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Nell'affollata Lafayette Avenue davanti alla Brooklyn Academy of Music (BAM), la scorsa notte 80 newyorkesi si sono radunati per ballare e cantare in segno di protesta contro l'esibizione della Batsheva Dance Company al BAM's 2014 Next Wave Festival (foto). L'esibizione della Batsheva fa parte della campagna "Brand Israel", concepita per distrarre dall'occupazione e colonizzazione continua della terra Palestinese da parte israeliana, e la negazione dei diritti del popolo Palestinese in tutto il mondo. La manifestazione è stata organizzata da Adalah-NY e appoggiata da altre 15 organizzazioni locali per i diritti umani, tra cui la BDS Arts Coalition, Brooklyn For Peace, Malcolm X Grassroots Movement, e Ya-Ya Network.

Il Ministero degli Affari Esteri israeliano pubblicizza Batsheva come "l'ambasciatore forse più noto nel mondo della cultura israeliana." Batsheva è in parte finanziato da questo ufficio del governo e in parte dal Ministero della Cultura e dello Sport.

Mentre il direttore artistico della Batsheva, Ohad Naharin, ha criticato gli abusi di Israele sui palestinesi, la Batsheva Dance Company continua nel suo ruolo di ambasciatore culturale di primo piano dello Stato di Israele.

Firmate la petizione a Robbie Williams

di Annie Robbins

La famosa pop star britannica Robbie Williams, Goodwill Ambassador per il Fondo delle Nazioni Unite per l'Infanzia (UNICEF) dal 2001, si è prestato dal mese scorso per diventare il volto di una nuova campagna lanciata da UNICEF UK in difesa dei minori, con l'obiettivo di proteggere i bambini dalle violenze, dalle malattie, dalla fame e dagli orrori della guerra.

Meno di una settimana dopo, Williams ha annunciato sul suo sito web di aver fissato, nell'ambito del suo "Let Me Entertain You Tour", un concerto che si terrà a Hayarkon Park, a Tel Aviv, il 2 maggio 2015.

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Come documentato nel rapporto UNICEF Children in Israeli Military Detention, Observations and Recommendations (pdf) (Bambini sotto custodia militare in Israele, osservazioni e raccomandazioni) Israele è responsabile di casi di maltrattamento e abuso “diffusi, sistematici e istituzionalizzati” ai danni di minori palestinesi sotto custodia militare in Israele. Il rapporto dell'UNICEF è precedente rispetto al caso dei bambini palestinesi rinchiusi in gabbie all’aperto durante una violenta tempesta di neve dell'inverno scorso o al massacro dell'estate scorsa a Gaza, comunemente considerato come un vero e proprio genocidio perpetrato ai danni della popolazione palestinese che vive a Gaza.

L'Unione degli ebrei progressisti in Belgio (l’Union des Progressistes Juifs de Belgique - UPJB) ha annunciato il suo boicottaggio del Festival Internazionale Ebraico del Cinema di Bruxelles a causa del patrocinio dell'ambasciata israeliana.

Il Festival Internazionale Ebraico del Cinema di Bruxelles, che va dal 28 ottobre al 2 novembre, si svolge sotto lo slogan Sous Le Meme Soleil (Sotto lo stesso sole), facendo riferimento al rapporto tra palestinesi ed israeliani.

"È con stupore che l’UPJB vede le ambasciate israeliana e statunitense quali partner del festival Sotto lo stesso sole", il UPJB ha scritto in un comunicato. "[Gli organizzatori del Festival] ci hanno contattato per partecipare a questo evento, il cui scopo è quello di promuovere produzioni cinematografiche che mettono in risalto il rapporto tra le persone che vivono sulla terra di Israele / Palestina. Eravamo d'accordo in linea di principio. In nessun modo ha fatto sapere l’IMAJ (gli organizzatori del festival) del coinvolgimento delle ambasciate".

