Notizie BDS
Notizie internazionali del movimento globale BDS.
Il leader della Fiom ha incontrato Jamal Jumaa di «Stop the Wall» e si è impegnato a recarsi in Palestina e Israele per incontrare i protagonisti della resistenza popolare non violenta all'occupazione.
Sospendere gli accordi commerciali e militari con Israele fino a quando il governo di Benyamin Netanyanu non rispetterà il diritto internazionale e i diritti umani e metterà fine agli insediamenti e all'assedio della popolazione palestinese di Gaza. E' questa la richiesta della segreteria nazionale della Fiom, i metalmeccanici della Cgil, alla luce della «drammatica situazione di paralisi del processo di pace e dell'espansione della colonizzazione».
Maariv e il giornale finanziario The Marker riferiscono che l’azienda israeliana Multilock sta lasciando la Cisgiordania a causa della pressione esercitata dalle organizzazioni per i diritti umani. La ditta di serrature si trasferirà dalla zona industriale di Barkan, che si trova sulla strada per Ariel, alla città di Yavne.
Estratto da Maariv:
Circa due anni fa, Assa Abloy, il gigante svedese della manifattura di serrature proprietario della Multilock, ha annunciato la sua decisione di chiudere la fabbrica di Barkan e trasferirla all’interno della Linea Verde. L’annuncio pubblico della compagnia è giunto dopo che le organizzazioni per i diritti umani e la Chiesa di Svezia, i cui rappresentanti hanno visitato Barkan, hanno pubblicato un rapporto pungente in cui si mette in guardia il gruppo gestionale della società: Assa Abloy e la sua direzione rischierebbero di essere perseguiti personalmente per la violazione della legge internazionale che proibisce di costruire colonie all’interno di un territorio occupato. Dopo alcuni giorni, Assa Abloy ha ordinato alla Multilock di chiudere la fabbrica.
Dossier Jordan Valley: Hadiklaim nella Valle del Giordano
a cura di Corporate Watch
Hadiklaim è una cooperativa israeliana di coltivatori di datteri che ha rapporti con diversi tra i maggiori supermercati del Regno Unito, che comprendono Sainsburys, Marks and Spencer, Tesco amd Waitrose ( anche se la Co Op e la Marks and Spencer sostengono di rifornirsi solo di prodotti Hadiklaim che provengono dalle terre di Israele del 1948). L'azienda si vanta di esportare in 30 paesi. I datteri con il marchio Tesco e Marks and Spencer sono produzione di Hadiklaim.
La cooperativa Hadiklaim è formata da coltivatori di datteri di Israele del 1948, perlopiù del sud, e da quelli delle colonie presenti nella Valle del Giordano occupata. Il sito web di Hadiklaim raffigura la società come una che ha rapporti solo con l'Israele del 1948; elencando coltivatori di Beit Shean, del Kinneret, di Arava, di Eilat e (espressione ambigua) della "regione del Mar Morto". Tuttavia la società esporta anche prodotti provenienti dalle colonie israeliane della Valle del Giordano. Le dichiarazioni di Hadiklaim rilasciate ai mezzi di informazione in lingua ebraico-israeliana sono marcatamente diverse – l'Amministratore Delegato della Società ha attestato al quotidiano Ynet che la Valle del Giordano occupata rappresenta un'area di fondamentale importanza per la Hadiklaim.
17 Dicembre 2010
di Ali Abunimah
I palestinesi hanno già fatto molte rinunce dal 1948. Tocca a Israele porre fine alla sua campagna di pulizia etnica per far proseguire il processo di pace.
Il vice-ministro israeliano degli affari esteri, Danny Ayalon, dipinge un quadro di un Israele dal volto innocente che desidera la pace, quasi implorando i palestinesi intransigenti a venire negoziare per trovare una soluzione "due-stati-per-due-popoli " ("Who's stopping the peace process?" 14 dicembre). Ma questo non somiglia in alcun modo alla realtà dell'esperienza dei Palestinesi e a ciò che gran parte del mondo vede ogni giorno.
