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Quando la storia finale del boicottaggio accademico di Israele sarà stata scritta, il 2014 vi avrà sicuramente una parte importante.

L’UAW 2865, sindacato che rappresenta gli studenti lavoratori dell’Università della California, è diventato il primo negli Stati Uniti a votare per il boicottaggio di Israele. L’Associazione di Studi etnici e l’Associazione di Letteratura Africana hanno aderito al Movimento per il boicottaggio, disinvestimento e sanzioni ( BDS). E ancor prima nell’anno, i membri dell’Associazione di Studi americani (ASA) hanno votato a favore del boicottaggio accademico di Israele, scatenando una tempesta di proteste da parte di sostenitori e legislatori filoisraeliani.

Ma anche il 2015 promette di essere un anno importante per il boicottaggio accademico: la rabbia per la continuazione dell’occupazione israeliana e l’attacco a Gaza dell’estate scorsa stanno guidando la discussione.

Le due più importanti associazioni accademiche, L’Associazione Antropologica Americana (AAA) e l’Associazione per gli Studi nel Medio Oriente (MESA) potrebbero prendere in considerazione il boicottaggio accademico. Ambedue le associazioni sono già coinvolte nel dibattito sul boicottaggio di Israele. All’inizio di gennaio l’Associazione Americana degli Storici ha bocciato la richiesta di proporre risoluzioni che criticavano Israele perché i proponenti non avevano presentato in tempo i loro documenti.

L’approvazione di risoluzioni pro-boicottaggio in congressi del 2015 potrebbe incrementare la visibilità del movimento BDS negli Stati Uniti , anche se questo impatto sarebbe prevalentemente simbolico.

Gli studenti hanno votato sì al boicottaggio, disinvestimento e sanzioni contro l'occupazione e la segregazione dei palestinesi da parte di Israele

Gli studenti della Concordia University hanno votato 'Sì' al boicottaggio, disinvestimento e sanzioni contro l'occupazione illegale dei territori palestinesi e l'oppressione del popolo palestinese, e invitano tutti gli studenti ad aderire al comitato BDS. "Partecipando a questo movimento globale della società civile per i Diritti Umani dei palestinesi, gli studenti sottolineano l'impegno del nostro campus per la giustizia sociale e la responsabilità morale collettiva", ha detto Javier Hoyos, presidente del comitato 'Yes to BDS'.

"Ringraziamo gli studenti per la loro forza di carattere e il loro coraggio nell'aver contestato contro la complicità della nostra università con le violazioni dei diritti umani internazionali", ha detto Hoyos. "Siamo lieti che gli studenti abbiano avuto la possibilità, al momento del voto, di leggere le informazioni fornite con la modifica del quesito, poiché ciò ha permesso loro di prendere una decisione informata, nonostante le calunnie dell'opposizione contro il movimento BDS e nonostante che il cambiamento del quesito sia avvenuto solo poche ore prima dell'apertura delle urne."

"La nostra liberazione non sarà completa fino a quando non sarà di tutti":
Un rapporto dal #AAA2014 Business Meeting

A Washington, DC, venerdì, l'annuale meeting d'affari della American Anthropological Association era stipato di soci come non mai nella storia recente - oltre 700. La sala era così affollata che il personale dell'hotel, per ospitare tutti, ha dovuto smontare il muro divisorio con la stanza accanto.

All'ordine del giorno c'era una proposta di risoluzione contro il boicottaggio delle istituzioni accademiche israeliane. Questo sforzo per spegnere il dibattito sul boicottaggio gli si è ritorto contro in maniera spettacolare: i soci presenti, quasi all'unanimità, hanno bocciato la misura che ha trovato solo 52 sostenitori.

L'atmosfera in sala era elettrica, con ogni tipo di antropologi che hanno discusso di boicottaggio, delle continue violazioni della libertà accademica palestinese e di diritti umani. Dei 24 soci che hanno parlato, tre quarti si sono opposti alla risoluzione, sostenendo che si trattava di un tentativo di chiudere un dibattito fondamentale.

