LIBERTÀ. GIUSTIZIA. UGUAGLIANZA.

Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni per i diritti del popolo palestinese.

Notizie BDS

Notizie internazionali del movimento globale BDS.

È emerso che, nella riunione dell'esecutivo nazionale di martedì scorso, il partito laburista ha deciso di boicottare la compagnia di sicurezza privata G4S, che negli ultimi anni ha curato la sicurezza delle sue conferenze, perché aiuta Israele a gestire le prigioni in cui i prigionieri politici palestinesi sono detenuti senza processo e sottoposti a tortura. Negli ultimi anni hanno avuto luogo proteste su questo tema all'esterno delle conferenze del partito laburista.

G4S fornisce attrezzature e servizi alle carceri israeliane in cui i prigionieri politici sono detenuti senza processo e sottoposti a tortura. Nel solo mese di ottobre, Israele ha arrestato oltre 1.000 palestinesi per soffocare la resistenza popolare palestinese. Molte di queste persone saranno detenute nelle prigioni israeliane che G4S sta aiutando a operare. Assistendo Israele a gestire queste prigioni e i centri dove avvengono gli interrogatori, G4S partecipa all’uso che fa Israele della tortura e incarcerazione di massa di oltre 6.000 palestinesi come un modo per scoraggiare qualsiasi azione di resistenza alla sua occupazione.

G4S ha anche contratti con il governo israeliano per fornire attrezzature e servizi ai checkpoint che fanno parte del muro di "separazione" e apartheid, i varchi che rinforzano l'assedio di Gaza e le stazioni di polizia israeliane. Le guardie di G4S operano anche in diverse basi militari israeliane. Nel 2012, al culmine di uno storico sciopero della fame dei prigionieri politici palestinesi, organizzazioni palestinesi fecero appello ad azioni per chiedere conto a G4S del suo ruolo nelle carceri israeliane.

di Adri Nieuwhof

Dopo mesi di discussioni, il Consiglio Comunale di Amsterdam ha bocciato all'inizio del mese la proposta che la città desse inizio ufficialmente alla cooperazione con Tel Aviv. Invece ha optato per la cooperazione individuale o basata su un progetto.

Nel primi mesi del 2013 Ronnie Naftaniel, personaggio della lobby israeliana aveva lanciato l'idea del gemellaggio tra Amsterdam e Tel Aviv. Lo ha fatto subito dopo le dimissioni come direttore della lobby filo-israeliana Centrum Informatie en Israël Documentatie (o CIDI).

Il Consiglio Comunale aveva accolto con favore l'idea in quello stesso anno.

Ma molte organizzazioni e cittadini hanno intrapreso una campagna contro questa proposta. Gli attivisti hanno protestato nella sala del municipio di Amsterdam, hanno parlato contro il gemellaggio nelle riunioni del consiglio, hanno scritto lettere al consiglio e ai media e lanciato petizioni.

di Flavia Lepre

L’articolo uscito il 13 novembre 2015 dal titolo “Boicottiamo i boicottatori. Comprate prodotti israeliani”, firmato dalla redazione [de Il Foglio], è uno splendido esempio del modo di funzionare della propaganda in generale. La sua elementare grossolanità fa emergere con nettezza il meccanismo su cui è costruito, che poi è lo stesso responsabile dell’imbarbarimento delle comunicazioni sociali e della diffusione dell’incapacità di pensiero razionale e argomentativo.

E’ la scelta della strategia emotiva (contro quella cognitiva), quella che nella formulazione dei titoli fa parlare di “titoli caldi” e che fa leva in modo quasi esclusivo sulla emotività, in cui la razionalità è scavalcata, tutt’al più frammentata in pillole di nessi di base stereotipati la cui applicabilità non è né dimostrata né tematizzata.

Non sorprende che alle prove di logica, negli INVALSI e nei test d’ingresso universitari, i nostri studenti diano risultati particolarmente scadenti. Se il contesto culturale nel quale sono inseriti è normale ricorrere a pseudo ragionamenti che offendono ogni criterio logico, è particolarmente arduo per loro sviluppare quella dimensione generalmente negata e omessa.

In questo modo il Foglio, in realtà, più che promuovere i prodotti israeliani, promuove semmai se stesso.

