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Iniziativa di contestazione questa mattina al Politecnico di Torino nella giornata di apertura della conferenza di collaborazione tra l'ateneo del capoluogo piemontese e il Technion, l’Israel Institute of Tecnology di Haifa, università che svolge un ruolo di rilievo nella ricerca volta alla creazione di armi e tecnologie per le forze militari israeliane. Per domani alle 12 è previsto un secondo appuntamento di contestazione degli accordi alla mensa del Politecnico (qui l'evento).

Di seguito il testo del volantino con le ragioni della contestazione:

L’università di Torino e il Politecnico hanno stipulato nel 2013 un accordo di collaborazione scientifica con il Technion di Haifa. Il patto ha come scopo di favorire lo scambio tra studenti, ricercatori e professori, partecipare a progetti di ricerca, organizzare corsi, lezioni insieme.

Il Technion o Politecnico di Haifa fu creato ancora prima della fondazione dello stesso Israele, come parte dell'ideologia sionista tesa a stabilire sul territorio istituzioni che la rappresentassero e a far apparire automatica e spontanea l’intenzione della creazione di uno Stato.

In Israele le università non sono soggetti neutrali e apolitici nei confronti dell'occupazione e della politica sionista ma, anzi, sono complici e alleate dello Stato.

Mentre in Stati come l'Inghilterra il 73% del mondo accademico ha deciso per il boicottaggio totale delle istituzioni accademiche di Israele, quelle Perugine scelgono come interlocutore privilegiato, uno Stato totalmente responsabile di crimini di guerra. Ieri, 13 ottobre 2015, le istituzioni Israeliane aprivano la quattro giorni della Settimana Internazionale all'Unipg.

Per quanto la comunità internazionale neghi l'occupazione dei territori palestinesi, è sotto gli occhi di tutti la politica di apartheid che le istituzioni israeliane portano avanti senza alcun rispetto per i diritti fondamentali.

Esiste una campagna mondiale di Boicottaggio Disinvestimento e Sanzioni (BDS) che si sta dimostrando capace di ottenere un sostegno di massa e di convincere aziende, istituzioni culturali, e governi a boicottare e sostenere la lotta contro questa guerra, che a molti, sembra invisibile.

Israele non è solo uno Stato che occupa e opprime un intero territorio, ma esporta nel mondo il suo spietato modello di sicurezza e di repressione. Esso è profondamente coinvolto nell’addestramento e nell’armamento degli squadroni della morte in America Latina; è coinvolto nella vendita di armi e di consulenze militari alle dittature in Asia e in Africa; nella militarizzazione delle forze di polizia in tutto il mondo. Israele oggi è un protagonista chiave nella repressione interna contro i movimenti che lottano contro le discriminazioni razziali, per la giustizia sociale ed economica e per la difesa dell'ambiente.

Proprio per questo volevamo partecipare e confrontarci sulle motivazioni che hanno spinto i dirigenti dell' Università di Perugia a finanziare progetti di istituzioni che attuano politiche di distruzione di territori e di popoli interi, ma ci è stato impedito.

L’università esprime inoltre profonda preoccupazione per la sorte dei due studenti arrestati

L’università di Birzeit esprime profonda preoccupazione per la sorte dei due studenti, arrestati mercoledì 7 ottobre 2015 durante una manifestazione pacifica a Beit El vicino ad Al Bireh, in Cisgiordania.

Il video dell’accaduto mostra agenti di polizia infiltrati e soldati israeliani che attaccano brutalmente tre giovani, due dei quali sono studenti dell’università di Birzeit. Abdul Rahman Abu Dahab e Ahmed Walid Hamid sono stati picchiati ferocemente durante l’arresto e poi trascinati fino ai veicoli militari. Un altro video mostra esplicitamente un agente infiltrato sparare contro la coscia di Hamid a distanza ravvicinata e poi colpirlo nuovamente.

Abu Dahab e Hamid sono stati quindi ammanettati e lasciati a terra feriti lungo la strada, fino a quando i militari non li hanno prelevati.

I due ragazzi avevano preso parte insieme ad altri studenti a una manifestazione pacifica organizzata dagli studenti dell’università di Birzeit contro le violazioni derivanti dall’occupazione e l’escalation di aggressioni israeliane nei confronti del popolo palestinese.

di Radhika Balakrishnan, Karma R. Chávez, Dworkin Ira, Erica Caple James, J. Kehaulani Kauanui, Doug Kiel, Barbara Lewis e Soraya Mekerta

Il presidente Usa Barack Obama, in una recente intervista con Jeffrey Goldberg a The Atlantic, ha ribadito il suo sostegno e l’amore per Israele, perché, come egli sostiene, “è una vera democrazia dove puoi esprimere le tue opinioni.”

Egli ha inoltre espresso il suo impegno a proteggere Israele come “stato ebraico”, garantendo una “maggioranza ebraica”.

