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Guerre di Israele e nostre complicità

E’ uscito il volume “La catena dell’impunità. Inchiesta sulla storia degli armamenti israeliani e sulle complicità dell'Occidente e dell'Italia nella guerra condotta ai danni della popolazione civile in Palestina”, secondo dossier di BDS Italia su armi e guerre di Israele e sulle responsabilità dell’Italia e del mondo Occidentale nel rendere possibile l’occupazione militare della Palestina e la progressiva espulsione dei suoi abitanti.

La storia delle guerre e dei massacri di Israele contro la popolazione palestinese non inizia il 7 ottobre 2023: dura da almeno 75 anni, dalla nascita di quello stato, ultima impresa del morente colonialismo, sollevando la coscienza degli europei, responsabili degli orrori della Guerra Mondiale e delle persecuzioni contro le minoranze. Nel 1948 si parlò di Nakba, di Catastrofe, con l’espulsione di oltre 750.000 palestinesi e la distruzione di 450 città e villaggi palestinesi, con l’espulsione degli abitanti, profughi nella loro terra, molti trasferiti di forza a Gaza. Oggi assistiamo ad un nuovo capitolo della storia, all’orribile massacro, il primo in diretta streaming mondiale, ma censurato dai media italiani ed occidentali, della popolazione della Striscia di Gaza, attualmente in corso.

Israele applica un regime di apartheid nei confronti della popolazione palestinese, violandone i diritti umani e politici in spregio al diritto internazionale. Dopo l’azione armata dei gruppi della Resistenza Palestinese a Gaza il 7 ottobre 2023, la situazione è gravemente peggiorata. Rivendicando un inesistente diritto alla difesa dell’occupante nei confronti dell’occupato, il governo israeliano ha scatenato una micidiale vendetta contro la popolazione palestinese, attraverso una campagna di distruzione sistematica di tutte le infrastrutture sociali e civili. Tutto questo è reso possibile dal sostegno e dall’assistenza che USA, UE e Italia continuano a fornire alla “guerra” di Israele contro il popolo palestinese, inclusi la Cisgiordania e Gerusalemme Est: massacri di civili oltre a violenze fisiche e psichiche che lasceranno ferite indelebili. Molti analisti politici indipendenti concordano con il giudizio che la raccapricciante rappresaglia di Israele ha un obiettivo ormai evidente: la soluzione finale per il popolo palestinese, una seconda Nakba che li forzi ad abbandonare la terra dove abitano, e in molti casi dove sono già profughi, cancellandoli.

In questo libro, elaborato all’interno del gruppo di lavoro su embargo e disarmo di BDS Italia, con il sostegno di PeaceLink e la collaborazione della Campagna Ponti non Muri di Pax Christi, alcuni dei maggiori esperti della realtà militare israeliana e italiana sono stati chiamati a raccolta per descrivere e documentare lo stretto legame e le complicità che intercorrono fra la politica e gli interessi economici legati agli armamenti: una vera e propria catena dell’impunità che, partendo da Israele, arriva fino ai governi europei e ai principali istituti di ricerca del vecchio continente.

Il libro è disponibile ordinando presso la casa editrice

https://www.redstarpress.it/prodotto/la-catena-dellimpunita/

oppure scrivendo a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..

Utilizzare questo indirizzo anche per concordare presentazioni locali con l’intervento di curatori/autori.

Calendario presentazioni:

21/3/2024 Firenze

22/3/2024 Lodi

25/3/2024 Bologna

27/3/2024 on line (Zoom) ore 20:30

28/3/2024 Casalecchio di Reno

28/3/2024 Torino

29/3/2024 Ravenna

4/4/2024 online 

5/4/2024 Roma

7/4/2024 Messina

7/4/2024 Velletri

12/4/2024 Bari

12/4/2024 Trieste

13/4/2024 Orvieto

15/4/2024 Venegono Superiore (VA)

18/4/2024 Mantova

24/4/2024 Bologna

16/5/2024 Reggio Calabria

17/05/2024 Messina

Il segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha parlato lo scorso settembre all’Assemblea Generale ONU del rapporto presentato al Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite.

Il rapporto del Segretario Generale ONU documenta l’uso diffuso di spyware, in particolare del programma Pegasus creato dall’azienda israeliana NSO Group in collaborazione con l’esercito, a scopo di intimidazione e rappresaglia contro attivisti per i diritti umani. In Palestina, Bahrain e Marocco degli attivisti sono stati trattenuti, torturati e aggrediti sessualmente da personale dell’esercito che utilizzava il software spia israeliano.

