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La Relatrice speciale dell'ONU sul razzismo sconsiglia l'adozione della definizione IHRA dell'antisemitismo a causa del suo uso strumentale per sopprimere la legittima critica a Israele a danno del popolo palestinese e di chi difende i suoi diritti.
Estratto del documento A/77/512
Strumentalizzazione delle norme e degli strumenti volti ad affrontare il neo-nazismo, l'antisemitismo e il razzismo, la xenofobia e l'intolleranza correlati
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71. Il relatore speciale richiama inoltre l'attenzione sulla strumentalizzazione politica della lotta contro l'antisemitismo, sempre più legata all'adozione, promozione e attuazione da parte degli Stati della definizione operativa di antisemitismo proposta dall'Alleanza internazionale per la memoria dell'Olocausto (IHRA - International Holocaust Remembrance Alliance). Pur ribadendo l'urgente necessità che gli Stati membri continuino a impegnarsi nella lotta contro l'antisemitismo in tutte le sue manifestazioni, la relatrice esorta a prestare maggiore attenzione alle implicazioni degli strumenti utilizzati in tale contesto. In particolare, invita gli Stati membri a garantire che tutte le misure e gli strumenti adottati siano pienamente conformi e favorevoli alle più ampie norme internazionali in materia di diritti umani.
72. Nonostante l'approvazione politica della definizione operativa dell’IHRA in Europa e in America del Nord, è diventata molto controversa e divisiva a causa della possibilità di strumentalizzazione politica e il danno fatto ai diritti umani derivanti da tale strumentalizzazione. Di conseguenza, la Relatrice speciale mette in guardia dall'affidarsi alla definizione operativa come strumento guida per e presso le Nazioni Unite e le sue entità costitutive.
73. Oltre al suo impatto negativo sui diritti umani delle minoranze e dei gruppi vulnerabili, tra cui gli ebrei, la definizione operativa dell’IHRA è molto contestata tra studiosi dell’antisemitismo di fama mondiale. Circa 350 eminenti studiosi sostengono una definizione alternativa di antisemitismo stabilita nella Dichiarazione di Gerusalemme sull'antisemitismo, avvertendo che la definizione operativa dell’IHRA è "poco chiara nei punti chiave e ampiamente aperta a diverse interpretazioni", che "ha causato confusione e generato polemiche, indebolendo così la lotta contro l'antisemitismo". Tra i firmatari della Dichiarazione di Gerusalemme sull'antisemitismo ci sono studiosi internazionali dell’antisemitismo, tra i quali, eminenti studiosi ebrei e studiosi in campi correlati come gli studi ebraici, l'Olocausto, Israele, la Palestina e il Medio Oriente.
74. La definizione operativa dell’IHRA è ampiamente strumentalizzata sulla base degli 11 "esempi contemporanei di antisemitismo" ad essa allegati, 7 dei quali si riferiscono allo Stato di Israele. Alcuni esempi vengono invocati e sfruttati per sopprimere i diritti umani e le libertà fondamentali, come la libertà di espressione, di riunione e di partecipazione politica e il diritto all'uguaglianza e alla non discriminazione.
75. Sebbene la definizione operativa dell’IHRA sia promossa come "non giuridicamente vincolante", la sua influenza de facto sulla politica e la pratica di governi e attori privati ha contribuito a violazioni dei diritti umani che riguardano la libertà di espressione, le assemblee e la partecipazione alla politica, tra le altre. Il relatore speciale osserva che è proprio lo status di normativa non vincolante della definizione operativa che contribuisce in modo efficace a minare talune forme di diritti coesistenti, senza offrire alcun rimedio o mezzo per contestare legalmente tali violazioni. Infatti, anche Kenneth Stern, caporedattore della definizione operativa, ha denunciato pubblicamente la strumentalizzazione della definizione operativa, anche a scapito della libertà di espressione nei campus universitari.
