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Recentemente, la rete televisiva NBC ha iniziato le riprese di Dig, una nuova fiction drammatica ambientata nel mondo dell’archeologia a Gerusalemme. Normalmente, saremmo deliziati dal vedere i nostri colleghi archeologi avere una tale ostentazione mediatica. Ma non c’è nulla di normale in quest’avventura. Filmato nell’illegalmente annessa Gerusalemme Est, lo show è sovvenzionato con 6,5 milioni di dollari dal governo israeliano. Per fare un paragone, questo significa che Israele sta spendendo più per le riprese di Dig che per il budget annuale per tutte le scuole palestinesi dall’asilo alle superiori.

Quindi, perchè il governo israeliano, al momento nel mezzo di una crisi di budget, sta fornendo milioni di $ alla NBC per fare trasmettere Dig? Perché sono a conoscenza di qualcosa che noi siamo riluttanti ad ammettere: la conoscenza archeologica rimane una delle armi più potenti dello stato israeliano. Se Dig dissotterra qualcosa, è che in Israele l'archeologia non è un’attività né neutrale né innocente. L’archeologia è invece diventata solo uno strumento in più nell’occupazione delle terre palestinesi.

Nell'ultima seduta del CdA del Politecnico, tra le comunicazioni, il nostro Rettore ci ha raccontato del recente viaggio in Israele a cui ha partecipato insieme a molti suoi colleghi tra cui il Presidente della CRUI, una «missione» organizzata direttamente dal Ministero degli Esteri israeliano: ci ha raccontato con entusiasmo di questa visita «focalizzata sugli incubatori d’impresa e sulla commercializzazione dei prodotti della ricerca» insistendo in particolare su questo aspetto e sulla capacità delle Università israeliane di attrarre ingenti risorse grazie al volume di brevetti prodotti. Il racconto si è concluso con l'auspicio di stringere una futura «partnership» e con l'annuncio di nuovi incontri ufficiali con i vertici degli Atenei israeliani.

Ogni frase, ogni considerazione, ogni commento trasudava un'indifferenza intollerabile nei confronti della politica di apartheid, di discriminazione ed oppressione sistematica condotta da Israele contro le popolazioni palestinesi. Un'indifferenza che a questi livelli istituzionali ed accademici rasenta la complicità e che in questi giorni drammatici muove un'indignazione ancora maggiore.

Mentre il nostro Rettore era in «missione» in Israele, Israele preparava l'ultima operazione militare contro la Cisgiordania e la Striscia di Gaza. Mentre il nostro Rettore ci raccontava del suo viaggio, in Palestina, l'Università di Bir-Zeit veniva invasa, rastrellata, perquisita e messa a soqquadro. Di fronte a tutto ciò, se già la noncuranza ed il silenzio risultano gravi, il proposito espresso dal nostro Ateneo di stringere maggiori legami con un sistema universitario che costituisce di fatto lo strumento accademico a sostegno dell'occupazione e della politica aggressiva ed oppressiva di Israele - in cui l'esercito israeliano è il primo investitore in ricerca e sviluppo - rappresenta una scelta estremamente grave che richiama tutti noi attivarci perchè il Politecnico non se possa macchiare.

"Se in situazioni estreme di violazione dei diritti umani e dei principi della morale (...) l’università si rifiuta di criticare e schierarsi, essa collabora con il sistema di oppressione" (Tanya Reinhart)

Fonte: Alter.Polis

Un caso giudiziario portato avanti contro un professore universitario di Sydney a causa del suo sostegno all'appello palestinese per il boicottaggio di Israele ha subito un’enorme battuta d’arresto dopo che quattro dei cinque querelanti originari hanno segnalato la loro intenzione di ritirarsi.

Il caso contro Jake Lynch era stato originariamente portato alla Corte Federale Australiana nell’Ottobre 2013 da un gruppo di avvocati di destra israeliani chiamato Shurat HaDin, Centro Legale Israeliano.

Il caso era supportato anche da altri quattro querelanti, tra cui Andrew Hamilton, avvocato israeliano di origine australiana che operava anche per conto di Shurat HaDin.

