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Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni per i diritti del popolo palestinese.

Notizie BDS

Notizie internazionali del movimento globale BDS.

Dopo l'appello della campagna di boicottaggio, il cantante noto per le battaglie a fianco degli afroamericani decide di non partecipare al gala per l'esercito israeliano.

di Rossana Zena

Betlemme, 1 dicembre 2012, Nena News - Stevie Wonder cancella il concerto per l'esercito israeliano. Una vittoria del BDS? Il 25 novembre scorso, il sito di informazione israeliano Ynet annunciava che Stevie Wonder, leggenda musicale e sostenitore dei diritti civili, si sarebbe esibito per i soldati israeliani e per i donatori al gala annuale "Amici delle forze di difesa israeliane". Un evento a cui avrebbero partecipato oltre 1.000 membri della comunita' ebraica di Los Angeles, una serata d'eccellenza per raccogliere milioni di dollari.

“L'assistenza...scalza la lotta politica palestinese, normalizza la situazione di occupazione, e rinvia una soluzione permanente” Shir Hever in “L'economia politica dell'occupazione di Israele: repressione al di là dello sfruttamento”.

Le ONG internazionali stanno lavorando in maniera estensiva nei villaggi palestinesi, nei paesi e nelle città delle aree A* e B*, mentre i palestinesi dell'area C* (inclusa la maggior parte della Valle del Giordano) sono sistematicamente esclusi dall'accesso all'acqua, alla terra, all'istruzione, alla sanità ed all'elettricità.

Siccome queste ONG stanno lavorando entro le leggi militari imposte sulla Cisgiordania dalle forze di occupazione, Jordan Valley Solidarity ha analizzato il grado in cui il lavoro delle ONG è a beneficio delle comunità locali palestinesi, ed in quale misura beneficia l'occupazione sotto la quale stanno vivendo.

Il console generale a NY Ido Aharoni afferma all’Assemblea Generale della Federazione Ebraica che Israele deve concentrare le sue iniziative al fine di “costruire relazioni.”

Non c’è un sentimento anti-Israele diffuso nei campus americani; piuttosto c’è un’apatia che può essere un vero pericolo per lo Stato Ebraico, secondo quanto afferma un diplomatico israeliano.

 “Non c’è un sentimento antisraeliano diffuso. Questa non è la rappresentazione di Israele prevalente nei campus”, ha sostenuto Ido Aharoni, console generale di Israele a NY, davanti ad una delegazione di rabbini riuniti per prendere parte ai lavori dell’annuale Assemblea Generale della Federazione degli Ebrei Nord Americani.  

“Il maggior problema che abbiamo nei campus oggi è l’apatia” ha insistito. “Il pericolo reale per un numero crescente di americani, ebrei e non ebrei, è questa crescente incapacità di rapportarsi con Israele”. Aharoni, che visita frequentemente college e Università come parte del suo impegno diplomatico, ha dichiarato che i sostenitori di Israele nei campus hanno perso tempo seguendo una strategia imperfetta.

di Joe Catron

Malaka Mohammed, studentessa di letteratura inglese presso l'Università islamica di Gaza (IUG), è presidente del Club Universitario di lingua inglese per studentesse .. Sotto la sua guida, il club composto da 15 membri ha intrapreso questo autunno come  iniziativa universitaria nella striscia di Gaza la prima  campagna di boicottaggio dei prodotti israeliani "Dopo aver saputo delle campagne  BDS, ho capito di dover fare qualcosa", racconta Mohammed. "Così, durante la nostra prima riunione, ho proposto in Università il boicottaggio dei prodotti israeliani."

L’attivismo studentesco per le campagne BDS nella Striscia di Gaza è iniziato con il lancio nel mese di gennaio 2009 da parte degli studenti palestinesi della campagna per il boicottaggio accademico di Israele (PSCABI), inclusa nella campagna palestinese per il boicottaggio accademico e culturale di Israele (PACBI). Per i successivi quattro anni, gli studenti hanno organizzato nei campus inziative per sostenere il boicottaggio lungo tutto il territorio costiero, in gran parte a sostegno del boicottaggio accademico e culturale di Israele.

Le organizzazioni non governative denunciano che l'Europa da un lato non riconosce gli insediamenti colonici e dall'altro commercializza i loro prodotti

Roma, 30 ottobre 2012, Nena News - Basta all'import di prodotti delle colonie israeliane in Cisgiordania etichettati in modo fraudolento con il «Made in Israel». 

E' questo l'appello-denuncia ("Trading Away Peace: How Europe Helps Sustain Illegal Israeli Settlements") che oggi 22 Ong internazionali attive nei territori palestinesi occupati rivolge all'Unione europea, accusata di non riconoscere da un lato gli insediamenti israeliani, illegali per le risoluzioni internazionali, e dall'altro di importare le merci delle colonie con il "Made in Israel", peraltro in misura maggiore rispetto alle produzioni palestinesi.

Stando a quanto riferito dalle 22 Ong sulla base di dati della Banca Mondiale, l'Ue importa annualmente merci dalle colonie israeliane per 230 milioni di euro: 15 volte di più del totale delle importazioni dai palestinesi. Se si tiene conto che gli israeliani insediati in Cisgiordania e a Gerusalemme Est (territori occupati per la legge internazionale) sono circa 500mila, l'Ue importa 100 volte di più da un colono che da un palestinese.

Attivisti in Sudafrica hanno accolto con favore la decisione dell’African National Congress (ANC) alla Conferenza internazionale di solidarietà di sostenere la campagna palestinese per il boicottaggio, disinvestimento e sanzioni (BDS) contro Israele.

L'ANC, partito al governo del Sudafrica, è stato protagonista della decennale lotta contro l'Apartheid.

