudi // Borsista post dottorato, Facoltà di Giurisprudenza dell'Università Nazionale di Singapore.
153. Nicolas Royer-Artuso // Studioso, musicista e artista di spettacolo.
154. Amelia Orellana // Attivista, traduttrice multilingue.
155. Anastasia Culurides // Musicista, Designer di interni.
156. Jean-Pierre Gorkynian // Giornalista.
157. Omar Burgan
158. Ali Hammoudi // Borsista post dottorato, Facoltà di Giurisprudenza dell'Università Nazionale di Singapore.
159. Naomi Bénéteau Goldberg // Coordinatrice in diritto climatico.
Sostegni di organizzazioni
1. Conseil central de Montréal métropolitain (CCMM-CSN).
2. Festival Suoni per il Popolo.
3. Associazione radicale degli studenti della McGill.
4. Accademici per la Palestina Concordia University.
5. Centre des travailleurs et travailleuses immigrants / Centro dei lavoratori e lavoratrici immigrati.
6. Istituto Canadese per la Politica Estera.
7. Studenti in Solidarietà per i Diritti Umani dei Palestinesi McGill University.
8. Independent Jewish Voices Canada.
9. Conseil régional FTQ Montréal métropolitain.
10. Howl! Arts
11. Association Des Travailleurs Grecs De Montréal / Associazione dei lavoratori greci di Montréal.
12. Il collettivo Sguardi palestinesi.
13. College & University Workers United (CUWU).
14. Le Centre international de solidarité ouvrière (CISO).
15. Unione canadese dei lavoratori postali (CUPW).
16. Canadian Dimensions Magazine.
17. Difensori della terra indigena.
18. No More Silence.
19. Facoltà per la Palestina (F4P), Toronto.
20. Labour4Palestine, Canada.
21. Fondazione canadese palestinese del Quebec (CPFQ).
22. Studenti solidali verso i diritti umani palestinesi McGill, Univesity.
Fonte: BNC
Traduzione di BDS Italia
Sette registi brasiliani hanno ritirato i loro film dal TLVFest, il festival cinematografico LGBT sponsorizzato dal governo israeliano, in corso fino al 21 novembre. I registi, che rappresentano oltre la metà dei cortometraggi brasiliani al TLVFest, hanno chiesto di ritirare i loro film dal programma in risposta all'appello dei queer palestinesi.
I queer palestinesi chiedono il boicottaggio del TLVFest per il suo ruolo nel programma di pinkwashing del governo israeliano, che utilizza i diritti LGBTQIA+ per nascondere il suo regime di apartheid e l'oppressione di milioni di palestinesi, queer e non queer nella stessa misura.
Ariel Nobre, regista di I Have To Say I Love You, ha dichiarato:
Ho capito che è preferibile dare ascolto ai movimenti sociali palestinesi e boicottare l'evento. Queer e gruppi per la liberazione della Palestina devono unirsi!
Anche Camila Kater, regista del premiato cortometraggio animato Carne, si è ritirato dal festival. Il produttore Chelo Loureiro ha dichiarato:
Noi artisti del cinema non possiamo restare ignari delle cause che richiedono l'impegno di tutti. La causa palestinese è una di queste, e la troupe di CARNE, incluso il regista Camila Kater, così come i produttori Lívia Perez e io, in segno di solidarietà con i registi palestinesi, abbiamo deciso di ritirare il corto da un festival a Tel Aviv. A maggior ragione perché si tratta di un festival LGBTQI+.
Carne ha avuto una nomination per i Goya Awards 2021.
Bruno Victor e Marcus Azevedo, registi di Afronte, hanno dichiarato in una lettera aperta al festival:
"Desideriamo che il ritiro del nostro film dalla programmazione del TLVfest costituisca un modo per manifestare contro le violazioni dei diritti umani nei confronti del popolo palestinese. Crediamo nella lotta per la libertà non solo a favore della comunità LGBT, ma per tutti.
Viviamo in un paese che è attualmente in linea con le politiche israeliane nel sostenere l'oppressione contro l’entità palestinese, quindi abbiamo deciso di aderire alla campagna di boicottaggio come opportunità di prendere posizione sia contro l'oppressione imposta da Israele sia contro le politiche genocide dello Stato brasiliano."
