Il rapporto del Consiglio Onu per i Diritti Umani apre a nuovi strumenti legali per sanzionare economicamente Israele e fornire mezzi alla campagna di boicottaggio.
di Michael Omer-Man
Gerusalemme, 5 febbraio 2013, Nena News - Il rapporto sulle colonie israeliane redatto dalla missione del Consiglio Onu per i Diritti Umani non è certo il più duro documento delle Nazioni Unite contro Israele. Ma l'ultimo paragrafo introduce un elemento che prima girava solo nei piccoli circoli di attivisti pro-palestinesi. Nella pratica, mette la "S" al BDS.
La campagna Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni ha ottenuto successi misti, ma limitati, dal lancio ufficiale di sette anni fa. Le campagne di boicottaggio e disinvestimento hanno registrato piccole vittorie dopo aver avuto come target fondi di investimenti, sistemi pensionistici, compagnie di trasporto che sostengono Israele nell'occupazione dei Territori Palestinesi, conferenze accademiche e eventi musicali e culturali. Ma molti osservatori ammetteranno che tali successi hanno portato a piccoli se non nulli cambiamenti nella politica israeliana e, di conseguenza, nella realtà palestinese.
Mentre ex funzionari internazionali hanno chiesto sanzioni limitate contro Israele perché interrompesse l'espansione coloniale e funzionari in carica hanno accennato a limitazioni nel movimento dei coloni più violenti, la nozione di sanzione contro Israele ha occupato sempre uno spazio limitato nelle campagne a scarso impatto del BDS.
Il rapporto dell'Onu della scorsa settimana, tuttavia, avanza la prospettiva - e l'eventuale inizio di un fondamento legale - di sanzioni economiche contro Israele per la sua continua espansione coloniale, considerata illegale dal diritto internazionale in ogni angolo del globo. L'ultimo paragrafo delle raccomandazioni del rapporto dice:
"Le compagnie private devono valutare l'impatto che le loro attività hanno sul rispetto dei diritti umani e prendere le necessarie iniziative - compresa la fine dei loro affari nelle colonie - per assicurarsi di non violare i diritti umani del popolo palestinese, nel rispetto del diritto internazionale e dei Principi Guida su Business e Diritti Umani. La missione Onu chiede a tutti gli Stati membri di assumere le necessarie misure per garantire che le imprese domiciliate nel loro territorio e/o sotto la loro giurisdizione - comprese quelle controllate o di proprietà dello Stato - e che conducono attività nelle colonie, rispettino i diritti umani durante le loro operazioni".
Se e quando il rapporto sarà finalizzato e adottato dall'UNHRC e poi dall'Assemblea Generale (AG), il primo probabile - ma soprattutto pratico - passo legale per le sanzioni sarà stato compiuto.
Le risoluzioni dell'Assemblea Generale non hanno potere giuridicamente vincolante come quelle del Consiglio di Sicurezza e ogni possibile misura dell'AG si limiterà a chiedere al Consiglio di Sicurezza l'implementazione di tali raccomandazioni. Inoltre, non sarebbe la prima volta che l'Assemblea approva una risoluzione per sanzionare Israele. Ma il Consiglio di Sicurezza non le ha mai adottate (es. la n. 3414 e la 31/61), prima di tutto perché bloccate dal veto perenne dell'amministrazione americana. Non c'è ragione per credere che gli Stati Uniti agiranno diversamente in futuro.
Ma c'è qualcosa nelle precedenti risoluzioni di grande rilevanza: la numero 3414 e la 31/61 chiedevano la fine degli aiuti militari ed economici a Israele, per lo più garantiti dagli Stati Uniti. Una futura risoluzione fondata sul rapporto dell'UNHRC potrà - esplicitamente o meno - chiedere a tutti gli Stati di assumere iniziative per regolare il business privato che opera nelle colonie dei Territori Palestinesi.
Indirizzandosi agli affari privati e agli interessi economici invece che agli aiuti di Stato, una simile risoluzione potrebbe essere assunta da un gran numero di Paesi membri i cui cittadini fanno affari con Israele, e per naturale estensione, con le colonie.
Ciò non significa che il rapporto Onu o la sua possibile adozione da parte dell'Assemblea Generale porterà inevitabilmente a sanzioni contro Israele, o più limitatamente, contro le attività coloniali. Anche se tale impulso dovesse mettersi in moto, la necessità della quasi unanimità nelle decisioni dell'Unione Europea sulle questioni commerciali (e per Israele la UE è il principale partner) rende quasi impossibile sanzioni economiche radicali.
Ma oggi che il movimento del BDS sta guadagnando punti, porre la scelta di azioni contro le colonie israeliane e la violazione dei diritti umani sulle spalle degli Stati - e non di studenti o gruppi ecumenici - ha il grande potenziale di portare il livello di pressione politica a livelli mai visti dal boicottaggio arabo del petrolio. Inoltre, e forse come principale conseguenza, potrebbe servire come strumento in più per la campagna BDS.
Senza dare un indirizzo alla legittimità delle sanzioni o all'abilità delle campagne BDS nel porre fine alle colonie israeliane, all'occupazione e all'abuso dei diritti umani e civili dei palestinesi, le ultime due righe del rapporto Onu potrebbero essere l'inizio di un regime diplomatico ed economico di pressioni contro Israele. Se ci si riuscirà, si costringerà Israele a prendersi le responsabilità delle proprie azioni e a riconsiderare le decisioni politiche che lo mettono in contrasto con gran parte del mondo. Nena News
Fonte: +972 Magazine
Traduzione a cura di Nena News