LIBERTÀ. GIUSTIZIA. UGUAGLIANZA.

Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni per i diritti del popolo palestinese.

Notizie BDS

Notizie internazionali del movimento globale BDS.

Gilad Erdan, ministro israeliano degli affari strategici, mentre parla del movimento nonviolento BDS come se fosse una minaccia militare. (Ambasciata del Regno Unito a Tel Aviv)

di Ali Abunimah

Un esperto analista dell'intelligence israeliana ha collegato i recenti attacchi e le campagne moleste nei confronti di attivisti palestinesi e organizzazioni per i diritti umani alle cosiddette "operazioni sporche" delle agenzie di intelligence di Israele.

Nel suo articolo sul quotidiano Maariv di domenica, Yossi Melman, che ha coperto  per decenni le agenzie di spionaggio israeliane, rivela dettagli che raccontano di come in Israele stia prendendo sempre più piede la lotta contro il movimento a guida palestinese di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni (BDS).

di David Lloyd*

Il boicottaggio è, come molti ricordano con orgoglio, un'invenzione irlandese. Il primo boicottaggio prese di mira un noto agente immobiliare terriero, l'omonimo Capitano Charles Boycott, per aver tentato di sfrattare gli inquilini Mayo nel 1880. Ispirato dalla Land League, le popolazioni locali si rifiutarono di servire o lavorare per lui, rispondendo alla sua minaccia contro i loro mezzi di sostentamento con la rescissione dei legami sociali ed economici che avevano con lui. Il boicottaggio da allora è evoluto in un comune strumento nonviolento per ottenere un cambiamento sociale. Resta il mezzo più efficace attraverso cui la società civile chiede conto ai responsabili di violazioni di diritti fondamentali, in corso e tuttavia ancora rimediabili, tra cui in particolare le violazioni che minacciano la capacità di ogni comunità di riprodurre i propri mezzi di sostentamento e la sua sopravvivenza culturale. Funziona semplicemente rimuovendo o sospendendo i legami con gli autori, rifiutando di collaborare con le ingiustizie anche soltanto approvandole passivamente o "normalizzandole" attraverso l'inazione.

di Jillian C. York

L’ultimo anno ha visto in tutto il mondo un aumento delle minacce digitali incontrate sia da singole persone che da organizzazioni e quanti lavorano sulla questione della Palestina non fanno eccezione. Nel corso degli ultimi mesi ci sono stati attacchi contro siti del movimento di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni (BDS), email minatorie agli attivisti e emergono nuove informazioni sulla capacità di sorveglianza di Israele.

“Gli ultimi attacchi informatici contro il BDS sembrano fare parte di una guerra in piena regola di Israele contro il movimento e comprende: una repressione legale di stampo maccartista, l’uso dei servizi di intelligence e ancora più fondi per la propaganda ‘brand Israel'” – ha detto Mahmoud Nawajaa, coordinatore generale del Comitato nazionale palestinese (BNC) di Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni. “Questi attacchi hanno il sapore della disperazione di Israele, causata dal suo crescente isolamento in tutto il mondo, dopo che per anni ha fallito nell’obiettivo di arginare il crescente sostegno che riceve il movimento nonviolento BDS, considerato un mezzo strategico ed efficace per arrivare ad ottenere i diritti per i palestinesi in base al diritto internazionale”.

A seguito di numerosi nuovi fatti di minacce digitali al BDS e agli attivisti che lo sostengono ho cominciato a parlare con diverse persone del movimento per saperne di più sui problemi specifici incontrati da ognuno. I problemi rilevati variano, così come le minacce che percepiscono nel loro lavoro e nel lavoro di altri, ma tutti quelli con cui ho parlato sono concordi nel riconoscere che le minacce digitali contro il movimento sono in crescita.

Omar Barghouti, un attivista palestinese per i diritti umani e co-fondatore del movimento BDS, mi ha detto che la risposta comune a tali minacce è stata: “rafforziamo ulteriormente la nostra sicurezza elettronica, ma senza farci prendere dal panico o adottare rigide misure al riguardo”. Barghouti dice che un “inaspettato risultato di tali attacchi “è stato quello di sollevare il morale degli attivisti che si sentono più rassicurati circa l’efficacia della campagna per i diritti umani che stiamo conducendo”.

