LIBERTÀ. GIUSTIZIA. UGUAGLIANZA.

Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni per i diritti del popolo palestinese.

Notizie BDS

Notizie internazionali del movimento globale BDS.

Mentre il processo di Ahed Tamimi, una adolescente palestinese che sta sopportando una ingiusta detenzione in una prigione israeliana, comincia oggi, le maggiori organizzazioni indiane del movimento delle donne, che rappresentano oltre 10 milioni di indiane, chiedono il suo rilascio insieme a quello di tutti i minori palestinesi detenuti nelle prigioni israeliane. Queste organizzazioni inoltre hanno ascoltato l’appello delle donne palestinesi a sostenere la campagna di Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni contro Israele (BDS) come la forma più efficace di solidarietà con Ahed e gli altri detenuti minori palestinesi.

Il BDS è un movimento pacifico e globale per i diritti umani che sostiene l'uso del boicottaggio economico e culturale per mettere fine alle oltraggiose violazioni israeliane dei diritti umani dei palestinesi e del diritto internazionale. Si ispira all'uso dei boicottaggi politici dei movimenti per la libertà, la giustizia e l'uguaglianza, come il movimento sudafricano anti-apartheid, il movimento americano per i diritti civili e il movimento per l'indipendenza in India.

GINEVRA (Reuters) - L'ufficio per i diritti umani delle Nazioni Unite ha dichiarato mercoledì di aver identificato 206 aziende che fanno affari legati alle colonie israeliane illegali in Cisgiordania e le ha sollecitate ad evitare qualsiasi complicità nelle "pervasive" violazioni contro i palestinesi.

Israele teme che le società elencate in una "lista nera" delle Nazioni Unite possano essere oggetto di boicottaggi o disinvestimenti volti a rafforzare la pressione sui suoi insediamenti, che la maggior parte dei paesi e l'organismo mondiale considerano illegali.

L'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani ha pubblicato un rapporto che identifica, ma non nomina, 206 aziende che fanno affari legati a insediamenti israeliani illegali costruiti su terra palestinese rubata nella Cisgiordania occupata, inclusa Gerusalemme Est.

Oggi l'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani ha pubblicato un rapporto che identifica, ma non nomina, 206 aziende che fanno affari legati a insediamenti israeliani illegali costruiti su terra palestinese rubata nella Cisgiordania occupata, inclusa Gerusalemme Est.

Il rapporto delle Nazioni Unite ha affermato tra l’altro:

Prodotti cosmetici AHAVA Mar Morto fabbricati nell'insediamento israeliano di Mitzpe Shalem in Cisgiordania occupata. (AFP)

La Danimarca rafforza le linee guida del Governo contro gli investimenti in progetti al di là della linea verde, adottando quindi una risoluzione delle Nazioni Unite che definisce gli insediamenti in Cisgiordania come una violazione del diritto internazionale.

Il parlamento danese ha deciso questa settimana di escludere gli insediamenti ebraici in Cisgiordania dagli accordi bilaterali con Israele. Inoltre, è stato deciso di rafforzare le linee guida del governo contro gli investimenti in progetti oltre la Green Line da parte di enti pubblici e privati.

La risoluzione è passata con una maggioranza di 81 contro 22, con tutti i partiti del parlamento danese a favore, tranne il partito popolare danese di estrema destra. La mossa ha visto la Danimarca adottare la Risoluzione 2334 delle Nazioni Unite, nella quale gli insediamenti sono definiti come una violazione del diritto internazionale e si fa una distinzione tra Israele all'interno della Linea Verde e gli insediamenti israeliani in Cisgiordania occupata e Gerusalemme Est. La stessa opinione è condivisa dall'Unione Europea in tutti gli accordi multilaterali con Israele.

 

Cari tutti,

Scrivo questa lettera per condividere con voi la notizia che Israele mi ha espressamente vietato di andare ad Amman, Giordania, per accompagnare mia madre e stare con lei in occasione del serio intervento chirurgico a cui deve sottoporsi. 

Mia madre, Wafieh Barghouti, ha 75 anni. Le è stato diagnosticato alcuni mesi fa un tumore che lei sta combattendo con coraggio, dignità e i suoi tanti commenti politici particolarmente pungenti su Facebook!

Sono mesi che ogni volta che devo andare ad Amman per stare con la mia madre durante le sessioni di chemioterapia, devo chiedere una ordinanza del tribunale per la sospensione temporanea del divieto a viaggiare che mi è stato imposto dalle autorità israeliane.

La società civile palestinese chiede sanzioni contro Israele per fermare l'alleanza di estrema destra tra Israele e Trump che minaccia i diritti dei palestinesi e il diritto internazionale

"Tutte le decisioni e le azioni che hanno preteso di alterare il carattere, lo stato o la composizione demografica della città santa di Gerusalemme non hanno alcun effetto legale, sono nulle e non valide e devono essere revocate in conformità con le pertinenti risoluzioni del Consiglio di Sicurezza. UNGA (Assemblea Generale delle Nazioni Unite), 21 dicembre 2017."