Questo rapporto conferma ancora una volta quanto pericolosa e mortale sia quest’arma informatica, e quanto possano essere spaventosi i suoi effetti sulla libertà di parola.

Gutierres ha ammonito che lo spyware mette in pericolo il lavoro sui diritti umani, come si vede nel caso della violenta repressione delle organizzazioni della società civile palestinese da parte delle forze di occupazione israeliane.

Il Gruppo NSO, che si vanta dei suoi forti agganci nel governo israeliano, giustifica la vendita del suo software di spionaggio a regimi autoritari dichiarando di averne ricevuto l’autorizzazione dal Ministero della Difesa israeliano, anzi di essere stati incoraggiati a venderlo.

L’Israele dell’apartheid testa direttamente sui palestinesi che sottopone al dominio coloniale i suoi strumenti di oppressione e repressione, come lo spyware, e poi li esporta soprattutto a regimi autoritari e dittatoriali in tutto il mondo per trarne profitto e influenza diplomatica.

Comitato Nazionale Palestinese per il BDS (BNC)

Come rifornirsi di aerei spia in Israele e indebitarsi per miliardi di euro fino alla metà del XXI secolo. Prima di formalizzare le dimissioni, il governo Draghi ha concluso un accordo con le industrie militari israeliane per l’acquisto di due sofisticati aerei di pronto allarme e intelligence da destinare alle cosiddette “missioni speciali” dell’Aeronautica militare. Secondo il quotidiano israeliano Haaretz, l’holding IAI - Israel Aerospace Industries ha firmato un contratto con l’Italia per un valore di circa 550 milioni di dollari per la vendita degli aerei spia e la fornitura dei servizi di supporto e logistica a terra per le forze aeree italiane.

L’ok al programma era stato dato dal parlamento tra la fine del 2020 e l’inizio del 2021 (al tempo il premier era Giuseppe Conte), ma il contratto con l’industria aerospaziale israeliana è stato sottoscritto all’inizio di marzo 2022. Nello specifico verranno consegnati due velivoli CAEW (Conformal Airborne Early Warning & Control System) basati sulla piattaforma del jet Gulfstream G550 sviluppato dall’azienda statunitense Gulfstream Aerospace, appositamente modificato e potenziato dalla israeliana Elta Systems Ltd, società del gruppo IAI.

“Gli aerei CAEW hanno funzioni di sorveglianza aerea, comando, controllo e comunicazioni, strumentali alla supremazia aerea e al supporto alle forze di terra”, spiegano i manager israeliani. “Radar, sensori avanzati e sistemi di raccolta di informazioni forniscono all’operatore una piena consapevolezza della situazione per la gestione delle battaglie aeree; la grande mole di dati raccolti ed elaborati possono essere trasferiti in tempo reale ai vari attori coinvolti, siano essi assetti aerei, navali o terrestri”.

Grande enfasi per le capacità belliche dei nuovi velivoli d’intelligence made in Israel è stata espressa dal generale Alberto Rosso, a capo dello Stato maggiore dell’Aeronautica fino all’ottobre 2021. “L’E-550 CAEW è uno straordinario sistema multisensore, una sorta di posto di comando volante che è in grado di offrire alle Forze di Difesa italiane un contributo operativo decisivo per il raggiungimento della superiorità informativa”.

Le forze aeree avevano già acquistato due Gulfstream nell’ambito del maxi-accordo di cooperazione militare Italia-Israele del 2011 che ha previsto anche la fornitura di un sistema satellitare all’Esercito italiano e di caccia-addestratori di produzione Leonardo SpA all’Israel Air Force. Nel maggio 2020 il ministero della Difesa ha firmato un ulteriore contratto con ELTA Systems per la gestione decennale dei servizi logistici e supporto per la stazione di terra associata alla flotta degli aerei spia, con una spesa di 332 milioni di euro. L’ambizioso programma del Ministero della Difesa approvato dalle Camere lo scorso anno, oltre alla seconda tranche di Gulfstream, include l’acquisto di altri sei aerei della stessa tipologia in “configurazione civile”, in attesa cioè delle “successive modifiche”. Nel 2020 l’onere finanziario previsto dal governo per gli otto aerei-spia più servizi di manutenzione e supporto logistico-infrastrutturale era di 1.223 milioni di euro, da spalmare sui bilanci annuali fino al lontano 2056.

