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Secondo un documento della Difesa, gli F-15 e gli F-16 dell'Israeli Air Force sono attesi al poligono di Capo Frasca (Oristano): sganceranno bombe inerti da una tonnellata. La cooperazione militare tra Roma e Gerusalemme comprende la fornitura di sensori radar "Gabbiano", prodotti dalla Selex Galilelo e montati sui droni, e i cannoni navali da 76mm prodotti dalla Oto Melara: tutti armamenti utilizzati nella guerra a Gaza
di Enrico Piovesana
I cacciabombardieri israeliani voleranno presto dai cieli di Gaza a quelli della Sardegna per condurre esercitazioni di bombardamento insieme all’aviazione italiana e Nato. La notizia lanciata giorni fa dall’Unione Sarda sulla base di documenti militari ufficiali, trova conferma nelle informazioni ottenute dal IlFattoQuotidiano.it. Il “Programma esercitazioni a fuoco secondo semestre 2014″ del Reparto Sperimentale Standardizzazione al Tiro Aereo – Air Weapon Training Installation (Rssta-Awti), datato 3 marzo 2014, prevede che gli F-15 e gli F-16 dell’Israeli Air Force vengano al poligono di Capo Frasca (Oristano) a sganciare bombe inerti da una tonnellata.
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Mogherini, mamma mia. La ministra degli Esteri interviene alla Camera sulla «crisi a Gaza»
Intervenendo alla Camera sulla «crisi a Gaza», la ministra degli esteri Federica Mogherini ha invitato il parlamento e l’opinione pubblica italiana a «non cedere alla logica della partigianeria, all’idea che ci si debba dividere tra amici di Israele e amici della Palestina, che si debba scegliere da che parte stare nel conflitto».
In realtà l’Italia ha da tempo già scelto, istituzionalizzando sotto forma di legge (con larga intesa bipartisan) la cooperazione militare con Israele.
Il memorandum d’intesa sulla cooperazione militare italo-israeliana, ratificato nel 2005 dal Senato (in particolare grazie ai voti del gruppo Democratici di sinistra-Ulivo schieratosi con il centro-destra) e dalla Camera, è divenuto Legge 17 maggio 2005 n. 94. La cooperazione tra i ministeri della difesa e le forze armate di Italia e Israele riguarda «l’importazione, esportazione e transito di materiali militari», «l’organizzazione delle forze armate», la «formazione/addestramento».
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di Alex Zanotelli
La solitudine del popolo palestinese è la vergogna del mondo. Una immensa sofferenza che dura da 70 anni, sfociata adesso in un urlo di disperazione per questa assurda e impari guerra tra Israele e Palestina. E come risposta c’è solo silenzio, indifferenza, sia da parte dell’Unione Europea, sempre più assente, sia da parte dell’Italia, sempre più legata ad Israele, sia da parte della chiesa italiana, sempre più silente.
E’ un grido di dolore che mi tocca profondamente come credente nel Dio della vita, come missionario inviato a costruire un mondo ‘altro’ da quello che abbiamo.
In questo tragico momento faccio mio il grido lanciato dai leaders delle chiese cristiane in Palestina, in un documento del 2009, Kairòs Palestina, che è stato volutamente boicottato e oscurato: ”Noi …. gridiamo dal cuore della sofferenza che stiamo vivendo nella nostra terra, sotto occupazione israeliana, con un grido di speranza in assenza di ogni speranza….”. Un grido di sofferenza che riassumono così :”Il Muro di separazione eretto in territorio palestinese… ha reso le nostre città e i nostri villaggi come prigioni, separandoli gli uni dagli altri; Gaza ,specialmente, continua a vivere in condizioni inumane, sotto assedio permanente…Gli insediamenti israeliani devastano la nostra terra in nome di Dio o in nome della forza, controllando le nostre risorse naturali, specialmente l’acqua e le risorse agricole…”.
Partendo da questa violenza sistemica, i pastori delle chiese dichiarano: ”L’occupazione israeliana della terra palestinese è un peccato contro Dio e contro l’umanità poiché depriva i palestinesi dei fondamentali diritti umani.“I leaders delle chiese invitano quindi i palestinesi alla resistenza come nelle prima intifada: ”Affermiamo che la nostra scelta come cristiani di fronte all’occupazione israeliana è di resistere. La resistenza è un diritto e un dovere per il cristiano. Ma è una resistenza che ha l’amore come logica. E’ quindi una resistenza creativa , poiché deve trovare strade umane che impegnino l’umanità del nemico. Dobbiamo combattere il male, ma Gesù ci ha insegnato che non possiamo combattere il male con il male. Possiamo resistere attraverso la disobbedienza civile“.