Anche Cris Lyra, regista di Breakwater, Luis Carlos de Alencar, regista di Invisible Men, e Victor Costa Lopes, regista di Revoada, si sono ritirati dal festival.
Nel ritirare i loro film dal festiva i registi brasiliani si uniscono a Shin Seung Eun (Mother-in Law, Corea del Sud), Artemis Anastasiadou (I am Mackenzie, Grecia) John Eames (March for Dignity, UK), Maggie Bailey (Sweet Sweet Kink, USA), Andrew Blackman (Inferno, Nuova Zelanda).
Come negli anni passati, il TLVFest ha rifiutato di rispettare i desideri della maggior parte dei registi che hanno chiesto la rimozione dei propri film dal programma.
Ghadir Shafie, co-fondatore e regista di Aswat - Palestinian Feminist Center for Gender and Sexual Freedoms (Centro delle donne palestinese per la libertà di genere e la libertà sessuale, N.d.T.) ha dichiarato:
"I registi queer di tutto il mondo si rifiutano di permettere che i loro film, che danno visibilità alle loro comunità e alle loro lotte, siano utilizzati dalle politiche colonialiste di pinkwashing del governo israeliano per rimuovere le queer palestinesi e opprimere tutti i palestinesi. Questo ci dà speranza. Incoraggiamo tutti a unirsi all'impegno di Queer Cinema for Palestine mentre costruiamo la nostra comunità contro l'oppressione ovunque si verifichi."
Altri registi hanno risposto a Queer Cinema for Palestine confermando il loro ritiro dal TLVFest in segno di solidarietà con i queer palestinesi.
Durante la rassegna “Love Queer Cinema. Hate Apartheid" (Ama il cinema Queer, odia l'apartheid, N.d.T.), il convegno telematico che si è tenuto la notte di apertura del TLVFest, il regista e artista Syrus Marcus Ware ha ricordato le parole del 1991 della poetessa lesbica nera June Jordan:
"In questo momento, il banco di prova relativo alla moralità è: 1) cosa fanno le persone a sostegno e nella lotta a favore delle persone queer e 2) cosa fanno le persone a sostegno e nella lotta a favore dei palestinesi."
Più di 170 registi di oltre 20 paesi hanno firmato l'impegno di Queer Cinema for Palestine, Queer Cinema for Palestine, impegnandosi a non partecipare al TLVFest o ad altri eventi sponsorizzati dal governo israeliano "fino a quando Israele non rispetterà il diritto internazionale e i diritti umani dei palestinesi".
18 registi hanno anche inviato video che spiegano perché si sono impegnati a boicottare il TLVFest, tra cui il candidato alla Palma d'Oro Alain Guiraudie, Elle Flanders e Tamira Sawatzky del premiato collettivo Public Studio e il regista di Touch of Pink Ian Iqbal Rashid.
Retroscena:
Quest'anno il TLVFest ha ampliato la sua collaborazione con il governo israeliano di estrema destra includendo il famigerato Ministero degli affari strategici, che guida gli sforzi repressivi palesi e occulti del Governo per arginare l'ondata di solidarietà internazionale con i palestinesi, in coordinamento con il servizio segreto criminale israeliano, il Mossad.
Dopo i primi ritiri dei registi TLVFest ha cercato di nascondere o oscurare la sua collaborazione con il Ministero degli affari strategici. Prima ha sostituito la versione inglese del logo del ministero con una versione ebraica, poi l'ha rimossa del tutto solo per sostituirla di nuovo con un logo senza marchio.
Un canale YouTube di nuova creazione del Ministero degli affari strategici non contiene nient'altro che video promozionali per TLVFest.
I registi hanno informato Queer Cinema for Palestine che il TLVFest aveva arruolato ancora una volta Creative Community for Peace (Comunità creativa per la pace, N.d.T.) (CCFP) per contrastare l'appello dei queer palestinesi. Il CCFP è un gruppo di facciata, con sede negli Stati Uniti, di propaganda a favore dell'organizzazione lobbistica del governo israeliano Stand With Us [Stai con noi, N.d.T.] alleata con i razzisti e omofobi “Christians United for Israel” di John Hagee.
