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Il comitato irlandese “Academics for Palestine” (costituito con l’obiettivo di far conoscere la questione palestinese e invitare i docenti ad aderire alla campagna di boicottaggio accademico di Israele in Irlanda, ndt)  ha diffuso un comunicato stampa, venerdì 14 febbraio, riguardo l’adesione di più di 120 studiosi irlandesi al boicottaggio di Israele fino a quando i diritti dei palestinesi  non saranno rispettati.

“Si prevede che le adesioni aumenteranno, in quanto un crescente numero  di  docenti sta venendo a conoscenza della campagna per il boicottaggio, disinvestimento e sanzioni – BDS - contro Israele (una campagna lanciata dai palestinesi che sta ottenendo sempre più successi a livello internazionale).

"Il conflitto in Palestina ha raggiunto il suo ‘South African moment’ (il punto in cui l'apartheid israeliano è stato riconosciuto come tale dalla comunità internazionale)",  ha detto venerdì il Professor Haim Bresheeth, celebre film-maker e accademico israeliano, residente a Londra.

Il Professor Bresheeth e la dottoressa palestinese Ghada Karmi , medico, studiosa e docente presso l'Università di Exeter, saranno a Belfast e Dublino la prossima settimana per contribuire al lancio di una nuova campagna irlandese a sostegno  di questo impegno al boicottaggio accademico, ha aggiunto il comitato.

di Bew White

Un alto funzionario della pubblica istruzione alto ha descritto gli scienziati israeliani come “un esercito ... che deve affrontare i tentativi di boicottaggio”.

Parlando ad un incontro sulla partecipazione di Israele al programma di ricerca dell’UE Horizon 2020, il presidente del comitato alla pianificazione e bilancio del Consiglio per l’Istruzione Superiore prof. Manuel Trajtenberg ha affermato che gli scienziati sono “ambasciatori di Israele in Europa”.

Trajtenberg ha detto ai suoi colleghi che gli scienziati che ricevono sovvenzioni europee sono un baluardo fondamentale contro gli sforzi per far progredire il boicottaggio accademico di Israele. La  campagna, che si basa sul ruolo complice delle istituzioni accademiche israeliane negli abusi dei diritti umani, ha avuto di recente il sostegno di organizzazioni come l’Associazione per Gli Studi Americani e l’Associazione per gli Studi Nativi Americani e Indigeni, che hanno votato a favore del boicottaggio.

Abbiamo un esercito di 2.000 persone per affrontare i tentativi di boicottarci. Si tratta di persone che hanno rapporti stretti, personali, e non mediati con i loro colleghi.

Quando si parla di libertà di espressione, libertà universitaria e culturale, o di diritto all'educazione in relazione a Palestina-Israele (e, ormai su scala internazionale, in relazione a un possibile boicottaggio di Israele e delle sue istituzioni, fino a che non cesseranno i loro abusi), spesso si dimentica che queste sono alcune delle normali condizioni in cui funziona, da decenni, l'insegnamento e la vita accademica palestinese.

di Nicola Perugini

Mercoledì 22 gennaio. Come al solito, come tutti i miei studenti e colleghi, salgo nella mia macchina abbondantemente in anticipo rispetto all'orario di inizio delle lezioni. In Palestina non esiste altro modo per "fare fronte" all'evenienza di qualsiasi ritardo che il muro tra Cisgiordania e attuale Israele, i checkpoint e tutti gli altri ostacoli che il sistema di occupazione, colonialismo e apartheid messo in atto contro i palestinesi può creare quotidianamente. È l'unico modo per essere "sicuri" di "arrivare in tempo" all'università.

