Notizie BDS
Notizie internazionali del movimento globale BDS.
(Vancouver, Coast Salish Territories). Attivist* queer e solidali si sono riuniti fuori dal Vancouver Queer Film Festival (VQFF) durante la proiezione di "The Invisible Men", portando cartelli glitter e distribuendo volantini rosa ai partecipanti del festival.
Si sono riuniti sotto il nome "Queer contro l'Apartheid israeliana" (QuAIA) per rispondere alla proiezione di due film al VQFF - "The Invisible Men" e "Joe + Belle" - che hanno entrambi ricevuto finanziamenti dal governo israeliano e il sostegno da parte di istituzioni culturali israeliane. In risposta alla proiezione di questi due film, QuAIA ha chiesto al VQFF di dimostrarsi solidali con i queer palestinesi e dichiararsi contro il regime di Apartheid israeliano.
"Il governo israeliano cerca di distrarre l'attenzione dalla sua brutale occupazione della Palestina attraverso campagne di pubbliche relazioni che presentano Israele come un amico dei queer ovunque", ha dichiarato Isabel Krupp.
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L'agenzia di stampa sudafricana SAPA riferisce che il governo ha approvato in via definitiva la normativa che prevede che le merci provenienti da Israele portino l'etichetta "Israeli occupied territories" se prodotte nelle colonie israeliane costruite nei Territori arabi e palestinesi occupati nel 1967.
«E' stato deciso questo passo per impedire che i consumatori sudafricani possano credere che quei prodotti (delle colonie) provengano da Israele», ha spiegato oggi alla SAPA il portavoce governativo Jimmy Manyi, dopo la riunione di gabinetto.
«Si tratta di una decisione in linea con la posizione del Sudafrica che riconosce Israele nei confini del 1948 delineati dalle Nazioni Unite e non in quelli successivi all'occupazione dei Territori (nel 1967)», ha aggiunto Manyi.
Leggi: Sudafrica: ok governo a etichetta "Israeli Occupied Territories"
Tra gli interessi del nostro paese collaborazioni nella ricerca, vendita di armi e la partecipazione all’Expo a Milano
Sui rapporti tra Italia e Israele ci mette la firma anche il Ministro Francesco Profumo. L’ultimo incontro tra rappresentanti dei due paesi è avvenuto ad aprile, quando il titolare dell’Istruzione ha incontrato il Ministro israeliano della Scienza e Tecnologia Daniel Hershkowitz. Un incontro che ha avuto come obiettivo quello di rafforzare la cooperazione nei settori della ricerca e dell’innovazione, attraverso una collaborazione tra le Università e gli Enti di Ricerca.
L’incontro è servito anche a confermare le ottime relazioni tra i due Paesi, che avevano rafforzato la loro ’amicizia’ ai tempi del Governo Berlusconi. Dall’incontro tra Profumo e Hershkovitz, dunque, è emersa la volontà di vagliare nuove possibilità nel settore dello spazio e delle energie rinnovabili, nonché di facilitare la nascita di star-up dai progetti di ricerca comuni. Un programma che è in corso dal 2010, quando l’Agenzia spaziale italiana (ASI) e quella israeliana (ISA) hanno avviato il programma Shalom per la realizzazione di due Satelliti con tecnologia congiunta nell’osservazione della Terra iperspettrale, attualmente in fase di implementazione.
La mozione invita il governo canadese a garantire che tutti i prodotti fabbricati negli insediamenti siano 'etichettati in modo chiaro e in modo distinto dai prodotti di Israele.'
La più grande chiesa protestante del Canada ha approvato il boicottaggio dei prodotti fabbricati negli insediamenti israeliani.
All’incontro di Ottawa, il Consiglio generale della Chiesa Unita del Canada ha approvato venerdì una risoluzione che chiede il boicottaggio delle merci prodotte in Cisgiordania e a Gerusalemme est.
I dettagli su come il boicottaggio verrà implementato saranno decisi nelle prossime settimane e mesi, i funzionari hanno detto al National Post.
La risoluzione invita i membri della chiesa "ad evitare qualsiasi prodotto proveniente dagli insediamenti"; chiede che il governo canadese assicuri che "tutti i prodotti fabbricati negli insediamenti siano etichettati in modo chiaro e in modo distinto dai prodotti di Israele", e chiede che i prodotti fabbricati negli insediamenti non ricevano un trattamento preferenziale sotto l’accordo di libero scambio Canada-Israele.
Il dottor Angelo Stefanini, ricercatore dell'Università di Bologna, spiega i meccanismi con cui l'industria farmaceutica israeliana sfrutta il mercato palestinese
Roma, 16 agosto 2012, Nena News - Uno studio recente, dal titolo "Captive Economy - The Pharmaceutical Industy and the Israeli Occupation", descrive la complicità delle industrie farmaceutiche israeliane e multinazionali in un sistema perverso e rivela alcuni dei meccanismi con cui l'occupazione israeliana del territorio palestinese permette lo sfruttamento del suo mercato interno, in presenza di una fiorente industria locale che tuttavia stenta ad affermarsi. Per la stragrande maggioranza della popolazione palestinese questa situazione genera un aumento dei prezzi particolarmente preoccupante alla luce del fatto che la condizione economica del territorio palestinese occupato continua rapidamente a deteriorare.