Ma un giudice ha notato la mancanza di prove nei reclami del gruppo nei confronti del professore.

Gli accademici statunitensi si sono uniti ai palestinesi nel condannare la serie di violenti raid militari israeliani alle università della Cisgiordania occupata, affermando che queste violazioni mettono in risalto la giustificazione per il boicottaggio delle istituzioni accademiche israeliane.

raid hanno avuto luogo nel computo di una vasta operazione di repressione durante le scorse due settimane, in cui le forze d’occupazione israeliane hanno ucciso cinque palestinesi, arrestatone centinaia e invaso altrettante case ed istituzioni commerciali e sociali.

Israele ha lanciato quest’ondata repressiva con il pretesto di cercare i tre giovani israeliani spariti nella Cisgiordania occupata il 12 Giugno.

La Campagna Statunitense per il Boicottaggio Accademico e Culturale di Israele (USACBI) ha condannato “le recenti chiusure imposte da Israele a tre istituzioni accademiche palestinesi, la al-Quds University (Gerusalemme), la Arab American University (Jenin), e la Birzeit University.”

Il racconto degli studenti dell’Università di Birzeit (vicino Ramallah) sulle incursioni dell’esercito israeliano nei villaggi e città della Cisgiordania

di Aysha Shalash

Noi, studenti palestinesi della Birzeit University nella Cisgiordania occupata da Israele, stavamo appena esaurendo il trauma dell’assassinio e il lutto di un compagno di studi dell’università di Birzeit, Saji Darwish [1] – ucciso dall’esercito israeliano di occupazione nel marzo 2014 – e la preparazione per gli esami finali, quando il regno di terrore notturno dell’esercito israeliano ha attraversato la Cisgiordania.

Tre giovani coloni israeliani illegali nella terra palestinese sono scomparsi il 12-13 giugno 2014, senza che alcuno ne abbia rivendicato la responsabilità. Eppure il governo israeliano continua a insistere che sono stati rapiti da Hamas, senza alcuna prova per confermare questa affermazione.

Questa scomparsa ha portato a incursioni notturne indiscriminate nella città e nei villaggi della Cisgiordania, arresti di massa, uccisioni, demolizioni di case, sparatorie, gravi restrizioni del movimento e un’escalation di violazioni e di misure punitive collettive contro la gente comune, non risparmiando nessuno, compresi noi studenti universitari; il tutto rendendoci difficile di concentrarci sugli studi. Tuttavia, nonostante tutto ciò che sta accadendo intorno a noi, abbiamo cercato di farlo lo stesso perché questo è il modo in cui affrontiamo queste devastazioni: insistiamo sullo studio e sul nostro diritto all’istruzione sotto l’occupazione militare israeliana, e su questa speranza per il nostro futuro sotto continua minaccia.

Questo è il secondo articolo a sostegno dell’approvazione del boicottaggio accademico da parte dell’AAA. Per informazioni più generali sul BDS, vedere il primo articolo.

Lo scorso Maggio, studenti palestinesi dell’Haifa University hanno chiesto il permesso di tenere una commemorazione formale nel campus universitario per gli oltre 600 villaggi palestinesi distrutti nel corso della Nakba (l’espulsione di massa dei residenti palestinesi che ha accompagnato la fondazione di Israele). Quando gli amministratori hanno respinto la loro richiesta, gli studenti hanno deciso di riunirsi in maniera informale senza bandiere e senza striscioni. Non stavano violando alcuna politica dell’università.

Ma perfino questa silenziosa commemorazione era troppo, per gli amministratori. L’Haifa University ha organizzato una rumorosa festa di balli nel cortile interno per disturbare l’informale raduno. Durante l’evento, rappresentanti del sindacato studentesco hanno insultato i presenti che si erano radunati ed è stata inviata la polizia per intimidire e successivamente disperdere gli studenti palestinesi.

Savage Minds dà il benvenuto al guest blogger Isaiah Silver, pseudonimo di due membri dell’AAA e candidati per un dottorato in antropologia.

