I professori dell'Università di Princeton, con una petizione firmata da 60 docenti di ruolo, chiedono all’Università di disinvestire da imprese che sostengono l'occupazione israeliana dei territori palestinesi e ciò ha aperto nel campus un nuovo fronte nella battaglia di pressione su Israele.
La protesta, che rappresenta lo sforzo più grande fatto da docenti in una scuola dell’Ivy League (Unione delle otto università private più prestigiose ed elitarie degli Stati Uniti D’America) negli ultimi anni, ha generato un ampio dibattito sul conflitto in Medio Oriente all'interno della comunità ebraica nel bucolico campus del New Jersey ed ha scatenato contro-petizioni pro-Israele sia da parte di studenti che di insegnanti.
"L'intenzione della nostra petizione era di chiarire che c’è il supporto del corpo insegnante al disinvestimento ", ha detto Max Weiss, professore di Storia e Studi del Medio Oriente a Princeton e uno dei cinque promotori della petizione. "Ci sono già molti studenti che fanno attivismo nella stessa direzione"
I professori pro-disinvestimento, all’inizio di questo mese, hanno pubblicato la loro petizione su un giornale del campus con 48 firme. Weiss dice che il numero di firmatari da allora è salito ad almeno 60.
Gli organizzatori dicono che limitano la lista ai docenti di ruolo per evitare ai membri juniores di dover prendere posizione su un tema così controverso.
Gli organizzatori prevedono di presentare la petizione a Christopher Eisgruber, presidente della Princeton University, prima del Giorno del Ringraziamento.
Dopo la pubblicazione della petizione, i professori pro-israeliani hanno risposto con una contro-petizione contraria al disinvestimento firmata da almeno 63 docenti di ruolo e non di ruolo. Un gruppo di studenti pro-Israele ha raccolto 300 firme per una petizione anti-disinvestimento mentre gruppi filo-palestinesi stanno lavorando per ampliare il sostegno al disinvestimento..
A Princeton ci sono circa 550 docenti di ruolo, quindi l'11% ha firmato il documento pro-disinvestimento.
Weiss insiste sul fatto che gli organizzatori non avevano l’intenzione di creare tanto clamore nel campus della Ivy League. Ma le varie opinioni e discussioni sulla petizione, hanno portato ad uno dei dibattiti più accesi rispetto all'occupazione israeliana della Cisgiordania registrati fino ad oggi.
Si sono inoltre evidenziati punti di grande rottura all’interno della comunità ebraica organizzata di Princeton.
Il Centro per la Vita ebraica (CJL), che nel campus è l’affiliato del gruppo studentesco nazionale ebraico Hillel, si è fortemente opposto alla petizione. Rabbi Julie Roth, il direttore esecutivo della CJL, ha inviato alla comunità una e-mail contenente il link alla petizione anti- disinvestimento .
Questa mossa ha fatto arrabbiare alcuni studenti ebrei che dicono che il centro non dovrebbe prendere posizione in una questione politica sulla quale gli studenti ebrei sono divisi.
"Ha assunto una posizione istituzionale su una questione politica che è ancora oggetto di discussione nella comunità", ha detto Josh Leifer, uno dei firmatari di una lettera aperta alla CJL riguardante appunto l'e-mail.
Egli ha anche affermato che Roth ha travisato la petizione pro-disinvestimento che si oppone alla occupazione della Cisgiordania ma non prende di mira Israele.
"Penso che sia molto importante che la comunità ebraica e le altre persone riconoscano che tale petizione non è BDS,", ha detto Leifer.
Roth non era disponibile per un commento ed il capo del gruppo filo-israeliano Tigers si è rifiutato di commentare.
Entrambi i gruppi hanno sostenuto che è fuorviante e controproducente concentrare la discussione sul disinvestimento. Credono che la campagna attribuisca una colpa esagerata ad Israele e discutono sulla responsabilità dei palestinesi nella prosecuzione del conflitto.
Daniel Kurtzer, professore alla Princeton ed ex ambasciatore degli Stati Uniti in Egitto e Israele, ha detto al quotidiano “Daily Princetonian” che la petizione riflette un equivoco di base del conflitto in Medio Oriente
"Prendere posizione per una o l’altra parte in questo momento significa banalizzare la storia”
Nonostante il tumulto, probabilmente è presto perché si possa avere un qualsiasi cambiamento. Recenti movimenti richiedenti il disinvestimento dai combustibili fossili e dalle armi d'assalto, non hanno avuto un grande impatto e l'ultima mossa importante, in fatto di disinvestimento, prodottasi a Princeton è stata di isolare l'apartheid del Sud Africa nel 1980.
L'università non ha commentato pubblicamente la petizione pro-disinvestimento e gli organizzatori non hanno annunciato i loro prossimi passi.
Molti dei partecipanti al dibattito, sia professori che studenti, sono attivamente coinvolti nel dibattito israelo-palestinese da anni
Ma Weiss dice che molti dei professori che hanno firmato la petizione sono stati spinti a prendere posizione dalla guerra israeliana a Gaza della scorsa estate.
Douglas Massey, professore di sociologia alla Princeton e presidente della American Academy of Political and Social Science, uno dei firmatari della petizione, ha detto che considera un imperativo morale prendere posizione contro le politiche israeliane, con cui è in disaccordo.
"Se siete critici con una situazione politica, e non prendete posizione", ha detto Massey, "questa è codardia"
Fonte: The Forward
Traduzione BDS Italia