LIBERTÀ. GIUSTIZIA. UGUAGLIANZA.

Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni per i diritti del popolo palestinese.

Quella dei ragazzi di Irvine è una bella storia. Una di quelle belle storie di giovani eroi e di grandi battaglie. Una di quelle belle storie di speranza, di creatività, di gioventù. Una storia cominciata nella piccola Irvine, una città suburbana nella ricca contea di Orange County, e raccontata di campus in campus attraversando l'America coast to coast.

Gli studenti del club Students for Justice in Palestine dell'Università di Irvine, da anni si impegnano per la sensibilizzazione del loro campus sulla questione palestinese. Molti di loro hanno origini palestinesi, siriane, egiziane, marocchine, pakistane. La maggior parte è nata in America, altri si son trasferiti che erano piccoli. Qualcuno in Medio Oriente non c'è mai stato, qualcuno ci torna tutti gli anni, qualcuno, come Sabreen, da due anni nella sua Damasco non ci può tornare. Omar è palestinese e sogna, un giorno, di poter tornare, nella sua terra, la Palestina.

 

La contraddizione di essere americani-arabi, o arabi "americanizzati" ha segnato la loro adolescenza, i loro rapporti sociali, la formazione della loro identità. Così come la contraddizione di professare la causa palestinese e allo stesso tempo studiare in un campus che investe in compagnie che supportano l'apartheid israeliano. Gli Stati Uniti spendono ogni anno circa 3 miliardi di dollari per finanziare la militarizzazione Israeliana. Con le loro tasse, gli studendi di UCI (Universiry of California Irvine) supportano l'occupazione. E questo proprio non gli va giù.

Perciò, lo scorso autunno i ragazzi di Irvine hanno lanciato Irvine Divest, un'iniziativa che, seguendo la linea della grande campagna internazionale BDS – BOYCOTT DIVESTMENT SANCTONS partita nel 2005, ha come obiettivo la rimozione degli investimenti da parte dell'università di Irvine da otto compagnie che violano quotidianemente i diritti umani e le leggi internazionali.

Entro la fine dell'anno, i ragazzi vorrebbero ottenere da parte di UC Tresury e UCI Foundation la dichiarazione di disinvestire da Caterpillar, General Electric, Hewlett Packard, Raytheon, Cement Roadstones Holdings, Cemex, Sodastream, L3 Cominucations3 in quanto società non-socially responsible.

"Il nostro lavoro oggi segue la nobile tradizione di studenti che sostengono la giustizia, unendosi così alla schiera di quei ragazzi coraggiosi e visionari che chiedevano alle nostre università di disinvestire dai terribili crimini dell'apartheid in Sud Africa" spiega Sabreen Shalabi, rappresentante nel consiglio legislativo degli studenti per la facoltà di Scienze Sociali e co-autrice della Resolution48, la proposta di legge sul disinvestimento presentata al consiglio lo scorso novembre.

Ma nonostante tanta passione, quando Sabreen si svegliò la mattina del 13 novembre, giorno della votazione della R48, non si aspettava quello che sarebbe successo. Gli Associated Students of UC Irvine votarono incredibilmente all'unanimità in supporto della proposta. Un risultato eccezionale, oltre ogni previsione. A Irvine, nella ricca contea di Orange County a pochi passi da Newport Beach, proprio quella dei telefilm sugli ultraricchi teen-agers americani, proprio quella delle feste in limousine e dei club esclusivi, proprio la repubblicanissima OC, si faceva promotrice della nuova grande campagna di boicottaggio delle università americane dai tempi dell'apetheid sudafricano. Scriveva quel pomeriggio Sabreen sulla sua pagina Facebook: "Davvero non ho parole in questo momento. UC Irvine è ufficialmente il primo campus in California a chiedere il disinvestimento dalle compagnie che contribuiscono alla violazione dei diritti umani in Palestina. Today is a good day."

La vittoria di Irvine ha fatto subito eco nelle grandi università californiane. Berkley, Los Angeles, San Diego hanno cominciato la loro battaglia per il disinvestimento sull'esempio di Irvine. In pochi mesi Irvine ha attirato l'attenzione in Ohaio, Michigan, Arizona, Colorado, New York, Illinois.
L'approvazione della R48 da parte del consiglio degli studenti è solo un primo passo. Nei prossimi giorni i ragazzi incontreranno il vicerettore. Forti e compatti su questa idea, porteranno avanti la campagna Irvine Divest perchè le loro tasse non finanzino chi guadagna dalle demolizioni dei villaggi palestinesi, dalla costruizione del muro in West Bank, dai dispositivi identificativi utilizzati nei check-point, dalla produzione di missili utilizzati contro civili .

Il motto è: "The student body has spoken. Not on our campus!"

Fonte: Quartino