LIBERTÀ. GIUSTIZIA. UGUAGLIANZA.

Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni per i diritti del popolo palestinese.

Notizie BDS

Notizie internazionali del movimento globale BDS.

Il Sud Africa torna a regolare le esportazioni di beni prodotti in Israele e nei Territori Palestinesi Occupati. Ieri il governo sudafricano ha imposto nuove normative in merito all'etichettatura dei prodotti provenienti dai Territori: "Siamo tutti d'accordo che tali beni debbano indicare con chiarezza da dove provengono, così che i consumatori possano compiere scelte informate. Secondo la nostra legge sulla protezione dei consumatori, questi hanno il diritto di conoscere l'origine dei beni che acquistano", ha detto Sidwell Medupe, portavoce del Dipartimento del Commercio e l'Industria.

Ovvero, nella pratica, le nuove etichette apposte sui prodotti delle colonie non riporteranno "Made in Israel", ma specificheranno l'esatta origine. Alcuni esempi: i beni provenienti da Gaza saranno etichettati come "Made in Gaza-Israel", quelli dalla Cisgiordania come "West Bank-Israel" e quelli da Gerusalemme Est "East Jerusalem-Israel". Un modo per riconoscere i beni prodotti da compagnie e aziende palestinesi, secondo il governo, e per non confonderli con quelli di compagnie israeliane.

Questo video, del MA'AN Development Center, svela un fenomeno estremamente inquietante presente nei Territori palestinesi occupati: il lavoro minorile palestinese nelle piantagioni degli insediamenti israeliani nella Valle del Giordano. Contiene interviste ai ragazzi stessi, ad un intermediario palestinese e a numerosi funzionari ed esperti del settore.

Comunicato stampa della Presidente della Camera

In oltre un'ora di conversazione molto cordiale, la Presidente Boldrini ha ribadito il suo sostegno al rafforzamento delle relazioni tra Italia ed Israele, che vantano una consolidata tradizione di rapporti bilaterali tra le rispettive assemblee parlamentari, nonché il suo fermo impegno contro ogni forma di intolleranza e di discriminazione. "L'antisemitismo non deve e non può esistere al giorno d'oggi", ha affermato la Presidente. "Spero che il Parlamento potrà presto esaminare anche le proposte di modifiche legislative che inaspriscono le sanzioni contro chi predica l'odio e l'intolleranza".

Si moltiplicano le affermazioni secondo le quali le colonie sarebbero un bene per i palestinesi, da parte di chi forse confonde l'occupazione lavorativa con l'occupazione militare

di Stephanie Westbrook

Gli ultimi mesi hanno visto un aumento degli appelli per misure contro il commercio con gli insediamenti israeliani nei Territori palestinesi occupati, tra questi: la relazione dei capi missione dell’UE a Gerusalemme e Ramallah, la richiesta degli europarlamentari per la sospensione dell’Accordo UE-Israele, il rapporto della missione d’inchiesta del Consiglio per i diritti umani dell’ONU e l’annuncio del governo olandese di nuove linee guida per l’etichettatura dei prodotti degli insediamenti.

Allo stesso tempo, si vanno moltiplicando le affermazioni secondo le quali gli insediamenti sarebbero un bene per i lavoratori palestinesi, da parte di chi forse confonde l’occupazione lavorativa con l’occupazione militare.

Nuova questione palestinese in medio oriente. Stavolta, però, in chiave vitivinicola. Pare, infatti, che l'Unione Europea stia pressando i produttori israeliani del territorio per etichettare i loro vini con la dicitura "Israeli product of the Occupied Palestinian Territories" (prodotto israeliano dei territori palestinesi occupati). L'etichetta Made in Israel non basterebbe, quindi. Ma come si può immaginare i produttori non hanno preso troppo bene questa richiesta e i vigneti si preannunciano come un nuovo campo di battaglia (economico) nel conflitto tra israeliani e palestinesi: "Questo è razzismo puro", dice Yaakov Berg, fondatore di Psagot Winery a pochi Km da Gerusalemme (la cantina nata nel 2003 e che in un decennio è passata da 3mila bottiglie a 100mila) "io non ho ucciso nessuno per prendere questa terra. L'ho pagata. E offro buoni posti di lavoro ai palestinesi che guadagnano tre o quattro volte quello che potrebbero guadagnare altrove".

