LIBERTÀ. GIUSTIZIA. UGUAGLIANZA.

Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni per i diritti del popolo palestinese.

Notizie BDS

Notizie internazionali del movimento globale BDS.

L’Organizzazione per il Commercio Estero del Giappone (JETRO) annulla la partecipazione ad un evento di promozione del vino delle colonie israeliane.

Lo staff di JETRO ha informato il Palestine Forum Japan che annullerà la partecipazione all’evento.

Secondo il suo sito web, la sua pagina Facebook e il suo account Twitter, l’ambasciata israeliana in Giappone aveva programmato di tenere “Il seminario sul vino israeliano” il 30 novembre 2016 presso l’ufficio di Osaka della JETRO. Al momento in cui scriviamo, il sito web riporta ancora l’evento originariamente programmato, compreso l’elenco delle imprese vinicole israeliane partecipanti, alcune delle quali hanno sede o utilizzano uve delle colonie israeliane illegali in Cisgiordania o sulle Alture del Golan.

di Roberto Prinzi

La Commissione degli Affari interni della Knesset ha approvato ieri una proposta di legge che vieterà a chi sostiene il movimento di boicottaggio, disinvestimenti e sanzioni (BDS) di entrare in Israele. La mozione, passata con 8 voti a favore e cinque contrari, potrà ora seguire il suo iter legislativo: sarà votata a breve alla Knesset in prima lettura e se dovesse ottenere la maggioranza dei voti, come è prevedibile, ritornerà alla Commissione per ulteriori discussioni.

Nel dibattito che ha preceduto il voto, la parlamentare di Meretz (sinistra), Michal Rozin, ha sottolineato come la proposta, sostenuta dal governo Netanyahu, sia “completamente superflua” e sporcherà l’immagine d’Israele all’estero. “Il ministro degli Interni – ha argomentato Rozin – ha già la capacità di fermare gruppi anti-israeliani che arrivano nel Paese. Pertanto, questa [mozione] non apporta nulla di produttivo e darà solo un’immagine nostra negativa all’esterno”.

In effetti, già con i poteri attuali il ministro degli Interni può vietare a determinati individui di entrare nello stato ebraico. Con la risoluzione, però, verrà creata una speciale lista di individui e di organizzazioni giudicati “anti-israeliani” a cui sarà negato l’accesso nello stato ebraico salvo possibili esenzioni da parte del titolare del dicastero degli Interni.

L’arma del boicottaggio per una pace giusta in Palestina

Come forza sindacale democratica, sinceramente antifascista e antirazzista, riteniamo molto gravi e infondate le recenti affermazioni del Presidente della Repubblica Mattarella a sostegno della politica di Israele e di condanna della campagna BDS (Boicottaggio Disinvestimento e Sanzioni) definita inammissibile.

Rispondendo all’appello lanciato da molte organizzazioni palestinesi, Il 29 maggio scorso l’USB ha aderito alla campagna internazionale BDS nei confronti d’Israele. 

La campagna BDS è una delle armi che pacificamente si oppone al continuo “boicottaggio” che da oltre sessanta anni incessantemente e quotidianamente Israele mette in atto contro la popolazione palestinese. 

Angela Y. Davis, Chandler Davis, Richard A. Falk, Rashid Khalidi, e Alice Rothchild, MD, et al.

Sul numero che esce il 10 novembre 2016 del New York Review of Books

In risposta a:

Per un boicottaggio economico e non-riconoscimento politico degli insediamenti israeliani nei territori occupati
del 13 ottobre 2016

Ai redattori:

Una dichiarazione recentemente pubblicata su The New York Review of Books chiede "un boicottaggio economico e non-riconoscimento politico degli insediamenti israeliani nei territori occupati" [Lettere, 13 ottobre].

Accogliamo con favore la dichiarazione che distrugge il tabù del boicottaggio degli organismi israeliani che sono complici, o almeno selettivi, riguardo alle violazioni dei diritti umani dei palestinesi.

Sfidando il buon senso, tuttavia, la dichiarazione invita a boicottare gli insediamenti ma assolve Israele, lo stato che ha illegalmente costruito e mantenuto quegli insediamenti per decenni.

English version

A Roma si è svolta la convention europea della ReMax, agenzia immobiliare che vende case nelle colonie israeliane. RomaControReMax si è mobilitato. Per maggiori informazioni sulla campagna internazionale, vedi RemodelReMax

il 18 ottobre, RomaControRemax ha occupato un'agenzia della ReMax per denunciare la complicità della società con l'occupazione israeliana. ReMax vende case nelle colonie illegali israeliane costruite su terre rubate ai palestinesi. Le colonie sono in violazione del diritto internazionale. ReMax si rende complice dell’occupazione israeliana e ne trae profitti.

Lettera inviata il 17 ottobre alla Ferrarelle sulla sponsorship della Round Tables Tour a Tel Aviv. Tweetate la lettera a @FerrarelleIT

Spett.le Ferrarelle S.p.A.

Oggetto: Richiesta di annullare la sponsorship della Round Tables Tour a Tel Aviv

Egregio Presidente,

Noi sottoscritti gruppi della società civile, vi scriviamo in merito al vostro sponsorship dell'evento culinario Round Tables Tour che si terrà a Tel Aviv dall'8 al 26 novembre 2016. Vi invitiamo a riconsiderare il vostro sostegno a questa iniziativa volta a utilizzare l'alta cucina per mascherare la negazione da parte di Israele dei diritti fondamentali dei palestinesi.

