GERUSALEMME (JTA) - Nella guerra di pubbliche relazioni per Israele, le ultime settimane sono state un pieno di sconfitte.
Il raid mortale israeliano del 31 maggio sulla flottiglia di aiuti per Gaza ha suscitato innumerevoli rabbiosi editoriali, manifestazioni e condanne. L'assassinio di un uomo di Hamas a Dubai nel mese di gennaio da parte di agenti con passaporti falsi - ampiamente retenuti israeliani - ha portato all'espulsione di diplomatici israeliani da parte dei paesi i cui passaporti erano stati falsificati. Anche musicisti di fama mondiale hanno cancellato i loro concerti in Israele nelle ultime settimane, citando come motivo le circostanze politiche.
Questi sviluppi hanno esaltato il crescente problema dell'immagine di Israele.
Il timore è che Israele sia oggetto di un'onda montante di delegittimazione che, se trascurata, potrebbe costituire una minaccia per la sua esistenza. Lo scenario da incubo sarebbe che il movimento anti-israeliano per il boicottaggio, disinvestimento e sanzioni (BDS) guadagni più forza e che il sentimento anti-israeliano passi dai campus occidentali ai governi, seguito dalla scomparsa dell'ombrello diplomatico prottetivo degli Stati Uniti.
Più che mai, Israele ha bisogno di una macchina di pubbliche relazioni efficiente in grado di minare gli aspiranti delegittimatori e far passare la narrativa israeliana.
Viene spontanea la domanda: chi sta gestendo la campagna di pubbliche relazioni - in ebraico, hasbara - di Israele e perché non ha avuto più successo?
Il volto pubblico di Israele, il governo Netanyahu-Lieberman-Barak, guadagna pochi punti sulla scena internazionale. Il primo ministro Benjamin Netanyahu è ampiamente percepito come disinteressato alla pace, il ministro degli Esteri Avigdor Lieberman è visto come un bullo razzista e il ministro della Difesa Ehud Barak viene giudicato come uno che non fa abbastanza per premere per politiche volte alla pace.
Un altro problema è il gran numero di agenzie all'interno del governo che si occupano delle pubbliche relazioni. Per citarne solo alcune, vi è una direzione di PR nel Consiglio di sicurezza nazionale e divisioni PR all'Ufficio del Primo Ministro, al Ministero della Difesa, al Ministero degli Esteri e alle Forze di Difesa Israeliane.
Esse non sono sempre coordinate. Ad esempio, il team di pronta risposta del Ministero degli Esteri e l'ufficio del portavoce dell'IDF hanno litigato su chi avrebbe dovuto presentare la versione iniziale di Israele su quanto era accaduto a bordo della Mavi Marmara, la nave battente bandiera turca, che ha reagito al raid dei commandos israeliani con la violenza. Come risultato, la versione israeliana non è uscita per circa 10 ore dopo l'incidente, una lacuna di cui i turchi e gli altri detrattori sono stati in grado di trarre pieno vantaggio.
La strategia israeliana di per una nuova immagine sembra anche di aver avuto poco successo.
Per anni, un gruppo del Ministero degli Esteri guidato da Ido Aharoni ha cercato di migliorare l'immagine di Israele presentandolo come fonte di "energia creativa", sottolineandone le realizzazioni ad alto contenuto tecnologico e scientifico, la fiorente economia, lo zelo imprenditoriale, lo stile di vita energico e la vivace diversità d'opinione e di cultura. L'idea centrale della campagna è che evidenziando Israele al di là del conflitto funzionerebbe per distogliere l'attenzione dalla sua immagine negativa in quanto potenza occupante.
Non solo ha fallito la campagna nel raggiungere il suo obiettivo principale, ma la politica è penetrata in ambienti non politici. Musicisti come Elvis Costello, i Pixies e Devendra Banhart hanno cancellato i loro concerti in Israele, citando come motivo la politica. La parata gay pride di Madrid ha messo al bando un carro allegorico israeliano patrocinato dal Comune di Tel Aviv, citando il raid a bordo della Mavi Marmara.