Ayalon sostiene che gli insediamenti, di cui Israele si rifiuta di fermare la costruzione nei territori occupati, sono fumo negli occhi e non costiutiscono un ostacolo alla pace, perché nei "43 anni da quando Israele ha acquisito il controllo della Cisgiordania, i centri abitati degli insediamenti rappresentano meno dell' 1,7% della superficie totale".
Leggi: Israele non ci lascia altra scelta che quella di boicottare
Il rivenditore giapponese MUJI ha cancellato l'apertura programmata di un suo negozio in Israele tra crescenti critiche e proteste in Giappone. Questa è la prima grande vittoria del BDS (Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni) giapponese. Secondo il quotidiano giapponese, The Mainichi Daily News:
Ryohin Keikaku aveva annunciato nel mese di aprile che avrebbe firmato un contratto di licenza con una società israeliana e che avrebbe aperto quello che sarebbe stato il primo negozio Mujirushi Ryohin di Israele a Tel Aviv o a Gerusalemme nel 2011. Ma i piani di espansione della società hanno scatenato le critiche su Internet e alcuni attivisti per la pace hanno invitato i consumatori a boicottare le merci MUJI dopo che i commandos della marina israeliana hanno attaccato la flottiglia di aiuti per la Striscia di Gaza, in maggio, uccidendo almeno nove persone.
Gli attivisti del BDS in Giappone hanno adottato delle tecniche di azione diretta per sensibilizzare le persone sul tema del BDS: come spesso accade negli Stati Uniti, gli attivisti hanno creato dei finti posti di blocco della West Bank fuori dai negozi Muji a Tokyo.
Leggi: Il BDS va alla grande in Giappone: MUJI annulla l'apertura della filiale in Israele
22 novembre 2010
Secondo la Camera di Commercio Israele-Italia, le similitudini tra i due paesi nella geografia, nella mentalità e nella cultura spianano la strada ai rapporti commerciali.
Quest'autunno, agenzie governative e imprese italiane e israeliane sono già al lavoro per sviluppare rapporti commerciali tra i due paesi mediterranei.
"Sempre di più, vediamo come la cooperazione scientifica e tecnologica tra Israele e Italia è in crescita", dice Gaia Molco, Segretario Generale per la Camera di Commercio e dell'Industria Israele-Italia (IICCI) con sede a Tel Aviv, un membro privato, senza scopo di lucro di una rete di 70 camere di commercio italiane.
BRUXELLES, 29 settembre 2010 (IPS) - Le organizzazioni che raccolgono fondi per l’esercito e gli insediamenti illegali israeliani in Cisgiordania beneficiano di esenzioni fiscali in Europa, secondo un'inchiesta realizzata dall’IPS.
di David Cronin
La Fondazione Sar-El è uno dei tanti gruppi attivi in Olanda nel sostegno alle Forze di difesa israeliane (IDF), organizzando corsi di addestramento per volontari europei di tre settimane in Israele presso le IDF.
Max Arpels Lezer, presidente della fondazione con sede ad Amsterdam, cerca di incoraggiare i volontari a lavorare negli ospedali israeliani ma, spiega, “se questo non è possibile possono svolgere attività civili nelle basi militari”.
Dopo aver detto che i volontari non diventano soldati ma “possono dare il loro contributo nella battaglia contro i palestinesi”, non ha risposto alla domanda sul perché volesse aiutare l’esercito israeliano, visto che un’inchiesta delle Nazioni Unite condotta dal giudice sudafricano in pensione Richard Goldstone ha rivelato la responsabilità delle Forze israeliane in crimini di guerra durante l’offensiva contro Gaza durata tre settimane nel 2008-2009.
“Non voglio rispondere”, ha detto. “Non parliamo di politica. La nostra è un’organizzazione non-politica”.
