Notizie BDS
Notizie internazionali del movimento globale BDS.
Foto: Dominic McGrath per The University Times
Il voto dà mandato all'USI (Unione degli Studenti in Irlanda) di fare pressioni sulle università affinché disinvestano e interrompano i rapporti con le compagnie complici dell'occupazione israeliana e delle violazioni dei diritti umani palestinesi e afferma il sostegno dell’USI al boicottaggio delle istituzioni accademiche israeliane.
L'Unione degli studenti in Irlanda (USI) ha deciso oggi al suo congresso annuale di sostenere la campagna di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni contro Israele.
Le organizzazioni studentesche si sono mosse sempre di più per sostenere la campagna, anche se non tutti i sindacati studenteschi in Irlanda hanno il mandato di portare avanti l'azione contro Israele.
La mozione di oggi è stata lanciata con appelli agli studenti a stare dalla parte giusta della storia, un grido che è stato salutato con una standing ovation dal pubblico. La mozione è stata proposta dall'unione studentesca della Queen's University di Belfast (QUBSU) e aveva bisogno di una maggioranza di due terzi per passare.
Parlando a favore della mozione, il vicepresidente per gli affari accademici dell'USI Oisín Hassan ha dichiarato: "Non stiamo parlando di istituzioni come la nostra". "Stiamo parlando - ha detto - di istituzioni che sostengono" l'occupazione militare della Palestina.
L'USI ha ora l'incarico di fare pressione sulle università affinché disinvestano e "disdicano i contratti con società che sono coinvolte nell'occupazione dei territori palestinesi e nella violazione dei diritti umani palestinesi". Il sindacato sosterrà anche "un boicottaggio accademico delle istituzioni israeliane di istruzione superiore complici nel normalizzare, fornire copertura intellettuale e sostenere gli insediamenti coloniali".
L'unione studentesca del Trinity College di Dublino (TCDSU) è incaricata di sostenere una campagna di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni, dopo un referendum sulla questione passato lo scorso mese. Il tema è stato posto al centro della politica del campus nell'ultimo anno da Students for Justice in Palestine.
Al congresso di oggi, il Presidente dell'Unione Studentesca dell'Istituto di Tecnologia di Dublino (DITSU), Boni Odoemene, ha suggerito che il sostegno al boicottaggio, al disinvestimento e alle sanzioni potrebbe essere antisemita e potrebbe attirare accuse di "neo-nazismo".
Da parte del Trinity c'è stato un forte supporto alla mozione.
Il presidente del TCDSU, Kevin Keane, ha parlato oggi a sostegno della mozione. Come presidente eletto, Keane aveva attirato pesanti critiche da parte degli studenti attivisti dopo aver parlato contro una mozione che chiedeva al consiglio dell'unione una campagna per il boicottaggio, nonostante avesse offerto il sostegno durante la sua campagna presidenziale. Al congresso ha detto: "Ho parlato contro [la mozione] perché non ho avuto coraggio".
Anche Shane De Rís ha parlato a favore della mozione. De Rís ha chiesto agli studenti: "Unitevi a noi nella nostra lotta". "A migliaia, a milioni, siamo tutti palestinesi". Anche Laura Beston, responsabile dei diritti dei disabili del TCDSU, ha parlato a favore della mozione.
Il presidente eletto dell’unione degli studenti laureati (GSU), Oisín Vince Coulter, ha dichiarato in pubblico: "Gli studenti si sono opposti all'oppressione per decenni e siamo stati dalla parte giusta della storia".
Fonte: BNC
Traduzione di BDS Italia
L'unica finestra di speranza per Gaza, oltre che nella nostra mobilitazione di massa, sta nella crescente campagna BDS.
L'esercito israeliano ha ucciso più di una dozzina di palestinesi che stavano manifestando lungo il confine orientale della striscia di Gaza nel Giorno della Terra, il 30 marzo 2018 . [AP]
Dopo l'imposizione di un blocco mortale ai due milioni di abitanti della Striscia di Gaza per 11 anni ed il lancio dei tre massicci attacchi genocidi durante gli ultimi sette anni - aiutata dalla complicità della cosiddetta comunità internazionale e dal silenzio dei regimi arabi reazionari - la settimana scorsa Israele ha commesso un nuovo massacro contro dimostranti pacifici che commemoravano il Giorno della Terra e che riaffermavano il loro diritto al ritorno.