La dichiarazione prosegue: "Solo dopo abbiamo scoperto del patrocinio dell'Ambasciata d'Israele ... e l'assenza dell'ambasciata palestinese, la partecipazione della quale avrebbe fornito la coerenza al tema generale di riconciliare le persone che vivono in Israele / Palestina. Ci siamo sentiti intrappolati e alla fine abbiamo deciso di tagliare tutti i legami con il festival".

L’UPJB sottolinea che "in nessun modo appoggiamo Israele quale stato di occupazione e colonizzazione". L’UPJB "aderisce all’appello internazionale per il boicottaggio, disinvestimento e sanzioni (BDS) con lo scopo di esercitare pressioni pacifiche su Israele per costringerlo a rispettare il diritto internazionale, come fatto nel passato nei confronti del regime di apartheid sudafricano. Ciò non ci impedisce di organizzare regolarmente, come abbiamo sempre fatto, eventi pubblici con artisti israeliani, intellettuali e attivisti che ci interessano, ad esempio perché criticano le politiche del governo. Il boicottaggio non si applica ai gruppi o agli individui con cittadinanza israeliana, ma alle politiche di occupazione del governo israeliano e tutto ciò che questo comporta".

Fonte: Alternative Information Center

Traduzione di BDS Italia

Noti intellettuali, scrittori e artisti hip hop statunitensi hanno recentemente aggiunto le loro voci a sostegno dell’appello della società civile palestinese per il boicottaggio accademico e culturale di Israele per protestare contro gli abusi sistematici di Israele dei diritti umani dei palestinesi e le violazioni del diritto internazionale.

Questa settimana, l’autore in classifica sul New York Times Junot Díaz, Premio Pulitzer per il suo romanzo La breve favolosa vita di Oscar Wao e vincitore del prestigioso MacArthur "Genius Grant," ha aderito alla Campagna statunitense per il Boicottaggio Accademico e Culturale di Israele (USACBI).

In una dichiarazione a USACBI, Díaz ha detto, "Se esiste un arco morale per l'universo, allora la Palestina alla fine sarà libera. Ma quel giorno promesso non arriverà mai a meno che noi, le persone che credono nella giustizia del nostro mondo, non lottiamo per porre fine alla piaga crudele dell'occupazione israeliana. Mentre i nostri leader politici, religiosi ed economici sono sempre stati bravissimi a guidare il nostro mondo verso i conflitti, noi, i popoli, con poco altro che il nostro coraggio e la nostra solidarietà e la speranza invincibile possiamo portare il nostro mondo alla pace." Diaz diventa così uno dei più noti e premiati scrittori statunitensi a sostenere il boicottaggio accademico e culturale di Israele.

Previsto per novembre, lo spettacolo doveva essere il primo per la band in Israele

La rock band americana The Beach Boys ha annullato il loro concerto in programma a Tel Aviv, che era previsto per il 29 novembre nel Nokia Stadium.

I biglietti pre-acquistati saranno rimborsati.

Lo spettacolo sarebbe stato il primo per la band in Israele, e avrebbe coronato un tour che tocca Francia, Danimarca, Norvegia e Ungheria. Il tour si compone di due membri originari della band degli anni 60 - Mike Love e Bruce Johnston - e altri cinque musicisti.

Ad oggi, martedì, nessuna ragione per la cancellazione è stata fornita sul sito della band.

Fonte: Haaretz

Traduzione di BDS Italia

Al Brooklyn Book Festival Inc. e al Brooklyn Book Festival Literary Council:

Noi sottoscritti, compresi i partecipanti e gli espositori al Brooklyn Book Festival, abbiamo recentemente notato che il Festival ha scelto di accettare il sostegno dell'Ufficio Israeliano degli Affari Culturali a New York per uno dei suoi dibattiti.