I primi due aerei CAEW sono stati assegnati al 14° Stormo dell’Aeronautica militare di stanza a Pratica di Mare (Rm), alle dipendenze del Comando Forze di Supporto Speciale. Secondo lo Stato maggiore, negli ultimi due anni questi velivoli hanno effettuato 650 missioni d’intelligence. Da quando è scoppiato il sanguinoso conflitto in Ucraina, vengono impiegati stabilmente per operazioni top secret nello spazio aereo dell’Europa orientale e nel Mar Nero, principalmente ai confini con il territorio ucraino, rumeno, bulgaro e moldavo. Così come avviene con i pattugliatori “Poseidon” di Us Navy e dei droni “Global Hawk” di US Air Force e “AGS” della NATO che decollano da Sigonella, i dati sensibili raccolti dai CAEW Gulfstream di Pratica di Mare vengono messi a disposizione delle forze armate di Kiev per pianificare la controffensiva anti-russa.

Antonio Mazzeo

Il Premio Lifetime Organizational War Abolisher 2022 sarà assegnato al Collettivo Autonomo Lavoratori Portuali (CALP) e all’Unione Sindacale di Base Lavoro Privato (USB) in riconoscimento del blocco delle spedizioni di armi da parte dei lavoratori portuali italiani, che hanno bloccato le spedizioni verso alcuni guerre degli ultimi anni.

Registrati per seguire la premiazione con traduzione in italiano, il 5 settembre alle ore 20

I War Abolisher Awards, ora al loro secondo anno, sono creati da World BEYOND War, un’organizzazione globale che consegnerà quattro premi in una cerimonia online il 5 settembre a organizzazioni e individui provenienti da Stati Uniti, Italia, Inghilterra, e Nuova Zelanda.

Un evento di presentazione e accettazione online, con le osservazioni dei rappresentanti di tutti e quattro i vincitori del premio 2022, si svolgerà il 5 settembre alle 8:00 a Honolulu, alle 11:00 a Seattle, alle 13:00. a Città del Messico, alle 14 a New York, alle 19:00 a Londra, alle 20:00 a Roma, alle 21 a Mosca, 22:30 a Teheran e alle 6 del mattino successivo (6 settembre) ad Auckland. L’evento è aperto al pubblico e prevede l’interpretazione in italiano e inglese.

Quattro cacciabombardieri F-35 dell’Aeronautica militare in Israele per partecipare a una complessa esercitazione aerea nel deserto del Negev con i velivoli “cugini” delle forze armate israeliane utilizzati nel sanguinoso conflitto in Siria.

Il comando dell’Israeli Air Force ha reso noto che martedì 23 luglio ha preso il via nel sud di Israele l’esercitazione bi-nazionale Lightning Shield (letteralmente Scudo di Fulmine). Le attività addestrative avranno la durata di una settimana e vedono la partecipazione di un imprecisato numero di cacciabombardieri F-35I “Adir” del 118th Lions dello Squadrone Sud e del 140th Golden Eagle Squadron dell’Aeronautica israeliana e quattro caccia F-35 del 13° Gruppo Volo del 32° Stormo dell’Aeronautica italiana di stanza nello scalo aeroportuale di Amendola (Foggia). Tutti i velivoli sono stati trasferiti nella base aerea di Nevatim (denominata in codice Air Force Base 28), localizzata nei pressi della città di Be’er Sheva nel deserto del Negev.

All’esercitazione partecipa anche il 122nd Nachshon Squadron israeliano, reparto d’eccellenza delle più moderne guerre elettroniche, che opera con gli aerei “Gulfstream G-500” nelle tre varianti Eitam (CAEW) Shavit (intelligence) e Oron (l’ultima acquisita dall’Israeli Air Force che ha enormemente potenziato le capacità di intelligence, sorveglianza e riconoscimento). Come sottolinea il sito specializzato The Avionist, gli italiani “hanno una grande familiarità con questi aerei dato che l’Aeronautica militare utilizza la variante CAEW”. Tra l’altro proprio un Gulfstream G-500 del 14° Stormo di Pratica di Mare, con una sofisticata apparecchiatura elettronica a bordo di produzione israeliana, viene impiegato quasi con frequenza quotidiana per operazioni top secret nel Mar Nero e in Est Europa dopo lo scoppio del conflitto in Ucraina.

