Notizie

La campagna palestinese per il boicottaggio, disinvestimento e sanzioni continua a guadagnare sempre maggiore sostegno tra gli studenti in Gran Bretagna e Irlanda.

Nel mese di marzo si sono svolti dei referendum in appoggio alle strategie BDS presso l’Università di Dundee in Scozia, a Galway - l’Università Nazionale dell’Irlanda -, e al King’s College di Londra.

Il 27 marzo è stato tenuto un referendum dall’Associazione degli Studenti dell’Università di Dundee (DUSA), nel quale gli studenti votavano per dodici differenti mozioni avanzate da differenti società del Campus. La mozione proposta dalla società “Palestine Action” è stata approvata con il “sì” dalla più larga maggioranza degli studenti. Dei 660 voti raccolti, 479 (72.6 percento) hanno sostenuto la mozione.

La DUSA si vanta di essere il primo sindacato studentesco in Scozia e il risultato di questo sondaggio indica che gli studenti vogliono prendere una posizione etica opponendosi all'ingiustizia in Palestina.

Il piú grande sindacato degli insegnanti in Europa ha approvato una risoluzione che approva il boicottaggio di aziende che profittano dagli insediamenti e dall'occupazione illegale della Cisgiordania e della Striscia di Gaza. La National Union of Teachers (NUT, Sindacato nazionale degli insegnanti), che ha piú di 300.000 membri in Inghilterra e Galles, ha adottato la mozione sulla Palestina nel suo recente congresso annuale. Il voto è stato per alzata di mano, ed approvato da una chiara maggioranza.

Christine Blower, segretario generale della NUT, commentando la mozione, ha detto che il sindacato "chiede al Governo britannico di perseguire con forza lo smantellamento del muro di 700 chilometri che separa molti palestinesi dalle loro scuole e dalle loro terre, e di sostenere la richiesta delle Nazioni Unite di porre fine al blocco di Gaza".

Inoltre la NUT continua a "chiedere al Governo del Regno unito di adempiere agli obblighi internazionali riguardanti il trattamento dei bambini palestinesi prigionieri", ha detto la Blower.

Il Senato studentesco presso l'Università della California di Riverside ha votato a favore di una risoluzione sponsorizzata da Studenti per la giustizia in Palestina (SJP) che chiede all'università di ritirare i propri investimenti dalle società statunitensi che beneficiano dall'occupazione israeliana.

Poco prima della mezzanotte, gli studenti senatori hanno votato a favore della risoluzione con uno stretto margine - otto favorevoli, sette contrari - durante una serata in cui tre diverse università della California discutevano di risoluzioni per il disinvestimento, soprannominato "divestapalooza" sui social media da studenti attivisti e sostenitori del boicottaggio di Israele. UC Riverside, UC Santa Barbara e San Diego State University hanno tenuto contemporaneamente audizioni su risoluzioni ma solo alla UC Riverside è stato approvato il disinvestimento.

Gli studenti dell’Università del Sud della Florida (USF) stanno portando avanti la petizione con il maggior numero di firme mai raccolte in qualsiasi università della Florida. La petizione chiede che gli investimenti del fondo dell'università - 391 milioni dollari - siano etici. Oltre 10.000 studenti hanno firmato per chiedere alla Fondazione USF di disinvestire da società complici di violazioni dei diritti umani in Palestina.

"È atroce che la nostra università non abbia una politica che pretenda investimenti esclusivamente in società eticamente sane", ha detto Ahmad Saadaldin, presidente di Studenti per la giustizia in Palestina,  a USF". Questo dà agli studenti l'impressione che la nostra università anteponga il profitto ai nostri doveri di cittadini globali".

La petizione ha elencato tre richieste dirette: trasparenza, investimenti etici e disinvestimento. Poiché la maggior parte degli investimenti sono in fondi collettivi, c’è poca o nessuna trasparenza sugli investimenti. Attualmente, la Fondazione USF non ha alcuna politica che assicuri che il fondo è sia investito in modo socialmente giusto. La combinazione di questi fattori ha portato gli studenti a lanciare uno dei più grandi sforzi in ambito universitario per rendere i fondi improntati a valori di eticità e responsabilità.