E' profondamente deplorevole che il Festival abbia scelto di accettare finanziamenti da parte del governo israeliano poche settimane dopo la sanguinosa aggressione, durata 50 giorni, di Israele sulla Striscia di Gaza, che ha lasciato oltre 2100 palestinesi - tra cui 500 bambini - morti, un quarto della popolazione sfollato, distrutto case, scuole e ospedali, e ha commesso numerosi potenziali crimini di guerra. Sostenere una collaborazione con il Consolato Israeliano in questo momento equivale a una tacita approvazione di molte violazioni israeliane del diritto internazionale e dei diritti umani dei palestinesi.

Sabato sera gli attivisti Amsterdam hanno fatto una fantastica azione in occasione di un evento israeliano di whitewashing promosso come "Israele = Cultura", il primo mini-festival teatrale israeliano di Amsterdam, "tre giorni di presentazione della ricca e vivace cultura teatrale di Israele."

Il Teatro Spot On vedeva la partecipazione anche della stella del teatro Lia Koenig, nominata “la prima donna del teatro israeliano,” e l’evento veniva definito come un "punto di partenza per lo scambio di idee e collaborazione tra i responsabili del teatro olandese e israeliano di partenza, che crescerà di anno in anno."

Successo BDS! A seguito della protesta della maggioranza degli artisti alla 31esima Biennale di San Paolo, scontenti che il loro lavoro fosse associato con il finanziamento dello Stato israeliano, l’esibizione dissocerà il finanziamento israeliana dal budget generale di supporto all’esibizione. 

Durante gli ultimi di Agosto, 55 dei 68 artisti partecipanti alla mostra hanno sottoscritto una lettera aperta indirizzata all’amministrazione dell’esibizione, la Fundacão Bienal Sao Paulo, affermando: “Nel momento in cui la gente di Gaza ritorna alle rovine delle proprie abitazioni, distrutte dall’esercito israeliano, noi sentiamo sia inaccettabile ricevere una sponsorizzazione culturale israeliana. Accettando questi fondi, il nostro lavoro artistico esposto all’esibizione viene danneggiato, ed usato implicitamente per occultare le attuale aggressioni e la violazione del diritto internazionale e dei diritti umani da parte di Israele. Noi rifiutiamo il tentativo di normalizzazione di Israele all’interno del contesto di un evento culturale così importante in Brasile.”

Dozzine di artisti che stanno prendendo parte alla 31esima Biennale dell’Arte a San Paolo hanno sporto protesta contro l’evento, dopo che questo ha ricevuto la sponsorizzazione di Israele.

La biennale, la seconda più antica del mondo dopo quella di Venezia ed iniziata nel 1951, risalendo al 1895, è prevista aprire le porte Domenica prossima.

Ma lo farà fra le polemiche, dopo che più di 50 artisti, per protestare contro il recente conflitto a Gaza, hanno invitato gli organizzatori a restituire i circa 40.000$ di finanziamento ricevuti da Israele, il cui consolato nella città è uno degli sponsor della manifestazione.

Noi, curatori della 31esima Biennale di San Paolo, sosteniamo gli artisti e capiamo la loro posizione.

Crediamo anche che la dichiarazione e la richiesta degli artisti dovrebbero darci anche una spinta in avanti per pensare alla provenienza delle fonti di finanziamento per i grandi eventi culturali. Gran parte del lavoro della 31esima Biennale mira a dimostrare che lotta per la giustizia in Brasile, America Latina e in altre parti del mondo sono collegate. L'idea di vivere in tempi di transizione è fondamentale per questa Biennale, tempi in cui i vecchi schemi di comportamento sono esausti e le credenze di lunga data sono in discussione. Questa transizione riguarda anche il rapporto tra curatori e organizzatori di grandi eventi culturali come questa Biennale. All'inizio, abbiamo accettato l'accordo tradizionale per cui i curatori avevano libertà artistica e la Fondazione la responsabilità per gli affari finanziari e amministrativi. La Fondazione Biennale di San Paolo ha molto correttamente mantenuto a questo accordo. A nostra volta, abbiamo assistito nella raccolta internazionale di fondi.