“L’esercitazione Lightning Shield rappresenta una pietra miliare nella continua collaborazione tra le nostre forze armate, mentre rafforza il legame unico tra le nostre nazioni”, riporta in un tweet l’Aeronautica israeliana. “Essa contribuirà inoltre a migliorare le competenze dell’F-35 “Adir” e a espandere le sue capacità a possibili scenari operativi”. L’Israeli Air Force non fornisce altri particolari sulle finalità addestrative di Scudo di fulmine, ma come rileva ancora The Avionist è prevedibile che l’esercitazione sia stata pianificata in vista dell’impiego dei cacciabombardieri in “un’ampia varietà di teatri operativi”, dato che l’F-35 è considerato “un aereo ominruolo contro differenti minacce aeree e terrestri avanzate”.

La versione “Adir”, nota anche come The Mighty One (Il Potente) è unica nel suo genere tra i cacciabombardieri F-35 di quinta generazione adottati da nove paesi e che sono in grado di svolgere gli strike con armi nucleari. Israele ha sottoscritto un accordo con Lockheed-Martin, l’holding statunitense che ha prodotto i velivoli da guerra, per ottenere modifiche specifiche all’architettura del caccia, ai sistemi di comunicazione e intelligence e alle suite per la guerra elettronica, con l’aggiunta di pod per il lancio di missili aria-aria.

“Fino ad oggi Israele rimane l’unica nazione che ha utilizzato l’F-35 Lightning II in operazioni di combattimento”, scrive l’analista Maya Carlin del Center for Security Policy di Washington. “Nel 2018 I’Aeronautica militare israeliana ha impiegato la sua flotta di F-35I Adir per portare a termine una serie di attacchi aerei in Siria. Il generale Amikam Norkin ha inoltre dichiarato che l’Israeli Air Force sta volando con gli F-35 in tutto il Medio oriente e ha anche attaccato un paio di volte in due differenti fronti, senza però aggiungere altri dettagli”.

Sempre secondo l’analista Maya Carlin, anche se Israele non ammette che Lightning Shield è diretta contro le minacce che potrebbero giungere dall’Iran, è “però certo che l’Aeronautica vuole perfezionare le capacità necessarie a potenziali situazioni di guerra con il principale paese nemico”. Carlin aggiunge che lo scorso mese di maggio Israele ha svolto un’esercitazione lunga un mese in cui sono stati simulati attacchi contro l’Iran con l’impiego di armi nucleari. “L’attività addestrativa congiunta israelo-italiana Lightning Shield svilupperà ulteriormente e perfezionerà le qualità dei caccia dell’Israeli Air Force”, conclude l’analista del Center for Security Policy.

Nel giugno 2021 sei cacciabombardieri F-35 israeliani hanno partecipato all’esercitazione aeronavale Falcon Strike nei cieli dell’Italia meridionale, congiuntamente ai velivoli di guerra delle aeronautiche di Italia, Stati Uniti d’America e Regno Unito. I velivoli dell’Israeli Air Force furono trasferiti ad Amendola insieme ad alcuni cacciabombardieri F-16 A/B del 116th Squadron e a un G550 del 122th Squadron. Falcon Strike ha avuto come obiettivo centrale “l’integrazione degli aerei da guerra di quarta e quinta generazione così come lo sviluppo della cooperazione tra le forze aeree partner per sviluppare l’interoperabilità durante le operazioni”, come ha riferito lo Stato maggiore dell’Aeronautica italiana.

Lightning Shield prende il via nel Negev dieci giorni dopo la visita in Italia di una delegazione del ministero della difesa israeliano guidata dal generale Amir Eshel, direttore generale del ministero della difesa, già comandante in capo dell’Aeronautica militare dal 2012 al 2017. A Roma gli israeliani si sono incontrati in particolare con il segretario generale della difesa e direttore nazionale degli armamenti, generale Luciano Portolano. “Gli incontri si sono svolti in un clima di reciproca stima e collaborazione e hanno permesso di consolidare ulteriormente le già eccellenti relazioni in atto tra Italia e Israele, con particolare riferimento al rafforzamento della cooperazione industriale, attraverso la condivisione di nuove aree di collaborazione da sviluppare con il pieno coinvolgimento delle rispettive Forze Armate”, scrive l’ufficio stampa della Difesa. “Il costante dialogo strategico tra le parti ha inoltre permesso di confrontarsi in modo schietto, sincero e proficuo sul tema delle sfide imposte dagli attuali scenari di crisi internazionale e sul contesto in cui le parti intendono cooperare”.