Nella dichiarazione ufficiale della conferenza, tenutasi a Pretoria/Tshwane dal 25 al 28 ottobre, L’ANC "ha ribadito il suo sostegno alle aspirazioni palestinesi per uno stato indipendente, inclusa quella di diventare stato membro delle Nazioni Unite; e ha fatto appello al Consiglio di sicurezza dell'ONU di utilizzare la propria autorevolezza per fermare l’espansione degli insediamenti israeliani e i soprusi sui prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane".

Ha inoltre dichiarato che la conferenza "sostiene l’appello della società civile per la campagna BDS (Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni)." 

Lo Special Rapporteur per i diritti umani nei Territori Palestinesi Occupati presenta all'Onu un rapporto sulla responsabilità delle aziende collegate agli insediamenti israeliani. E invita la società civile al boicottaggio.

di Cecilia Dalla Negra

Nel sommario si legge che la relazione "affronta la questione del rispetto da parte di Israele dei suoi obblighi in base al diritto internazionale in relazione all'occupazione dei Territori Palestinesi". E fin qui, niente di nuovo.

Poi però specifica che lo fa "con particolare attenzione alla responsabilità legale delle compagnie, imprese, corporation e attori non statali che svolgono attività collegate agli insediamenti israeliani".

È datata 19 settembre 2012, e a firmarla è Richard Falk, inviato speciale delle Nazioni Unite nei Territori Palestinesi Occupati.

Che in 54 pagine di relazione non elenca solo le aziende che traggono profitto dall'occupazione e hanno legami economici con gli insediamenti;

ma, nel ricordare che questi sono illegali e che esistono regole da rispettare anche nel business, invita la società civile a "boicottarle finché non rimetteranno le loro attività in linea con il rispetto dei diritti umani e della legalità internazionale".

Queste le conclusioni di una relazione lunga e dettagliata che analizza la situazione sul terreno, non senza l'ammissione del fallimento generale a livello internazionale nel riportare Israele in una condizione di legalità, ponendo fine alla sua occupazione dei Territori.

Perché, ricorda Falk, "tutte le colonie di Israele in Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est, sono state costruite in palese violazione del diritto internazionale". 

Approvato in via definitiva l’accordo ACAA tra Ue e Israele. Il Parlamento si esprime mentre Gaza è sotto attacco e si prepara un ampliamento degli insediamenti coloniali. Le violazioni dei diritti umani ‘preoccupano’ Bruxelles. Ma non troppo. 

di Cecilia Dalla Negra 

A giudicare dal risultato, verrebbe da pensare che le violazioni della legalità internazionale e dei diritti umani, nei Territori Palestinesi Occupati, si siano interrotte per un istante.

Solo così, infatti, si spiegherebbe perché il Parlamento Europeo - nel voto che si è svolto il 22 ottobre scorso - abbia valutato di non dover tenere conto di quella clausola che gli impone di non stipulare accordi con stati terzi quando il diritto internazionale è violato, o i diritti umani sono ignorati. 

Eppure, a Strasburgo, la riunione plenaria di lunedì scorso ha visto andare in scena un’altra storia: quella in cui con 379 voti a favore, 240 contrari e 41 astensioni il Parlamento ha approvato in via definitiva il Protocollo degli Accordi Euro-Mediterranei relativo a Israele, meglio noto come ACAA

Mercoledì 24 ottobre una protesta di palestinesi ed internazionali in una colonia è stata bloccata con violenza dai soldati israeliani.

Gerusalemme, 25 ottobre 2012, Nena News - Più di cento palestinesi ed attivisti internazionali hanno partecipato ieri mattina alla protesta che si è tenuta all'interno del supermercato Rami Levi nella colonia israeliana di Sha'ar Benjamin, a nord di Ramallah. I manifestanti sono entrati nel locale sventolando bandiere palestinesi e invitando al boicottaggio dei prodotti israeliani.

Una quarantina di soldati israeliani ha bloccato la protesta, attaccato fisicamente i partecipanti, lanciato bombe sonore e ferito alcune persone. Due manifestanti sono stati portati in ospedale per accertamenti. Quattro persone, tra cui due attivisti internazionali e Bassem Tamimi, il capo del comitato popolare di Nabi Saleh, sono state picchiate ed arrestate.

Quest'azione di protesta è stata organizzata dai comitati di lotta popolare per manifestare contro la politica israeliana di occupazione e colonizzazione della terra palestinese. La settimana scorsa una cinquantina di palestinesi aveva bloccato per circa mezz'ora la strada 443, che connette Gerusalemme a Tel Aviv attraversando la Cisgiordania.

Fonte: Nena News

"IERI SUD AFRICA, OGGI PALESTINA"

La Conferenza, tenutasi a Barcellona, tra il 19-21 ottobre 2012, ha aderito all’appello della società civile palestinese a mobilitarsi per la campagna internazionale di Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni (BDS) contro lo stato di Israele e ha invitato la società civile spagnola a fare lo stesso.

Alla prima Conferenza dello Stato spagnolo per il Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni (BDS), oltre 500 attiviste/i e 50 organizzazioni della società civile hanno ribadito il proprio impegno per la lotta del popolo palestinese e la propria posizione nei confronti dell’Apartheid israeliana: "Ieri il Sudafrica, oggi la Palestina".

Abbiamo constatato che sviluppare la campagna BDS è centrale a tutte le azioni e alle attività di solidarietà con il popolo palestinese. A tal fine, la Conferenza ha deciso, nelle sue conclusioni, di lavorare per una campagna BDS che trascenda il movimento di solidarietà con il popolo palestinese. Con questi obiettivi in mente, comunichiamo la nostra intenzione di coordinarci con il Comitato Nazionale palestinese per il BDS (BNC), che guida e incoraggia il movimento internazionale che sostiene la campagna BDS.