LIBERTÀ. GIUSTIZIA. UGUAGLIANZA.

Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni per i diritti del popolo palestinese.

Recentemente più di 100 delegati sindacali, in rappresentanza di ventinove sindacati e tre milioni di membri provenienti da tutta Europa, si sono riuniti in uno storico primo incontro a Bruxelles per denunciare la complicità dei governi europei con Israele e stabilire una piattaforma che attraversi tutta l’Europa in solidarietà con il popolo palestinese.

Il palese disprezzo di Israele per il diritto internazionale è ben documentato. Forse meno noto, è il suo Accordo di cooperazione con l'Unione Europea che lo dota di accesso al commercio consentendogli una maggiore partecipazione ai programmi e ai progetti comunitari rispetto a qualsiasi altro paese non europeo.

Il Coordinamento Europeo dei Comitati e delle Associazioni per la Palestina (ECCP) ha riscontrato che, mentre il governo israeliano ha contribuito 535 milioni di € per i programmi di ricerca dell'Unione Europea in un periodo di sei anni, le imprese e le istituzioni israeliane hanno in realtà ricevuto ancora più fondi in cambio – del valore di € 840.000.000. Israele dovrebbe beneficiare in modo simile dal nuovo programma di finanziamento della ricerca Horizon 2020 a meno che i ripetuti appelli internazionali del Movimento per il Boicottaggio, Disinvestimento, Sanzioni (BDS) vengano ascoltati.

L'esistenza stessa di questo accordo che perdura da 16 anni è tanto più cospicua visto che l'articolo 2 sottolinea che si basa su un "reciproco rispetto dei diritti umani e dei principi democratici" (!) Non qualcosa che si associ immediatamente a uno stato che continua a occupare illegalmente la terra palestinese in violazione del diritto internazionale e in barba a innumerevoli dichiarazioni di condanna da parte dei governi e delle organizzazioni internazionali, tra cui molte dalla stessa UE.

Il raduno sindacale, durato due giorni, ha registrato appelli alla fine dell'occupazione della Palestina e all'abrogazione dell’Accordo, oggetto di aspre critiche e visto da molti come una legittimazione dell'occupazione illegale in violazione del diritto internazionale e delle Convenzioni delle Nazioni Unite. Questa nuova iniziativa è stata presa da un gruppo trasversale di organizzazioni sindacali europee che mira allo sviluppo di una rete che rafforzi i legami tra le organizzazioni dei lavoratori in Europa, ma anche raggiunga tutte le sezioni del movimento sindacale palestinese. Infatti il ​​PGFTU, l'Unione dei lavoratori arabi e i Nuovi Sindacati hanno tutti partecipato attivamente alle discussioni.

L'obiettivo della campagna è di far prendere coscienza della complicità dei loro rispettivi governi nelle violazioni dei diritti umani e crimini di guerra israeliani, e della responsabilità delle imprese che sostengono e beneficiano economicamente dall'occupazione illegale.

La feroce critica del comitato organizzatore nei confronti della UE riguarda la sua incapacità a chiedere conto a Israele delle sue gravi violazioni del diritto internazionale, ad affrontare la questione dell'illegalità dell'occupazione della Palestina, della discriminazione dilagante contro i cittadini palestinesi di Israele e dei numerosi abusi diritti umani - tra cui la negazione del diritto dei rifugiati palestinesi a fare ritorno nelle loro terre secondo la risoluzione 194 adottata dalle Nazioni Unite quasi settanta anni fa.

La formazione di questa rete è un importante passo avanti nel lavoro di solidarietà all'interno del movimento sindacale europeo, coerente nella sua richiesta di una soluzione giusta per il popolo palestinese.

L'UE non ha avuto alcuna esitazione ad applicare diverse forme di sanzioni contro la Russia quando ha annesso il territorio ucraino, e ha agito allo stesso modo nei confronti di una quarantina di altri stati in diversi momenti nel corso degli ultimi anni. Il vergognoso ‘due pesi e due misure’ applicato nel caso di Israele è inaccettabile ed è da molti interpretato come un tacito sostegno alle continue violazioni israeliane del diritto internazionale.

Sotto forti pressioni internazionali, l'UE ha stabilito nel 2015 che i prodotti provenienti dagli insediamenti israeliani illegali nella Cisgiordania occupata, Gerusalemme Est e le alture del Golan, devono essere chiaramente etichettati come tali. Questo mese, quasi un anno intero dopo, la Francia è diventata il terzo Stato membro, dopo il Regno Unito e il Belgio a far rispettare la decisione.

Ironia della sorte, la sentenza originale ha portato il governo Netanyahu a minacciare di boicottare la cooperazione con l'Unione Europea, mentre il quotidiano The Independent ha riferito che un ministro israeliano ha definito la decisione "antisemitismo mascherato" - la solita copertura utilizzata per censurare il dibattito aperto sulle brutali politiche di occupazione di Israele.

