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Hanno sfilato intorno alla Alenia Aermacchi per contestare la vendita di 30 aerei ad Israele. “Non possiamo più stare a guardare, riconvertite la fabbrica”, dicono 

Si sono ritrovati in un centinaio, sfidando il maltempo, per gridare il proprio no alla guerra. «Non possiamo permettere che Alenia Aermacchi continui a vendere strumenti di morte -dicono i manifestanti- e proprio per questo urliamo la nostra contrarietà agli aerei che nei prossimi mesi saranno consegnati ad Israele».

Perchè è proprio questo che i pacifisti che hanno camminato tra Venegono Superiore e Inferiore, contestano da molto tempo a questa parte. La prima volta che sono scesi in piazza era il 13 ottobre 2012 ma se in quell'occasione si contestava la produzione, ora è la consegna degli M346 a provocare le proteste.

E poco consola i manifestanti che questa particolare tipologia di velivolo sia solo per gli addestramenti: «Su questi aerei si possono anche installare bombe -dicono i manifestanti- e comunque servono per addestrare piloti ad utilizzare mezzi ben più temibili e pericolosi». Il timore, tra l'altro, è che questi mezzi possano essere utilizzati contro i palestinesi «che in questo periodo stanno vivendo periodi molto bui». Il corteo coglie anche l'occasione per ricodare che nella ricerca di 3 giovani coloni della Cisgiordania «sono state arrestate 576 persone e uccise 13, nel totale silenzio della comunità internazionale».

Sfilando davanti alle recinzioni di Alenia Aermacchi, massicciamente presidiate dalle forze dell'ordine, i manifestanti hanno nuovamente gridato il loro invito a «convertire la produzione di questa fabbrica in strumenti che non generino né morte né distruzione». 

Ecco, in questo video, la spiegazione del senso della marcia. 

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Fonte: Varese News

Movimenti pacifisti in azione sabato pomeriggio contro la fornitura di Aermacchi degli addestratori M346 che saranno prodotti per Israele

Una grande manifestazione di protesta contro "la produzione della guerra in casa nostra". Ad organizzarla sono i movimenti pacifisti del territorio, che hanno attuato una manifestazione per sabato 28 giurno un corteo che porterà direttamente ai cancelli dell'Alenia-Aermacchi di Venegono Inferiore, fino alla piazza del comune. La protesta si basa infatti sulla produzione e consegna ad Israele del noto aereo addestratore M346. Organizza il tutto l'Assemblea del Forum contro la guerra


 e Comitato “No M346 a Israele”

. Per adesioni e altre info: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. www.forumnoguerra.blogspot.com oppure sulla pagina Facebook

«La società di Finmeccanica con sede nazionale e stabilimenti significativi a Venegono (Varese), inizia a giugno le consegne ad Israele dei primi tra i 30 jet M346, definiti come “addestratori tecnologicamente avanzati” ma in realtà già progettati e strutturati per essere armati con missili o bombe - spiegano in un comunicato gli organizzatori -. Queste armi verranno usate, come è accaduto finora, prevalentemente contro i palestinesi. 

Come addestratore l’M346 servirà a formare piloti all’uso dei ben più temibili e costosi cacciabombardieri F35 di cui Israele si sta dotando, come del resto anche l’Italia ed altri Paesi occidentali, per le guerre future: dispiegate ovunque si tratti di “difendere i propri interessi”, come recitano le nuove dottrine militari assunte fin dai primi anni ’90, guerre che orwellianamente vengono chiamate “missioni di pace”». 

La guerra è prodotta in casa nostra, la possibilità di fermarla anche

In giugno verranno consegnati ad Israele i primi  cacciabombardieri M-346 prodotti a Venegono (Varese) da AleniaAermacchi - Finmeccanica che, dalla versione da addestramento (per imparare a pilotare gli F-35), verranno in un certo numero trasformati  nella rispettiva versione armata presso gli stabilimenti di Torino-Caselle.