Antonio Mazzeo

Fonte: https://antoniomazzeoblog.blogspot.com/2022/07/caccia-f-35-italiani-in-israele-un.html?m=1

L’Assemblea generale dei soci di AXA si terrà il 28 aprile a Parigi. Per l’occasione, la coalizione Stop the Assistance to Israeli Apartheid e i suoi alleati per la giustizia climatica contatteranno il servizio clienti di AXA per dire che assicurare l’apartheid israeliana NON. È. GREEN. PER. NIENTE.

La crisi climatica che stiamo vivendo è il risultato di secoli di sfruttamento e oppressione portate avanti attraverso il colonialismo, il patriarcato, la supremazia bianca e il capitalismo. Le popolazioni più colpite sono finora quelle del Sud globale, compreso il popolo indigeno palestinese. La vulnerabilità ambientale dei palestinesi è in gran parte causata ed esacerbata dal decennale regime israeliano di occupazione militare, colonialismo e apartheid.

Israele è in grado di mantenere il suo regime oppressivo sul popolo palestinese solo grazie alla complicità internazionale.

AXA è una di queste compagnie internazionali complici.

L'assicuratore francese sostiene di essere impegnato nella lotta contro il cambiamento climatico e si presenta come un campione di sostenibilità nel suo settore di attività. Tuttavia, queste affermazioni sono ridicole data la complicità di AXA nella distruzione ambientale perpetrata dall’apartheid israeliano e nei crimini di guerra contro i palestinesi.

Le persone in tutto il mondo si stanno mobilitando per il
#AXADivest Global Day of Action.

AXA tiene molto alla sua immagine.

1. Chiama ora al Servizio Clienti AXA Italia

Usa l'esempio di testo qui sotto per dire ad AXA che sostenere l'apartheid israeliana NON. È. GREEN. PER. NIENTE. AXA offre una varietà di servizi, non esitare a chiamare qualsiasi di questi per condividere la nostra richiesta che AXA ponga fine alla sua complicità nell'apartheid israeliana.

Telefonare al: 800 085 559

Facci sapere come è andata la tua conversazione con AXA usando questo modulo.

2. Twitta ad AXA con un clic

.@AXA straparla di diritti umani e investimenti etici mentre finanzia aziende nei Territori palestinesi occupati per $845 milioni.

@thomasbuberl @PerrettaAntimo è ora che AXA disinvesta dall’apartheid israeliana e dalla distruzione ambientale. #AXADivest
https://bit.ly/3LZXVj8

Esempio di conversazione:

Salve,

Mi chiamo ____________ e chiamo per segnalare un grave problema con i servizi assicurativi di AXA.

Capisco che lei non è personalmente responsabile di questo, ma le chiedo gentilmente di prendere nota e di passare il mio reclamo alla direzione di AXA.

AXA investe attualmente in due delle più grandi banche israeliane che sono elencate nel database delle Nazioni Unite delle imprese implicate nell'impresa di insediamento illegale di Israele nei territori palestinesi occupati, che equivale a un crimine di guerra secondo il diritto internazionale. AXA investe anche in una serie di aziende internazionali che fanno affari con gli insediamenti israeliani.

Il sostegno finanziario agli insediamenti israeliani illegali non solo è illegale secondo il diritto internazionale, ma distrugge anche l'ambiente. Lo sfruttamento sistematico delle risorse naturali palestinesi, tra cui acqua, terra, gas e petrolio, minerali del Mar Morto e riserve di pietra, crea un ambiente coercitivo che mira ad allontanare le comunità palestinesi dalle loro terre ancestrali a beneficio dell'economia di apartheid di Israele e dell'espansione illegale degli insediamenti.

È una pessima figura per AXA. Non vorrei che la mia famiglia o i miei amici comprassero polizze assicurative da AXA mentre questa assicura l'apartheid israeliana e la sua sistematica distruzione ambientale.

Più di 150.000 persone in tutto il mondo chiedono ad AXA di porre fine al suo sostegno all'apartheid israeliana che opprime milioni di palestinesi e distrugge la loro natura, le loro terre e i loro mezzi di sussistenza.

Sono estremamente deluso dal fatto che AXA non abbia intrapreso alcuna azione per porre fine a questa complicità, mentre dichiara di sostenere la giustizia climatica.

Vi prego di far sapere alla direzione di AXA che boicotterò AXA finché rimarrà complice dell'apartheid israeliana. Non sosterrò l'apartheid israeliana!