Scrivo "fare fronte", "sicuri" e "arrivare in tempo" tra virgolette perché a volte all'università non ci si arriva proprio. Magari perché l'esercito israeliano blocca le strade o le entrate, o perché il sistema dei checkpoint che circonda le città palestinesi crea degli intasamenti che durano ore, e addio lezioni e università.
Arrivato al campus dell'Università di Al Quds, nella piccola città-bantustan di Abu Dis (dove da qualche anno insegno e dove dirigo il Programma di Diritti Umani e Diritto Internazionale), trovo cinque jeep militari dell'esercito di occupazione israeliano che sostano di fronte all'Università. Secondo quanto riportano fonti dell'Università di Al Quds, alcune settimane fa l'esercito aveva demolito un'abitazione situata di fronte al nostro campus e considerata un "rischio per la sicurezza di Israele" perché troppo vicina al muro che separa l'università da Gerusalemme. La mattina del 22 gennaio, i proprietari stavano cercando di ricostruire la piccola strada che porta alla casa e l'esercito è intervenuto.

L'American studies association contro le università di Tel Aviv. «Violato il diritto all'istruzione palestinese».

di Ranieri Salvadorini

L'American studies association (Asa), un'associazione accademica che conta circa 5 mila iscritti, ha recentemente aderito alla campagna internazionale di boicottaggio contro l'accademia israeliana.

La forma di lotta non colpisce i rapporti tra singoli docenti ma è rivolta contro le istituzioni e rientra all'interno della campagna più ampia denominataBoicottaggio disinvestimento sanzioni (Bds) verso le politiche di apartheid e di colonizzazione del governo di Israele.

PRIMO STRAPPO USA-ISRAELE. Non a caso il New York Times ha parlato dell'iniziativa dell'Asa come di un «evento storico», mentre dall'università di Tel Aviv mandano a dire che è una sorta di «tradimento di famiglia», data l'amicizia che lega da sempre Israele agli Usa.

Le tesi che si fronteggiano sono essenzialmente due. Da un lato c'è chi sostiene che il boicottaggio sia una grave violazione della libertà accademica e una forma di discriminazione.

Michael S. Roth attacca l'American Studies Association per "aver ingiustamente discriminato Israele" decidendo di boicottare le istituzioni accademiche di quella nazione; egli definisce l'azione "un attentato irresponsabile alla libertà accademica".

Come membro da 39 anni dell'American Studies Association (ASA) ed ebrea americana, voglio spiegare perché Roth - il cui editoriale è stato pubblicato da The Times il 20 dicembre - si sbaglia e perché sostengo senza riserve la risoluzione dell'organizzazione.

La risoluzione è ben lungi dall'essere un attentato alla libertà accademica. In realtà, è una risposta adeguata alla quotidiana negazione di tale libertà agli studenti palestinesi. Essendo recentemente tornata da un viaggio in Israele e Palestina con il gruppo Interfaith Peace-Builders, durante il quale sono stata più profondamente scossa di quanto avrei mai potuto immaginare dalla brutalità verso i palestinesi a cui ho assistito, sento più forte che mai l'urgenza di prendere una posizione di solidarietà con i palestinesi e i loro assillati alleati israeliani.

Un’associazione di 5.000 accademici è diventata lunedì la più vasta organizzazione di studiosi statunitensi che abbia mai aderito al boicottaggio delle istituzioni accademiche israeliane.

L’American Studies Association (ASA) che si autodefinisce “la più antica e più vasta associazione della nazione dedita allo studio interdisciplinare della cultura e della storia americana”, ha annunciato lunedì che i suoi membri hanno approvato una risoluzione che stabilisce che l’organizzazione “sottoscrive e onorerà l’appello della società civile palestinese a un boicottaggio delle istituzioni accademiche israeliane ”.  

La risoluzione, che era stata proposta l’anno scorso ed è stata approvata all’unanimità dal consiglio nazionale dell’ASA il 4 novembre, ha attirato un numero di votanti senza precedenti, con il 66,05% a favore della risoluzione, il 30,5% contrario e il 3,43% astenuto, secondo la dichiarazione dell’ASA.

“La schiacciante maggioranza che ha votato a favore della risoluzione mostra che ci rifiutiamo di essere complici dell’aggressione israeliana”, ha dichiarato a Common Dreams Steven Salaita, docente associato d’inglese alla Virginia Tech e membro del polo attivista dell’ASA. “Questa posizione di solidarietà con la libertà dei palestinesi è un evento storico e segnala una nuova era di impegno nei confronti delle popolazioni colonizzate”.