Negli ultimi anni decine di registi hanno risposto affermativamente agli appelli di queer e sostenitori palestinesi affinché si ritirassero dal TLVFest. Nel 2009 il regista John Greyson ha ritirato dal TLVFest il suo film Fig Trees, sostenendo che "non prendere questa posizione è impensabile, impossibile".
La Campagna palestinese per il boicottaggio accademico e culturale di Israele (PACBI) è stata avviata nel 2004 per contribuire alla lotta per la libertà, la giustizia e l'uguaglianza dei palestinesi. PACBI, una parte fondamentale del movimento BDS globale guidato dai palestinesi, sostiene il boicottaggio delle istituzioni accademiche e culturali israeliane, data la loro profonda e persistente complicità nella negazione da parte di Israele dei diritti dei palestinesi come stabilito dal diritto internazionale. Visita PACBI su https://bdsmovement.net/pacbi e seguici su Twitter @PACBI
Fonte: PACBI
Traduzione di BDS Italia
Nel corso della serata di apertura del TLVFest ascolta i registi che sostengono l'appello de* queer palestinesi a boicottare il festival cinematografico LGBT sponsorizzato dal governo israeliano.
12 novembre 9:30 USA costa orientale, 15:30 Europa, 16:30 Palestina, 20:00 Delhi
Registrati in anticipo al webinar o partecipa tramite la pagina Facebook del movimento per il Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni (BDS).
Più di 150 registi impegnati nell'emancipazione de* queer e trans hanno realizzato il Queer Cinema for Palestine.
Rispondendo alle richieste de* queer palestinesi, i registi si sono impegnati a non partecipare al TLVFest, il festival cinematografico LGBT sponsorizzato dal governo israeliano, finché Israele non avrà posto fine alla sua oppressione nei confronti dei palestinesi, queer e non queer.
È un esempio della crescente consapevolezza della interconnessione delle nostre battaglie per la liberazione di tutti i popoli e comunità oppressi.
Nella serata di apertura del TLVFest unisciti invece a noi per una discussione con i registi queer sull'importanza di questo impegno, su come il governo di estrema destra israeliano usa i diritti LGBTQIA + per coprire le sue violazioni dei diritti palestinesi e sul ruolo che i boicottaggi hanno avuto nelle lotte di liberazione.
Ghadir Shafie è co-fondatrice e direttrice dell’Aswat - Palestinian Feminist Center for Sexual and Gender Freedoms. È un'attivista femminista che dedica il suo lavoro e il suo impegno allo sviluppo della giustizia di genere, la difesa delle libertà sessuali e di genere e la promozione di una maggiore comprensione e impegno tra queer di tutto il mondo nei riguardi della questione palestinese. Aswat organizza il Kooz Film Festival come parte del suo programma Arte, Resistenza e Cambiamento sociale.
Elle Flanders è una regista e fotografa residente a Toronto. Cresciuta in Canada e Israele, ha una formazione in teoria critica e arti visive ed è una ex allieva del programma di studio indipendente del Whitney Museum. I lavori di E. Flanders vengono proiettati ed esposti in tutto il mondo.
John Greyson è un regista, video-artista, scrittore, attivista ed educatore le cui produzioni hanno vinto riconoscimenti nei festival di tutto il mondo. È il vincitore del 2000 Toronto Arts Award per film / video e del 2007 Bell Award in Video Arte. Nel 2009, ha ritirato il suo film Fig Trees dal TLVFest affermando: "Non prendere questa posizione è impensabile, impossibile".
Shohini Ghosh è docente presso il Centro di comunicazione di massa AJK, Jamia Millia Islamia, a Nuova Delhi. È la regista di Tales of the Nightfairies [Racconti di fate notturne, N.d.T.] (2002) un film sul movimento per i diritti delle lavoratrici del sesso a Calcutta, e l'autrice di Fire: A Queer Classic [Fuoco: un classico queer, N.d.T.] (2010). È co-fondatrice del Mediastorm Collective, il primo collettivo di produzione di documentari femminili in India.