*Facci sapere com’è andata la tua conversazione usando questo modulo.

Fonte: Comitato nazionale palestinese per il BDS (BNC)

Se AXA non vuole più essere complice di gravi violazioni dei diritti umani e rispettare la sua strategia per il cambiamento climatico e la biodiversità, deve rinunciare all'apartheid israeliana!

Da diversi anni, un movimento internazionale chiede alla compagnia assicurativa AXA di non investire più nel regime israeliano di apartheid. Sono stati raggiunti importanti traguardi, tra cui la decisione di AXA IM nel dicembre 2018 di vendere le sue azioni di Elbit Systems, fabbricante di armi israeliano. Nel 2021, AXA ha venduto quasi tutte le sue azioni di Equitable Holdings che investiva in Elbit Systems e in cinque delle principali banche israeliane. Queste società sono tutte elencate nel database delle Nazioni Unite che riguarda le imprese complici nel permettere la costruzione di insediamenti israeliani illegali, insediamenti che costituiscono un crimine di guerra nell’ambito del diritto internazionale. Israele li usa per rubare la terra e le risorse idriche palestinesi come politica per indurre la pulizia etnica.

Firma la petizione e chiedi a AXA di non finanziare

più la guerra e i crimini ambientali!

Nel 2021, più di 250 organizzazioni e 10.000 persone si sono impegnati a boicottare l'assicuratore francese fino a quando non rispetterà i suoi principi e i diritti umani. Decine di persone hanno già cancellato la loro polizza assicurativa AXA.

Un nuovo rapporto sconvolgente conferma che AXA è uno dei maggiori investitori europei nell'impresa di insediamento illegale di Israele, dimostrando anche che l'assicuratore possiede ancora azioni per un valore di 6,2 milioni di dollari in due banche israeliane coinvolte in crimini di guerra.

La guerra è un pilastro dell'economia di Israele e una delle industrie più inquinanti del mondo.

AXA si impegna ad essere consapevole del ruolo che può svolgere attraverso l'impatto indiretto dei suoi prodotti e servizi assicurativi e di investimento. Nella sua politica ambientale, AXA si impegna a cercare di offrire soluzioni assicurative e di investimento che promuovano un comportamento rispettoso dell'ambiente.

Lottare per la giustizia climatica significa anche lottare per i diritti umani. AXA non può annacquare la sua complicità nei crimini di guerra solo con le sue dichiarazioni retoriche.

Firma la petizione per fare pressione su AXA affinché ponga fine

alla sua complicità con crimini di guerra e crimini ambientali!

Gli insediamenti israeliani non solo sono illegali, ma distruggono anche l'ambiente.

Gli insediamenti israeliani sono principalmente costruiti su terreni agricoli o pascoli palestinesi confiscati, terre ancestrali riservati agli ulivi, fonte primaria di cibo e reddito per i palestinesi. Dal 1967, data dell’inizio dell’occupazione militare di Gaza, Cisgiordania e Gerusalemme Est da parte di Israele, quasi un milione di olivi palestinesi sono stati sradicati e distrutti.

Israele scarica l'80% dei rifiuti dei suoi insediamenti illegali nei territori palestinesi occupati, contaminando tutte le risorse naturali palestinesi, compresa l'acqua. Il 97% dell'acqua potabile a Gaza è inadatta al consumo ed è una delle principali cause di mortalità infantile.

Queste sono le conseguenze di un regime di apartheid sulle persone e sul pianeta che AXA sostiene attraverso i suoi investimenti.

Le aziende coinvolte nei crimini di guerra israeliani stanno sentendo la pressione. La multinazionale francese Veolia si è completamente ritirata da Israele dopo che una campagna BDS per il suo ruolo nella colonizzazione israeliana della terra palestinese che le è costato miliardi di dollari in contratti e gare d'appalto perse.

Insieme, possiamo fare che anche AXA si ritiri!

Fonte: Comitato nazionale palestinese per il BDS (BNC)

Traduzione di BDS Italia

La vendita da parte di Elbit System della sua fabbrica a Oldham nel Regno Unito, è l'ennesima vittoria nella decennale campagna globale contro l'apartheid della più grande compagnia militare israeliana.

Anni di campagne popolari contro l'Elbit, tra cui azioni dirette, pressioni ed educazione di base, a Oldham e in altre parti del Regno Unito, hanno messo in luce la complicità diretta della compagnia nei crimini di guerra israeliani e nei crimini contro l'umanità perpetrati contro i palestinesi, in particolare nella Striscia di Gaza assediata.