Leggi: Dall’Europa benefici fiscali per sostenere gli insediamenti illegali
È il primo supermercato statunitense ad attuare il boicottaggio
19 luglio 2010, Olympia, Washington - Il Consiglio di amministrazione della Food Co-op di Olympia ha deciso di boicottare i prodotti israeliani nei loro due supermercati. Il Consiglio ha ottenuto il consenso durante un'affollata assemblea dei soci tenuta il 15 luglio. È la prima catena di supermercati negli Stati Uniti ad aderire pubblicamente al movimento internazionale della società civile per il boicottaggio, il disinvestimento e sanzioni (BDS) contro Israele per le sue violazioni dei diritti umani.
Il Consigliere Rob Richards ha spiegato: "La mia speranza è che, essendo i primi negli Stati Uniti ad adottare il boicottaggio, possiamo funzionare da catalizzatore perché le altre cooperative si uniscono. Ogni organizzazione che si unisce potrebbe avere solo un effetto piccolo sul quadro generale, ma goccia a goccia si riempie la vasca".
Leggi: La Food Co-op di Olympia, Washington, toglie dagli scaffali i prodotti israeliani
GERUSALEMME (JTA) - Nella guerra di pubbliche relazioni per Israele, le ultime settimane sono state un pieno di sconfitte.
Il raid mortale israeliano del 31 maggio sulla flottiglia di aiuti per Gaza ha suscitato innumerevoli rabbiosi editoriali, manifestazioni e condanne. L'assassinio di un uomo di Hamas a Dubai nel mese di gennaio da parte di agenti con passaporti falsi - ampiamente retenuti israeliani - ha portato all'espulsione di diplomatici israeliani da parte dei paesi i cui passaporti erano stati falsificati. Anche musicisti di fama mondiale hanno cancellato i loro concerti in Israele nelle ultime settimane, citando come motivo le circostanze politiche.
Questi sviluppi hanno esaltato il crescente problema dell'immagine di Israele.
Il timore è che Israele sia oggetto di un'onda montante di delegittimazione che, se trascurata, potrebbe costituire una minaccia per la sua esistenza. Lo scenario da incubo sarebbe che il movimento anti-israeliano per il boicottaggio, disinvestimento e sanzioni (BDS) guadagni più forza e che il sentimento anti-israeliano passi dai campus occidentali ai governi, seguito dalla scomparsa dell'ombrello diplomatico prottetivo degli Stati Uniti.
Leggi: Mentre l'immagine di Israele affonda, dove sono le pubbliche relazioni israeliane?
Dr. Dalit Baum e Merav Amir stanno conducendo una risoluta battaglia economica contro le imprese che operano al di là della linea verde. Il loro studio fa l'identikit di tutte queste società e serve come una base per il boicottaggio in tutto il mondo, che è in espansione. In un'intervista al supplemento Calcalist spiegano che non sono estremiste - è solo che la Dankner, la Levayev, le Arison e circa un migliaio di altre aziende stanno violando il diritto internazionale
Ari Libsker, Supplemento Weekend di Calcalist, 17 giugno 2010
L'arrembaggio israeliano alla flottiglia diretta a Gaza ha innescato una serie di tsunami, dal settore politico all'area del volontariato. Nel frattempo, ha sollevato la questione del boicottaggio economico delle aziende israeliane. Il più grande sindacato in Gran Bretagna ha votato per il boicottaggio, i lavoratori portuali in Europa rifiutano di scaricare le navi israeliane e questa settimana si è scoperto che delle imprese europee hanno contattato aziende israeliane con le quali hanno rapporti di lunga data per assicurarsi che non operassero nel settore della difesa. Se fosse così, hanno spiegato i partner europei, saremmo costretti a interrompere le relazioni; i codici etici delle nostre aziende ce lo impongono.
Leggi: Boicottare l'occupazione: Le israeliane che promuovono il boicottaggio dei prodotti degli...