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La lotta del governo contro il movimento di boicottaggio anti-israeliano sta portando la polizia ad andare oltre i propri compiti in un modo insieme pericoloso e illegale.

Talia Sasson

Haaretz ha recentemente riferito che la polizia ha arrestato un attivista di sinistra in base al sospetto di istigazione, perché c'erano delle informazioni secondo cui egli possedeva materiale sul BDS. Il detenuto era il Prof. Jeff Halper, che dirige il Comitato Israeliano Contro la Demolizione delle Case (Israeli Committee Against House Demolitions). La polizia lo ha trattenuto subito dopo un tour che egli aveva organizzato con un gruppo di turisti nella zona E1 della Cisgiordania.

Lettera all’editore

Per quanto riguarda il suo editoriale in contrasto con la recente legge israeliana anti-boicottaggio, l'obiettivo del movimento globale a guida palestinese B.D.S. (boicottaggio, disinvestimento e sanzioni) non è soltanto il porre fine alla “occupazione della Cisgiordania” (“Israele afferma che i dissidenti sono sgraditi,” March 9).

I cittadini stranieri che sostengono il boicottaggio dello stato ebraico o degli insediamenti in Cisgiordania sono messi al bando; i critici denunciano che la mossa isolerà lo stato

La Knesset ha convertito lunedì un disegno di legge che impedisce di entrare nel paese ai sostenitori del boicottaggio di Israele.

La legge, proposta da una coalizione di deputati di destra e di centro, impedisce ai cittadini stranieri che hanno pubblicamente chiesto un boicottaggio dello Stato ebraico, o lavorano per conto di una organizzazione che sostiene queste misure, di entrare in Israele.

La legge ha superato la sua terza e ultima lettura con il voto a favore di 46 deputati e 28 voti contrari.

Non è ancora chiaro da quando tale divieto entrerà in vigore.

Contro le intimidazioni dei sostenitori di Israele, oggi tutt* all’iniziativa “Israele nelle nostre Università: tra libertà accademica e legittimità politica”, alle 17 a Scienze Politiche!

Come ci si poteva aspettare, puntuali sono arrivate le pressioni dei sostenitori di Israele contro l'iniziativa organizzata per oggi da Collettivo Handala e Coordinamento Campagna BDS Bologna, nell’ambito della #IsraeliApartheidWeek 2017.

La Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni e il Presidente della Comunità ebraica di Bologna Daniele De Paz hanno inviato una lettera al Rettore di UniBo Ubertini chiedendo di cancellare l'evento che accusano di seminare “odio anti-ebraico”.

Le accuse di razzismo e antisemitismo vengono ormai rivolte continuamente da Israele e dai suoi sostenitori contro chiunque critichi le politiche di colonizzazione, occupazione e apartheid dello stato israeliano.

Pubblichiamo il comunicato della Federazione di Roma del PRC sulla vicenda del ritiro della disponibilità a richiedere la sala del Campidoglio (altrimenti a pagamento) da parte del consigliere Stefano Fassina per un’iniziativa della campagna BDS. Rifondazione Comunista ribadisce il proprio sostegno alla campagna.

“NEGATA LA RAPPRESENTAZIONE DEI DIRITTI DEI PALESTINESI IN CAMPIDOGLIO”

Comunicato stampa

Spiace apprendere che le pressioni e le diffamazioni dell'ambasciata israeliana nei confronti della campagna nonviolenta BDS (Boycott, Divestment and Sanctions) hanno ottenuto il risultato di impedire all'ex ambasciatrice [diplomatica, ndr] statunitense Ann Wright di parlare dei diritti dei palestinesi in Campidoglio, nell'ambito della iniziativa "Gaza: rompiamo l'assedio", promossa da BDS-Roma per oggi pomeriggio alle ore 17.

La campagna BDS, promossa da decine di associazioni della società civile palestinese e sostenuta dalle organizzazioni anti-occupazione israeliane, oltre che da movimenti pacifisti in tutto il mondo è una forma di pressione dal basso, nonviolenta, legittima e antirazzista, per ottenere il rispetto delle risoluzioni delle Nazioni Unite e la fine dell'occupazione e della colonizzazione dei territori palestinesi da parte dello stato israeliano.

