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Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni per i diritti del popolo palestinese.

Notizie BDS

Notizie internazionali del movimento globale BDS.

All'inizio di questa settimana il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha promesso di mettere in atto le indicazioni di un importante gruppo di esperti riguardo la lotta alla "delegittimazione" internazionale e alle iniziative di boicottaggio contro Israele.

Parlando in occasione del lancio del report del Jewish People Policy Institute (JPPI), "Israele e il popolo ebraico: geopolitica, 2012-2013", Netanyahu ha descritto come un’ "onda in crescita la campagna di denigrazione" che ha come bersaglio "lo Stato di Israele come stato nazionale ebraico". Netanyahu ha proseguito:

Per un lungo periodo si è cercato, da parte del governo israeliano così come delle ONG [organizzazioni non governative] in Israele e in tutto il mondo, di contrastare questa campagna. Tuttavia, al fine di ottimizzare gli sforzi, abbiamo bisogno di migliorare il coordinamento tra le diverse istituzioni attive in questo campo, attraverso un piano d'azione globale.

Il primo ministro ha dichiarato di aver "affidato la responsabilità complessiva della lotta contro la delegittimazione al Ministero degli Affari strategici, compreso il coordinamento delle iniziative con le ONG in Israele e in tutto il mondo", un ruolo che includerà "l'istituzione di uno staff speciale di professionisti per contrastare la delegittimazione ".

Andrew Standley a Gerusalemme afferma che l’etichettatura dei prodotti “tutela i consumatori”; è fiducioso che la visita di Kerry darà i suoi frutti.

L’etichettatura dei prodotti provenienti dagli insediamenti in Cisgiordania è una misura per la tutela del consumatore, ha dichiarato ai giornalisti l’ambasciatore dell’UE in Israele Andrew Standley, difendendo il provvedimento contro le accuse di boicottaggio.

L'Unione Europea sta lavorando a linee guida legali per aiutare gli Stati membri, che cercano di etichettare i prodotti  provenienti dalla Cisgiordania occupata, a capire come fare uso della legislazione  già esistente. Israele si oppone a tale etichettatura, che a suo dire prende ingiustamente di mira questi prodotti.

Coloro che si oppongono al provvedimento lo hanno stigmatizzato come una forma di boicottaggio. I prodotti provenienti dalle colonie sono già contrassegnati con codici che avvertono i funzionari doganali europei a non riservare a queste merci la procedura esentasse prevista per tutti i prodotti israeliani, come stabilito dagli accordi di libero scambio con Israele.

Un rappresentante di un importante gruppo ebraico statunitense ha detto la scorsa settimana al giornale Haaretz che la campagna contro il boicottaggio, disinvestimento e sanzioni (BDS) sta per decollare.

Malcolm Hoenlein, un alto funzionario della Conferenza dei Presidenti delle Maggiori Organizzazioni Ebraiche Statunitensi, ha detto al giornalista Judy Maltz che hanno in programma di lanciare un contrattacco al BDS nei campus ad agosto. "Sarà una grande campagna su Internet e sui social media, in cui speriamo di raggiungere ogni singolo studente universitario negli Stati Uniti. L'obiettivo è quello di educare in modo creativo e riconquistare l’opinione pubblica", ha detto Hoenlein nell'intervista pubblicata all'inizio di questa settimana. Hoenlein si trovava in Israele in visita a Gerusalemme per la festa di compleanno e la conferenza del presidente israeliano Shimon Peres.

Questi commenti sono l'ultima indicazione che l'establishment ebraico sta mettendo tutto il suo peso nella lotta contro il BDS.

Nella giornata di sabato 8 giugno si è tenuto a Milano, presso l’ex-Ospedale Psichiatrico Paolo Pini, il convegno nazionale dal titolo "Dalla Solidarietà alla Lotta Internazionalista - A fianco della Resistenza Palestinese" organizzato dalla Rete di Solidarietà con la Palestina - Milano.

