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Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni per i diritti del popolo palestinese.

Notizie BDS

Notizie internazionali del movimento globale BDS.

Il dottor Angelo Stefanini, ricercatore dell'Università di Bologna, spiega i meccanismi con cui l'industria farmaceutica israeliana sfrutta il mercato palestinese

Roma, 16 agosto 2012, Nena News - Uno studio recente, dal titolo "Captive Economy - The Pharmaceutical Industy and the Israeli Occupation", descrive la complicità delle industrie farmaceutiche israeliane e multinazionali in un sistema perverso e rivela alcuni dei meccanismi con cui l'occupazione israeliana del territorio palestinese permette lo sfruttamento del suo mercato interno, in presenza di una fiorente industria locale che tuttavia stenta ad affermarsi. Per la stragrande maggioranza della popolazione palestinese questa situazione genera un aumento dei prezzi particolarmente preoccupante alla luce del fatto che la condizione economica del territorio palestinese occupato continua rapidamente a deteriorare.

Il Protocollo di Parigi e il "pacchetto doganale" 

Il Protocollo di Parigi (PP) costituisce una parte rilevante degli accordi di Oslo che hanno visto la nascita dell'Autorità Nazionale Palestinese (ANP) ed è il documento più significativo per comprendere alcuni dei meccanismi economici che hanno luogo nel contesto di una prolungata occupazione. Il PP regola i rapporti economici tra Israele e l'ANP e, almeno sulla carta, affida a quest'ultima "tutti i poteri e responsabilità in materia d'importazione, di politica e di procedure doganali" su determinati beni e limitatamente a determinati quantitativi. Il governo israeliano, tuttavia, ha pieni poteri su "tutto il resto", ossia sulla stragrande maggioranza dei prodotti. Il modo in cui le relazioni economiche tra il TPO e Israele sono state stabilite nel Protocollo di Parigi ha significato che i palestinesi continuano a dipendere, per l'importazione e l'esportazione di merci, dalle politiche, dalle leggi doganali e dai servizi israeliani. 

I membri della Chiesa Unita del Canada, la più grande confessione protestante del paese, la scorsa settimana hanno votato favorevolmente una controversa mozione circa il supporto al boicottaggio delle merci prodotte negli insediamenti israeliani in Cisgiordania e a Gerusalemme est.

Il voto è stato preceduto da quasi sei ore di acceso dibattito, in cui i membri del consiglio generale della chiesa hanno accolto la proposta e sentito le testimonianze dei rappresentanti di entrambe le parti della questione.

La mozione è una delle tante consigliate da un rapporto pubblicato da un gruppo di lavoro della chiesa nel maggio scorso. Oltre ad invitare la gerarchia ecclesiastica ad accettare un boicottaggio globale, il report definisce l'occupazione israeliana dei territori palestinesi come l'ostacolo più importante alla soluzione dei due stati in Medio Oriente.

Bruce Gregersen, un ufficiale del consiglio generale e portavoce della Chiesa Unita che ha assistito alle operazioni di voto, ha definito tale voto un "passo significativo" verso l'accettazione da parte della chiesa dell'intera proposta.

L'Unione europea dimostra doppiezza quando da una parte condanna Israele per le violazioni dei diritti umani e dall’altra incrementa i legami commerciali. 

Cambridge, UK – Il fatto che Israele può violare il diritto internazionale, commettere sistematiche violazioni dei diritti umani e colonizzare la Palestina con impunità viene in genere attribuito al ruolo degli Stati Uniti, per il quale le prove a sostegno abbondano: dal veto al Consiglio di Sicurezza dell'ONU al significativo sostegno finanziario e militare.

Ma la forza e l’alto profilo del rapporto USA-Israele ha fatto sì che il ruolo delle altre parti che facilitano  il regime d’Apartheid di Israele non è stato sottoposto al vaglio critico che merita, in particolare c’è il caso dell'Unione europea.

Mentre l’estrema destra ritrae l'UE come un continente di antisemiti detrattori di Israele sulla strada per diventare "Eurabia", la realtà è che l'Unione europea è uno dei più importanti alleati di Israele - la cui politica gioca un ruolo cruciale nel vanificare la lotta palestinese per la giustizia.

Fotoreport di Joe Catron*

Decine di palestinesi hanno sfidato il sole cocente a Gaza il pomeriggio del 31 luglio 2012 per un’azione contro la vendita dei prodotti israeliani nel quartiere del mercato di Saha.

La manifestazione, nell’ambito della campagna palestinese per il Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni (BDS), ha visto la partecipazione del Comitato Nazionale Palestinese per il BDS, la Campagna Palestinese per il Boicottaggio Accademico e Culturale di Israele (PACBI), l'Iniziativa Nazionale Palestinese (PNI ), e la rete delle ONG palestinesi (PNGO).

È venuto alla luce la settimana scorsa che l'Unione europea (UE) ha deciso di potenziare le sue relazioni commerciali e diplomatiche con lo Stato di Israele, nonostante l'intensificazione della sua occupazione, colonizzazione e Apartheid contro il popolo palestinese. Il nuovo accordo, secondo quanto riferito, offrirà ad Israele relazioni commerciali e diplomatiche potenziate in più di 60 aree, effettivamente annullando la sospensione dell’upgrade imposta dopo il brutale assalto delle Forze di Occupazione Israeliane sulla Striscia di Gaza nel dicembre 2008 - gennaio 2009.