Negli ultimi mesi, oltre 1.000 antropologi hanno firmato un impegno al boicottaggio per protestare contro le continue, sistematiche e diffuse violazioni di Israele contro i palestinesi per quanto riguarda la libertà accademica e i diritti umani. Gli antropologi che hanno promosso la campagna per il boicottaggio hanno votato per non portare avanti una proposta di risoluzione nell'incontro AAA di quest'anno, a favore della costruzione del più ampio sostegno possibile tra i soci nel corso dei prossimi mesi. Hanno finanziato una serie di pannelli in occasione della conferenza per sensibilizzare sul boicottaggio e sulle violazioni dei diritti umani in Palestina. Nonostante questo, gli oppositori del boicottaggio durante il dibattito hanno cercato il cortocircuito, forzando l'AAA a prendere una posizione antiboicottaggio ora.

Questa mattina abbiamo appreso dai quotidiani locali che una docente della facoltà di Lingue dell'Università di Torino, Daniela Santus, si è rifiutata di presiedere la seduta di laurea di due studentesse che presentavano una tesi sulla Palestina (qui un articolo sulla vicenda).

Alcuni anni fa - era il 2005 - organizzammo diverse iniziative e petizioni perché fosse impedito l'invito di rappresentanti istituzionali di Israele a iniziative o lezioni organizzate dalle facoltà di Torino.

La nostra posizione era un chiaro rifiuto alla presenza di sionisti e oppressori promotori dell'apartheid in Palestina: per noi non esiste l'ebreo o il non ebreo - solo l'oppresso e l'oppressore - per cui critichiamo ogni governo e ogni Stato che riproduca al suo interno le forme moderne dell'oppressione sociale, le stesse che sono alla radice di un presente di precarietà e crisi che mette a repentaglio le vite di noi giovani.

Una docente, in particolare, tentò in tutti i modi di alzare il livello delle tensioni in università, invitando in ateneo alcuni membri dell'allora governo Sharon (quello che fece costruire il muro della vergogna in Cisgiordania) e richiedendo una militarizzazione di tipo cileno all'interno di Palazzo Nuovo.

E' triste vedere come, a distanza di anni, quella stessa docente faccia sfoggio della sua intolleranza e incapacità di dialogo rifiutandosi addirittura di ascoltare la tesi di due studentesse, colpevoli evidentemente di non pensarla come lei.

Ma come, l'università non è forse il luogo della libera espressione, della circolazione di idee e del confronto intellettuale?

Forse, per qualcuno che sostiene l'oppressione di un popolo come modello democratico da esportare, probabilmente no.

Fonte: Collettivo Universitario Autonomo - Torino

I professori dell'Università di Princeton, con una petizione firmata da 60 docenti di ruolo, chiedono all’Università di disinvestire da imprese che sostengono l'occupazione israeliana dei territori palestinesi e ciò ha aperto nel campus un nuovo fronte nella battaglia di pressione su Israele.

La protesta, che rappresenta lo sforzo più grande fatto da docenti in una scuola dell’Ivy League (Unione delle otto università private più prestigiose ed elitarie degli Stati Uniti D’America) negli ultimi anni, ha generato un ampio dibattito sul conflitto in Medio Oriente all'interno della comunità ebraica nel bucolico campus del New Jersey ed ha scatenato contro-petizioni pro-Israele sia da parte di studenti che di insegnanti.

"L'intenzione della nostra petizione era di chiarire che c’è il supporto del corpo insegnante al disinvestimento ", ha detto Max Weiss, professore di Storia e Studi del Medio Oriente a Princeton e uno dei cinque promotori della petizione. "Ci sono già molti studenti che fanno attivismo nella stessa direzione"

I professori pro-disinvestimento, all’inizio di questo mese, hanno pubblicato la loro petizione su un giornale del campus con 48 firme. Weiss dice che il numero di firmatari da allora è salito ad almeno 60.

Il 24 ottobre un referendum presso l’Università di Exter sul boicottaggio dei prodotti provenienti dalle colonie illegali israeliane ha vinto con una maggioranza schiacciante.

1.040 studenti hanno votato al referendum, la più alta affluenza di partecipati nella storia dei referendum politici dell’università, con l’86% dei votanti a favore. Una vittoria schiacciante per il referendum, particolarmente importante considerando che l’università in questione ha una lunga tradizione conservatrice alle spalle. Il risultato dimostra lo slancio crescente dietro al movimento di Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni (BDS), sia nel Regno Unito che a livello internazionale.

Tra i firmatari di un comunicato su un sito online, vi sono docenti delle Università di  Columbia, di Harvard e di Yale

Più di 350 antropologi di vari paesi del mondo si sono pronunciati a favore del boicottaggio di Israele e delle sue istituzioni accademiche.