Syrus Marcus Ware è uno studioso del Vanier [il Vanier scolarship è un programma del governo canadese rivolto a studenti di dottorato di livello mondiale, che offre loro un significativo sostegno finanziario per assisterli durante gli studi presso le università canadesi, N.d.T.], artista visivo, attivista di comunità, ricercatore, sostenitore dei giovani ed educatore. Per 12 anni è stato il coordinatore del programma per i giovani della Art Gallery of Ontario. Syrus è attualmente un facilitatore / designer per il Cultural Leaders Lab (Toronto Arts Council e The Banff Centre). È l'artista residente inaugurale del Daniels Spectrum [Centro culturale e artistico polivalente sito a Toronto, N.d.T.] (2016/2017). Syrus è anche un membro del gruppo ristretto di Black Lives Matter Toronto.
Fonte: BNC
Traduzione di BDS Italia
Immagine dell'artista del Bahrein Sarah Qaid
Decine di artisti arabi, tra cui molti palestinesi, si sono impegnati a boicottare le attività culturali sponsorizzate dal regime degli Emirati Arabi Uniti, dopo che quest'ultimo ha annunciato che avrebbe normalizzato le relazioni con Israele.
Tra coloro che affermano di "sostenere la lotta palestinese per la liberazione, l'autodeterminazione e il ritorno dei rifugiati" ci sono nomi di spicco del cinema, della musica, della fotografia, delle arti dello spettacolo e altri. Tra loro i registi Mai Masri, Hany Abu Assad e Mohammad Bakri, gli artisti visivi Rachid Koraichi, Nabeel Anani e Suleiman Mansour e la musicista Rima Tarazi.
L'iniziativa è stata lanciata dalla Campagna Palestinese per il Boicottaggio Accademico e Culturale di Israele (PACBI), insieme a partner del mondo arabo e internazionale.
Tutti gli artisti arabi che sostengono la causa palestinese e rifiutano la normalizzazione con Israele sono invitati a firmare. Il testo completo e l'elenco dei firmatari sono riportati di seguito.
Come artisti della regione araba [1] o che ne sono originari, compresi i palestinesi, impegnati nei nostri contesti di vita attraverso la creazione artistica, esercitiamo il nostro impegno a favore della giustizia e di un cambiamento sociale progressista in linea con i nostri valori. Sosteniamo quindi la lotta palestinese per la liberazione, l'autodeterminazione e il ritorno dei rifugiati.
In armonia con la dichiarazione rilasciata dai principali partiti, sindacati, associazioni di donne, nonché altre organizzazioni a favore dei diritti umani in tutta la regione araba, contro l'accordo di normalizzazione da parte del regime degli Emirati Arabi Uniti con il regime di occupazione e apartheid di Israele, e preso atto che il popolo degli Emirati Arabi Uniti non ha avuto voce in capitolo sull'accordo e difficilmente potrebbe esprimere una opposizione pubblica ad esso:
Ci impegniamo a non partecipare a eventi sponsorizzati dal regime degli Emirati Arabi Uniti o da qualsiasi azienda o istituzione che sia complice nell'attuazione dell'accordo di normalizzazione, fino a quando gli Emirati Arabi Uniti non cesseranno la loro normalizzazione con Israele e non porranno fine alle sue gravi violazioni dei diritti umani.
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[1] Nel sostenere la Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo, condanniamo il razzismo e la discriminazione (secondo i criteri delle Nazioni Unite) in tutte le sue forme. Respingiamo l'esclusione delle minoranze nazionali/etniche nella regione araba, nonché ogni discriminazione o persecuzione nei loro confronti. Intendiamo l’”arabismo" non nel suo stretto senso etnico o nazionale, ma piuttosto nel suo senso progressista e inclusivo di cittadinanza democratica che considera le minoranze nazionali/etniche come parte integrante della composizione della regione araba e dei suoi popoli.
