I cineasti denunciano "Close up", un nuovo progetto di documentario cinematografico che si propone di normalizzare le relazioni con Israele come se questo fosse uno stato normale, e non un regime di occupazione, di colonizzazione e di apartheid.

La Campagna palestinese per il boicottaggio accademico e culturale di Israele (PACBI) accoglie con soddisfazione la dichiarazione firmata fino ad oggi da oltre 500 cineasti, principalmente del mondo arabo, che denuncia "Close up", un nuovo progetto di film-documentario che viola le linee guida anti-normalizzazione concordate dalla stragrande maggioranza della società civile palestinese. PACBI invita a boicottare questo progetto caratterizzato da connivenza.

Sotto la sigla di Filmmakers Against Normalization [Cineasti Contro la Normalizzazione, N.d.T.], i registi e i professionisti del cinema esortano i loro colleghi a non collaborare con Close Up, un'iniziativa che mira a normalizzare le relazioni di arabi, iraniani, afgani e altri cineasti con Israele come se questo fosse uno stato normale, e non un regime di occupazione, di colonizzazione e di apartheid. Ciò è direttamente in conflitto con le principali linee guida del BDS che sollecitano la co-resistenza insieme agli israeliani progressisti, per porre fine al sistema di ingiustizia di Israele, piuttosto che una finta "coesistenza" che normalizza e perpetua questo sistema.

Close up e analoghi progetti di normalizzazione pongono una falsa premessa di parità tra gli oppressori e gli oppressi e implicano che entrambi sono ugualmente responsabili del "conflitto". Le iniziative di normalizzazione aiutano a nascondere la continua oppressione israeliana del popolo palestinese e pregiudicano la lotta dei Palestinesi per la libertà, la giustizia e l’uguaglianza.

Close Up è uno spin-off del Greenhouse Film Center. Tra i membri fondatori di Close Up sono inclusi il direttore di Greenhouse e quattro dei suoi collaboratori.

Greenhouse è un progetto del New Fund for Cinema and Television (NFCT) finanziato dal governo israeliano.

Nel 2006, i cineasti palestinesi manifestarono delle serie preoccupazioni per il fatto che Greenhouse fosse stato selezionato per un finanziamento dall' Euromed Audiovisual Program della UE. Greenhouse era amministrato dalla NFCT in partnership con il Ramallah Film Institute (RFI), del tutto screditato, che aveva la funzione di una foglia di fico. L'RFI era già stato bandito dal ministero palestinese della Cultura per non aver fornito i resoconti finanziari e amministrativi controllati e l'intero consiglio si era dimesso in segno di protesta per la cattiva condotta professionale del suo direttore.

Nella loro lettera a Euromed, i cineasti hanno dichiarato:

“Ci rendiamo conto di quanto possano essere importanti questi finanziamenti per lo sviluppo nella realizzazione di documentari cinematografici nella regione e specialmente in Palestina. Tuttavia, affinché i cineasti palestinesi possano beneficiare di tale opportunità per sviluppare le loro carriere cinematografiche, riteniamo che questo finanziamento debba essere incanalato in un quadro accettabile, trasparente, affidabile e radicato nella comunità

....

Ci auguriamo che, dato che viviamo sotto una dura occupazione militare e un sistema di apartheid, sia comprensibile il motivo per cui non vorremmo lavorare con organizzazioni che fanno parte dello stesso governo che ci impone questo sistema.”

La lettera dei cineasti palestinesi è stata approvata da quasi 70 professionisti e artisti del cinema israeliano.

Dei 41 film completati elencati sul sito web del Greenhouse Film Center, quasi il 40% sono catalogati come produzioni o coproduzioni israeliane. Dei cinque film palestinesi, solo due non sono catalogati come coproduzioni israeliane.

Date le sue radici, Close Up sembra destinato a ripetere il modello del suo predecessore di favorire il finanziamento di registi israeliani, normalizzando così il regime di apartheid israeliano nella regione.

Facciamo seguito all'appello dei Filmmakers Against Normalization, esortando i professionisti del cinema a rifiutare di collaborare in qualsiasi modo con Close Up o le sue iniziative affiliate. Chiediamo ai cineasti internazionali di sostenere l'invito dei Filmmakers Against Normalization aggiungendo i loro nomi alla dichiarazione.

Fonte: BNC

Traduzione di BDS Italia