Oggi, il Centro per i Diritti Costituzionali (CCR) e il co-difensore Loevy & Loevy hanno annunciato il compenso nel caso del professor Steven Salaita contro la University of Illinois at Urbana-Champaign (UIUC) per il licenziamento dal suo posto di docente di ruolo dovuto ai suoi tweets personali di critica all'attacco a Gaza nel 2014 da parte del governo israeliano. Il professor Salaita aveva citato in giudizio l'UIUC, il consiglio d'amministrazione dell'università e gli amministratori di alto livello per aver violato il Primo Emendamento che garantisce il suo diritto alla libertà di espressione e per la violazione del contratto. Il licenziamento di Salaita è diventato un punto caldo dei dibattiti su libertà accademica, libertà di parola e repressione del sostegno alla difesa dei diritti dei palestinesi. In cambio di un accordo a rinunciare alle proprie rivendicazioni da parte del professor Salaita, l'università ha accettato di pagare 875.000 dollari.

"Questo accordo è una rivincita per me, ma ancora più importante, si tratta di una vittoria per la libertà accademica e il Primo Emendamento", ha detto il professor Salaita. "Le petizioni, manifestazioni e inchieste, così come il caso legale, hanno rafforzato l'istruzione superiore americana come luogo di pensiero critico e dibattito rigoroso e sono profondamente grato a quanti hanno preso posizione pubblicamente."

Lettera del  Coordinamento Europeo dei Comitati e delle Associazioni per la Palestina alla signora Federica Mogherini - Alto rappresentante per gli Affari Esteri e le Politiche per la Sicurezza dell'Unione Europea e vice presidente della Commissione Europea.

cc: Fernando Gentilini - EURS per il processo di pace nel Medio Oriente
Carlos Moedas –Commissario EU per la Ricerca e l'Innovazione 

Gentile Alto Rappresentante,

Ci rivolgiamo a lei in merito all'attuale escalation della violenza israeliana contro il popolo palestinese. Dall'inizio di ottobre decine di migliaia di palestinesi, per lo più giovani, hanno partecipato alle proteste contro la repressione israeliana, le espulsioni, la pulizia etnica, l'aggressiva espansione delle colonie illegali israeliane, la violenza dei coloni appoggiati dallo Stato e gli arresti arbitrari. Solo in ottobre, le forze armate israeliane hanno ucciso con esecuzioni extragiudiziarie almeno 73 palestinesi, compresi 15 minori e e bambini piccoli in Cisgiordania, a Gaza e a Gerusalemme est, e ferito almeno 5.000 palestinesi. Inoltre le forze armate israeliane hanno ufficialmente adottato una dottrina che prevede l'uso sproporzionato della forza, nota come la "Dottrina Dahiya", che prevede l'attacco deliberato a  civili e strutture civili. Organizzazioni  internazionali dei diritti umani, come Amnesty International e Human Right Watch hanno condannato le "uccisioni extragiudiziarie" di Israele e l'uso "deliberato" di proiettili letali contro i palestinesi.

L'Ue ed i suoi Stati membri sono a conoscenza che Israele ha occupato la Palestina con mezzi militari in violazione delle risoluzioni dell'ONU e delle leggi internazionali. L'Ue ed i suoi Stati membri non possono ignorare la storia militare israeliana e i crimini di guerra commessi sopratutto a Gaza, dove solo la scorsa estate più di 2.000 palestinesi sono stati uccisi, più di 32.000 abitazioni sono state distrutte e 100.000 persone sono sfollate.

Attraverso la partecipazione di Israele nei progetti di ricerca dell'UE e consentendo alle imprese belliche e agli istituti di ricerca israeliani di partecipare ai programmi dell'UE, l'Unione Europea gioca un ruolo fondamentale nell'appoggio militare, aiutando Israele a coprire i costi dell'occupazione e delle sue azioni militari in questo processo. Ogni critica dell’UE delle violazioni israeliane delle leggi internazionali rimarrà nella pratica senza conseguenze finché questo forte legame resterà in atto e diventerà sempre più profondo.

Perché il boicottaggio, il disinvestimento e le sanzioni sono la strada giusta.

di Omar Barghouti

Nonostante Israele riveli uno sfacciato estremismo di destra, soprattutto con l’attuale escalation nella sua brutale occupazione e repressione, l’Europa continua ad essere largamente complice nell’appoggio all’occupazione israeliana e alla violazione dei diritti dei palestinesi, al di là della vuota retorica esibita dall’Unione Europea.

Tutte le chiacchiere a Bruxelles e Tel Aviv sull’etichettatura UE dei prodotti provenienti dalle colonie israeliane nei territori palestinesi occupati non riescono a nascondere il fatto che i rapporti dell’Europa con Israele confliggono con i valori che dichiara ed i suoi impegni giuridici.