Questa ultima mossa da parte dell'UE è niente meno che oltraggiosa, soprattutto in considerazione della continua critica verbale dell'Unione europea dei piani belligeranti di colonizzazione di Israele. Questo comportamento ambiguo incarna le ragioni per cui il popolo palestinese non ha alcuna fiducia nella UE. Mentre alcuni della leadership palestinese potrebbero avere interessi personali comuni con l'UE e con Israele, il popolo palestinese rifiuta di accettare parole vuote di condanna.

Il 26 luglio, giovani attivisti, insieme al Centro Tanweer per l'Illuminazione e l’associazione per le arti e la cultura Dar Al Qandeel, hanno lanciato una campagna per incoraggiare i residenti di Nablus a boicottare i prodotti israeliani durante il periodo del Ramadan, e oltre.

Poiché gli acquisti tendono ad essere maggiori durante il Ramadan, gli attivisti hanno deciso che il mese sarebbe un momento perfetto per promuovere il boicottaggio come forma di resistenza di massa all'occupazione israeliana.

Gli attivisti si sono incontrati lunedì, 23 luglio per discutere come sviluppare la nuova campagna. Hanno deciso che la campagna si concentrerebbe inizialmente sulla città vecchia di Nablus, una zona densamente popolata e centro commerciale della città. Si è discusso anche del modo migliore per incoraggiare le persone ad iniziare il boicottaggio durante il Ramadan, e di continuare in seguito.

Appena due mesi dopo le conclusioni del Consiglio Europeo, secondo le quali le attività israeliane nei Territori Palestinesi Occupati stanno minando la soluzione a due Stati, la UE ha offerto a Israele 60 nuove attività di cooperazione nel corso del Consiglio d’Associazione tenutosi a Bruxelles il 24 luglio.

L’Euro-Mediterranean Human Rights Network (EMHRN) condanna duramente il doppio standard che l’Unione Europea adotta quando tratta con Israele.

“Se la UE è seria riguardo una giusta pace tra Israele e Palestina, deve compiere un collegamento più stretto tra le sue relazioni con Israele e il rispetto di Israele per i diritti umani e la legge umanitaria internazionale, così come stabilito dalla Risoluzione del Parlamento Europeo del 5 luglio. La UE ha bisogno di trasformare le parole in fatti. Dovrebbe usare le sue relazioni commerciali e la sua cooperazione tecnica come strumento di influenza”, ha detto il presidente di EMHRN, Michel Tubiana.

Il budget annuale del Ministero israeliano per la Diplomazia Pubblica e la Diaspora è pari a 40 milioni di shekel (200 milioni di euro), una somma definita “scandalosa” durante un recente meeting di un commissione ministeriale della Knesset.

di Connie Hackbarth

“È scandaloso che il bilancio della diplomazia pubblica di Israele, il Paese più aggredito del mondo, sia così patetico”, ha commentato il parlamentare del Likud, Dani Danon, presidente della Commissione Parlamentare per l’Immigrazione, l’Assorbimento e la Diaspora, in una riunione del 16 luglio.

La riunione della Commissione ha analizzato il lavoro del Ministero per la Diplomazia Pubblica e la Diaspora, un nuovo dicasteri creato dall’attuale governo circa tre anni fa. Il Ministero è responsabile della diplomazia interna, della lotta all’antisemitismo, della società e la diaspora.

Abigail Disney - regista, filantropo e pronipote del leggendario animatore Walt Disney - ha pubblicamente rinunciato alla sua quota di utili di famiglia da una ditta israeliana che lei sostiene stia sfruttando "risorse naturali" sotto occupazione.

La sua decisione di donare i profitti, nonché fondi pari al valore delle sue azioni della società di cosmetici Ahava, che utilizza minerali del Mar Morto, a "gruppi che lavorano per porre fine a questo sfruttamento illegale," rappresenta una spinta di alto profilo alle campagne contro il commercio con gli insediamenti israeliani e le aziende nella Cisgiordania occupata.

I governi europei, compreso quello britannico, hanno ricevuto il parere legale di un avvocato noto a livello internazionale il quale sostiene che sarebbe pienamente nei loro diritti proibire il commercio con gli insediamenti israeliani nella Cisgiordania occupata.

È probabile che il parere formale di James Crawford, professore di diritto internazionale all'Università di Cambridge, dia nuovo impulso alle campagne che, nel Regno Unito e altrove, chiedono di vietare la vendita di prodotti provenienti dagli insediamenti, in un momento in cui alcuni Stati membri dell'Unione europea stanno studiando come rafforzare le propria posizioni su tali importazioni.

Gli insediamenti israeliani in Cisgiordania sono considerati illegali secondo il diritto internazionale, e questa  posizione è sostenuta da tutti gli Stati membri dell'UE.

In particolare, il parere sarà visto come una sfida nei confronti della posizione sostenuta ufficialmente da paesi come la Gran  Bretagna, secondo la quale il divieto di importazioni dei prodotti degli insediamenti o il divieto  alle banche di finanziare attività negli insediamenti, violerebbe il diritto del commercio europeo o internazionale. Nel suo parere di 60 pagine, illustrato agli alti funzionari degli Stati membri dell'UE nei mesi scorsi e visionato da The Independent, il Professor Crawford dice che "non risulta che  esistano leggi comunitarie che possano essere violate se uno Stato membro decide di vietare, sulla base di una propria politica pubblica, l'importazione di prodotti provenienti dagli insediamenti.