Il Protocollo di Parigi e il "pacchetto doganale"
Il Protocollo di Parigi (PP) costituisce una parte rilevante degli accordi di Oslo che hanno visto la nascita dell'Autorità Nazionale Palestinese (ANP) ed è il documento più significativo per comprendere alcuni dei meccanismi economici che hanno luogo nel contesto di una prolungata occupazione. Il PP regola i rapporti economici tra Israele e l'ANP e, almeno sulla carta, affida a quest'ultima "tutti i poteri e responsabilità in materia d'importazione, di politica e di procedure doganali" su determinati beni e limitatamente a determinati quantitativi. Il governo israeliano, tuttavia, ha pieni poteri su "tutto il resto", ossia sulla stragrande maggioranza dei prodotti. Il modo in cui le relazioni economiche tra il TPO e Israele sono state stabilite nel Protocollo di Parigi ha significato che i palestinesi continuano a dipendere, per l'importazione e l'esportazione di merci, dalle politiche, dalle leggi doganali e dai servizi israeliani.
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I membri della Chiesa Unita del Canada, la più grande confessione protestante del paese, la scorsa settimana hanno votato favorevolmente una controversa mozione circa il supporto al boicottaggio delle merci prodotte negli insediamenti israeliani in Cisgiordania e a Gerusalemme est.
Il voto è stato preceduto da quasi sei ore di acceso dibattito, in cui i membri del consiglio generale della chiesa hanno accolto la proposta e sentito le testimonianze dei rappresentanti di entrambe le parti della questione.
La mozione è una delle tante consigliate da un rapporto pubblicato da un gruppo di lavoro della chiesa nel maggio scorso. Oltre ad invitare la gerarchia ecclesiastica ad accettare un boicottaggio globale, il report definisce l'occupazione israeliana dei territori palestinesi come l'ostacolo più importante alla soluzione dei due stati in Medio Oriente.
Bruce Gregersen, un ufficiale del consiglio generale e portavoce della Chiesa Unita che ha assistito alle operazioni di voto, ha definito tale voto un "passo significativo" verso l'accettazione da parte della chiesa dell'intera proposta.
L'Unione europea dimostra doppiezza quando da una parte condanna Israele per le violazioni dei diritti umani e dall’altra incrementa i legami commerciali.
Cambridge, UK – Il fatto che Israele può violare il diritto internazionale, commettere sistematiche violazioni dei diritti umani e colonizzare la Palestina con impunità viene in genere attribuito al ruolo degli Stati Uniti, per il quale le prove a sostegno abbondano: dal veto al Consiglio di Sicurezza dell'ONU al significativo sostegno finanziario e militare.
Ma la forza e l’alto profilo del rapporto USA-Israele ha fatto sì che il ruolo delle altre parti che facilitano il regime d’Apartheid di Israele non è stato sottoposto al vaglio critico che merita, in particolare c’è il caso dell'Unione europea.
Mentre l’estrema destra ritrae l'UE come un continente di antisemiti detrattori di Israele sulla strada per diventare "Eurabia", la realtà è che l'Unione europea è uno dei più importanti alleati di Israele - la cui politica gioca un ruolo cruciale nel vanificare la lotta palestinese per la giustizia.
Leggi: UE-Israele: una mano copre l'altra. La doppiezza dell'Unione europea nei rapporti con Israele
Fotoreport di Joe Catron*
Decine di palestinesi hanno sfidato il sole cocente a Gaza il pomeriggio del 31 luglio 2012 per un’azione contro la vendita dei prodotti israeliani nel quartiere del mercato di Saha.
La manifestazione, nell’ambito della campagna palestinese per il Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni (BDS), ha visto la partecipazione del Comitato Nazionale Palestinese per il BDS, la Campagna Palestinese per il Boicottaggio Accademico e Culturale di Israele (PACBI), l'Iniziativa Nazionale Palestinese (PNI ), e la rete delle ONG palestinesi (PNGO).
Leggi: A Gaza, manifestazione per promuovere il boicottaggio di prodotti israeliani
È venuto alla luce la settimana scorsa che l'Unione europea (UE) ha deciso di potenziare le sue relazioni commerciali e diplomatiche con lo Stato di Israele, nonostante l'intensificazione della sua occupazione, colonizzazione e Apartheid contro il popolo palestinese. Il nuovo accordo, secondo quanto riferito, offrirà ad Israele relazioni commerciali e diplomatiche potenziate in più di 60 aree, effettivamente annullando la sospensione dell’upgrade imposta dopo il brutale assalto delle Forze di Occupazione Israeliane sulla Striscia di Gaza nel dicembre 2008 - gennaio 2009.
Questa ultima mossa da parte dell'UE è niente meno che oltraggiosa, soprattutto in considerazione della continua critica verbale dell'Unione europea dei piani belligeranti di colonizzazione di Israele. Questo comportamento ambiguo incarna le ragioni per cui il popolo palestinese non ha alcuna fiducia nella UE. Mentre alcuni della leadership palestinese potrebbero avere interessi personali comuni con l'UE e con Israele, il popolo palestinese rifiuta di accettare parole vuote di condanna.
Leggi: I giovani palestinesi respingono l’ipocrisia dell’UE nell’upgrade delle relazioni con Israele
Il 26 luglio, giovani attivisti, insieme al Centro Tanweer per l'Illuminazione e l’associazione per le arti e la cultura Dar Al Qandeel, hanno lanciato una campagna per incoraggiare i residenti di Nablus a boicottare i prodotti israeliani durante il periodo del Ramadan, e oltre.
Poiché gli acquisti tendono ad essere maggiori durante il Ramadan, gli attivisti hanno deciso che il mese sarebbe un momento perfetto per promuovere il boicottaggio come forma di resistenza di massa all'occupazione israeliana.
Gli attivisti si sono incontrati lunedì, 23 luglio per discutere come sviluppare la nuova campagna. Hanno deciso che la campagna si concentrerebbe inizialmente sulla città vecchia di Nablus, una zona densamente popolata e centro commerciale della città. Si è discusso anche del modo migliore per incoraggiare le persone ad iniziare il boicottaggio durante il Ramadan, e di continuare in seguito.