Il sostegno del governo degli Stati Uniti per lo “stato ebraico” è sempre stato molto più che retorico, sostenuto da miliardi di dollari di finanziamenti militari e con veti al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite a favore di Israele.

Noi siamo un gruppo di accademici statunitensi, che rappresentano diverse origini etniche, razziali e culturali, così come una vasta gamma di origini nazionali, che di recente ha visitato la Palestina. Siamo stati in grado di vedere in prima persona  ciò che Obama ha descritto nell’intervista come “democrazia ebraica” di Israele e quali tipi di infrastrutture le nostre tasse contribuiscono a sostenere – muri, posti di blocco  e armi moderne.

Agosto 2015

Questa relazione è stata preparata da una delegazione in rappresentanza della piattaforma europea per il Boicottaggio Accademico e Culturale di Israele (EPACBI) che nel mese di aprile 2015 ha visitato sette università e accademie palestinesi. La delegazione era composta di otto accademici provenienti da cinque paesi europei. La delegazione è grata ai numerosi docenti e amministratori delle istituzioni che hanno reso possibile la visita.

Sommario

La delegazione non ha potuto visitare tutte le istituzioni palestinesi di istruzione superiore e in particolare le è stato impedito di visitare le università di Gaza a causa del blocco israeliano. Tuttavia, ha rilevato un modello di condotta coerente applicabile tutte le università che ha visitato, e per la loro natura sistemica è ragionevole supporre che questo schema sia applicabile a tutte. Questo modello consiste in una costante e multiforme politica di intrusione da parte israeliana nel normale funzionamento della vita accademica palestinese. Tale interferenza inibisce la libera circolazione del personale e degli studenti; riduce l'efficacia e la produttività accademica occupando il tempo del personale con restrizioni alla mobilità e ostacoli burocratici; impedisce un'efficace collaborazione e la condivisione di risorse intellettuali fra le università palestinesi; ostacola le visite internazionali alle università palestinesi; impedisce l'impiego di personale docente dall'estero; blocca la fornitura di attrezzature, materiali e libri; e sottopone il personale e gli studenti a ripetute umiliazioni e situazioni degradanti.

La risoluzione per il Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni (BDS) è il risultato dell'appello al paese del Ministro dell'Istruzione e della Formazione Superiore , Dr. Blade Nzimande [nelle foto] per il sostegno al boicottaggio accademico del “[regime]di apartheid di Israele”.

Il giornale Live Times di lunedì [4 maggio] ha riportato che gli organsmi che rappresentano gli studenti di cinque università sudafricane hanno emesso un comunicato congiunto per sostenere il boicottaggio accademico e culturale di Israele. Il comunicato è stato distribuito nella conferenza stampa tenutasi nella sala Miriam Makeba dell'Università del Sud Africa.

“Oggi è una giornata storica in cui rendiamo pubbliche le risoluzioni adottate dai Consigli rappresentativi studenteschi (SRCs) delle nostre università che si uniscono al boicottaggio accademico e culturale di Israele” si legge nel comunicato. I Consigli hanno affermato di avere anche accolto l’impegno dell'Unione sudafricana degli studenti nell'agosto 2011 di assicurare che tutti i campus sudafricani siano aree libere dall'apartheid israeliano.

La risoluzione per il Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni (BDS)è il risultato dell'appello al paese del Ministro dell'Istruzione e della Formazione Superiore , Dr. Blade Nzimand,a favore del boicottaggio accademico del “[regime] di apartheid di Israele”.

“Verificheremo i fondi di finanziamento delle università ed le imprese fornitrici di servizi” dicono i SRCs “per assicurare che le società che violano l'appello BDS e sono quindi complici dell'occupazione israeliana, quali G4S Security, Caterpillar, Veolia, Alstom Cape Gate, ecc., siano esclusi da contratti di finanziamento e per la fornitura di servizi”.

Fonte: Middle East Monitor

Traduzione BDS Italia

I leader degli studenti alla prestigiosa Scuola di studi orientali ed africani premono per tagliare i legami con l'università israeliana.

I leader degli studenti della School of Oriental and African Studies (SOAS) hanno intenzione di chiedere all’università di tagliare i suoi legami accademici con le istituzioni israeliane in una dimostrazione di sostegno per il movimento a guida palestinese di Boicottaggio, disinvestimento e sanzioni (BDS).

I funzionari dell'unione degli studenti della SOAS presenteranno la loro mozione ad una riunione dell'organo direttivo della scuola questo venerdì e richiameranno il risultato di un voto di studenti, docenti e personale in febbraio, in cui il 73 per cento ha votato a favore del boicottaggio delle università israeliane.

"Non c’è mai stato un mandato democratico come questo nella storia dell'università`.  La comunità della SOAS si è espressa chiaramente e non possono ignorarlo", dice ad al-Jazeera Georgie Robertson, una co-presidente dell'unione degli studenti, che ha organizzato il referendum.

di David Cronin

Un'università che si trova nell'occupata Gerusalemme Est è il maggiore beneficiario dei finanziamenti dell'UE per la ricerca scientifica.