Oggi, in una sessione di emergenza, la stragrande maggioranza delle nazioni del mondo all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha votato, con 128 voti contro 9, a favore di una risoluzione che invita gli Stati Uniti a ribaltare la propria decisione di riconoscere Gerusalemme come capitale di Israele.

Mr. Fish / Truthdig

Chris Hedges (con intervista a Omar Barghouti)

L'annuncio di mercoledì del presidente Trump, anima gemella del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, che trasferirà l'ambasciata statunitense a Gerusalemme rafforza la nostra [degli USA] reputazione, insieme a Israele, di stato canaglia e paria internazionale. Gli Stati Uniti molto tempo fa hanno perso credibilità di onesto mediatore in qualsiasi accordo di pace in Medio Oriente. Abbiamo fornito 38 miliardi di dollari in aiuti militari a Israele nell'ultimo decennio, nonostante il flagrante disprezzo di Israele per il diritto internazionale e i suoi ben documentati crimini di guerra. Non facciamo nulla per fermare l'espropriazione della terra palestinese. Diamo un sostegno inequivocabile agli attacchi israeliani contro i palestinesi, compreso il bombardamento di civili in gran parte indifesi a Gaza, che hanno lasciato migliaia di morti e distrutto interi quartieri.

(Municipio di Madrid)

Centinaia di funzionari eletti dello Stato spagnolo sostengono il BDS per i diritti dei palestinesi, stabilendo un nuovo precedente per il BDS in Europa. Includono sindaci, consiglieri comunali, membri del congresso, presidenti dei parlamenti regionali e membri del Parlamento europeo.

Questa settimana, nella Giornata Internazionale della Solidarietà con il Popolo Palestinese, più di 350 rappresentanti politici eletti in tutto lo stato spagnolo hanno pubblicato una lettera aperta a sostegno dei diritti umani palestinesi. Hanno denunciato come "apartheid" il razzismo e la discriminazione istituzionalizzati di Israele e hanno espresso sostegno per il movimento di Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni (BDS) come l'unico strumento percorribile per raggiungere una pace giusta e duratura per il popolo palestinese.

Tra questi rappresentanti politici eletti sono compresi sindaci, consiglieri comunali, membri del congresso, presidenti dei parlamenti regionali e membri del Parlamento Europeo.

L'elenco completo dei firmatari è disponibile qui.

Ad oggi, il parlamento spagnolo ha affermato che il diritto di sostenere i diritti dei palestinesi attraverso il BDS è protetto dalla libertà di parola e di associazione. Il Consiglio comunale di Barcellona ha stabilito di porre fine alla complicità con le violazioni del diritto internazionale da parte di Israele e più di 80 istituzioni pubbliche spagnole si sono dichiarate "Zone Libere dell'Apartheid", impegnate a difendere i diritti umani e a rifiutare la complicità nei crimini israeliani contro il popolo palestinese.

Gli attivisti del BDS in Spagna considerano questa grande dimostrazione di sostegno da parte dei funzionari pubblici come una spinta alla loro campagna di solidarietà per i diritti umani palestinesi.

Ana Sanchez, del BNC palestinese, ha dichiarato: "Il Comitato Nazionale Palestinese per BDS accoglie calorosamente la solidarietà di principio e il rispetto significativo per i diritti umani espresso da oltre 350 funzionari pubblici dello stato spagnolo. Ci congratuliamo con loro per aver agito col proposito di porre fine alla complicità del loro governo e delle loro istituzioni in decenni di crimini israeliani, incluso il furto in atto della terra palestinese e l'espropriazione ai danni del popolo palestinese. Come hanno chiarito, porre fine alla complicità in gravi violazioni dei diritti umani è un obbligo sia morale che legale a cui altri dovrebbero prestare attenzione."

Traduzione in italiano della lettera pubblica originale firmata da oltre 350 funzionari pubblici dello stato spagnolo:

Per una Palestina Libera

Xavier Domènech, Violeta Barba, José María González "Kichi", Rita Maestre, Xulio Ferreiro e più di 350 funzionari pubblici dello stato spagnolo*

Nel settantesimo anniversario della risoluzione 181 delle Nazioni Unite, nota anche come Piano di Spartizione della Palestina, noi, i sottoscritti funzionari eletti, abbiamo scritto questa lettera per la dignità, la giustizia e l’uguaglianza.

Da quel 29 novembre fino ad oggi, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, la sua Assemblea Generale e il Consiglio per i Diritti Umani hanno emesso centinaia di risoluzioni che esortano al rispetto dei diritti umani e alla ricerca di una soluzione per condurre ad una pace giusta e duratura per la Palestina. Queste risoluzioni vanno dalla riaffermazione del Diritto al Ritorno [dei profughi palestinesi] del 1948, con la Risoluzione 194, alla condanna degli insediamenti [illegali] israeliani da parte del Consiglio di Sicurezza dello scorso dicembre 2016 nella Risoluzione 2234.