Primi firmatari:
Mai Masri (cinema)
Hany Abu Assad (cinema)
Muhammad Bakri (cinema)
Rachid Koraichi (arte visiva)
Sulaiman Mansour (arte visiva)
Rima Tarazi (musica)
Nabeel Anani (arte visiva)
Hani Zurob (arte visiva)
Amal Ramsis (cinema)
Saleh Bakri (cinema)
Amer Zahr (commmedia)
Samia Halaby (arte visiva)
Sana Mousa (musica)
Mai Odeh (cinema)
Ramzi Aburedwan (musica)
Vera Tamari (art visiva)
Nasser Soumi (arte)
Nai Barghouti (musica)
Altri firmatari:
Ahmad Al-Jamal (musica)
Akram Abdulfattah (musica)
Alaa’ Azzam (musica)
Ayham Nadir (musica)
Badiaa bouhrizi (musica)
Dina Nasser (cinema)
Dunia Daher (ricamo)
Eleni Mustaklem (musica)
Emile Andre Saba (teatro)
Eyad Stati (musica)
Farah Saleh (danza)
Fathi Abdelrahman (teatro)
Fatima Al-Wakili (cinema)
Ghanem Al-Dann (arte visiva)
Habib Shehadeh Hanna (musica)
Hani Al-Dahshan (musica)
Hanin Al-Rjoub (musica)
Hanna Tamas (danza)
Ibtisam Ahmad (musica)
Issa Debi (arte visiva)
Jalal Nadir Jalal (musica)
Jamal Souissi (cinema)
Kazem Khalil (arte visiva)
Khaled Elayyan (danza)
Khaled Jarrar (cinema)
Khalid Zairi (cinema)
Latifa Yousef (arte visiva)
Mashhour Wahwah (fotografia)
Midhat Husseini (musica)
Mira Abu Hilal (musica)
Mohammad Al-Ghoul (musica)
Mohammad Al-Rjoub (musica)
Mohammad Badarneh (fotografia)
Mustafa Al-Kurd (musica)
Nicola Zreineh (cinema)
Nidal Khairy (cartoni animati)
Rashid Masharawi (cinema)
Riham Isaac (teatro)
Samer Jaradat (musica)
Tamer Nassar (musica)
Tareq Abboushi (musica)
Tareq Abu Kwaik (musica)
Terez Sulaiman (musica)
Ula Tabari (cinema)
Waleed Abdulsalam (musica)
Yasar Saadat (musica)
Zakaria Ibrahim (teatro)
Walid Ben Selim (musica)
Samaher Al-Qadi (cinema)
Najwa Mubaraki (cinema)
Fatima Al-Sharef (cinema)
Reem Jubran (cinema)
Elian Al-Raheb (cinema)
Firas Al-Taybeh (cinema)
Rakan Mayyasi (cinema)
Randa Ali (cinema)
Firas Khouri (cinema)
Ayat Omar Al-Mukhtar (cinema)
Raed Shuokhi (teatro)
Zain Duraie (cinema)
Oraib Zuater (cinema)
Suhad Khatib (arte visiva)
Mais Drawazeh (cinema)
Saleem Abu Jabal (cinema)
Lina Chaabane (cinema)
Dima Hamdan (cinema)
Azzah Al-Hasan (cinema)
Khalid Qatamesh (arti dello spettacolo)
Wassem Kiwan (arte visiva)
Moayad Hamzah (arti drammatiche)
Fatima Zohra Essendadi (teatro)
Rasha Yousef (fotografia)
Gruppi e organizzazioni culturali:
Al Harah Theatre
Al- Kamandjati Association
Ashtar for Theatre Productions and Training
Douban Group for Contemporary Dance
Edward Said National Conservatory of Music
El Funoun Popular Palestinian Dance Troupe
Naqsh Popular Art Troupe
Nawa-The Palestinian Institute for Cultural Devalopment
Palestinian Circus School
Popular Art Centre
Sareyyet Ramallah Dance Company
The Freedom Theatre
The Popular Theatre
Theatre Day Productions
Wishah Popular Dance Troupe
Yes Theatre
Baladi Center for Culture and Arts
Fonte: BNC
Traduzione di BDS Italia