76. La definizione operativa dell’IHRA e gli esempi illustrativi ad essa allegati sono utilizzati per prevenire o sopprimere le legittime critiche dello Stato di Israele, uno Stato che deve, come ogni altro stato membro, rendere conto delle violazioni dei diritti umani che commette. Le vittime principali sono i palestinesi, così come i difensori dei diritti umani che li difendono. Questo danno si sta verificando in un periodo di crescente repressione dei palestinesi, e crescenti e quotidiane gravi violazioni dei loro diritti umani.
77. Gli Stati membri delle Nazioni Unite e i funzionari delle Nazioni Unite dovrebbero respingere fermamente e agire in modo responsabile per porre fine alla strumentalizzazione politica della lotta contro l'antisemitismo. Oltre a prevenire ulteriori danni ai palestinesi e ai difensori dei diritti umani, dovrebbero farlo per combattere l'antisemitismo in modo efficace e inclusivo e proteggere le persone e i gruppi ebrei danneggiati da tale strumentalizzazione.
78. Tenuto conto dello status controverso e dell'effetto divisivo della definizione operativa dell’IHRA e del suo impatto negativo sui diritti umani, la Relatrice speciale invita rispettosamente gli Stati membri delle Nazioni Unite a sospendere l'adozione e la promozione della definizione operativa e degli esempi ad essa allegati. In questo contesto, ricorda agli Stati che l'urgenza di combattere l'antisemitismo è stata una causa che ha costantemente sostenuto durante il suo mandato sia nelle relazioni tematiche che in quelle nazionali.
79. Proprio perché il flagello dell'antisemitismo rimane una questione urgente di interesse per i diritti umani, la Relatrice speciale esorta le Nazioni Unite e gli Stati membri ad avviare urgentemente un processo aperto e inclusivo per individuare una risposta rafforzata all'antisemitismo da parte delle Nazioni Unite, coerentemente radicata e favorevole ai diritti umani. Il processo dovrebbe prendere in considerazione molteplici strumenti rilevanti per la lotta all'antisemitismo e coinvolgere, tra gli altri, le comunità colpite, gli esperti e le parti interessate che sono state escluse fino ad oggi, nonché i titolari di mandati per procedure speciali delle Nazioni Unite. Sottolinea che l'eliminazione del flagello dell'antisemitismo deve essere, come parte della lotta contro tutte le forme di intolleranza e discriminazione, fondata sul diritto internazionale, come la Convenzione internazionale sui diritti civili e politici, la Convenzione internazionale sull'eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale, la Dichiarazione e il Programma d'azione di Durban.
Fonte: Document A/77/512 Nazioni Unite
Traduzione di BDS Italia
Risposta alle linee guida del Ministero dell'Istruzione sul contrasto all’antisemitismo nella scuola
Combattere l’antisemitismo nel quadro della più ampia lotta contro tutte le forme di razzismo e di oppressione
Risposta al documento del Ministero dell'Istruzione, “Linee guida sul contrasto all’antisemitismo nella scuola, Novembre 2021”
A cura di BDS Italia
1. Introduzione
Nel novembre 2021 il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca ha reso pubblico un documento denominato “Linee Guida sul contrasto all’antisemitismo nella scuola” che definisce le linee guida a cui gli istituti educativi di ogni ordine e grado si devono attenere per contrastare l’antisemitismo.
BDS Italia, movimento anti-razzista impegnato per i diritti umani del popolo palestinese, sostiene fattivamente la lotta contro tutte le forme di razzismo. Non può quindi concordare con le Linee guida del Ministero che prendono in considerazione solo l’antisemitismo e che si basano sulla controversa definizione di antisemitismo promossa dall’International Holocaust Remembrance Alliance (IHRA), che è oggetto di forti critiche da parte del mondo accademico, di molte organizzazioni ebraiche e persino del suo principale autore. Tutti costoro, infatti, ritengono che la definizione dell’IHRA non sia uno strumento adatto per la lotta contro l’antisemitismo a causa della vaghezza e scarsa profondità del suo linguaggio.