AKRON, Pennsylvania (USA). Il consiglio di amministrazione del Mennonite Central Committee (Comitato centrale mennonita, MCC [organizzazione di volontariato delle chiese anabattiste]) degli USA ha deciso all'unanimità che il MCC USA non investirà in aziende di cui sia consapevole che beneficino di prodotti o servizi usati allo scopo di perpetrare atti di violenza contro palestinesi, israeliani o altri gruppi di persone.

Questa decisione, presa alla riunione del consiglio del 16 marzo ad Akron, trae origine da un appello di partner in Palestina e Israele, incluse chiese locali, e segue un processo di discernimento con le guide delle denominazioni che sostengono il MCC.

Il personale del MCC nel Medio oriente aveva trasmesso il messaggio da parte di chiese ed altri partner in una lettera resa pubblica circa un anno fa. Il MCC ha collaborato con partner in Palestina e Israele per più di sessanta e quaranta anni, rispettivamente.

GINEVRA - Israele deve immediatamente iniziare a ritirare i suoi coloni dai territori palestinesi, esperti delle Nazioni Unite hanno detto Lunedì ai diplomatici, anche se sembra che il nuovo governo israeliano si prepari a rinforzare la mano della lobby dei coloni ebrei.

Israele deve agire per "porre fine immediatamente e senza condizioni preliminari all'attività di insediamento ed avviare un processo di ritiro dagli insediamenti", ha detto Christine Chanet al Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite a Ginevra, lamentando una "annessione dilagante" dei territori palestinesi.

Chanet, francese, stava presentando un rapporto di una missione investigativa per conto del Consiglio, che riteneva che gli insediamenti stavano conducendo “alla violazione costante e giornaliera” dei diritti umani dei Palestinesi.

Caro Lior,

grazie per la sua email che ci invita a presentare Though I know the River is Dry al Tel Aviv International Student Film Festival. In quanto aderente agli obiettivi dichiarati del Movimento per il Boicottaggio Disinvestimento e Sanzioni non presenterò il film.

Qualsiasi attività che si svolge sotto gli auspici dell'Università di Tel Aviv deve, in buona coscienza, essere boicottata. L'Università ha una lunga storia di sostegno legale, tecnologico e strategico per l'occupazione coloniale israeliana della Cisgiordania. La rivista dell'Università di Tel Aviv ha orgogliosamente dichiarato nel numero dell’inverno 08/09 che "nella realtà aspra e impervia del Medio Oriente, l’Università di Tel Aviv è in prima linea nel lavoro critico per mantenere il vantaggio militare e tecnologico di Israele."

Dopo una dura lotta, gli Studenti per la Giustizia in Palestina presso l'Università della California, San Diego (UCSD) hanno ottenuto una grande vittoria ieri sera quando il Consiglio degli Studenti Associati ha approvato una risoluzione che chiede il disinvestimento dalle aziende che traggono profitti dall'occupazione israeliana.

L’annuncio del risultato - 20 a favore, 12 contrari e 1 astensione - è stato accolto da applausi, come dimostra questo video.

La risoluzione, proposta da Studenti per la Giustizia in Palestina, è simile a recenti risoluzioni approvate a UC Irvine e UC Riverside e nomina Boeing, General Dynamics Corporation, Hewlett Packard, Ingersoll-Rand e Raytheon, tra altre aziende, che "traggono profitti dall'occupazione militare israeliana e dalla violenza contro i palestinesi in violazione del diritto internazionale e dei diritti umani".

In una lettera inviata al capo della politica estera dell’Unione europea, Catherine Ashton, 23 membri del Parlamento europeo hanno chiesto la sospensione dell’Accordo di Associazione UE-Israele.

È molto singolare che una tale importante iniziativa trasversale sia stata intrapresa da europarlamentari per chiedere esplicitamente la sospensione dell'Accordo di Associazione.

Aumentiamo la pressione! Manda un messaggio ai parlamentari europei chiedendo un loro impegno per la sospensione dell’Accordo UE-Israele e l’esclusione di aziende israeliane dai programmi europei.

Nella lettera degli europarlamentari si dichiara che:

“L'Accordo si basa sul rispetto reciproco dei diritti umani e dei principi democratici, come esplicitamente indicato all'Articolo 2 dell'Accordo. La continua autorizzazione per attività di insediamento del governo israeliano, così come numerose violazioni dei diritti umani ampiamente documentate dalle Nazioni Unite e dalle organizzazioni internazionali per i diritti umani, sono in violazione degli impegni di Israele ai sensi dell'articolo 2 dell'Accordo”.