Nel 2009, il grandissimo fondo pensionistico norvegese ha disinvestito da Elbit a causa del suo coinvolgimento nelle gravi violazioni dei diritti palestinesi da parte di Israele. Nel corso degli anni, la pressione della campagna BDS è costata a Elbit importanti contratti e investimenti dal Brasile all'Australia.

Elbit testa i suoi droni killer e altre armi sui palestinesi, fornisce tecnologia per le mura di separazione di Israele costruiti in Cisgiordania occupata e intorno a Gaza, quindi vende e riproduce questa esperienza in tutto il mondo come "testato sul campo."

I palestinesi hanno chiesto un embargo militare globale nei confronti di Israele simile a quello imposto in passato al Sudafrica a causa del l'apartheid.

Chiediamo a TT Electronics, il nuovo proprietario della fabbrica di Oldham, di tagliare tutti i legami con l'industria militare israeliana e di proteggere i posti di lavoro che rispettano i diritti delle persone e del pianeta.

La chiusura della fabbrica di Elbit a Oldham dovrebbe spingere gli attivisti per i diritti umani di tutto il mondo a intensificare le loro campagne strategiche in modo da alzare il prezzo da pagare per il regime israeliano di colonialismo di insediamento e apartheid, e per tutte le aziende e istituzioni che consentono i suoi crimini contro i palestinesi autoctoni.

33 organizzazioni della società civile palestinese hanno rilasciato una dichiarazione che condanna la proposta di un accordo teso ad approvare il finanziamento militare del sistema Iron Dome di Israele in cambio di aiuti per Gaza.

In risposta all'atteso voto favorevole di Bernie Sanders e di altri senatori statunitensi ad un accordo che vedrebbe approvato il finanziamento militare del sistema Iron Dome del regime di apartheid israeliano in cambio di aiuti per Gaza, 33 organizzazioni della società civile palestinese hanno rilasciato la seguente dichiarazione di condanna.

Votare a favore della continua occupazione, dell’assedio di Gaza e dei continui massacri da parte del regime di apartheid israeliano equivale ad una chiara e ingiustificabile (dichiarazione di, NdT) complicità. Ciò non può essere moralmente “compensato” o mascherato attraverso concessioni caritatevoli a favore dei 2 milioni di palestinesi sottoposti all’assedio israeliano al fine di aiutarci a tollerare le brutalità di Israele, finanziate dagli Stati Uniti.

Impegnarsi nel Congresso degli Stati Uniti per porre fine a tutti i finanziamenti militari all'apartheid israeliana è un obbligo morale e legale di prim'ordine. È anche l'espressione più importante di solidarietà con la lotta dei palestinesi a Gaza e ovunque per la libertà, la giustizia e l’uguaglianza.

Organizzazioni firmatarie:

  • Federazione Generale Palestinese dei Sindacati PGFTU-Gaza
  • Unione Generale delle Donne Palestinesi
  • Segreteria dei Comitati degli Studenti Universitari – Gaza
  • Associazione dei Comitati degli Studenti Universitari
  • Unione Generale dei Lavoratori Palestinesi
  • Unione palestinese dei lavoratori delle poste, informatica e telecomunicazioni
  • Coalizione sindacale palestinese per il BDS (PTUC-BDS)
  • Rete delle ONG palestinesi (PNGO)
  • Istituto nazionale palestinese per le ONG
  • Federazione dei sindacati indipendenti
  • Coalizione globale per il diritto palestinese al ritorno
  • Ordine degli avvocati palestinese
  • Associazione Medica Palestinese
  • Iniziativa Palestina e alture del Golan siriano occupate (OPGAI)
  • Unione Generale degli Insegnanti Palestinesi
  • Federazione palestinese dei sindacati dei professori e dei dipendenti universitari (PFUUPE)
  • Unione generale degli scrittori palestinesi
  • Unione degli agricoltori palestinesi
  • Campagna palestinese di base contro il muro dell'apartheid (STW)
  • Campagna palestinese per il boicottaggio accademico e culturale di Israele (PACBI)
  • Comitato di coordinamento della lotta popolare (PSCC)
  • Coalizione civica per la difesa dei diritti dei palestinesi a Gerusalemme
  • Coalizione per Gerusalemme
  • Comitato nazionale per la commemorazione della Nakba
  • Unione dei dipendenti pubblici nel settore civile-palestinese
  • Unione Generale dei Contadini Palestinesi
  • Unione delle organizzazioni caritatevoli palestinesi
  • Unione delle Associazioni Professionali
  • Campagna delle donne per il boicottaggio dei prodotti israeliani
  • Osservatorio economico palestinese
  • Unione dei Centri di Attività Giovanili-Campi profughi palestinesi
  • Unione Cooperative Agricole
  • Comitato Nazionale per la Resistenza di Base