Come Rifondazione Comunista, che pure ha contribuito alla costituzione di Sinistra X Roma, non siamo stati consultati e non condividiamo la scelta del gruppo consiliare di revocare la richiesta della sala ed auspichiamo che ci sia un ripensamento.

Partito della Rifondazione comunista - Sinistra europea
Federazione di Roma

Fonte: Rifondazione comunista

La Rete di Solidarietà verso i Prigionieri Palestinesi Samidoun ha partecipato Lunedi 23 gennaio a una manifestazione al Parlamento europeo organizzata dal GUE / NGL (Sinistra Unitaria Europea / Sinistra Verde Nordica) gruppo a sostegno del movimento per il Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni  e contro i tentativi di criminalizzare i movimenti, le organizzazioni e gli organizzatori facenti capo al BDS

La conferenza è stata originariamente organizzata in risposta a un evento organizzato da una lobby israeliana al Parlamento europeo, che comprendeva inizialmente come oratore principale l'ex ministro degli esteri israeliano Tzipi Livni. Livni, tuttavia, non ha partecipato alla manifestazione, segnalando "una malattia"; la sua decisione di non partecipare ha fatto seguito all'annuncio che la polizia belga l'avrebbe arrestata e interrogata in relazione ai crimini di guerra addebitati a suo carico in relazione al suo coinvolgimento nel 2008-09  all’ "Operazione Piombo Fuso" a Gaza.

Hanno partecipato all'evento molte comunità palestinesi e organizzazioni a sostegno della Palestina, riempiendo la sala per la discussione sul respingimento dei tentativi di sopprimere le organizzazioni palestinesi e di solidarietà (verso i Palestinesi) in Europa.

di Francesco Martone

La notizia è di un mese fa, ma tuttora attuale visto il suo significato simbolico e i più recenti sviluppi alle Nazioni Unite, in particolare l'adozione - con l'astensione inaspettata degli Stati Uniti - di una Risoluzione che condanna Israele per gli insediamenti illegali in Cisgiordania e Gerusalemme Est, dando indicazione agli Stati membri di operare una netta distinzione tra Stato di Israele e territori occupati, e ribadendo l'obbligo da parte di Israele di rimuovere gli insediamenti creati dopo il marzo 2001.

La reazione durissima di Bibi Netanyahu va di pari passo con la determinazione con la quale il suo governo all'interno e all'esterno del paese sta cercando di mettere a tacere qualsiasi voce critica nei confronti di chi pacificamente denuncia le violazioni dei diritti umani, o di chi altrettanto pacificamente - incluse associazioni e intellettuali israeliani, o di fede o origine ebraica (basti pensare alla filosofa e sociologa Judith Butler) - esorta ad applicare misure di boicottaggio, disinvestimento o sanzioni.

Nello specifico si tratta della campagna Bds (Boycott, Disinvestments, Sanctions), il cui obiettivo è quello di aumentare la pressione sulle autorità israeliane per il rispetto della legalità internazionale.

Proprio la recente Risoluzione del Consiglio di Sicurezza rafforza le basi dell'iniziativa Bds, che lungi dall'essere mirata contro lo Stato d'Israele, al suo popolo o a chi professa fede ebraica, intende contribuire ad assicurare il rispetto del diritto internazionale e dei difensori dei diritti umani - anche israeliani - che criticano la politica di Israele, a maggior ragione in una situazione nella quale la soluzione dei "due Stati per due popoli" appare essere sempre più lontana.

di Luigi Daniele, Nottingham Trent University e Università di Napoli Federico II

Nelle scorse settimane ha suscitato grande attenzione e dibattito l’approvazione, da parte del Consiglio di Sicurezza (CdS) delle Nazioni Unite, della risoluzione 2334 del 2016, che ha ribadito con nettezza l’illegalità internazionale degli insediamenti israeliani nel Territorio Palestinese occupato dal 1967, inclusa Gerusalemme Est. E’ passato quasi inosservato, invece, un importante appello sottoscritto, proprio alla vigilia del voto del CdS, da più di 200 giuristi e docenti di diritto internazionale contro i provvedimenti adottati da diversi Stati per sanzionare, ed in alcuni casi criminalizzare, il movimento “Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni” (BDS), da anni impegnato nel promuovere scelte di consumo critico dei cittadini e di non collaborazione economica di istituzioni nazionali e locali con aziende ed enti implicati nell’occupazione israeliana della Cisgiordania e nelle pratiche che violano i diritti umani dei Palestinesi.