All'inizio di quest'anno il think-tank nonpartisan di Tel Aviv, l'Istituto Reut, ha rilasciato una relazione dettagliata analizzando il problema della delegittimazione di Israele e gli strumenti necessari per combatterla. La relazione ha sostenuto che il tempo è giunto per il governo di affrontare la sfida della delegittimazione in maniera seria allo stesso modo di quanto fa con le minacce militari.
Nella sua relazione, presentata al Consiglio dei Ministri nel mese di febbraio, l'Istituto Reut indicò una sempre più efficace alleanza tra gli islamisti negazionisti e i radicali e gruppi di sinistra in Occidente, il cui obiettivo comune è quello di distruggere Israele attraverso l'isolamento politico ed economico, che alla fine porterebbe alla soluzione di un unico stato a maggioranza musulmana. I delegittimatori sono particolarmente attivi in luoghi come Londra, Madrid e intorno a San Francisco in California, che l'Istituto Reut definisce "hub" o centri, dove si formano le reti di attivisti, organizzazioni non governative e compagni di viaggio contro Israele. Secondo la relazione, il punto di svolta nel loro lavoro sarebbe un crescente consenso internazionale per una soluzione di un unico stato.
"Forse la minaccia esistenziale per Israele non è ancora dietro l'angolo, ma come sappiamo dalla storia, i paradigmi degli stati crollano in maniera esponenziale", ha detto Eran Shayshon, uno degli autori del documento Reut, a JTA. "Improvvisamente delle cose accadono per creare un impulso irresistibile, come è successo con l'Unione Sovietica o con l'apartheid del Sud Africa".
Al fine di affrontare la sfida, Reut propone una revisione completa della diplomazia israeliana. Sostiene che, invece di una diplomazia fuori moda orientata a trattare con stati e continenti, la nuova attenzione dovrebbe essere sugli hub in cui i delegittimatori sono particolarmente attivi e dove decine dei diplomatici supplementari dovrebbero essere impiegati per coinvolgere quante più persone possibile tra le élite che prendono le decisioni.
Inoltre, Reut raccomanda di costruire reti anti-delegittimazione in tutto il mondo basate sui gruppi ebraici e israeliani all'estero, comprese le ONG. L'obiettivo principale della campagna multiforme sarebbe quello di impedire che la delegittimazione si estenda dalle frange al mainstream.
Secondo il documento dell'Istituto Reut, l'obiettivo è quello di inserire un cuneo tra le critiche fatte in buona fede su specifiche politiche israeliane e i promotori della delegittimazione, in modo tale da vincere sul centro politico nonpartisan e creare un "barriera politica" attorno a Israele.
Finora, non vi è alcun segno che il governo intenda adottare niente di tutto questo. Mentre le ONG pro-Israele da Gerusalemme a New York sono impegnate nel tentativo di sminuire le campagne di delegittimazione contro Israele, alcuni esperti di pubbliche relazioni sostengono che il problema è più una questione di politiche del governo che di strutture organizzative o campagne.
Israele continuerà a soffrire sul fronte delle pubbliche relazioni a meno che non vari una vasta iniziativa di pace, dice questa scuola di pensiero. Questo è uno dei motivi per il quale Barak ha sollecitato Netanyahu di uscire con una nuova iniziativa di pace, accuratamente coordinata con e sostenuta dagli statunitensi.
Tale iniziativa quasi certamente non farebbe colpo sui delegittimatori, ma probabilmente darebbe più possibilità a Israele di fermare l'erosione della sua reputazione internazionale creando una breccia tra i delegittimatori e il resto della comunità internazionale.
Traduzione a cura di Stephanie Westbrook
Fonte: Jewish Telegraphic Agency