La Petizione
Noi, antropologi firmatari, promuoviamo questa petizione per dichiarare la nostra opposizione alle continue violazioni israeliane dei diritti dei palestinesi, compresa l'occupazione militare della Striscia di Gaza, della Cisgiordania e di Gerusalemme Est e per boicottare le istituzioni accademiche israeliane complici con tali violazioni.
Il recente attacco militare di Israele alla Striscia di Gaza è soltanto l'ultimo esempio della mancata richiesta da parte dei governi dei paesi del mondo e dei media più diffusi a Israele di rendere conto delle sue violazioni del diritto internazionale. In qualità di studiosi che si occupano delle questioni del potere, dell'oppressione e dell'egemonia culturale, abbiamo la responsabilità morale di chiedere a Israele e ai nostri governi [una presa] di responsabilità. Agire in solidarietà con la società civile palestinese si richiama alla tradizione della nostra disciplina di sostegno alle lotte anticolonialiste e per i diritti civili, in quanto importante presa di distanza dalla storica complicità dell'antropologia con il colonialismo. Come è scritto nella Dichiarazione del 1999 sull'Antropologia e i Diritti Umani dell'Associazione Americana degli Antropologi (AAA), “la professione dell'antropologo è impegnata alla promozione e alla protezione del diritto delle persone e dei popoli di qualunque parte della terra per una piena realizzazione della loro umanità... Qualora qualsiasi cultura o società neghi o permetta la negazione di tali opportunità a chiunque dei propri membri o ad altri, l'AAA ha la responsabilità morale di protestare e opporsi a una tale privazione.”
Israele ha mantenuto un assedio illegale per sette anni sulla Striscia di Gaza, limitando severamente il movimento delle persone e delle merci dentro e fuori dal territorio. I palestinesi sono stati anche privati della loro terra e dei loro mezzi di sostentamento in tutta la Cisgiordania, dove la barriera di separazione di Israele riduce la libertà palestinese di movimento e di istruzione. Queste e altre continue violazioni si riprodurranno finchè i popoli del pianeta non prenderanno l'iniziativa, cosa che i loro governi non hanno fatto.
In qualità di docenti dell'insegnamento superiore, abbiamo la specifica responsabilità di opporci alle violazioni sistematiche e molto estese del diritto all'istruzione superiore dei palestinesi su entrambi i lati della Linea Verde da parte di Israele. Nei mesi scorsi Israele ha compiuto incursioni nell'Università Al-Quds a Gerusalemme, nell'Università Arabo-Americana a Jenin, e nella Università di Birzeit a Ramallah. Nell'attacco di quest'estate i bombardamenti aerei hanno distrutto gran parte dell'università islamica di Gaza. Più in generale, lo Stato di Israele attua una discriminazione contro gli studenti palestinesi nelle università in Israele e isola il mondo universitario palestinese, tra le varie tattiche impedendo agli studiosi stranieri di visitare le istituzioni palestinesi a Gaza e nella Cisgiordania. Siamo inoltre preoccupati per la confisca di archivi palestinesi che avviene da molto tempo e per la distruzione di biblioteche e centri di ricerca.
Le istituzioni accademiche israeliane sono complici dell'occupazione e dell'oppressione dei palestinesi. L'Università di Tel Aviv, l'Università Ebraica di Gerusalemme, l'Università Bar Ilan, l'Università di Haifa, l'Università Ben Gurion e il Technion hanno pubblicamente dichiarato il loro incondizionato sostegno ai militari israeliani. Inoltre, ci sono forti collegamenti tra le istituzioni accademiche israeliane e l'establishment militare, politico e della sicurezza israeliano. Per fare un solo esempio: l'Università di Tel Aviv è direttamente implicata, tramite il suo Istituto di Studi per la Sicurezza Nazionale (INSS), nell'elaborazione della Dottrina Dahiya, applicata dai militari israeliani nei loro attacchi al Libano nel 2006 e a Gaza quest'estate. Tale dottrina è favorevole a massicce distruzioni di infrastrutture civili e a “forti sofferenze” tra la popolazione civile come strumenti “efficaci” per domare qualunque resistenza.[1]
Come antropologi sentiamo l'obbligo di unirci ai docenti delle varie parti del mondo che appoggiano l'appello palestinese per il boicottaggio delle istituzioni accademiche israeliane. Quest'appello appartiene alla più complessiva richiesta da parte delle organizzazioni della società civile palestinese per una completa attuazione del boicottaggio, disinvestimento e sanzioni (BDS) ed è appoggiato dalla Federazione Palestinese dell'Unione dei Docenti e Lavoratori Universitari (PFUUPE).