Se le guerre hanno origine dalle fabbriche di armi e dalle basi militari presenti sul nostro territorio, allora la possibilità di fermarle parte proprio da qui, da quello che noi riusciremo a fare per opporci ai loro business di morte.

Dopo la manifestazione fatta a Venegono contro le fabbriche di morte e l’ accordo fra Italia ed Israele per la vendita di questo nuovo velivolo bellico ad uno stato in guerra, sicuri anche dell’uso di queste armi contro l’ indifeso popolo palestinese - vedi l’operazione “Piombo Fuso” che ha causato il massacro di 1400 palestinesi tra cui 400 bambini - continuiamo a lottare contro la guerra e tutto ciò che la rende possibile.

Rompiamo la complicità alle guerre espressa con l’assordante silenzio-assenso che ci circonda quando non con veri e propri festeggiamenti anche durante le prove degli strumenti di morte.

Chiamiamo  tutti ad aderire e partecipare:

  • Lunedì 2 giugno, mentre a Roma alcuni, in militar parata, faranno la Festa alla Repubblica noi saremo invece a Caselle Torinese dove Alenia fa il suo business di morte. Nei suoi stabilimenti ha costruito gli Eurofighter Thypoon (i cacciabombardieri made in Europe),  gli AMX, le ali degli F35 della statunitense Loockeed Martin e armerà con missili e bombe gli M-346 venduti a Israele. 
  • Sabato 28 giugno manifestazione a Venegono contro la consegna degli M-346 a Israele e contro le produzioni belliche, in un Nord-Ovest  che vede un’ alta concentrazione di  fabbriche di velivoli da guerra (Torino-Caselle, Cameri, Venegono, Samarate), di mine e di armi “leggere” (Brescia), di basi militari (cameri, Solbiate Arno, Ghedi, ecc.), di bombe atomiche (Ghedi).

COMITATO VARESINO NO-M346 ad Israele

Lunedì 2 giugno ore 10  Torino-Caselle in piazza Boschiassi presidio con banchetti musica interventi

  • Interventi su F35, occupazione militare del territorio dall’Afganistan alla Val Susa, passando per i CIE e i quartieri popolari di Torino.
  • A fine mattinata il presidio diventa itinerante per concludersi alla rotonda d'ingresso al paese dove campeggia un bombardiere dell'Alenia.

ANTIMILITARISTI DI TORINO, Valli di Lanzo e del resto del Piemonte

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di Maria Sole Continiello Neri, Novact

In occasione del 66° anniversario della Nakba è stata lanciata in Spagna la nuova campagna “No més complicitats amb Israel” organizzata dalla Catalan Civil Society Coalition. 

Questa coalizione è composta dalla società civile catalana e si inserisce tra le attività condotte dalla campagna per il controllo delle aziende di sicurezza private “Control: Private Military and Security Companies”. La Catalan Civil Society Coalition lotta da tempo al fianco del popolo palestinese offrendo la propria solidarietà alla popolazione contro l'apartheid israeliano.

Negli scorsi 5 anni la Coalizione ha denunciato pubblicamente il commercio di armi tra Israele e Spagna, evidenziando come questo business alimenti l'occupazione e il sistema di apartheid (si veda qui).

In Brasile, il 15 Maggio – il giorno della Nakba, che commemora l’espulsione di oltre 750.000 palestinesi dalle loro case e dalle loro terre tra il 1947 e il 1949 per fare spazio alla fondazione dello Stato di Israele – ha avuto un luogo una giornata di solidarietà attiva con la Palestina e contro Elbit Systems. Elbit è la compagnia militare israeliana che produce, tra le altre cose, i droni israeliani usati per uccidere e terrorizzare i palestinesi di Gaza e la tecnologia di sorveglianza per il Muro dell’Apartheid. 