Ma anche se tali attacchi possono essere presi come una vittoria, sono comunque un ostacolo per svolgere un lavoro efficace.

Questo articolo vuole essere un mezzo veloce per affrontare i problemi più ricorrenti. Non è affatto esauriente, ma dovrebbe essere in grado di fornire indicazioni utili per fare i primi passi verso un miglioramento della propria sicurezza digitale sia per i singoli attivisti sia per le organizzazioni.

Il Consiglio nazionale per le relazioni sindacali (National Labor Relations Board) ha riaffermato l'archiviazione del procedimento contro i lavoratori del sindacato United Electrical per il loro sostegno al movimento di Boicottaggio Disinvestimento e Sanzioni indetto dai palestinesi. Il NLRB è l'ente statunitense federale che fa rispettare la legislazione del sindacato nel paese.

Nell'agosto 2015, l'Unione dei lavoratori dei settori elettrico, radio e macchine degli Stati Uniti (UE) con 30.000 iscritti è diventato il secondo sindacato nazionale degli Stati Uniti a sostenere il movimento BDS attraverso il voto dei delegati alla convenzione annuale di Baltimora.

A ottobre, Shurat HaDin, un gruppo di avvocati che ha legami con il Mossad, agenzia di spionaggio e assassinio israeliana, ha presentato una denuncia contro il sindacato, sostenendo che il suo sostegno al movimento BDS era una violazione della legge contro i boicottaggi secondari.

Il movimento FIDH ha formalmente riconosciuto e ribadito [1] il diritto degli individui a partecipare pacificamente e a invitare al boicottaggio, disinvestimento e sanzioni (BDS), quali strumenti per protestare contro le politiche di occupazione e discriminazione da parte del governo israeliano. La FIDH sollecita gli Stati a rispettare e sostenere i diritti relativi alla libertà di espressione, di opinione, di associazione e di riunione.

Non esiste alcuna liberazione per i soggetti LGBTQI attraverso l'oppressione di altri individui. Nessun individuo che tenda alla liberazione della propria esistenza, dei propri desideri, del proprio corpo, può ottenerla attraverso l'oppressione di altre esistenze, altri desideri, altri corpi.

Per questo motivo, oltre a batterci per l’affermazione dei diritti delle persone LGBTQI nella nostra società, denunciamo la strumentalizzazione di queste stesse istanze a fini economici e politici. Questa pratica, nota col termine 'pinkwashing', è profumatamente finanziata dagli organi governativi israeliani attraverso la produzione culturale, artistica, cinematografica e la sponsorizzazione del turismo e serve a nascondere le politiche di apartheid, colonialismo e occupazione che colpiscono l’intera società civile palestinese e altre minoranze, indipendentemente dall’orientamento sessuale o l’identità di genere.

Il comune di Bondy (Seine-Saint-Denis), ha deciso di non acquistare merci provenienti da insediamenti israeliani nei territori palestinesi occupati.

Questa decisione è stata adottata Giovedi scorso dal Consiglio comunale all’unanimità con 5 voti contrari, ha riferito la Association France-Palestine Solidarité (AFPS) in un comunicato.

Bondy è una città di 50.000 abitanti della periferia orientale di Parigi. Il sindaco, il socialista Sylvine Thomassin, si basa su una coalizione di maggioranza PS / PC / EELV.

Di seguito il testo integrale del voto comunale:

Voto del Comune di Bondy, Venerdì 24 Giugno 2016

E' un diritto legittimo dei cittadini di accettare o rifiutare di acquistare beni in base alla sua origine di provenienza. Ed è dovere di un ente locale verificare la tracciabilità dei prodotti e dei servizi che offre alla sua popolazione.

Le etichette affisse su alcuni di questi prodotti sono un chiaro inganno per indurre i consumatori in errore. Essa mina la loro libertà di scelta. In particolare, le merci prodotte negli insediamenti israeliani in Palestina, riconosciuti dal diritto internazionale come illegale, sono disponibili sul mercato francese come prodotti da Israele.

Questo è ovviamente falso, la Palestina non è Israele e gli insediamenti in violazione delle norme internazionali da parte della potenza occupante, non possono essere presentati come parte dello stato di Israele.