Il documento è stato postato il primo ottobre sul sito jadaliyya.com [invece il testo integrale dell'appello si trova sul sito http://anthroboycott.wordpress.com  n.d.t.] con 231 firme e un appello a continuare a firmare. Venerdì 3 le firme erano 360, [al 4 ottobre i firmatari sono 489 n.d.t.].

“In quanto studiosi che si occupano delle questioni del potere, dell'oppressione, e della egemonia culturale, abbiamo una responsabilità morale di alzare la voce e chiedere a Israele e ai propri governi di rendere conto [delle loro azioni]”, si legge nel documento, [che più avanti] sostiene “il boicottaggio delle istituzioni accademiche israeliane complici di queste violazioni”.

Le istituzioni accademiche israeliane, afferma il documento, “sono complici dell'occupazione e dell'oppressione dei palestinesi” con “ forti connessioni tra queste e l'establishment militare, quello politico e [il governo] della sicurezza in Israele.”

Fra i firmatari [al 3 ottobre] ci sono 13 docenti della City University di New York, e 13 della Columbia University. Nove firmatari appartengono all'Università di Harvard e otto alla Università di Yale.

Fonte: Haaretz

Traduzione BDS Italia

La Petizione

Noi, antropologi firmatari, promuoviamo questa petizione per dichiarare la nostra opposizione alle continue violazioni israeliane dei diritti dei palestinesi, compresa l'occupazione militare della Striscia di Gaza, della Cisgiordania e di Gerusalemme Est e per boicottare le istituzioni accademiche israeliane complici con tali violazioni.

Il recente attacco militare di Israele alla Striscia di Gaza è soltanto l'ultimo esempio della mancata richiesta da parte dei governi dei paesi del mondo e dei media più diffusi a Israele di rendere conto delle sue violazioni del diritto internazionale. In qualità di studiosi che si occupano delle questioni del potere, dell'oppressione e dell'egemonia culturale, abbiamo la responsabilità morale di chiedere a Israele e ai nostri governi [una presa] di responsabilità. Agire in solidarietà con la società civile palestinese si richiama alla tradizione della nostra disciplina di sostegno alle lotte anticolonialiste e per i diritti civili, in quanto importante presa di distanza dalla storica complicità dell'antropologia con il colonialismo. Come è scritto nella Dichiarazione del 1999 sull'Antropologia e i Diritti Umani dell'Associazione Americana degli Antropologi (AAA), “la professione dell'antropologo è impegnata alla promozione e alla protezione del diritto delle persone e dei popoli di qualunque parte della terra per una piena realizzazione della loro umanità... Qualora qualsiasi cultura o società neghi o permetta la negazione di tali opportunità a chiunque dei propri membri o ad altri, l'AAA ha la responsabilità morale di protestare e opporsi a una tale privazione.”

Se sei un accademico (in attività o in pensione) puoi firmare la petizione. La tua firma apparirà nell’elenco dei firmatari. Anche studenti ed ex studenti dell’École Polytechnique possono firmare la petizione.

Nel 2013, l'École Polytechnique ha siglato un doppio accordo con Technion, l'Istituto Tecnologico di Israele.

Il primo accordo prevede lo scambio di docenti e studenti invitati, insieme a una partnership per lo sviluppo della ricerca. Si potrebbe pensare che si tratti di una collaborazione come qualsiasi altra, tra due istituzioni scientifiche con buona reputazione. La situazione reale è molto meno attraente.

Di Ali Abunimah

Il Consiglio di Amministrazione dell’Università dell’Illinois ha oggi votato per rifiutare il reintegro di Steven Salaita, mentre dozzine di studenti e membri di facoltà a sostegno di Salaita hanno riempito la sala conferenze del campus di Urbana-Champaign.

Prima e subito dopo al voto, Electronic Intifada ha interrogato in video alcuni alti funzionari dell’Università, incluso il Presidente, il Cancelliere, l’Amministratore Delegato e parecchi Consiglieri, sulla presunta influenza dei finanziatori filo-israeliani dell’università sulla decisione del licenziamento di Salaita.

Salaita ha espresso “delusione” per la decisione, affermando: “Parlerò coi miei avvocati sulle opzioni disponibili.”