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I manifestanti palestinesi hanno iniziato il 13 aprile la terza settimana della loro "Marcia per il Ritorno" di protesta. Le manifestazioni hanno portato a scontri mortali vicino al confine tra Israele e Gaza. (The Washington Post)
Diana Buttu è stata consulente legale della squadra di negoziazione palestinese ed è stata direttamente coinvolta nei negoziati tra Israele e l'Organizzazione per la Liberazione della Palestina.
L'uccisione israeliana di 18 manifestanti palestinesi a Gaza lo scorso venerdì (30 marzo, NdT) era del tutto prevedibile. Era anche del tutto evitabile. Le vittime hanno preso parte alla marcia annuale della Giornata della Terra che commemora l'uccisione nel 1976 di sei palestinesi che protestavano contro la confisca di migliaia di ettari di terra da parte di Israele. L'evento di quest'anno segna anche i 70 anni dalla pulizia etnica dei palestinesi e l'allontanamento dalla loro terra durante l'insediamento dello Stato di Israele. I partecipanti hanno marciato verso il confine orientale, pesantemente fortificato, tra Gaza e Israele, in un'immagine simbolica di ritorno alla loro terra e alle case da cui hanno origine le loro famiglie. Eppure, ancor prima che iniziasse la marcia, Israele aveva annunciato che avrebbe schierato più di 100 cecchini, elicotteri con gas lacrimogeni e carri armati per sparare sui manifestanti. Alla fine della giornata, i soldati israeliani hanno ucciso con munizioni vere 18 palestinesi e ferito oltre 1.700. Questo nonostante il fatto che nessun soldato israeliano sia stato danneggiato o addirittura messo in pericolo.
Leggi: Dopo gli omicidi di Gaza, è tempo di applicare tolleranza zero su Israele
La Campagna USA per il Boicottaggio accademico e culturale di Israele (USACBI) invita tutti i docenti, amministratori, studenti e staff statunitensi a sostenere il boicottaggio accademico internazionale in corso contro Israele rifiutando di partecipare in qualsiasi modo ai programmi di studio all'estero in quel Paese. Il boicottaggio accademico di Israele è stato sollecitato da studiosi e studenti palestinesi che vivono sotto occupazione militare e in uno stato di assedio e di apartheid che viola quotidianamente il loro diritto all'istruzione. Partecipare a un programma di studio all'estero presso un'istituzione israeliana significa ignorare, se non perpetuare, la violazione in corso delle libertà accademiche e, in realtà, dei diritti umani dei palestinesi. Invitiamo quindi tutti gli studenti, i docenti e il personale che ascoltano la propria coscienza ad astenersi dalla partecipazione a tali programmi e rifiutare la complicità con l'occupazione, la colonizzazione e l'apartheid.
La richiesta di misure BDS in Brasile è particolarmente significativa perché il paese è uno dei maggiori acquirenti di armi e tecnologie militari israeliane nel mondo.
Il mese scorso, il Partito socialista e per la libertà del Brasile (PSOL) ha approvato una risoluzione che riafferma il suo sostegno al movimento BDS per i diritti dei palestinesi. Il PSOL è un partito progressista in crescita in Brasile, con sei rappresentanti al Congresso nazionale, nove in diverse assemblee statali e 53 nei consigli comunali. Nel 2017 è stato il partito con il maggior numero di nuovi membri nel paese.
L'appello per le misure di Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni (BDS) in Brasile è particolarmente significativo perché il paese è uno dei maggiori acquirenti di armi e tecnologie militari israeliane nel mondo.
La risoluzione del PSOL afferma che il partito è impegnato a "intensificare gli sforzi per porre un embargo militare su Israele" e fa riferimento a "tecnologie e tecniche" esportate da Israele in Brasile che "accrescono repressione, razzismo e militarizzazione contro gli interessi del popolo brasiliano".
I colloqui in corso sulla possibilità che l'UE acquisti il gas naturale israeliano mettono in discussione l'impegno dell'UE nei confronti dei diritti dei palestinesi in base al diritto internazionale.