Mentre nella Palestina occupata l’esercito israeliano ha ucciso due giovani palestinesi - Muhammad Abu al Audah Thahir (16 anni) e Nadim Nuwarah Siyam (17 anni), - con colpi di arma da fuoco al petto durante una protesta per il 66esimo anniversario della Nakba, gli attivisti brasiliani erano per le strade a protestare le relazioni militari tra il loro paese ed Israele. 

Partnership antica e consolidata quella che lega militarmente l'Italia a Israele. Un'alleanza cresciuta all'ombra di Washington e della Nato, ma che specie negli ultimi anni ha conseguito sempre maggiori spazi di autonomia, nel nome e per conto dei rispettivi complessi finanziari-industriali nazionali, affermati produttori ed esportatori di sofisticati sistemi di distruzione e morte a livello mondiale.

Una data in particolare consacra l'affermazione di quello che è oggi il patto strategico d'acciaio Roma-Tel Aviv: il 16 giugno 2003, quando i governi italiano e israeliano firmarono il "memorandum" d'intesa in materia di cooperazione nel settore militare. Il "memorandum" è a tutti gli effetti un accordo quadro generale, cioè non solo un accordo tecnico, ma regola la reciproca collaborazione nel settore della difesa, con particolare attenzione all'interscambio di materiale di armamento, all'organizzazione delle forze armate, alla formazione e all'addestramento del personale e alla ricerca e sviluppo in campo industriale-militare. L'accordo quadro prevede inoltre la realizzazione di "scambi di esperienze tra esperti delle due parti" e la "partecipazione di osservatori a esercitazioni militari". Esso è stato approvato con voto quasi unanime del Parlamento italiano nel maggio 2005 e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 7 giugno 2005.

Negli ultimi tre anni, le forze israeliane hanno mostrato un profondo disprezzo per la vita umana uccidendo decine di civili palestinesi nella Cisgiordania occupata, bambini compresi, nella pressoché totale impunità. 

Lo ha denunciato oggi Amnesty International, in un rapporto dal titolo "Grilletto facile. Uso eccessivo della forza da parte di Israele in Cisgiordania", che descrive il crescente  spargimento di sangue e l'aumento delle violazioni dei diritti umani nei Territori occupati palestinesi, dal gennaio 2011,  a causa dell'uso non necessario, arbitrario e brutale della forza da parte delle forze israeliane contro i palestinesi.

In tutti i casi esaminati da Amnesty International, i palestinesi uccisi da soldati israeliani non sembravano porre un'immediata e diretta minaccia alla vita. In alcuni casi, vi sono prove che si sia trattato di omicidi intenzionali, equivalenti a crimini di guerra.

"Il rapporto presenta una serie di prove che mostrano un drammatico ripetersi di omicidi illegali e di lesioni immotivate ai danni di civili palestinesi da parte delle forze israeliane che operano in Cisgiordania" - ha dichiarato Philip Luther, direttore del Programma Medio Oriente e Africa del Nord di Amnesty International.

"La frequenza e la persistenza nell'uso della forza arbitraria e abusiva da parte di soldati e poliziotti israeliani contro manifestanti pacifici in Cisgiordania, così come l'impunità di cui hanno beneficiato gli autori, fanno pensare a una vera e propria politica" - ha aggiunto Luther.

di Luca Lampugnani

Alla fine ha vinto la 'trasparenza', anche se decisamente parziale. Dopo mesi di battaglie legali, infatti, qualche tempo fa un tribunale israeliano ha imposto al ministero della Difesa di Tel Aviv di pubblicare i nomi dei Paesi che hanno acquistato armi da Israele, dando perciò ragione ad una petizione sulla libertà di informazione presentata da un avvocato, Itai Mack. Peccato che, come riporta il quotidiano Hareetz, le rivelazioni del governo siano viziate da pesanti 'tagli', tanto che rispetto al registro delle armi convenzionali delle Nazioni Unite, dove gli stati che hanno dichiarato di acquistare armi da Israele sono all'incirca una ventina, Tel Aviv ne ha ufficializzati solo alcuni.