La stessa notizia fa riferimento a diplomatici europei che ammettono "in privato che la forza della risposta israeliana ha intimorito molti stati membri a emettere le proprie linee guida specifiche." Gli sforzi coordinati delle macchine della propaganda israeliana per coniare come antisemita qualsiasi cosa e chiunque critichi le loro politiche governative stanno chiaramente dando i loro frutti in alcuni ambienti. In effetti, una delle questioni sollevate nel corso della riunione di Bruxelles è stata la necessità di sfidare efficacemente la campagna ingannevole da parte del governo israeliano di ridefinire l'antisemitismo per soddisfare la propria distorta agenda politica.

Tuttavia, il governo francese è ormai entrato nel novero delle principali nazioni europee che hanno rotto i ranghi di quella barriera autoimposta e i restanti governi europei dovrebbe immediatamente seguirne l'esempio. Il movimento sindacale europeo farà il massimo per garantire che questo avvenga il più presto possibile.

Il movimento globale BDS è stato sempre più sotto attacco della macchina della propaganda israeliana nel corso dell'ultimo anno, eppure il 2016 ha portato con se’ una serie di importanti vittorie per i diritti umani in Palestina. Multinazionali di primo piano, come Orange, CRH e G4S, hanno seguito l'esempio di Veolia nel ritirare il loro business dai progetti che violano i diritti dei palestinesi.

Anche quest'anno un numero crescente di comuni europei o consigli comunali in paesi tanto diversi come la Norvegia, Spagna e Irlanda hanno dichiarato la loro opposizione all'occupazione israeliana, mentre importanti chiese negli Stati Uniti hanno disinvestito da banche israeliane e da aziende internazionali che sostengono l'occupazione .

Il Movimento BDS è in espansione e conclude il 2016 con importanti successi per il diritto di boicottare Israele a sostegno dei diritti dei palestinesi secondo il diritto internazionale da parte dell'Unione Europea, i governi di Svezia, Paesi Bassi e Irlanda, oltre che da Amnesty International, l'American Civil Liberties Union e la Federazione internazionale dei diritti umani, così come "centinaia di partiti politici, sindacati e movimenti sociali di tutto il mondo".

Un’altra grande vittoria è arrivata nel marzo di quest'anno, quando il Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite ha deliberato di creare un database di aziende israeliane e internazionali che sono complici e traggono profitto dall'occupazione di Israele - uno sviluppo che farà cadere il velo anche ad altri interessi commerciali che sono complici di Israele in numerose e continue violazioni del diritto internazionale.

Quest’ultima mobilitazione coordinata dei sindacati a Bruxelles a sostegno del popolo palestinese eserciterà senza dubbio ancora più pressione sui governi europei affinché compiano il loro dovere morale e giuridico di garantire la fine dell'occupazione illegale di Israele e della negazione dei diritti dei palestinesi.

Alla conferenza di Bruxelles è stato lanciato un appello affinché altri sindacati siano coinvolti - se il vostro sindacato è interessato a partecipare alla campagna si prega di contattare gli organizzatori al Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

I seguenti sindacati sono già affiliati alla rete:

The Irish Congress of Trade Unions (ICTU), Fagforbundet (Norway), Union Syndicale Solidaires (France), La Centrale Générale-FGTB (Belgium), ACV/CSC Brussels (Belgium), UNISON (UK), The Norwegian Trade Union Federation LO in Trondheim, (Norway) Unison N. Ireland Region (Ireland), Derry Trades Union Council (Ireland), Belfast&District Trades Union Council (Ireland), Workmates – trade union section of Norwegian Palestine Committee (Norway), Trade Union Friends of Palestine (Ireland), Communications Workers Union (Ireland), Confederacion Intersindical Galega (Spain), Mandate Trade Union (Ireland), ELA – Basque Workers Solidarity (Euskadi), IRW-CGSP (Belgium), LBC-NVK (Belgium), Palestinawerkgroep-FNV (The Netherlands), CNE (Belgium), IAC (Spain), Civil Public and Services Union – CPSU (Ireland), Intersindical Valenciana (Spain), Irish National Teachers’ Organisation – Branches: Derry City, Newry, Dungannon, Armagh, Belfast West (Ireland), The Palestine Committee of Norway, Union section (Union of railway workers), IMPACT (Ireland), CGT France – 66, The Northern Ireland Public Service Alliance (NIPSA).

Eddie Whyte – representative for the Norwegian Union of Municipal and General Employees (NUMGE)

Fonte: ECCP

Traduzione di Angelo Stefanini per BDS Italia