Nel 2014, carri armati, aerei da combattimento e cannoniere israeliane martellavano la Striscia di Gaza assediata, uccidendo più di 2.100 palestinesi, tra cui oltre 500 bambini, e questo è stato solo l'ultimo di quelli che sono tragicamente diventati massacri periodici di Israele eseguiti con impunità. Oltre a case, ospedali, scuole e fabbriche, gli attacchi israeliani hanno distrutto anche fattorie, serre, pozzi d'acqua, frutteti, colture e bestiame.[1]

Cecchini dell'esercito israeliano sparano regolarmente su agricoltori palestinesi a Gaza e frequenti incursioni militari distruggono i campi. Il Centro Palestinese per i Diritti Umani ha documentato 534 incursioni di terra e 544 spari tra il 2006 e il 2013, nel corso dei quali sono stati uccisi 179 civili mentre i feriti sono stati 751.[2] I documenti ottenuti attraverso un'azione legale dimostrano che Israele ha calcolato in modo cinico il fabbisogno di calorie per determinare il numero di camion carichi di cibo da far passare attraverso il blocco illegale che impone all'enclave costiera, costringendo i palestinesi di Gaza ad una dieta da fame.[3]

Nella Cisgiordania occupata, uno studio dell'organizzazione israeliana Kerem Navot dimostra come Israele utilizzi l'agricoltura come strumento per il furto di tante di terre palestinesi. Dal 1997, l'agricoltura degli insediamenti illegali israeliani è aumentata in termini di area del 35 per cento, mentre la terra agricola coltivata dai palestinesi è diminuita di un terzo.[4]

L’intesa, raggiunta pochi giorni fa tra la società giordana National Electric Power Company e la compagnia statunitense Noble Energy, prevede l’importazione di gas naturale dal giacimento offshore israeliano del Leviatano. I manifestanti denunciano: “no alla normalizzazione con l’entità sionista”

di Roberto Prinzi

Duemila persone sono scese ieri in piazza ad Amman per protestare contro l’accordo giordano-israeliano sul gas firmato questa settimana. Al grido “il popolo vuole la dignità nazionale”, “no all’entità sionista” [Israele, ndr] e “alza la tua voce Amman” i manifestanti hanno sfilato pacificamente nel centro della capitale giordana.

L’accordo, raggiunto alcuni giorni fa dalla giordana National Electric Power Company (Nepco) e dalla società statunitense Noble Energy, prevede l’importazione di gas naturale dal giacimento offshore israeliano del Leviatano. Una decisione che non è passata inosservata a migliaia di cittadini giordani che hanno dato vita alla “Campagna nazionale per rovesciare l’accordo del gas con l’entità sionista”. I gruppi della società civile chiedono anche la creazione di una “corte del popolo” formata dagli uomini di legge del regno che si oppongono all’accordo.

Gli attivisti accusano il governo di pratiche anti-democratiche. Prima di tutto perché il parlamento ha votato contro l’intesa nel dicembre del 2014. In secondo luogo perché l’accordo è stato raggiunto approfittando del fatto che il parlamento era ancora sciolto per le recenti elezioni parlamentari. Infine gli organizzatori denunciano come non sia stata consultata l’opinione pubblica che, secondo quanto riferiscono alcuni sondaggi, sarebbe nettamente contraria all’import di gas israeliano.

Il Distretto di Derry e Strabane è stato il primo ente locale dell’Irlanda del nord ad approvare una mozione per il boicottaggio delle merci israeliane.

La mozione appoggia la campagna di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni che invita la comunità internazionale a voltare le spalle a Israele a causa del suo comportamento verso i palestinesi.

Un gruppo di cittadini israeliani è alla ricerca di informazioni sulle attività segrete del loro governo contro il movimento di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni a guida palestinese.

Nel frattempo, è trapelata una comunicazione, in cui l'ambasciata israeliana a Londra avvisava che alcune tattiche di Israele contro il movimento BDS possono violare la legge del Regno Unito.

Più di 70 intellettuali e accademici americani hanno pubblicato un appello in cui chiedono un “boicottaggio mirato” degli insediamenti israeliani in Cisgiordania, così come dei beni prodotti nelle colonie. La lettera, pubblicata sul sito del New York Review of Books, vede tra i suoi firmatari gli studiosi Bernard Avishai, Michael Walzer, Peter Brooks e Deborah Moore, il giornalista Adam Hochschild e l’editorialista del quotidiano israeliano HaAretz Peter Beinart.

Sebbene contrari ad un boicottaggio economico, politico e culturale d’Israele (fino i confini delimitati dalla Linea Verde), gli intellettuali si dicono favorevoli a sanzionare le colonie perché costruite illegalmente su territorio palestinese. La lettera esorta il governo statunitense a “escludere gli insediamenti dai benefici commerciali accordati alle imprese israeliane e a eliminare a tali entità presenti in Cisgiordania le esenzioni delle tasse che l’Internal Revenue Service garantisce attualmente alle organizzazioni non-profit americane”. “La nostra speranza – scrivono – è che i boicottaggi mirati e un cambiamento della politica americana, limitati ai Territori occupati, incoraggeranno le due parti [Israele e Palestina] a negoziare una soluzione a due stati che possa porre fine a questo conflitto di lunga data”.