Ignorando i propri obblighi sulla base del diritto internazionale e, in particolare, la sentenza della Corte di Giustizia del 2004 contro il muro illegale israeliano, l’UE mantiene una rete di relazioni militari, di ricerche sugli armamenti, di transazioni bancarie e commerciali con imprese, banche ed istituzioni israeliane pesantemente coinvolte nelle violazioni dei diritti umani.

L’UE si è anche ostinatamente rifiutata di imporre la clausola sui diritti umani nel suo accordo di associazione con Israele, coprendo sostanzialmente le costanti violazioni del diritto internazionale da parte del regime israeliano di occupazione, colonialismo da insediamenti ed apartheid. Più di 300 sindacati, ONG ed altre organizzazioni della società civile di tutta Europa hanno fatto appello all’UE perché ponga fine al suo appoggio ai crimini di Israele, sospendendo anche l’accordo di associazione. L’appello è stato sostenuto da più di 60 membri del Parlamento Europeo.

Se i diritti dei palestinesi sono considerati oggi da gran parte del mondo come la “cartina di tornasole dei diritti umani”, secondo l’espressione di John Dugard, il giurista sudafricano ex relatore per i diritti umani delle Nazioni Unite, l’UE ha fallito quel test.

La sezione della AFL-CIO del Connecticut ha votato il sostegno agli elementi chiave della chiamata palestinese al boicottaggio, disinvestimento e sanzioni (BDS) contro Israele.

AFL-CIO è la più grande federazione del lavoro degli Stati Uniti, contando decine di sindacati con una adesione complessiva di quasi 13 milioni di lavoratori, - 200.000 dei quali in Connecticut.

Alla Convention della sezione del Connecticut nel mese di ottobre, i delegati hanno approvato una risoluzione che invita la segreteria nazionale di AFL-CIO ad adottare il BDS "con riferimento alle imprese e agli investimenti che traggono profitto o sono complici di violazioni dei diritti umani derivanti dall'occupazione dei territori palestinesi da parte dello Stato di Israele , e a sollecitare i suoi affiliati e fondi pensione e di rendita ad adottare strategie simili."

Essa invita inoltre gli Stati Uniti ad " applicare diligentemente tutti gli strumenti diplomatici ed economici per porre fine all'occupazione israeliana della Palestina e a sostenere una pace equa e giusta in cui il popolo di Israele e Palestina possano vivere in pace e sicurezza in conformità con il diritto internazionale e la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani".

La risoluzione sottolinea che Unite, il più grande sindacato nel Regno Unito e in Irlanda, ha appoggiato il BDS.

“L’occupazione è causa principale di violenza” Citando il rabbino Heschel, leader per i diritti civili, le attiviste hanno affermato “La preghiera è inutile se non è sovversiva”

di Ben Norton 

Martedì mattina delle attiviste ebree statunitensi, delll’organizzazione per la pace CODEPINK, hanno manifestato davanti al Muro Occidentale (conosciuto anche come Kotel o Muro del Pianto). Hanno esposto uno striscione con la scritta “Ebrei statunitnesi appoggiano il BDS,” riferendosi al Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni, un movimento mondiale pacifico che lotta per i diritti umani, promosso dalla società civile palestinese e che, tramite mezzi economici nonviolenti, cerca di fare pressione sul governo israeliano affinché fermi l’occupazione illegale dei territori palestinesi, garantisca gli pari diritti ai cittadini palestinesi, e permetta il ritorno dei palestinesi che furono violentemente espulsi dalle loro antiche terre, come stabilito dal diritto internazionale.

Dopo cinque minuti, le forze dell’ordine israeliane in borghese hanno sequestrato lo striscione alle manifestanti e hanno intimato loro di andarsene. Ariel Gold e Ariel Vergosen, due attiviste, facevano parte di un viaggio di una settimana organizzato da CODEPINK in Israele e Palestina, dove sono state testimoni dirette della vita dei palestinesi sotto occupazione militare.

CODEPINK ha dichiarato che, durante il suo viaggio, “oltre ad aiutare gli agricoltori palestinesi con la raccolta delle olive, il gruppo è stato testimone del sistema israeliano di apartheid, per il quale cittadini diversi hanno strade, servizi e leggi diverse. Hanno sperimentato le gravi restrizioni alla libertà di movimento palestinese, il massiccio aumento di colonie illegali per soli ebrei in territorio palestinese e i numerosi abusi dei diritti umani a discapito dei palestinesi.”

Gaza assediata, Palestina occupata - Noi, le organizzazioni che costituiscono la maggioranza del settore studentesco palestinese, chiediamo ai nostri coetanei, alle organizzazioni studentesche e ai sindacati in tutto il mondo di mobilitarsi contro le politiche israeliane di occupazione, colonizzazione e di apartheid in Palestina.