Tutte queste [risoluzioni] rimangono insoddisfatte. Tutte le violazioni continuano impunemente.

Più di sette decenni sono passati dall'inizio della cosiddetta Nakba Palestinese. Un processo coloniale di pulizia etnica e apartheid per il quale, ad oggi, non una singola persona è stata ritenuta responsabile secondo il diritto internazionale. Gli oltre sette milioni di profughi palestinesi che non possono tornare alle loro case ne sono testimoni. Così come il milione e mezzo di palestinesi che risiedono, come cittadini di seconda o terza classe, in Israele, sotto un regime di violenza istituzionalizzata rafforzata da oltre 70 leggi che li discriminano direttamente. Il popolo palestinese in Cisgiordania e Gerusalemme Est sta ancora aspettando giustizia, sottoposto a una brutale occupazione militare da 50 anni durante la quale l'unico progresso visibile è costituito da insediamenti illegali che divorano sempre maggiori estensioni delle loro terre e campi.

Particolarmente vergognosa è la situazione affrontata da oltre 2 milioni di persone che vivono nella Striscia di Gaza, molti dei quali rifugiati. Le Nazioni Unite affermano che nel 2020 Gaza sarà un territorio inabitabile a causa delle condizioni disumane in cui sopravvive la sua popolazione. La causa? Su questo le organizzazioni internazionali per i diritti umani e le stesse Nazioni Unite sono chiare: il blocco illegale a cui Israele sottopone i palestinesi di Gaza da oltre 10 anni. Il popolo di Gaza sopravvive ogni giorno con meno acqua potabile, meno ore di elettricità, meno medicine e meno risorse, ma con una dignità e una capacità di recupero che sono inesauribili. La vita a Gaza è una lotta quotidiana per la sopravvivenza.

Condannare l'occupazione non è abbastanza. Condannare gli attacchi contro la popolazione civile non è abbastanza. Come nel caso del regime istituzionalizzato di discriminazione razziale nel Sud Africa dell'Apartheid, è necessario porre fine alla complicità dei governi europei, degli Stati Uniti e delle potenze occidentali nel mantenere un sistema di ingiustizie che è già durato per troppi decenni. Famosi giuristi e studiosi come John Dugard, Virginia Tilley e José Antonio Martín Pallín, magistrato emerito della Corte Suprema, hanno sottolineato in numerose occasioni che la situazione in Palestina costituisce un regime di apartheid. Agiamo di conseguenza.

Dobbiamo smettere di armare Israele, smettere di riconoscere e normalizzare le relazioni con uno stato che si comporta in modo profondamente abnorme. Dobbiamo assumerci le nostre responsabilità come istituzioni pubbliche e rifiutarci di alimentare l'ingiustizia. Rifiutarsi di dare sostegno materiale a crimini di guerra o crimini contro l'umanità non è solo un obbligo morale, non è un atto di carità o solidarietà, è un obbligo legale. Richard Falk, ex relatore speciale delle Nazioni Unite, ha recentemente affermato che la campagna di Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni sostenuta dalla società civile palestinese "non è solo uno strumento essenziale per cambiare queste relazioni di potere, ma è l'unico strumento valido per farlo in questo momento".

Facciamo in modo che l'equilibrio non pesi verso il lato del potere, ma della giustizia. Assumiamo il nostro obbligo di pubblici ufficiali di promuovere e garantire il rispetto dei diritti umani, qui, nelle nostre città e villaggi, e in Palestina.

* Xavier Domènech è un membro del Congresso della Catalogna, Violeta Barba è il presidente del parlamento di Aragona, José María González "Kichi" è il sindaco di Cadice, Rita Maestre è un membro del Consiglio comunale di Madrid, Xulio Ferreiro è il sindaco di Coruña.

Il Comitato Nazionale Palestinese per il BDS (BNC) è la più grande coalizione nella società civile palestinese. Conduce e sostiene il movimento internazionale per il Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni per i diritti dei palestinesi.

Fonte: Comitato Nazionale Palestinese per il BDS (BNC)

Traduzione di BDS Italia

Omar Barghouti afferma che la campagna globale per il boicottaggio di Israele è sulla buona strada per raggiungere i suoi obiettivi

di Zahra Hankir

La scorsa settimana, la Knesset israeliana ha approvato un voto preliminare su un disegno di legge che consentirà agli israeliani di citare in giudizio individui e gruppi che chiedono un boicottaggio degli insediamenti del paese. Secondo la legge, il richiedente non ha bisogno di provare danni precisi e il risarcimento potrebbe raggiungere fino a 500.000 shekel ($ 142,842).

Photo di Ohad Zwigenberg

Gilad Erdan spiega cosa c'è dietro il rifiuto di Israele di consentire ai membri della delegazione europea di entrare nel paese.

Di Josh Breiner e Jonathan Lis