In uno dei passaggi decisivi dell’appello citato si dichiara: «il fatto che si approvino o meno gli obiettivi o i metodi di BDS non è il tema principale. La questione è se, al fine di proteggere Israele, debba essere limitata la libertà di espressione che occupa una posizione chiave tra i diritti umani fondamentali. Gli Stati che vietano il BDS stanno minando questo diritto umano fondamentale e minacciano la credibilità dei diritti umani».
Le vicende su cui il documento insiste presentano, dunque, diversi profili di interesse. Esse incrociano, infatti, almeno due piani critici del discorso internazionalistico: da un lato, il crescente dibattito – anche giurisprudenziale – relativo a contenuto e limiti del diritto alla libertà di espressione, così come sancito nelle Carte internazionali dei diritti dell’uomo; dall’altro, il confronto sempre più serrato in dottrina su orizzonti e contraddizioni dei movimenti per i diritti umani del mondo, sul tramonto del potenziale emancipatore di questi diritti e sull’emersione di un loro “lato oscuro” in grado di mutarne, e persino capovolgerne, la funzione.

Questa riflessione si propone di svolgere qualche osservazione in merito a tali piani critici, partendo dalle istanze della campagna BDS e dalle iniziative legislative per vietarla ed osservando, in controluce, il conflitto israelo-palestinese dal punto di vista della legalità internazionale e delle relative violazioni, così come ricostruite dalla risoluzione 2334.

di Ingrid Colanicchia

Il 2016 è stato un anno di crescenti successi per il movimento di Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni (BDS) contro l’apartheid e l’occupazione israeliane. Tra le tappe più importanti ricordiamo: i quasi 200 docenti universitari italiani che in gennaio hanno firmato una dichiarazione a sostegno del boicottaggio accademico; il Consiglio studentesco dell’Università di Chicago che in aprile ha votato a favore del disinvestimento dalle aziende che traggono profitto dalle violazioni dei diritti umani da parte di Israele; le 352 organizzazioni europee che in maggio hanno chiesto all’UE di sostenere il diritto al boicottaggio (v. Adista Segni Nuovi n. 21/16); il compositore Brian Eno, che a settembre ha rifiutato di concedere in licenza la sua musica a qualsiasi gruppo che sia sponsorizzato dallo Stato di Israele; per finire, in novembre, con gli studenti dell’Università norvegese di Scienza e Tecnologia (NTNU) che hanno adottato una risoluzione contro una possibile collaborazione tra NTNU e università israeliane per la ricerca su petrolio e gas.

Il governo olandese ha respinto le richieste di cessare il finanziamento delle organizzazioni che sostengono il boicottaggio di Israele.

Nel giugno di quest'anno, NGO Monitor - una lobby con stretti legami con le istituzioni politiche e militari israeliane - ha affermato di aver segnato una vittoria significativa nei Paesi Bassi.

NGO Monitor si riferiva ad una decisione presa dal parlamento olandese per cui sarebbe stata intrapresa una revisione degli aiuti del paese verso le organizzazioni che sostengono il movimento, a guida palestinese, per il boicottaggio, disinvestimento e sanzioni (BDS). Secondo NGO Monitor, il voto del Parlamento era il risultato delle istruzioni che la lobby aveva fornito sul come attivisti "radicali" venissero ingaggiati nella "demonizzazione" di Israele.

Il governo dell'Aia ha ora messo in chiaro, tuttavia, che non escluderà i sostenitori del BDS dagli aiuti.