Di: Al-ShabakaD, Omar Barghouti

Al-Shabaka è un'organizzazione indipendente senza scopo di lucro la cui missione è di educare e stimolare il dibattito pubblico sui diritti umani palestinesi e sulla loro autodeterminazione nel quadro del diritto internazionale.

Omar Barghouti è un ricercatore, commentatore, e attivista indipendente. Egli è un membro fondatore della Campagna Palestinese per il boicottaggio accademico e culturale di Israele (PACBI) e del Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni (BDS) contro Israele. Egli è l'autore di “Boicottaggio, Disinvestimento, Sanzioni: lotta globale per i diritti palestinesi”.

Questa intervista con Barghouti, condotta dal direttore esecutivo di Al-Shabaka, Nadia Hijab, si è svolta in occasione dei recenti attacchi di Israele contro il movimento BDS e altri difensori dei diritti umani che vivono sotto l'occupazione, come il personale dell'organizzazione palestinese per i diritti umani Al-Haq, tra cui le minacce dirette effettuate dai principali funzionari israeliani contro gli attivisti BDS e in particolare contro Barghouti.

La loro discussione va oltre i titoli dei giornali, esaminando il continuo dibattito e discussione rivolti a promuovere il movimento BDS tra i Palestinesi in patria e all'estero, così come tra gli attivisti della solidarietà globale.

Omar ha iniziato chiarendo che tutti i punti di vista che qui esprime sono i suoi e solo suoi; essi non riflettono necessariamente il punto di vista del movimento BDS più esteso o della sua leadership palestinese, il Comitato Nazionale BDS (BNC).

Gli obiettivi del movimento BDS - autodeterminazione, libertà dall'occupazione, uguaglianza per i cittadini palestinesi di Israele, e il diritto al ritorno - comprendono i diritti dei palestinesi secondo le leggi internazionali. Ma sappiamo che il movimento BDS non  realizzerà con le proprie forze i diritti dei palestinesi. Di quali altri movimenti ci sarà bisogno e quale mix di strategie è necessario?

I boicottaggi sono stati storicamente una delle principali strategie di resistenza popolare a disposizione dei Palestinesi di tutti i ceti sociali, e oggi, nel campo della solidarietà internazionale, il BDS è la forma più importante e strategica di sostegno alla nostra lotta per l'autodeterminazione. Il movimento BDS non ha mai affermato che questa rappresenti l'unica strategia al fine di ottenere i pieni diritti dei Palestinesi sulla base del diritto internazionale. Né è possibile aspettarsi che esso consegni da solo i diritti ai Palestinesi. Tra le altre strategie ci sono, ad esempio, le resistenze popolari locali contro il muro e le colonie così come le strategie legali per rendere Israele ei suoi dirigenti responsabili per i crimini che hanno commesso contro il popolo palestinese.

In effetti, una delle strategie più importanti a nostra disposizione e che difficilmente viene perseguita è il lavoro diplomatico e politico con i parlamenti e i governi di tutto il mondo al fine di isolare il regime israeliano di occupazione, il colonialismo e l'apartheid, e ottenere nei suoi confronti sanzioni simili a quelle applicate al Sudafrica dell'apartheid. La realizzazione di questo percorso è bloccata in primo luogo da una burocrazia palestinese complice che manca di un mandato, di principi, di una visione democratici.

In risposta al disegno del governatore di New York Andrew Cuomo di impedire gli scambi commerciali pubblici con le aziende che eseguono il boicottaggio di Israele e al crescente interesse verso diversi programmi legislativi statali per criminalizzare il movimento Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni, i responsabili nazionali della United Church of Christ si sono dichiarati contrari a quella che vedono come una violazione dei diritti del Primo Emendamento.

Il regista britannico firma un nuovo discorso impegnato dopo i suoi ringraziamenti a Cannes.

Lo si conosceva impegnato. Approfitta della sua esposizione mediatica per fare arrivare il suo messaggio ancora più su. Il regista britannico Ken Loach ha ripetuto il suo sostegno alla Palestina chiamando a boicottare lo Stato di Israele, in occasione della serata di lancio del festival Ciné-Palestine all'Istituto del mondo arabo a Parigi, lunedì 23 maggio.