Le forze di occupazione israeliane, insieme a coloni armati fino ai denti, deliberatamente uccidono e provocano mutilazioni a bambini innocenti e giovani. Queste politiche premeditate di punizione collettiva e di razzismo contro il popolo palestinese esigono oggi più che mai di sentire levare voci di solidarietà e di umanità in Palestina e in tutto il mondo. Noi, pertanto, vi invitiamo ad intensificare #WaveSolidarityBDS lanciati dal Comitato Nazionale Palestinese BDS (BNC). [1]

Alla luce dei continui e tuttavia ignorati crimini di Israele, vogliamo ribadire il nostro impegno verso l'appello fatto dalla Campagna degli studenti palestinesi per il boicottaggio accademico di Israele (PSCABI) [2], che si basa sull'appello del 2004 lanciato dalla Campagna palestinese per il Boicottaggio Accademico e Culturale di Israele (PACBI) [3] e l'appello palestinese del 2005 al Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni (BDS) [4]. Poiché il movimento BDS è cresciuto senza sosta e minaccia il suo regime, Israele mostra molto chiaramente di lottare contro il movimento BDS all'esterno come all'interno. Siamo a conoscenza di tentativi fatti da alcune organizzazioni marginali e individui di sabotare la marea di uno degli strumenti non violenti più efficaci contro il sistema stratificato di oppressione israeliano.

di Nadia Abu El-Haj

In un recente articolo su Haaretz, l'antropologo israeliano Dan Rabinowitz argomenta contro il movimento palestinese per il boicottaggio accademico e culturale di Israele (PACBI - Palestinian Academic and Cultural Boycott of Israel) agganciando le sue credenziali politiche alla presunta amicizia con il compianto Edward Said. Scrive Rabinowitz:

"Sono un antropologo dell'Università di Tel-Aviv, orgoglioso di essere stato un amico personale di Edward Said. Sono attualmente coinvolto nello sforzo di arginare i tentativi di boicottare le università israeliane ... La battaglia in salita in cui io e i miei colleghi siamo impegnati mi fa spesso pensare all'eredità di Edward."

Dopo la morte di Said oltre un decennio fa, molti hanno evocato il suo nome o accampato crediti sulla sua eredità. L’evocazione di Rabinowitz mi sembra particolarmente cinica: poiché Said non può più parlare per se stesso, ci pensa Rabinowitz a parlare per lui: Vedete, non sono soltanto io. Anche Edward Said, una vera e propria icona della politica palestinese, sarebbe stato contro il boicottaggio accademico. Il PACBI ha attaccato anche lui. Nelle mani di Rabinowitz, l'eredità di Said è piegata a difesa del privilegio di un liberale di sinistra, ebreo ashkenazi che gode della (completa) cittadinanza nello stato di Israele anche se il suo regime razziale sempre più duro rende la vita progressivamente invivibile per i palestinesi sottomessi al suo dominio.

Rabinowitz ha ragione. Nel 2012, il PACBI ha criticato la East West Music Diwan, l'orchestra fondata da Said e Daniel Barenboim che riunisce giovani musicisti palestinesi e israeliani. Indipendentemente da ciò che si potrebbe pensare della posizione del PACBI, è falso pretendere di sapere quello che Said avrebbe fatto con Diwan - e che cosa avrebbe pensato del boicottaggio accademico e culturale – se fosse stato testimone del regime sempre più brutale di Israele e la concomitante crescita del movimento della società civile che è diventato il BDS. [1] Tutti noi possiamo evocare il nome di Said. Ma cerchiamo di essere persone adulte a questo riguardo. Apriamo la conversazione senza abusare dell’eredità di Said fondando le nostre pretese di essere dalla parte giusta della storia e della politica.

L'attacco di Rabinowitz al BDS si basa su tre affermazioni centrali. In primo luogo, che nel promuovere il boicottaggio il BDS "trascura le istituzioni economiche tradizionali" che si concentrano sulle istituzioni  "a grande maggioranza in favore del dialogo e del compromesso", cioè, le università e le istituzioni culturali. In secondo luogo, le università "non possono, non devono e non prendono posizioni istituzionali su questioni politiche". Terzo, e più importante, il BDS ha secondi fini; non è onesto sulle sue intenzioni politiche. In altre parole, senza nominarlo come tale, nel suo editoriale Rabinowitz - seguendo le orme di molti critici del BDS - solleva lo spettro dell'antisemitismo.