L'UE ha assunto un forte impegno per la transizione energetica verso le fonti rinnovabili e ha sviluppato una strategia ambiziosa per raggiungere gli obiettivi sul cambiamento climatico dell'Accordo di Parigi. Allo stesso tempo, negli ultimi anni l'UE ha speso milioni di euro in progetti di infrastrutture per il gas e sono previsti ulteriori miliardi di euro per 104 nuovi progetti sul gas inclusi nel terzo elenco di Progetti di Interesse Comune (PCI) pubblicati dalla Commissione.
Il gas naturale è un combustibile fossile composto da metano, che è un gas 86 volte più potente nel trattenere il calore rispetto alla CO2. Con questo massiccio investimento, l'UE sta fissando la propria dipendenza dai combustibili fossili per i decenni a venire. Come riportato da un recente rapporto, la lobby delle compagnie del gas sta consolidando la dipendenza dell'Europa dai combustibili fossili. Nel solo 2016, "le società del gas e i loro gruppi di pressione hanno speso oltre € 100 milioni per influenzare la politica [dell'energia] dell'UE, con più di 1.000 lobbisti sul loro libro paga. ... In confronto, i gruppi di interesse pubblico che fanno pressione contro le nuove infrastrutture del gas sono riusciti a mobilitare solo il 3% della spesa dell'industria ".
Leggi: Alimentare l'impunità: le esportazioni di gas israeliano in Europa
Foto: RW Racing
A seguito di una campagna dei difensori dei diritti umani, il gigante giapponese dei motori ha annullato l'evento con la stella nascente della Moto GP, Joe Roberts.
I palestinesi hanno accolto con favore la cancellazione di una corsa in Israele sponsorizzata dalla Honda.
L'evento, per via della presenza della nuova stella motociclistica statunitense Joe Roberts, è stato condannato dalle organizzazioni per i diritti umani.
Leggi: Cancellato in Israele l'evento della Honda con Joe Roberts
Mentre il processo di Ahed Tamimi, una adolescente palestinese che sta sopportando una ingiusta detenzione in una prigione israeliana, comincia oggi, le maggiori organizzazioni indiane del movimento delle donne, che rappresentano oltre 10 milioni di indiane, chiedono il suo rilascio insieme a quello di tutti i minori palestinesi detenuti nelle prigioni israeliane. Queste organizzazioni inoltre hanno ascoltato l’appello delle donne palestinesi a sostenere la campagna di Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni contro Israele (BDS) come la forma più efficace di solidarietà con Ahed e gli altri detenuti minori palestinesi.
Il BDS è un movimento pacifico e globale per i diritti umani che sostiene l'uso del boicottaggio economico e culturale per mettere fine alle oltraggiose violazioni israeliane dei diritti umani dei palestinesi e del diritto internazionale. Si ispira all'uso dei boicottaggi politici dei movimenti per la libertà, la giustizia e l'uguaglianza, come il movimento sudafricano anti-apartheid, il movimento americano per i diritti civili e il movimento per l'indipendenza in India.
Leggi: Oltre 10 milioni di donne indiane chiedono la liberazione di Ahed Tamimi e appoggiano il BDS
GINEVRA (Reuters) - L'ufficio per i diritti umani delle Nazioni Unite ha dichiarato mercoledì di aver identificato 206 aziende che fanno affari legati alle colonie israeliane illegali in Cisgiordania e le ha sollecitate ad evitare qualsiasi complicità nelle "pervasive" violazioni contro i palestinesi.
Israele teme che le società elencate in una "lista nera" delle Nazioni Unite possano essere oggetto di boicottaggi o disinvestimenti volti a rafforzare la pressione sui suoi insediamenti, che la maggior parte dei paesi e l'organismo mondiale considerano illegali.
Leggi: Israele respinge il rapporto delle Nazioni Unite sulle imprese legate agli insediamenti
L'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani ha pubblicato un rapporto che identifica, ma non nomina, 206 aziende che fanno affari legati a insediamenti israeliani illegali costruiti su terra palestinese rubata nella Cisgiordania occupata, inclusa Gerusalemme Est.
Oggi l'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani ha pubblicato un rapporto che identifica, ma non nomina, 206 aziende che fanno affari legati a insediamenti israeliani illegali costruiti su terra palestinese rubata nella Cisgiordania occupata, inclusa Gerusalemme Est.
Il rapporto delle Nazioni Unite ha affermato tra l’altro: