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Pubblichiamo la risposta di Angelo Stefanini al commento (di seguito) di Achille Scalabrin 

Gentile signor Scalabrin,

sono uno dei docenti che hanno sottoscritto l'appello a boicottare l'Istituto Technion e le università israeliane per il loro colpevole coinvolgimento nelle politiche di occupazione, colonizzazione e apartheid di Israele. Che una firma serva, come lei scrive, anche a mettere "a posto la coscienza" può essere senz'altro vero se, come nel mio caso, è espressione dell'adesione esplicita a un movimento non violento che rivendica giustizia. Non sono invece per nulla d'accordo che possa servire al curriculum, ahimè, visti i ripetuti attacchi di varia natura che subisco da quando mi esprimo in pubblico a questo proposito.

Le confesso che trovo imbarazzante dover rispondere all'ennesimo giornalista che rivolge accuse al movimento di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni (BDS) contro Israele usando argomentazioni che dimostrano una preoccupante (per un professionista dell'informazione) ignoranza di che cosa il BDS realmente sia e quali siano i suoi obiettivi. A questo link può trovare una mia precedente risposta a un suo illustre collega.

di Ali Abunimah

Gli studenti della facoltà di legge dell'Università del Cile hanno votato a maggioranza schiacciante a sostegno dell'appello palestinese al boicottaggio delle istituzioni accademiche israeliane.

Con circa un migliaio di studenti votanti la scorsa settimana, il 56% ritiene che "nella facoltà di legge non dovrebbero essere presenti attività che prevedono la partecipazione di funzionari dello Stato di Israele e / o personale finanziato dall'ambasciata israeliana".

Il 64% ha approvato una seconda mozione che afferma che l'Università del Cile non dovrebbe mantenere qualsiasi "collegamento istituzionale con le università israeliane che contribuisca direttamente alla violazione dei diritti umani del popolo palestinese".

Una docente dell’Università del Piemonte Orientale ritira la sua partecipazione al TGLFF a causa della collaborazione del festival con l'ambasciata israeliana

Perché non sarò presente all'incontro del ciclo "Punti di vista" su omofobia e bullismo di venerdì 6 maggio

Come in molte altre occasioni, ho dato volentieri la mia disponibilità a partecipare ad un incontro su omofobia e bullismo in Università, inserito in un ciclo di incontri che è presentato come parte integrante delle attività del TGLFF (Torino Gay Lesbian Film Festival). Da molti anni sono impegnata in momenti di confronto e discussione sulle diseguaglianze di diritti e riconoscimento vissute da lesbiche, gay, bisessuali, transessuali, transgender, queer, e altre minoranze sessuali, convinta della loro importanza per trasformare una società fondata sul privilegio eterosessuale in una società più giusta per tutt*.

Non credo vada nella direzione di costruire una società più giusta per tutt* l'operazione di "pinkwashing" del governo israeliano, che utilizza il sostegno a iniziative culturali LGBT per presentare un'immagine positiva internazionale mentre perpetua ed inasprisce le diseguaglianze di diritti e riconoscimento su base religiosa, etnica, di cittadinanza, all'interno dei territori occupati e di Israele.

Come parte della campagna a livello internazionale BDS (Boicottaggio, Disinvestimento, Sanzioni) si sta sviluppando globalmente un'attenzione a rendere visibile questa operazione, e si sta diffondendo la scelta di singoli e organizzazioni di prenderne le distanze.

Quando si è saputo della collaborazione del TGLFF con l'ufficio culturale dell'ambasciata israeliana, questo hanno fatto le organizzazioni studentesche LGBT dell'Università di Torino. Questa è la ragione per cui non sarò presente all'incontro di venerdì.

Chiara Bertone

"Antropologi per il Boicottaggio delle istituzioni accademiche israeliane" ha il piacere di condividere questa lettera ricevuta da 22 antropologi israeliani che appoggiano il boicottaggio. Come antropologi critici del potere dello Stato, che contestano le gravi violazioni israeliane delle leggi internazionali ed i crimini contro l'umanità commessi in loro nome, invitano i membri dell'Associazione Antropologica Americana ad appoggiare loro ed i loro colleghi palestinesi per far pressione sullo Stato di Israele boicottando le istituzioni accademiche che sono complici in queste violazioni e in questi crimini. A causa della crescente atmosfera di intimidazione e minacce contro i sostenitori del boicottaggio in Israele, hanno tutti sottoscritto anonimamente come gruppo.

Noi, sottoscritti antropologi, israeliani e cittadini di Israele:

  • appoggiamo il voto emerso dall'incontro di lavoro dell'AAA (Associazione Antropologica Americana) nel 2015 a favore di un boicottaggio accademico delle istituzioni israeliane;
  • invitiamo i nostri colleghi dell'AAA a votare a favore della risoluzione del boicottaggio accademico;
  • respingiamo gli argomenti pretestuosi che accusano le misure di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni del rafforzamento della destra israeliana e il fatto che il boicottaggio accademico dell'AAA stia prendendo di mira gli antropologi israeliani ed i moderati.

Noi antropologi firmatari, israeliani e cittadini di Israele, preoccupati della devastante continuazione dell'espropriazione coloniale in Israele/Palestina, applaudiamo la coraggiosa presa di posizione dei membri all'incontro di lavoro del 2015 dell'Associazione Antropologica Americana (AAA) che, a stragrande maggioranza, con l'88% dei voti ha votato per boicottare le istituzioni accademiche israeliane - una decisione che deve essere ratificata in una votazione elettronica dei suoi membri dal 15 aprile al 31 maggio. Invitiamo i nostri colleghi dell'AAA a votare a favore di questa risoluzione. Crediamo che un boicottaggio accademico faccia pressione sul governo israeliano per portare avanti il nostro comune obiettivo di una pace giusta per tutti gli abitanti di questa terra.

L’associazione di studiosi di Medio Oriente più importante al mondo, ha scritto al ministro dell'Istruzione Giannini per esprime “profonda preoccupazione” sugli episodi che hanno visto i rettori delle Università di Roma (La Sapienza), Cagliari, Catania e Torino censurare e/o ostacolare iniziative volte a discutere il movimento Boicottaggio Disinvestimento Sanzioni

di Ranieri Salvadorini

Sul tavolo del ministro all’Istruzione Stefania Giannini è arrivata una lettera di Beth Baron, presidente della Middle East Studies Association of North America (Mesa) l’associazione di studiosi di Medio Oriente più importante al mondo. La Commissione sulla libertà accademica attivata dagli statunitensi esprime “profonda preoccupazione” sugli episodi che hanno visto i rettori delle Università di Roma (La Sapienza), Cagliari, Catania e Torino censurare e/o ostacolare iniziative volte a discutere il movimentoBoicottaggio Disinvestimento Sanzioni (Bds) contro Israele. Gli statunitensi scrivono che se sono “consapevoli che il boicottaggio delle istituzioni accademiche israeliane è un argomento estremamente teso, mettere a tacere una discussione libera e aperta su di esso nei campus universitari costituisce una grave violazione della libertà accademica”. Infatti, “in ciascuno di questi casi, il rettore dell’università ha negato o revocato l’accesso alle strutture universitarie” – oppure ostacolato, come nel caso de La Sapienza, a Roma.

di Catherine Cornet

Quest’anno la conferenza della Società per gli studi sul Medio Oriente, che si è tenuta a Catania dal 17 al 19 marzo, doveva ospitare un incontro dedicato alla campagna internazionale di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni contro Israele (Bds). Ma, dopo essere stato approvato dal comitato scientifico, l’evento è stato cancellato dal programma su richiesta del rettore dell’università di Catania. Perché censurare una discussione tra accademici?

Se la forza di un movimento si misura dal numero dei suoi nemici, si potrebbe pensare che la campagna Bds stia vivendo un momento di grande successo, viste le azioni legali in Francia, e le intimidazioni nel Regno Unito e un po’ ovunque nel resto d’Europa. In alcuni stati americani, come la Florida e l’Arizona, sono state approvate leggi contro la Bds. Ora, nell’università italiana, è arrivata la censura. La ricercatrice Paola Rivetti, dell’università di Dublino, tra le coordinatrici dell’incontro, spiega: “Il nostro panel è stato accettato a tutti i livelli scientifici. Poi è stato cancellato dal programma su richiesta del rettore di Catania, che voleva ritirare il suo patrocinio alla conferenza”.

La campagna Bds è nata nel 2005 su richiesta di 171 organizzazioni non governative palestinesi, spiega l’attivista per i diritti umani Stephanie Westbrook, sul modello del boicottaggio che ha portato alla caduta del regime dell’apartheid in Sudafrica. È nata dal senso di smarrimento “davanti all’inerzia internazionale” nel trovare una soluzione politica alla crisi israelopalestinese. Un gruppo di attivisti ha scelto di fare pressioni economiche su Israele con tre richieste specifiche: mettere fine all’occupazione e alla colonizzazione israeliana, riconoscere il diritto al ritorno dei rifugiati e affermare l’uguaglianza tra cittadini israeliani e arabi.

Prof. Giacomo Pignataro
Rettore
Università di Catania

Egregio prof. Giacomo Pignataro,

le scrivo a nome del Comitato Britannico per le Università della Palestina (BRICUP). Il BRICUP è un'organizzazione di accademici del Regno Unito, costituitosi per rispondere all'appello palestinese per il boicottaggio accademico. I suoi due obiettivi sono:

  • sostenere il personale e gli studenti delle università palestinesi;
  • opporsi alla continua occupazione illegale israeliana dei territori palestinesi con le sue relative violazioni delle convenzioni internazionali per i diritti umani, il rifiuto di accettare le risoluzioni dell'ONU o le sentenze della Corte Internazionale e la costante soppressione della libertà accademica dei palestinesi.

Le scriviamo per esprimere la nostra preoccupazione in merito ai recenti tentativi dei dirigenti dell'università italiana di impedire critiche nei confronti di Israele e una discussione sulla campagna per boicottarlo. La campagna di Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni contro Israele (BDS) è una campagna internazionale per i diritti dei palestinesi e una forma legittima di resistenza non violenta contro un contesto segnato dal fallimento da più di 20 anni del processo di pace. La censura nei confronti delle critiche e dell'opposizione nei confronti di Israele costituisce una violazione della libertà accademica e un evidente tentativo di reprimere la crescente opposizione agli abusi israeliani contro i diritti umani dei palestinesi ed ai circa 50 anni di occupazione illegale dei territori palestinesi.

Lo scorso gennaio alcune centinaia di docenti delle università italiane avevano chiesto la cessazione delle collaborazioni tra gli atenei italiani e quelli israeliani, a partire dal Politecnico di Haifa. Alle pesanti accuse mosse contro di loro (tra cui quella di essere antisemiti), hanno risposto su Nena News quattro firmatari

di Riccardo Bellofiore, Joseph Halevi, Cinzia Nachira, Giovanna Vertova

La pubblicazione di un appello, sottoscritto da alcune centinaia di docenti delle università italiane, in cui è annunciata la decisione di rinunciare alla collaborazione con il Politecnico di Haifa, Technion, ha scatenato – come era prevedibile – molte reazioni e critiche severe ai firmatari. Rispondere nel dettaglio a tutte queste accuse non è possibile, ma è necessario, invece, farlo a quelle più pesanti.

La più diffusa e ripetuta ossessivamente è quella di antisemitismo, anche se tra i firmatari vi sono numerose persone di origine ebraica. Non è una novità che le critiche verso lo Stato di Israele, o segmenti della società israeliana come in questo caso, vengano sbrigativamente – non solo dal governo israeliano e dalle sue istituzioni – liquidate come “nuove forme di antisemitismo” che secondo questa tesi al giorno d’oggi si maschererebbero da “antisionismo”. Questa tesi è particolarmente contraddittoria, oltre che falsa, perché si scontra con la volontà espressa tanto dallo Stato di Israele e le sue leadership politiche, quanto dai loro sostenitori, di essere un Paese come gli altri, che aspira alla “normalità”; perché allora non è criticabile?

L'attivista palestinese spiega le ragioni della campagna internazionale di boicottaggio Bds: “Le università tedesche hanno fatto ottima scienza negli anni Trenta, così il Sudafrica sotto l'apartheid. Gli istituti di Israele producono ricerca e tecnologia per mantenere l’occupazione”

di Ranieri Salvadorini

“L’impatto del movimento nell’isolare il regime israeliano di occupazione, colonialismo e apartheid è ora riconosciuto dai vertici della politica, della sicurezza e dell’industria di Israele”. Così Omar Barghouti, attivista palestinese e fondatore della campagna internazionale Bds (Boicottaggio Disinvestimento Sanzioni): “Le università sono una parte intima dell’occupazione e lo sono per scelta attiva”

Qual è lo stato di salute del Bds? E a quali risultati ha portato fino a oggi?

Dal 2013 il contrasto al Bds è stato affidato al ministero degli Affari strategici. Lo stesso Ehud Barak (ex primo ministro israeliano, ndr) ammette che il movimento sta raggiungendo un “punto di svolta”, e l’ex capo del Mossad Shabtai Shavit ha scritto che “numerosi ebrei ne sono membri”, per questo rappresenta una sfida “critica”. L’elezione del governo della destra più estrema e razzista nella storia d’Israele ha svelato il suo vero volto di regime di oppressione. Questo ha aumentato la sofferenza palestinese, certo, ma ha anche intensificato la crescita, già impressionante, del Bds.

Scritto da Saima Desai

Il 22 febbraio oltre 900 studenti si sono riuniti nell'edificio Shatner per partecipare all'assemblea generale invernale 2016 dell'associazione studentesca dell'università McGill (SSMU).

Una mozione in appoggio al movimento per il Boicottaggio, il Disinvestimento e le Sanzioni (BDS) è stata approvata con il 58% dei voti.

Le porte per l'assemblea, prevista alle 15, sono state aperte alle 14,12, con il salone dell'SSMU strapieno di gente già alle 14,40. Allora sono state riempite anche altre stanze dell'edificio Shatner, comprese quelle Gerts, Lev Bukhman, il bar, la stanza 108 e la sala del Club.

Per entrare in vigore, tutte le mozioni approvate nell'assemblea generale devono essere ratificate online in un referendum dei membri dell'SSMU. Secondo il presidente dell'SSMU Kareem Ibrahim, ciò avverrà in settimana.