LIBERTÀ. GIUSTIZIA. UGUAGLIANZA.

Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni per i diritti del popolo palestinese.

L’organizzazione palestinese Al Haq afferma che l’Europa ha l’obbligo secondo il diritto internazionale di mettere al bando il commercio che alimenta l’occupazione israeliana dei territori

L’Unione Europea deve vietare ai prodotti degli insediamenti israeliani l’ingresso nei suoi mercati, allo scopo di tagliare “una fonte vitale di introiti che permette agli insediamenti di prosperare”, afferma un rapporto dell’organizzazione palestinese per i diritti umani  Al Haq.

Il commercio, secondo le stime del Governo Israeliano, del valore di circa 300 milioni di dollari all’anno, è “una tappa essenziale nel processo di rinforzo e di consolidamento delle imprese degli insediamenti, mentre allo stesso tempo assicura la vitalità dell’intera strategia degli insediamenti”, secondo il rapporto, “Banchettando sull’Occupazione”.

Sottolinea che, nonostante l’UE affermi ripetutamente che gli insediamenti israeliani nella Riva Occidentale siano illegali secondo il diritto internazionale, continua a permettere che i prodotti degli insediamenti entrino nei propri mercati. L’UE  è il maggior partner commerciale di Israele, ricevendo circa il 20% dell’export totale israeliano.

Al Haq stima che gli insediamenti nella Valle del Giordano – la grande fetta di fertili terreni agricoli nella Riva Occidentale che è dominata dall’imprenditoria agricola israeliana – contribuisce per il 40% degli ortaggi, il 50% dell’uva e il 40% dei datteri esportati da Israele.

“Il fiorente ambiente agricolo della Riva Occidentale, particolarmente nell’area della Valle del Giordano, accoppiato allo sfruttamento delle acque e delle altre risorse naturali trovate nei territori occupati, ha trasformato gli insediamenti israeliani in aziende redditizie,” dice il rapporto.

I beni degli insediamenti sono spesso etichettati come “prodotto della Riva Occidentale” o “prodotto di Israele”, facendo intendere che è palestinese o che origina dal versante israeliano della linea verde del 1967.

Il Governo Britannico ha diffuso delle linee-guida per i supermercati del Regno Unito tre anni fa, facendo pressione per delle etichette più chiare, come “prodotto degli insediamenti israeliani”, per pemettere ai consumatori di fare delle scelte informate sugli acquisti. Una strategia comunitaria europea sull’etichettatura è stata discussa a Brussels, nonostante che i funzionari abbiano rifiutato un boicottaggio dei prodotti degli insediamenti.

Al Haq sostiene che l’UE ha il dovere, secondo il diritto intenazionale, di vietare il commercio con gli insediamenti. Afferma che in caso di serie violazioni dei principi fondamentali del diritto internazionale, come il colonialismo o l’appropriazione indebita di proprietà, gli stati non devono favorire il mantenimento di situazioni illegali.

“Mentre l’UE è stata abbastanza esplicita nel condannare gli insediamenti e la loro espansione, continua a importare prodotti dagli insediamenti stessi e nel fare ciò contribuisce a sostenerne la stessa esistenza,” ha detto Shawan Jabarin, di Al Haq.

"Per come stanno le cose, l’UE sta facendo poco più che selezionare una casella, riconoscendo che gli insediamenti sono illegali. Finché non sostiene questa retorica con l’azione e non assicura che nessun aiuto o riconoscimento siano forniti agli insediamenti, neanche indirettamente, qualsiasi critica di questo tipo continuerà a essere priva di significato.”

Yigal Palmor, portavoce del Ministero degli Esteri Israeliano, ha detto: “Al Haq sta confondendo una posizione politica con il diritto internazionale. Hanno diritto alle proprie opinioni politiche, ma non questo non è il proprio diritto. La messa al bando dei prodotti per ragioni politiche non è in accordo con il diritto internazionale, piuttosto è il contrario. Vale a dire, nessun paese ha legiferato in questo senso.”

Fonte: The Guardian

Traduzione di Vincenzo Pezzino