Inoltre viene usato in modo strumentale per mettere a tacere i soggetti che promuovono i diritti del popolo palestinese. Infatti, molte ricerche e analisi di noti studiosi dimostrano, sulla base di fatti documentati, che il governo israeliano ha promosso questa definizione di antisemitismo per reprimere chi critica le sue politiche di occupazione militare, colonizzazione e apartheid nei confronti dei palestinesi. Per maggiori dettagli vedi il dossier “Combattere l’antisemitismo, Difendere la libertà di espressione” pubblicato da BDS Italia.
Il ministro Bianchi afferma nella prefazione: “Anche se l’odio antiebraico presenta una particolare specificità, esso va combattuto insieme a tutto ciò che esclude, disprezza, discrimina ogni essere umano, ogni gruppo sociale, ogni minoranza” (p. 4). Questa premessa non spiega quale sia la ragione che ha spinto il ministero ad occuparsi specificamente, ed esclusivamente, di questa forma di razzismo e non del più generale problema del razzismo e della xenofobia. Nel nostro Paese ci sono forme di razzismo, in particolare contro musulmani e immigrati dall’Africa subsahariana, che meriterebbero almeno altrettanta attenzione.
Chiediamo quindi che dentro la scuola e l’università si promuovano i cinque principi definiti da 15 organizzazioni ebraiche che propongono di combattere l’antisemitismo, non in maniera isolata, ma “nel quadro della più ampia lotta contro tutte le forme di razzismo e di oppressione”, contrastando le ideologie politiche che fomentano razzismo, odio, e paura.
Combattere l’antisemitismo
Difendere la libertà di espressione
Perché la definizione IHRA dell’antisemitismo non è lo strumento adatto per nessuno dei due obiettivi
A cura di BDS Italia e Rete Romana di Solidarietà con il Popolo Palestinese
Con il sostegno di:
Assopace Palestina, Centro Frantz Fanon, Centro Studi Sereno Regis, Istituto di Ricerca per la Pace-Corpi Civili di Pace, Pax Christi Italia, Un ponte per, Volere la Luna, Roberto Beneduce, Maurizio Bergamaschi, Francesca Biancani, Ilaria Camplone, Luciana Castellina, Cristina Chiavari, Domenico Gallo, Gustavo Gozzi, Riccardo Leoncini, Sandro Mezzadra, Pierluigi Musarò, Moni Ovadia, Nadia Pagani, Vera Pegna, Livio Pepino, Rosita Di Peri, Nicola Perugini, Daniela Pioppi, Paola Rivetti, Angelo Stefanini, Simona Taliani, Guido Veronese
Sintesi
- Dal 2016 una discutibile “definizione provvisoria” dell’antisemitismo, precedentemente elaborata e poi rigettata da un’agenzia dell’Unione europea, viene impiegata per mettere a tacere, se non criminalizzare, i sostenitori dei diritti dei palestinesi e per proteggere l’impunità dello Stato di Israele.
- La definizione promossa dall'International Holocaust Remembrance Alliance (IHRA) mina la libertà accademica e la libertà di espressione, sancite dall’Articolo 11 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea e dall’Art. 21 della nostra Costituzione.
- La definizione IHRA è stata utilizzata nel tentativo di far cancellare un evento all’Università di Oxford con il celebre regista Ken Loach; nel tentativo di far togliere il patrocinio di un municipio di Roma al festival sulla cultura palestinese; in diverse cause contro alcune università statunitensi; per negare spazi a ONG; per chiudere il conto bancario di un gruppo ebraico; e nel tentativo di cancellare corsi universitari.
- Sono numerose le critiche della definizione IHRA da parte di autorevoli studiosi, inclusi dell’Olocausto, giuristi, organizzazioni per i diritti civili, associazioni e personaggi ebraici e israeliani, sindacati, 276 personalità italiane, il Consiglio accademico dell’University College di Londra, e i Consigli editoriali del New York Times, del Los Angeles Times e del Washington Post, tra gli altri.