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A Pomigliano, nel grigio imperante che avvolge le mura dei vari stabilimenti industriali, è spuntata una scritta davanti alla sede dell'Alenia Aermacchi, azienda del gruppo Finmeccanica – quindi statale - rea di aver venduto i primi due cacciabombardieri M-346 e di doverne consegnare ancora altri 30 (alla faccia della crisi!), al “nobile” esercito di Tel Aviv, impegnato in queste settimane in quella che molto probabilmente verrà ricordata come una delle più spietate operazioni militari nella striscia di Gaza.
Quello che salta subito all'occhio guardando il muro che cinge la fabbrica - al di là della denuncia della vergognosa complicità dell'azienda e dello Stato Italiano con il massacro in atto a Gaza in queste ore - è che il numero di morti segnalati dalla scritta è già abbondantemente aumentato, mentre resta sempre uguale a se stessa la cronaca di telegiornali e politici, quelli che continuano a parlare di “conflitto” (come se a confrontarsi ci fossero due eserciti regolari!) e non di “pulizia etnica”, quando ormai si è arrivati a più di 1050 morti e 6000 feriti palestinesi rinchiusi in 35km quadrati e poco più di 40 morti israeliani, in stragrande maggioranza militari.
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La rock star Peter Gabriel e il regista Ken Loach sono tra le 21.000 persone che hanno firmato una lettera aperta a David Cameron, il Primo Ministro inglese, chiedendo un immediato stop al commercio bellico tra Regno Unito ed Israele.
La lettera è stata consegnata oggi, direttamente alla residenza di David Cameron in Downing Street 10 a Londra da Loach e da tre membri del parlamento - Jeremy Corbyn, Diane Abbott e Jim Fitzpatrick.
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Le esercitazioni non riguarderanno soltanto Israele ma numerosi paesi alleati dell'Italia. Verranno sganciate bombe e missili.
Dal 21 settembre prossimo l’aviazione si Israele si addestrerà in Sardegna. In base agli accordi stilati con la Regione da quel giorno in poi anche i piloti da guerra di Tel Aviv, che in queste settimane stanno bombardando la Striscia di Gaza, prenderanno parte a un “tour de force” di esercitazioni e sperimentazioni belliche interrotte per una pausa estiva. Le attività, già pianificate e riportate nel “Programma per il secondo semestre 2014″ stilato dal ministero della Difesa, non riguarderanno solo Israele ma anche altri Paesi alleati all’Italia nello scacchiere geopolitico mondiale. In determinate aree dell’isola verranno sganciati missili e bombe sia da terra, che dal cielo che da navi militari. A renderlo noto è l’Unione Sarda.
Leggi: Da settembre i caccia dell'aeronautica di Israele si eserciteranno in Sardegna
L'European Network Against Arms Trade chiede che l'UE applichi l'embargo delle armi verso le parti in conflitto. Intanto prende piede una campagna di boicottaggio internazionale contro i prodotti Made in Israele.
L’Europa ponga fine al sostegno militare a Israele e dichiari un embargo delle armi verso tutte le parti in conflitto. A chiederlo, dopo l’appello sottoscritto anche da sette premi Nobel per la Pace, è l’European Network Against Arms Trade (ENAAT), rete continentale contro il commercio di armamenti di cui, per l’Italia, fa parte la Rete Disarmo. L’ENAAT chiede che “in attesa di tale embargo, tutti gli Stati membri devono immediatamente sospendere tutti i trasferimenti di equipaggiamenti militari, assistenza e munizioni verso tutte le parti in conflitto”.
Italia principale esportatore di armi in Israele dell’UE
L’Italia è il principale esportatore dell’Unione europea di sistemi militari e di armi leggere verso Israele. All’inizio dell’operazione “Bordo di Protezione” sulla Striscia di Gaza il nostro paese ha inviato in Israele due caccia addestratori costruiti dalla Alenia Aermacchi. Si tratta della prima tranche di trenta velivoli facenti parte di un accordo più ampio tra i due paesi, nel quale l’Italia si impegna ad acquistare da Tel Aviv dei droni ed altri armamenti. Secondo la Rete Disarmo la vendita di armi e sistemi d’arma a Israele avviene in contrasto la nostra legislazione relativa all’export degli armamenti: la legge 185/90, infatti, nel primo articolo prevede ” l’impossibilità di fornire armamenti a Paesi in stato di conflitto armato o i cui governi sono responsabili di gravi violazioni delle convenzioni internazionali in materia di diritti umani, accertate dai competenti organi delle Nazioni Unite, dell’UE o del Consiglio d’Europa”.
Leggi: Gaza – Israele: la campagna di boicottaggio e l’appello #StopArmingIsrael
Dopo che l'articolo de ilfattoquotidiano.it ha rivelato che l'Italia è il primo fornitore europeo di armamenti per l'esercito di Netanyahu, i grillini propongono una mozione per dare un freno ad un export da 470 milioni di euro
Fermare la vendita di armi dall’Italia verso Israele. E’ la mozione proposta dal Movimento 5 Stelle, a prima firma Paolo Bernini, dopo che ilfattoquotidiano.it ha rivelato che l’Italia è il primo fornitore europeo di armi destinate all’esercito di Gerusalemme. Anzi, da solo l’export italiano quasi eguaglia quello di Germania, Francia e Regno Unito. Un giro di affari di 470 milioni di euro, secondo i dati dell’Osservatorio Permanente sulle Armi Leggere e Politiche di Sicurezza e Difesa, pari a oltre il 41% degli armamenti regolarmente esportati dell’Unione verso Israele.