L'Università Ebraica di Gerusalemme ha partecipato a 237 progetti che fanno parte del pluriennale programma europeo di ricerca scientifica che si è svolto dal 2007 al 2013.

Secondo un documento interno dell'UE che ho consultato, l'università è capofila israeliano partecipante al programma.

I funzionari dell'UE hanno manifestato la volontà di continuare a finanziare l'università. Dopo la pubblicazione nel 2013 da parte dell'UE delle linee guida che stabilivano che le imprese e le istituzioni israeliane situate a Gerusalemme Est e ovunque nella Cisgiordania occupata non avrebbero dovuto ricevere finanziamenti, i suoi rappresentanti hanno immediatamente chiarito che [tali disposizioni] non riguardavano l'Università Ebraica.

In un opuscolo sulle "domande più frequenti" dell'ambasciata UE a Tel Aviv si sostiene che l'Università Ebraica non si trova su terra occupata, anche se possiede un campus nella zona est di Gerusalemme. I diplomatici sostengono che il Monte Scopus, dove si trova il campus, è stato conquistato dai sionisti nel 1948, invece che nel 1967.

Lo storico israeliano Ilan Pappè: “le lobby ebraiche nel Regno Unito hanno usato ancora una volta l’intimidazione per colpire la libertà di parola”.

di Raffaele Angius

A un mese e mezzo dalla decisione dell’Università di Roma Tre di cancellare l’incontro con Ilan Pappè sul tema “Europa e Medio Oriente oltre gli identitarismi” che già aveva fatto discutere e aveva dato il via ad una lettera aperta firmata da migliaia di docenti e ricercatori delle università di tutto il mondo, l’Università di Southampton decide di cancellare il ciclo di incontri dal titolo: “Diritto Internazionale e lo Stato di Israele: Legittimazione, Responsabilità e Eccezioni” che si sarebbe dovuto tenere dal 17 al 19 aprile presso gli spazi dell’importante accademia inglese.

Il ciclo di incontri, organizzato da Oren Ben-Dor, Professore della Southampton University e da George Bisharat, Professore della University of California, e che avrebbe dovuto affrontare il tema delle controversie legate alla fondazione di Israele e alla sua stessa natura come stato, ha attirato l’attenzione della Federazione Sionista del Regno Unito, la quale ha lanciato una petizione sostenuta da 2500 firme, tra le quali anche quelle di alcuni membri del Parlamento Britannico. In una lettera al vice rettore dell’università, l’ex ministro del Tesoro Mark Hoban ha definito l’evento “un incontro estremo e a una sola voce, il quale mette in discussione e delegittima l’esistenza di uno stato democratico”.

Lettera pubblicata su Corriere della Sera 

L’ostracismo della London University 

Scriviamo in quanto studenti e professori di Soas riferendoci all’articolo «Contro l’antisemitismo della London University» ( Corriere, 9 marzo). In qualità di studenti e professori di questa università, smentiamo nel modo più categorico che il referendum consultativo qui svoltosi sia stato un gesto antisemita. La nostra università e i gruppi firmatari rifiutano inequivocabilmente ogni forma di razzismo e antisemitismo.

La campagna internazionale che va sotto il nome di Boycott, Divestments and Sanctions (Bds), sulla quale sono stati consultati studenti e corpo docente, sostiene tre richieste: la fine dell’occupazione; l’uguaglianza dei cittadini arabo-palestinesi in Israele; il rispetto del diritto al ritorno dei rifugiati palestinesi.

Benché riconosciamo che questa linea di confine sia a volte delicata, il boicottaggio non è diretto a singoli individui, bensì alle istituzioni strettamente legate alle politiche dell’attuale governo israeliano. Accademici e studenti israeliani sono e saranno sempre i benvenuti a Soas (School of Oriental and African Studies), che da tempo ospita un centro di studi israeliani ed ebraici di livello mondiale.

Ci conforta il fatto che numerosi studenti e professori di religione ebraica così come di cittadinanza israeliana si sono fatti promotori di questa campagna qui in Inghilterra, così come messaggi di solidarietà sono pervenuti da Israele. È nostra convinzione che il mondo accademico sia il luogo nel quale sviluppare il dibattito critico, nello spirito di valori che riteniamo fondamentali come la libertà di opinione e di espressione. La diversità di opinioni riguardo a strategie quali il movimento Bds appoggia è sempre benvenuta.

Tuttavia accusare di antisemitismo chi sostiene un pensiero critico rispetto alle attuali politiche del governo israeliano, è un’azione non solo inaccurata ma soprattutto strumentale e di pericolosa disinformazione. 

Firmato:
Soas Students’ Union
Israel Student Society
Palestine Student Society
Italian Student Society
singoli membri del corpo docente di Soas

Fonte: Corriere della Sera