Con una decisione storica, il consiglio nazionale dell’ American Studies Association (ASA) ha oggi annunciato il suo sostegno all’appello palestinese per il boicottaggio delle istituzioni accademiche israeliane.

“Il boicottaggio è la strada migliore per proteggere ed espandere la libertà accademica e l’accesso all’educazione,” ha affermato Curtiz Marez, presidente dell’ASA, in una mail inviata ai media.

“Agli accademici palestinesi sono frequentemente ostacolati dalle autorità d’occupazione israeliane, scuole ed università sono state bombardate dalle forze militari israeliane supportate dagli Stati Uniti, e il Muro inficia l’accesso all’educazione a migliaia di studenti. Come associazione di studiosi e professori, l’ASA ha la responsabilità etica di agire.”

di David Lloyd

Qualcosa di straordinario è accaduto sabato sera al meeting annuale dell’Associazione degli studi americani (ASA) a Washington, DC.

Nell’affollato incontro aperto, convocato dal Consiglio Direttivo Nazionale dell’ASA per discutere una risoluzione per "sostenere e onorare" l'appello palestinese al boicottaggio delle istituzioni accademiche israeliane, uno dopo l’altro, gli interventi hanno espresso un forte sostegno a favore della risoluzione.

Hanno invitato il Consiglio a votare la mozione senza ulteriori ritardi o rinvii.

Israele e la complicità degli Stati Uniti

Dei 44 intervenuti, i cui nomi sono stati presentati per iscritto e poi estratti a sorte, 37 hanno parlato a favore del boicottaggio. Spaziavano da docenti di alto livello a studenti post-laurea e anche studenti di laurea membri dell'ASA. Tutti hanno ricordato l'impegno fondamentale dell'ASA per lo studio e la critica del razzismo e della storia dell’imperialismo e del colonialismo degli Stati Uniti.

di Jake Lynch

Più le persone sono informate sulla questione israelo-palestinese, più sembrano solidarizzare coi palestinesi. Jake Lynch spiega perchè continuerà a difendere il suo diritto di boicottare Israele in tribunale.

Questa settimana, sto difendendo alla Corte Federale d’Australia il mio diritto di non prendere parte negli accordi istituzionali con le accademie israeliane, in risposta all’appello della società civile palestinese per un boicottaggio culturale ed accademico di Israele.

La richiesta di giudizio nei miei confronti, sulla base delle leggi anti-discriminazioni australiane, è stata avanzata da un centro legale israeliano, Shurat HaDin, che ha collegamenti con il Consiglio di Sicurezza Nazionale e il Mossad.

Ho il sostegno di migliaia di attivisti in tutto il mondo, e del consiglio direttivo del Centro per la Pace e per gli Studi dei Conflitto all’Università di Sidney, che dirigo.

L’obiettivo strategico del boicottaggio è porre fine all’impunità dell’illegalità e della militarità di Israele. Ci sono molti altri paesi che uccidono civili durante le operazioni militari; che occupano un territori ufficialmente riconosciuto come non proprio; che accumulano armi nucleari senza firmare il Trattato di Non Proliferazione, e che sistematicamente applicano un regime di discriminazione in violazione della Convenzione ONU riguardante il crimine di apartheid. Ma un solo paese fa tutte queste quattro cose insieme.

In una lettera inviata all'Alto Rappresentante della politica estera dell'UE, Catherine Ashton, 114 membri del Parlamento europeo hanno chiesto una piena e corretta attuazione delle nuove linee guida dell'Unione europea che entreranno in vigore il 1° gennaio 2014.

Le linee guida vietano qualsiasi sovvenzione dell’UE a progetti israeliani nei Territori palestinesi occupati e prestiti o premi a enti israeliani con operazioni in Cisgiordania, nelle Alture del Golan o a Gerusalemme est. Richiedono inoltre che in ogni nuovo accordo con Israele sia esplicitato che queste aree non fanno parte di Israele, e, pertanto, non sono inclusi nell’accordo.