Fonte: Comitato nazionale palestinese per il BDS (BNC)

Traduzione di BDS Italia

Il 29 settembre 2021, la coalizione “Don’t buy into occupation” (DBIO) ha pubblicato un rapporto, che, sulla base di una ricerca di Profundo (una società indipendente no-profit di ricerca e consiglio, NdT), denuncia il ruolo delle istituzioni finanziarie europee in quanto finanziatrici di 50 imprese commerciali coinvolte nell'impresa di insediamento illegale di Israele.

Da questo rapporto, apprendiamo che a partire da maggio 2021, il colosso assicurativo multinazionale francese AXA si è classificato al 30º posto tra i primi 100 investitori europei nelle imprese che facilitano l’impresa di insediamento illegale di Israele, tra cui molti sono elencati nel database delle Nazioni Unite di febbraio 2020.

Mentre, nel marzo 2021, gli investimenti di AXA ammontavano a 5,95 milioni di dollari in quattro banche israeliane (Bank Hapoalim, Bank Leumi, Israel Discount Bank, Mizrahi Tefahot Bank), il rapporto della coalizione DBIO mostra che entro maggio 2021, AXA aveva disinvestito da due di loro (Bank Hapoalim, Mizrahi Tefahot). Il rapporto conferma inoltre che AXA non ha reinvestito nel costruttore militare israeliano Elbit da quando ha venduto le sue azioni nel dicembre 2018.

Inoltre, un esame degli azionisti di Equitable Holdings (EQH) ha mostrato che entro la fine di giugno 2021, AXA deteneva solo lo 0,07% delle azioni di EQH, in calo rispetto al 9,93% di marzo. Ciò significa che AXA non può più influenzare o controllare le decisioni di investimento di EHQ, avendo venduto quasi tutte le sue azioni in un processo che ha fatto sì che EQH lasciasse il gruppo AXA e abbandonasse l'acronimo AXA dal suo nome.

Tuttavia, AXA continua ad essere implicata nel sistema di colonialismo, occupazione militare e apartheid di Israele nei confronti del popolo palestinese: come confermato dal rapporto della coalizione DBIO, AXA detiene ancora quote per un valore di 6 milioni di dollari in due banche israeliane, la Bank Leumi (5 milioni di dollari) e l’Israel Discount Bank (1,2 milioni di dollari).

Il rapporto mostra anche che entro maggio 2021, AXA ha investito in altre società coinvolte negli insediamenti illegali di Israele, tra cui General Mills, Manitou, CETCO Mineral Technology Group, RE/MAX Holdings, Solvay e Terex. Alcuni di queste aziende sono già presenti nel database delle Nazioni Unite, mentre tutte soddisfano i criteri delle Nazioni Unite per l'inclusione in futuri aggiornamenti del database. Con un investimento totale di 845 milioni di dollari, la coalizione DBIO posiziona AXA al 30º posto tra i primi 100 investitori europei presenti nell'impresa di insediamento illegale di Israele.

Alla vigilia dell’assemblea generale annuale di AXA del 29 aprile 2021, il relatore speciale delle Nazioni Unite sui diritti umani nei Territori Occupati Palestinesi, Michael Lynk, ha invitato il gigante assicurativo francese a disinvestire completamente dalle banche israeliane, spiegando che "Considerate le gravi violazioni dei diritti umani associate agli insediamenti israeliani, è impossibile per un’azienda essere economicamente impegnata nell'impresa di insediamento di Israele e contemporaneamente rispettare i suoi obblighi in materia di diritti umani internazionali e diritto umanitario."

La coalizione "Stop AXA Assistance to Israeli Apartheid" esorta AXA a seguire l'esempio di KLP, il più grande fondo pensioni della Norvegia, che ha disinvestito - con riferimento al database delle Nazioni Unite - da 16 aziende complici nell'impresa di insediamento illegale di Israele.

Unitevi alla coalizione e boicottate AXA fino a quando non disinvestirà dall'apartheid israeliana!