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di Angelo Stefanini

La legislazione dell’Unione Europea, in materia di ammissibilità dei programmi di ricerca che finanzia, afferma che un progetto che “viola i principi etici fondamentali… non deve essere selezionato”.  La denuncia di 250 accademici di 14 paesi europei.

La scorsa estate 250 accademici di quattordici paesi europei, tra cui quasi cinquanta italiani, hanno firmato una lettera aperta al Commissario europeo per la Ricerca, l’Innovazione e la Scienza, Maire Geoghegan-Quinn, per chiedere l’esclusione dai programmi di ricerca europei di aziende e organizzazioni israeliane complici di violazioni del diritto internazionale[1].

I firmatari denunciano che la partecipazione a questi programmi di soggetti responsabili di violare la legislazione internazionale compromette sia la reputazione della ricerca europea sia gli scopi dichiarati dell’Unione Europea e degli stati membri. L’articolo 3 del trattato di Lisbona, infatti, obbliga l’Unione Europea alla tutela dei diritti umani e al rispetto rigoroso e sostegno del diritto internazionale[2].

Care compagne e cari compagni,

Crediamo che ogni lotta/mobilitazione studentesca ovunque sia giovi a favore degli studenti nel mondo e riteniamo che gli studenti siano una forza principale per il cambiamento delle nostre società. Per questo motivo i cacciabombardieri sionisti colpiscono in ogni aggressione le scuole e le università delle città palestinesi come sta succedendo in questi giorni a Gaza. I sionisti pensano che colpire i giovani ed i ragazzi delle scuole e università possa intimorire le generazioni del futuro. Però, noi abbiamo giurato per noi stessi e per gli studenti caduti rinnovando anche a voi in lotta la nostra promessa di non arrenderci o piegarci di fronte alla micidiale macchina repressiva dell’occupante.

Nuova tappa nella collaborazione tra la Provincia autonoma di Trento e Israele con l’approvazione, nella seduta odierna della giunta provinciale, del “Bando per l’avvio di progetti congiunti di ricerca applicata tra imprese operanti in Trentino e nello Stato di Israele”. Dopo l’accordo-quadro siglato la scorsa primavera a Tel Aviv dal presidente Lorenzo Dellai e dal ministro del Commercio e del lavoro del governo Israeliano Shalom Shimon, l’approvazione del bando consentirà alle imprese trentine e israeliane di sviluppare progetti congiunti di ricerca industriale e così attivare alleanze concrete per la commercializzazione di nuovi prodotti e servizi.

Fonte: NoveColonne

La maggioranza degli accademici israeliani fa poco per sostenere i diritti dei palestinesi e le loro istituzioni sono complici dell'occupazione.

di Ben White

Steve Caplan ritiene che l'appello per il boicottaggio accademico di Israele, una delle più ampie parti della campagna di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni(BDS), sia ipocrita e controproducente. Lasciando da parte la sua versione della storia in difesa di Israele, l'argomentazinoe di Caplan ha tre difetti significativi.

In primo luogo, la sua unica e davvero sostanziale argomentazione contro il boicottaggio come strumento è l'affermazione che è "rivolto al segmento stesso della popolazione" - quella del mondo accademico - che supporta la creazione di uno stato Palestinese e che è "compromessa".

Ma l'affermazione che i professori israeliani siano particolarmente favorevoli alla soddisfazione dei diritti dei palestinesi è supportata con scarsa evidenza. Sottolineando che "come individui non vengono boicottati", l'attivista israeliano Ofer Neiman mi dice che "la stragrande maggioranza dei professori universitari non agisce da dissidente. La cosa migliore che può fare è opinare, e molto dolcemente. Pochissimi di loro usano i loro enormi privilegi, e quelli che lo fanno sono le eccezioni".

Il Consiglio studentesco di Witwatersrand (Wits) University ha approvato una risoluzione che chiede il boicottaggio culturale e accademico completo delle istituzioni israeliane. La risoluzione è stata presentata al Consiglio da parte del Comitato di Solidarietà con la Palestina di Wits ed è stata approvata all'unanimità.

La risoluzione afferma che il Consiglio studentesco "non parteciperà a qualsiasi forma di collaborazione culturale, accademica o progettuale con le istituzioni israeliane e non fornirà sostegno alle istituzioni culturali o accademiche israeliane".

Dichiarazione della Campagna indiana per il boicottaggio accademico e culturale di Israele (InCACBI) sul “Asian Science Camp 2012” che si terrà in Israele

Boicottate lo stato che priva i giovani palestinesi della libertà accademica!

Noi, un gruppo di accademici, attivisti e artisti in India, ci siamo impegnati nel 2010 contro ancora un altro regime di Apartheid, con il nostro sostegno alla campagna internazionale per il boicottaggio accademico e culturale di Israele. (Per maggiori informazioni, visitate il nostro sito web http://www.incacbi.in/).

Lo Stato di Israele calpesta la libertà accademica e della vita culturale del popolo palestinese in modo continuo e senza pietà. Associarsi ancora oggi agli strumenti di un tale stato è inconcepibile a qualsiasi persona amante della libertà.

Il Centro Universitario Ariel, che si trova nella colonia di Ariel in Cisgiordania, sta collaborando con il Ministero israeliano della Diplomazia Pubblica per condurre un seminario internazionale su “Nuovi media e la diplomazia pubblica in zone contese: Israele come caso di studio”. Il “Marchio Israele” come materia accademica.

La Scuola di Comunicazione del Centro Universitario Ariel, attualmente in attesa di approvazione definitiva da parte dell'esercito israeliano per il suo nuovo status di università riconosciuta, sta collaborando con il Ministero israeliano della Diplomazia Pubblica e degli Affari della Diaspora per condurre un seminario volto ad insegnare gli elementi essenziali del “Marchio Israele” a "giovani professionisti provenienti da tutto il mondo che studiano o praticano giornalismo, i nuovi media o scienze politiche".

“Marchio Israele” è una strategia propagandistica concepita dal Ministero israeliano degli Affari Esteri (MAE), che mira cinicamente a presentare Israele in una luce positiva, nascondendo così il suo regime oppressivo e le violazioni dei diritti umani.