Tra questi Regno Unito, Spagna, Kenya, Corea del Sud e Stati Uniti, dati parziali di un mercato che nel biennio preso in considerazione ha fruttato al governo israeliano qualcosa come 7 miliardi di dollari, poco più di 5 nella nostra valuta. Entrando nello specifico, stando a quanto scrive il quotidiano di Tel Aviv, nel 2012 Israele ha stipulato accordi di vendita per 3,83 miliardi di dollari con paesi non meglio identificati dell'Asia e del Pacifico, per un valore di 1,73 miliardi di dollari con gli stati del Vecchio Continente, di 1,1 miliardi con gli storici alleati degli Stati Uniti e di, rispettivamente, 604 e 107 milioni di dollari con paesi africani e sudamericani. Per giustificare la mancanza di ulteriori nomi di acquirenti, rispetto a quelli già citati, il governo ha fatto sapere di aver rivelato solo ed esclusivamente quelli che già avevano dichiarato i loro acquisti al registro dell'Onu, spiegando che per motivi di "sicurezza nazionale" non sarebbero stati resi pubblici quelli mancanti: "gli altri stati che hanno acquistato attrezzature di sicurezza da Israele hanno scelto di non riferire al registro delle armi convenzionali e di non fare annunci ufficiali, quindi il Ministero della Difesa non rivelerà i loro nomi per salvaguardare i rapporti di politica estera di Tel Aviv".

Il governo britannico firma un accordo con la compagna israeliana che produce gli aerei senza pilota responsabili della morte di 800 civili gazawi.

di Emma Mancini

Il Regno Unito approfitta dei test militari israeliani e acquista i droni che a Gaza hanno provocato centinaia di vittime. Non è certo una novità: l'industria militare israeliana pubblica e privata vive una costante primavera, grazie allo sviluppo di nuove tecnologie regolarmente testate contro la popolazione palestinese, Striscia di Gaza in testa.

E gli affari con acquirenti europei ed internazionali sono sempre floridi. Ultimo in ordine di tempo l'accordo firmato dal governo britannico per lo sviluppo di un nuovo drone, Watchkeeper, prodotto dalla compagnia israeliana Elbit System. A darne con preoccupazione l'annuncio è stata l'associazione War on Want, impegnata in campagne contro la povertà e la guerra: Londra produrrà i droni israeliani testati contro Gaza e lo farà in collaborazione con una compagnia militare israeliana. L'associazione si è subito rivolta all'Unione Europea chiedendo di implementare un embargo militare contro Israele e i produttori di armi, così da bloccare anche l'accordo tra Londra e la Erbit.

Il 2 dicembre si è svolto a Roma il vertice intergovernativo italo-israeliano. Al termine di una parata militare, alla presenza di Enrico Letta e del premier israeliano Benjamin Netanyahu, sono stati ratificati e implementati gli accordi di alleanza e di collaborazione che legano lo Stato, le istituzioni accademiche ed il padronato di casa nostra con quello israeliano. I massacratori del popolo palestinese e gli sfruttatori italiani hanno siglato nuovi accordi commerciali sulle esportazioni di gas israeliano in Europa e nuove intese di collaborazione fra gli apparati di ricerca ed industriali dei rispettivi paesi nel settore della guerra, della repressione e della contro-insurrezione. Israele ha un ruolo di primo piano a livello mondiale nella progettazione e sperimentazione delle tecnologie di controllo sui territori e sulle popolazioni, e nell’innovazione nel campo delle tecnologie belliche e aereospaziali, ed esporta schemi e modelli in tema di propaganda e di pratiche repressive. Dal punto di vista militare Israele rappresenta il maggior laboratorio del dopoguerra in cui vengono sperimentate nuove armi e strategie: guerra asimmetrica, operazioni coperte,controllo del territorio, propaganda “antiterrorismo”, criminalizzazione del nemico.