Il convegno ha rappresentato una tappa fondamentale nel percorso iniziato idealmente lo scorso dicembre in occasione dell'incontro con Michele Giorgio, un percorso da più parti prospettato che ha l'obiettivo di costruire insieme una piattaforma di solidarietà, lotta e resistenza.  Al convegno hanno partecipato diverse realtà solidali con la causa palestinese provenienti da tutta Italia, alcune preparando e presentando interventi (qui sotto pubblicati), altre contribuendo al dibattito, altre ancora preferendo rimanere spettatrici, ma tutte indistintamente coinvolte e interessate a rendersi parte attiva nella creazione di tale percorso.

Da tempo non si realizzava un'iniziativa, sulla Palestina ed il Medio Oriente, dove ad una sostanziale chiarezza della piattaforma politica proposta si accompagnassero sostanziali convergenze di analisi e proposte. Ciò è potuto avvenire grazie ad una forte determinazione volta a superare polemiche e chiusure del passato e, come lo svolgersi del convegno ha dimostrato, ad evidenziare come possa essere controproducente accantonare la discussione di temi fondamentali per trovare convergenze di analisi e proposte, perché questo modo d'agire serve solo a rinviare, nel tempo, l'esplosione delle contraddizioni.

L'unico modo per fermare la sua diffusione è di porre fine all'occupazione, così dice un numero crescente di persone di primo piano (nessuna delle quali, tra l'altro, sostiene il boicottaggio).

Leggendo la mia posta elettronica, vedo che molte persone, che dicono di opporsi all'occupazione, sono anche contrarie al boicottaggio di Israele, e non solo per motivi morali, ma anche per ragioni pratiche. ‘Non funzionerà’, dicono, ‘non convincerà nessuno’ oppure ‘avrà un effetto boomerang rendendo Israele ancora più intransigente’. Ho già fatto conoscere i miei argomenti contro le obiezioni morali al boicottaggio (qui, qui e qui), ma ora voglio dare la parola a persone molto più importanti – che sono tutte contrarie all'occupazione ed, esplicitamente o presumibilmente, anche al boicottaggio – che, ultimamente, fanno presente che il mondo si sta pian piano voltando le spalle a Israele, e che, l'unico modo per evitare l’eventuale isolamento è quello di liberare i palestinesi. In altre parole, stanno dicendo che l boicottaggio sta avendo un impatto, e sta crescendo. A catalizzare  l’aumentata preoccupazione è stata la decisione, ai primi di maggio, di Stephen Hawking di boicottare la Conferenza presidenziale che si è tenuta a Gerusalemme la settimana scorsa.

Quattro conferenze regionali della chiesta statunitense United Methodist hanno votato questo mese per disinvestire da aziende coinvolte con l'occupazione israeliana della terra palestinese. Si sono unite ad altri cinque conferenze regionali che avevano già preso provvedimenti analoghi, portando il totale a nove enti regionali che rappresentano migliaia di chiese.

Le aziende oggetto delle recenti risoluzioni comprendono Caterpillar, Motorola Solutions, Hewlett Packard e, in un caso, la General Electric. Tutti svolgono un ruolo significativo nell’occupazione israeliana.

Inoltre, almeno altre cinque conference hanno chiesto al Consiglio generale per le Pensioni della chiesa di disinvestire dalle società che traggono profitto dall'occupazione. E altre due conferenze hanno istituito commissioni ufficiali questo mese per esaminare la questione.

L’ex ambasciatore del Sud Africa a Tel Aviv ha pubblicamente respinto un dono da parte del governo israeliano, di 18 alberi piantati a nome suo da parte del Fondo Nazionale Ebraico (Jewish National Fund - JNF), su terreni violentemente espropriati dai suoi proprietari palestinesi.

A Ismail Coovadia, già attivista anti-apartheid e membro dell’African National Congress, è stato presentato un certificato del JNF, firmato da Rafael Barak, direttore generale del Ministero degli Esteri israeliano, informandolo che gli alberi erano stati piantati in suo "onore".

L’organizzazione umanitaria norvegese NPA (Norwegian People's Aid) e l'Unione norvegese dei dipendenti comunali e generali (NUMGE) hanno pubblicato nel maggio 2012 un rapporto dal titolo “Relazioni pericolose: legami norvegesi con l'occupazione israeliana”. Il rapporto è ora disponibile in inglese.