La proposta dei 5 Stelle è di bloccare questo commercio per 5 anni, “periodo entro il quale, se non si verificheranno altre operazioni militari e violazioni di diritti civili” contro il popolo palestinese, verrà ripristinata la vendita degli armamenti italiani. Il Movimento 5 Stelle giustifica la mozione elencando i crimini di guerra che Israele ha commesso durante il conflitto pluridecennale con Gaza. “Una escalation di violenza rappresentata da bombardamenti ai danni dei civili“, fino ad arrivare al recente bombardamento sugli ospedali di Gaza, “proibito dalla Quarta convenzione di Ginevra“, continuano i 5 Stelle. Secondo i grillini, l’Europa si deve comportare con Israele come si è comportata con la guerra civile siriana iniziata nel 2011, ovvero rafforzando l’embargo miliare, di cui l’Italia è particolarmente responsabile essendo il primo esportatore.
Fonte: Il Fatto Quotidiano
"Nel 2012 rilasciate autorizzazioni per 470 milioni di euro per l’esportazione di sistemi militari verso lo Stato israeliano", spiega Giorgio Beretta, analista dell'Osservatorio Permanente sulle Armi Leggere e Politiche di Sicurezza e Difesa: più del doppio di quanto totalizzato insieme da Germania e Francia. L'organizzazione: "Vendiamo armi a una delle parti in conflitto, come possiamo essere mediatori?". Appello dei deputati Pd: "Serve un embargo immediato"
L’Italia supera Francia e Germania messe insieme nell’export di armi verso Israele: tra i paesi dell’Ue siamo di gran lunga il primo fornitore di sistemi militari dello Stato israeliano, con un volume di vendite che è oltre il doppio di quello totalizzato da Parigi o Berlino. Anzi, da soli quasi eguagliamo Francia, Germania e Regno Unito. Lo dicono i dati dell’Osservatorio Permanente sulle Armi Leggere e Politiche di Sicurezza e Difesa. Numeri eloquenti, tanto più in questi giorni di guerra. Ed è per questo che la Rete Italiana Disarmo chiede un embargo immediato sulla vendita di sistemi d’arma a Israele: lo fa con un appello al presidente del consiglio Matteo Renzi e al ministro degli Esteri Federica Mogherini, che proprio ora si trova in missione in Medio Oriente. Appello a cui ieri hanno aderito alcuni deputati Pd guidati da Pippo Civati (Davide Mattiello, Luca Pastorino, Giuseppe Guerini, Paolo Gandolfi, Veronica Tentori) e la senatrice democratica Lucrezia Ricchiuti.
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Mentre nella striscia di Gaza è in atto l’operazione militare “Bordo protettivo”, la più devastante degli ultimi due anni, la testata giornalistica Heyl Ha’Avir annuncia che nelle prossime ore due caccia addestratori avanzati M-346 “Master” di produzione italiana saranno consegnati alle forze armate israeliane. Si tratta dei primi velivoli prodotti dagli stabilimenti di Venegono Superiore (Varese) di Alenia Aermacchi, gruppo Finmeccanica, ordinati da Israele nel febbraio 2012. Gli M-346 giungeranno nella base di Hatzerim, nei pressi di Beersheba, deserto del Negev, dove - secondo le autorità militari - saranno impiegati per la formazione di piloti e operatori di sistemi. I “Master” saranno denominati “Lavi” (leone in ebraico), come il progetto per un sofisticato caccia di produzione nazionale, cancellato nel 1987 per i suoi insostenibili costi finanziari. “I Lavi consentiranno uno sviluppo qualitativo e quantitativo nell’addestramento dei futuri piloti”, ha dichiarato il generale Shmuel Zucker, capo delle acquisizioni di armamenti del ministero della difesa d’Israele. Alenia Aermacchi conta di concludere la consegna dei restanti 28 esemplari entro il 2016.
Il governo israeliano ha deciso di assegnare i caccia M-346 alle Tigri volanti del 102° squadrone dell’Aeronautica militare per addestrare i piloti alla guida dei cacciabombardieri di nuova generazione come “Eurofighter”, “Gripen”, Rafale, F-22 ed F-35, ma potranno essere utilizzati anche per attacchi al suolo con bombe e missili aria-terra o antinave. I velivoli di Alenia Aermacchi prenderanno il posto degli obsoleti TA-4 Skyhawk di produzione statunitense, alcuni dei quali furono utilizzati nei bombardamenti di Gaza nel 2010.
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