Nel rispondere all'appello palestinese, noi cerchiamo di praticare quello che l'AAA definisce “un'antropologia impegnata”cioè “legata al sostegno degli sforzi per il cambiamento sociale che avviene mediante l'interazione tra gli obiettivi delle comunità e la ricerca antropologica”. La ricerca antropologica ha messo in luce gli effetti distruttivi dell'occupazione israeliana sulla società palestinese. E la comunità palestinese ha redatto un appello per il boicottaggio accademico di Israele come un passo necessario per assicurare ai palestinesi i loro diritti, compreso il diritto all'istruzione.
Coerentemente con gli indirizzi in sostegno dei diritti e della giustizia, gli antropologi sia in forma individuale che attraverso l'AAA, hanno preso delle forti posizioni su una serie di questioni: l'apartheid in Sud Africa, in Namibia e in Burundi; la violenza contro i civili nella ex Iugoslavia e nel Pakistan; le violenze contro gli indigeni e le popolazioni delle minoranze in Cile, in Brasile e in Bulgaria; [contro] l'uso della tortura; [contro] il colpo di Stato di Pinochet in Cile; infine contro l'errato uso delle conoscenze antropologiche nel progetto dell'esercito statunitense “Human Terrain System”. Come organizzazione , l'AAA, ha inoltre partecipato in diverse occasioni ad azioni di boicottaggio contro: il programma "Fulbright-Cile" del 1975, lo Stato dell'Illinois nel 1999, la catena di hotel degli Hilton, la Coca-Cola nel 2006 e lo Stato dell'Arizona nel 2010.
Boicottare le istituzioni accademiche israeliane è in assoluta sintonia con queste precedenti iniziative. La nostra decisione di firmare ora come individui per il boicottaggio accademico è il segno concreto e conseguente del nostro impegno come antropologi [di solidarizzare] nei confronti della lotta del popolo palestinese.
Nella scia delle sempre più numerose associazioni accademiche statunitensi che hanno sostenuto risoluzioni in favore del boicottaggio accademico, invitiamo i nostri colleghi antropologi a boicottare le istituzioni accademiche israeliane. Dato che decenni di interazione, cooperazione e collaborazione con le istituzioni israeliane non hanno prodotto una reciproca comprensione o posto fine all'occupazione militare e le sue violazioni, pensiamo che questa forma di boicottaggio sia l'unico mezzo di pressione non-violento che potrebbe persuadere gli israeliani a chiedere – e ad agire per- un cambiamento significativo che potrebbe portare a una pace giusta. I palestinesi devono essere liberi di frequentare in piena sicurezza le università, in Palestina e all'estero. Devono avere un'esperienza educativa ricca, articolata e completa. Devono essere liberi di incontrare studiosi di ogni parte del mondo e di imparare da loro.
Ci impegniamo a non collaborare a progetti, eventi che coinvolgano le istituzioni accademiche israeliane, a non insegnare o frequentare convegni e altri eventi di simili istituzioni, a non scrivere su pubblicazioni accademiche di appartenenza israeliane. Chiediamo di agire così fino a quando queste istituzioni non interromperanno la loro complicità con le violazioni dei diritti dei palestinesi come stabiliti dal diritto internazionale e non rispetteranno tutti i completi diritti dei palestinesi, chiedendo ad Israele di:
Porre fine all'assedio di Gaza, all' occupazione e colonizzazione di tutti i territori arabo palestinesi occupati nel giugno del 1967 e di smantellare le colonie e i muri;
Riconoscere i fondamentali diritti dei cittadini arabo-palestinesi di Israele e dare la piena uguaglianza di diritti ai Beduini apolidi del Neghev;
Rispettare, proteggere e promuovere i diritti dei profughi palestinesi a ritornare nelle loro case e proprietà come è stabilito dalla risoluzione 194 delle Nazioni Unite.
Cordialmente
Note
[1] [Vedi il saggio di Uri Keller che tratta della questione alle pagg. 168-171 de “Pianificare l'oppressione, le complicità dell'accademia israeliana” a cura di E.Bartolomei, N.Perugini e C:Tagliacozzo scaricabile al sito http://bdsitalia.org/index.php/campagna-bac/661-pianificare n.d.t]
Fonte: Anthropologists for the Boycott of Israeli Academic Institutions
Traduzione BDS Italia