L’Associazione di Studi Americani ha emesso oggi il seguente comunicato stampa per mostrare che di fronte ai furiosi attacchi che ha dovuto fronteggiare dopo il voto favorevole al boicottaggio accademico di Israele, è servito soltanto a rafforzare la propria organizzazione.

Nel comunicato si dice: “Grazie all’appoggio nel dicembre del 2013 all’appello della società civile palestinese per il boicottaggio accademico di Israele- e dopo che due iniziative legislative negli Stati dell’Illinois e del Maryland contro il boicottaggio accademico sono fallite- l’ASA ha guadagnato nuovi iscritti e appoggi. Negli ultimi mesi l’ASA ha accolto più di 770 nuovi iscritti. L’ASA ha anche incassato più quote associative negli ultimi tre mesi di qualsiasi altro trimestre durante gli ultimi 25 anni”. La sua campagna “Stai con l’ASA” di raccolta fondi dal basso tuttora  in corso ha superato di molto le aspettative dell’associazione.

Una mozione a sostegno del boicottaggio totale di Israele è stata approvata giovedì dagli studenti della National University of Ireland (NUI).

I risultati del referendum presso l’Unione studentesca della NUI Galway lo rende il primo corpo studentesco in Irlanda ad approvare la campagna per il Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni contro Israele, secondo il sito locale galwaybayfm.ie.

Diverse associazioni studentesche hanno presentato la mozione, che non è vincolante per l'università.

Su 3.013 voti validi degli studenti che hanno partecipato al referendum su Israele, 1.954 - o il 64 per cento - hanno votato a favore del boicottaggio di Israele, il comitato sul voto ha annunciato venerdì.

Gli studenti sono stati invitati a rispondere con "sì" o "no" per esprimere il loro sostegno o disapprovazione all'affermazione che, "NUI Galway Students' Union sostiene attivamente la campagna di Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni contro lo Stato di Israele".

Nel mese di aprile, il Sindacato degli insegnanti dell'Irlanda è diventato il primo sindacato della scuola in Europa ad adottare un boicottaggio accademico di Israele.

Il mese scorso, la YMCA in Norvegia si è allineata con il movimento BDS.

Fonte: Haaretz 

Traduzione di BDS Italia

L’ostruzione sistematica del sistema educativo palestinese non viola soltanto i diritti umani dei soggetti coinvolti ma mina anche alle radici la possibilità di sviluppo della società palestinese nel suo insieme.

Angelo Stefanini

Uno dei punti scottanti dell’acceso dibattito sul boicottaggio accademico di Israele[1] è che la cultura e le istituzioni accademiche rappresentano uno dei pochi luoghi simbolici dove è possibile un dialogo vero e costruttivo. La libertà accademica e di parola, si sostiene, può rappresentare per gli intellettuali israeliani il punto di forza per premere per il cambiamento della politica israeliana e quindi anche per mettere fine all’occupazione del territorio palestinese. Ciò che probabilmente sfugge è che senza una reale libertà di parola anche per gli intellettuali palestinesi e senza una libertà di istruzione per gli studenti palestinesi non si può concepire un dialogo costruttivo che porti ad una soluzione a lungo termine del conflitto. Se la libertà di espressione e di educazione significa qualcosa, deve valere per tutti.

L’Institute for Middle East Understanding (IMEU)[2], un’organizzazione non-profit indipendente che “lavora con i giornalisti per aumentare la comprensione degli aspetti socio-economici, politici e culturali della Palestina, i palestinesi e gli americani palestinesi”, riassume le principali violazioni israeliane alla libertà accademica e all’accesso alla istruzione dei palestinesi nelle diverse aree in cui vivono[3].

di Alex Shams

Ilan Pappe è uno storico israeliano e attivista politico. Gran parte del lavoro accademico di Pappe si è concentrata sull'espulsione di 700,000-800,000 palestinesi nel 1948 dalle loro case in quello che è diventato lo Stato di Israele.