Il report fornisce prove di come le autorità norvegesi e le aziende, attraverso investimenti finanziari e rapporti commerciali, siano coinvolte in attività che contribuiscono alle violazioni israeliane del Diritto Internazionale e dei Diritti Umani.

‘L'occupazione mina i diritti e il sostentamento dei palestinesi. Gli insediamenti continuano ad estendersi a danno di  un gran numero di palestinesi, cacciati dalle loro terre. Il fatto che gli investimenti e i commerci norvegesi contribuiscono economicamente a sostenere gli insediamenti illegali israeliani è assolutamente inaccettabile’, dice il segretario generale della NPA, Liv Torres.

Il rapporto presenta una panoramica dei vari legami norvegesi con l'occupazione israeliana ed offre  indicazioni chiare alle autorità norvegesi e alle imprese:

‘L’occupazione israeliana è il più grande ostacolo ad una pace giusta tra palestinesi e Israele. NUMGE e NPA sperano e credano che questo report e le loro indicazioni contribuiranno a garantire che la società norvegese si impegni a porre fine all'occupazione israeliana e alle ripetute violazioni israeliane delle risoluzioni delle Nazioni Unite e le convenzioni’, sostiene Jan Davidsen, Presidente norvegese dell’Unione dei dipendenti comunali e generali.

Il report della NPA cita tra le società coinvolte con l'occupazione le israeliane Sodastream, Ahava, Mehadrin e Hadiklaim oltre alle multinazionali Veolia, G4S, Hewlett Packard e Motorola. Leggi il report completo nella sua versione inglese

Fonte: Norwegian People's Aid

Traduzione di Sara Montagnani

Enrico Tommaso Cucchiani, amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, ha visitato Israele per esaminare, tra le altre cose, l'investimento in un fondo di equità privata israeliano.

Intesa Sanpaolo, una delle maggiori banche italiane, sta considerando di espandere le sue operazioni nel mercato israeliano. La settimana scorsa, l’amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, Enrico Tommaso Cucchiani, ha visitato Israele per esaminare, tra le altre cose, l’investimento in un fondo di equità privata israeliano. A quanto pare la banca esaminerà l'investimento in un fondo di capitale speculativo guidato da Haim Shani, ex amministratore delegato della Nice Systems Ltd. (NASDAQ: NICE; TASE: NICE) e direttore generale del Ministero delle Finanze, e da Moshe Lichtman, ex presidente del Centro Microsoft Israel R & D.

L'anno scorso, Lichtman e Shani hanno cercato di istituire un fondo per investire principalmente in startup in fase tardiva, con decine di milioni di dollari di vendite annuali. Leumi Partners, il braccio di investimento di Bank Leumi (TASE: LUMI) è una delle parti che intendono investire nel fondo.

Il road-show internazionale della Intesa Sanpaolo Start-up Initiative ha fatto la sua prima tappa in Israele, la Start-up Nation per eccellenza, nell’ambito della prestigiosa Israel BioMed Conference 2013, in programma a Tel Aviv dal 10 al 12 giugno.

Si è inaugurata ieri, con il primo Israeli - Italian Life Science Investment Forum, la nuova fase di espansione internazionale della piattaforma di accelerazione promossa da Intesa Sanpaolo, che prevede una copertura strategica dei mercati extraeuropei più rilevanti per lo sviluppo globale delle startup ad alta tecnologia (primo fra tutti Israele).

Nel corso del Forum, 10 fra le più promettenti start-up italiane e israeliane nei settori Biotech e dispositivi medicali si sono presentate a oltre 100 tra investitori, corporate, incubatori e acceleratori di caratura internazionale. L’evento è stato organizzato in collaborazione con MATIMOP, l’Agenzia governativa israeliana dedicata alla promozione dell’innovazioneattraverso collaborazioni internazionali bilaterali per lo sviluppo di tecnologie avanzate, con cui è stato sottoscritto un Memorandum of Understanding a ottobre 2012 al fine di offrire ai clienti Corporate del Gruppo l’opportunità di accedere rapidamente alle tecnologie più avanzate disponibili sul mercato.