- Nonostante ciò, a seguito di forti pressioni da parte del governo israeliano e dei suoi sostenitori, anche se in molti Paesi non è stata formalmente adottata dal governo, la definizione è stata comunque accolta da agenzie e istituzioni dello Stato, oltre che da consigli comunali, università, mezzi d’informazione, partiti politici e organizzazioni umanitarie. Il governo italiano l’ha adottata parzialmente nel gennaio 2020.
- Il principale bersaglio della definizione IHRA è il movimento nonviolento a guida palestinese per il Boicottaggio, il Disinvestimento e le Sanzioni (BDS) nei confronti dell’apartheid israeliana. La Corte Europea dei Diritti Umani (CEDU) ha stabilito che il boicottaggio è una forma protetta di protesta.
- Chiediamo, quindi, alle istituzioni, ai partiti politici, agli enti locali, alle università, alle ONG di:
- Respingere le pressioni per l’adozione della definizione IHRA, che non è lo strumento adatto per combattere l’antisemitismo e mette a grave rischio il diritto alla libertà di espressione;
- Revocarla, qualora la definizione IHRA sia già stata adottata;
- Accogliere e promuovere i cinque principi stabiliti da 15 organizzazioni ebraiche per combattere l’antisemitismo, tra cui non isolare l’ antisemitismo da altre forme di oppressione e contrastare le ideologie politiche che fomentano razzismo, odio, e paura;
- Assicurare il rispetto e la tutela, tra gli altri, dei diritti per la libertà di espressione, di associazione e di riunione, affermando anche il diritto di promuovere e partecipare ad attività BDS;
- Garantire e tutelare il diritto di contribuire al raggiungimento dei diritti umani del popolo palestinese attraverso la pacifica promozione del BDS.
BDS Italia
Pubblichiamo il dossier “Il Diritto di boicottare Israele - Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni: un legittimo movimento per i diritti umani”, a cura di BDS Italia con il sostegno di AssoPace Palestina, Centro Studi Sereno Regis, Pax Christi Italia, Rete Ebrei Contro l’occupazione, Servizio Civile Internazionale Italia e Un ponte per…
Lo scopo del documento è di chiarire le ragioni e gli obiettivi del movimento globale nonviolento per il BDS, che si propone di esercitare pressione su Israele fino a quando non rispetterà il diritto internazionale e i diritti umani del popolo palestinese.
Il dossier è corredato da una ricca documentazione che presenta le basi giuridiche della legittimità del movimento e una rassegna delle prese di posizione da parte di governi, organizzazioni della società civile ed esperti che sostengono il pieno diritto del BDS ad essere esercitato.
Video della presentazione presso la sede del Parlamento europeo a Roma
Contiene inoltre una consistente sezione sugli attacchi che, a livello internazionale, vengono mossi al movimento e agli attivisti in esso impegnati, che, per Amnesty International, sono “difensori dei diritti umani.”
Il dossier si conclude con alcune raccomandazioni alle istituzioni italiane affinché siano tutelati i diritti alla libertà di espressione, di associazione e di riunione, come sancito nella nostra Costituzione, e sia rispettato e garantito il diritto di contribuire al raggiungimento dei diritti umani del popolo palestinese attraverso la pacifica promozione del BDS.
Il dossier sarà uno strumento utile per la stampa, le istituzioni, la politica e chiunque voglia un’informazione obiettiva sul movimento BDS, recentemente nominato da un parlamentare norvegese al Premio Nobel per la Pace.
Il BDS, sostenuto da milioni di uomini e donne in tutto il mondo, incluse personalità come l’Arcivescovo Desmond Tutu, Premio Nobel per la pace, Naomi Klein, Roger Waters, Angela Davis e Judith Butler, si sta rivelando uno strumento efficace nella lotta per porre fine al sistema di occupazione militare, colonizzazione e apartheid che Israele impone ai palestinesi.
BDS Italia