Recentemente ha annunciato che avrebbe iniziato a tradurre il suo libro "La pulizia etnica della Palestina", attraverso una pubblica condivisione su Facebook. La mossa è arrivata dopo anni in cui egli non era stato in grado di trovare un traduttore ed editore all'interno di Israele.

Ma'an ha recentemente condotto un'intervista con lui per discutere la sua decisione di effettuare una traduzione condivisa, lo stato di libertà accademica in Israele e la recente decisione della American Studies Association di approvare il boicottaggio delle istituzioni accademiche israeliane.

Shams: Qual è stato il processo che ha portato alla decisione di tradurre il libro via Facebook? Lei ha detto on line che finora non è stato in grado di trovare un editore in Israele.

Che è accaduto nel cercare di pubblicare il libro in ebraico? Quali sono stati i principali ostacoli? Erano legati al potenziale contraccolpo finanziario contro gli editori , o sono stati più fattori ideologici in gioco nella vostra opinione?

Pappe: Il libro era già finito nel 2006 , e penso che ero già allora consapevole che le possibilità di pubblicazione in ebraico sarebbe state minime, ma ho provato diverse case editrici e la risposta fu semplice ed ideologica.

Non avrebbero pubblicato un libro del genere. La principale catena di librerie in Israele, Steimatzky, ha boicottato i miei libri anche prima. Così si è sperato che la gente avrebbe letto in inglese o avrebbe cercato modi alternativi.

Più di 140 studiosi in Irlanda hanno sottoscritto questo impegno:

In risposta all'appello lanciato dalla società civile palestinese per il boicottaggio accademico istituzionale di Israele, ci impegniamo a non intrattenere nessun rapporto professionale con le istituzioni accademiche israeliane,di ricerca e statali e con coloro che rappresentano queste istituzioni, fino a quando Israele accetterà di rispettare il diritto internazionale e i principi universali dei diritti umani.

I firmatari, provenienti da istituti di istruzione superiore in tutta l'isola d'Irlanda, provengono da una vasta gamma di discipline e comprendono molte figure ben note, come Seamus Deane, Ailbhe Smyth, Luke Gibbons, Ronit Lentin, Joe Cleary, Kieran Allen, Kathleen Lynch, Tadhg Foley, Terrence McDonough e Helena Sheehan.

L'impegno è stato annunciato il 20 febbraio a Dublino su proposta degli Accademici per la Palestina (vedi video qui sopra).

Il poeta Remi Kanazi ha rilasciato oggi il video in cui legge il suo pezzo "Questa proposta sul disinvestimento ferisce miei sentimenti."

Fondendo linsieme la poesia recitata e la motion graphics, il video di forte impatto visivo è una collaborazione tra Kanazi e Suhel Nafar, regista, animatore e co-fondatore del gruppo hip hop DAM.

La poesia "decostruisce e sfata la moltitudine di punti citati contro il disinvestimento nei campus universitari e propone un chiaro esempio per recidere la nostra complicità con l'occupazione israeliana e l'apartheid " scrive Kanazi nel testo che accompagna il video.

"Visto il crescente successo negli Stati Uniti della campagna per il boicottaggio, disinvestimento e sanzioni (BDS) contro lo stato di Israele, ho ritenuto che il messaggio di questo video sia stata una azione tempestiva."

Kanazi è un poeta che vive New York, scrittore ed attivista, autore di “Poetic Injustice: Scritti sulla Resistenza e la Palestina.”

Egli è l'editore dei Poeti per la Palestina e membro del comitato organizzatore per USACBI (la Campagna Statunitense per il Boicottaggio Accademico e Culturale di Israele).

Per altre notizie sul suo lavoro, è possibile visitare PoeticInjustice.net e seguirlo su twitter: @remroum.

Fonte: Electronic Intifada

Traduzione di BDS-Milano