Nell’edizione del 30 Aprile di Anthropology News, la direzione dell’American Anthropological Association (AAA) ha invitato i suoi membri ad “aiutare l’associazione a decidere sulle azioni appropriate da intraprendere,” riguardo le continue violazioni israeliani dei diritti umani palestinesi. L’invito dell’associazione è arrivato dopo le continua richieste all’AAA di unirsi al crescente movimento di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni (BDS), che cerca di mettere pressione ad Israele per porre fine alle suo politiche discriminatorie.

Con questo spirito, vorremmo utilizzare questo spazio per dare il calcio d'inizio alla discussione. Nel corso del prossimo mese noi sosterremo che il BDS è una risposta sensata alle continue violazioni israeliane dei diritti umani; che sostenere il boicottaggio accademico è un obbligo morale per gli studiosi in generale e antropologi in particolare; e che una risoluzione BDS sarebbe coerente con le dichiarazioni e le politiche dell’AAA passate e presenti.

Di Neve Gordon

Nel 2006, sono stato uno dei 25 professori di cinque università israeliane che hanno presentato una petizione all'Alta Corte di Giustizia di Israele, chiedendo che il giudice si opponesse alla trasformazione di un piccolo college, che si trova nella Cisgiordania occupata, in università. Abbiamo presentato la petizione perché eravamo esterrefatti dall'idea che il governo israeliano usasse il mondo accademico per portare avanti il progetto coloniale nei territori palestinesi.

Diversi interessi hanno giocato un ruolo in questo disegno espansionista. Tra le persone tirate in causa dalla nostra petizione c'erano il generale dell'esercito responsabile della Cisgiordania e i membri di una commissione accademica da lui nominata per legittimare la trasformazione. Tra questi si distingueva Yisrael Aumann, premio Nobel per l’economia l’anno precedente. Anche il Ministro dell'istruzione Yuli Tamir, che si è opposta al piano dopo aver lasciato l'incarico ma è rimasta in silenzio durante il suo mandato, allieva di Isaiah Berlin e docente di filosofia all'Università di Tel Aviv prima di entrare in politica, è stato nominata nel caso.

Alla fine, anche se alcuni altri studiosi hanno protestato pubblicamente, la corte ha respinto la nostra petizione. Nel 2012, dopo una lunga diatriba riguardante questioni fiscali, Ariel è diventata l'ottava università di Israele.

Il governatore del campus studentesco della DePaul University a Chicago ha annunciato oggi che gli studenti hanno votato in 1.575 contro 1.333 (54% contro 46%) a favore di un referendum che invita al disinvestimento da compagnie “che traggono profitto dalle pratiche discriminatorie e dalle violazioni dei diritti dell’uomo di Israele.”

Il punto approvato dagli studenti invita l’università a disinvestire i suoi fondi dalle “corporazioni che fabbricano armamenti e forniscono tecnologie di sorveglianza al governo, all’esercito e ai gestori carcerari israeliani,” inclusi Hewlett-Packard, Boeing, Lockheed Martin e Caterpillar.

Il punto approvato dichiara che queste compagnie “traggono profitto dalle violazioni israeliane dei diritti umani dei palestinesi e delle minoranze in Israele” ed aiutano “a violare il diritto alla vita, al movimento, alla salute, all’educazione e alla libertà della gente.”

Il  Sindacato Nazionale Studentesco (NUS) “Black Students”, nel Regno Unito, ha espresso il proprio appoggio all’appello palestinese per il Boicottaggio, il Disinvestimento e le Sanzioni (BDS) alla sua conferenza nazionale all’Università di Warwick. L’annuale raduno ha visto l’approvazione della “Mozione 402: Boicottaggio, disinvestimento e Sanzioni” con una schiacciante maggioranza, secondo il Aaron Kiely, funzionario del NUS Black Students.

La campagna Black Students, una sezione autonoma auto organizzata del NUS, “rappresenta la più grande circoscrizione di studenti di colore in Europa e di studenti con discendenze africane, asiatiche, arabe e caraibiche, sia a livello locale che nazionale, su tutte le controversie riguardanti gli studenti di colore.”