Tra gli interessi del nostro paese collaborazioni nella ricerca, vendita di armi e la partecipazione all’Expo a Milano
Sui rapporti tra Italia e Israele ci mette la firma anche il Ministro Francesco Profumo. L’ultimo incontro tra rappresentanti dei due paesi è avvenuto ad aprile, quando il titolare dell’Istruzione ha incontrato il Ministro israeliano della Scienza e Tecnologia Daniel Hershkowitz. Un incontro che ha avuto come obiettivo quello di rafforzare la cooperazione nei settori della ricerca e dell’innovazione, attraverso una collaborazione tra le Università e gli Enti di Ricerca.
L’incontro è servito anche a confermare le ottime relazioni tra i due Paesi, che avevano rafforzato la loro ’amicizia’ ai tempi del Governo Berlusconi. Dall’incontro tra Profumo e Hershkovitz, dunque, è emersa la volontà di vagliare nuove possibilità nel settore dello spazio e delle energie rinnovabili, nonché di facilitare la nascita di star-up dai progetti di ricerca comuni. Un programma che è in corso dal 2010, quando l’Agenzia spaziale italiana (ASI) e quella israeliana (ISA) hanno avviato il programma Shalom per la realizzazione di due Satelliti con tecnologia congiunta nell’osservazione della Terra iperspettrale, attualmente in fase di implementazione.
Il rapporto tra i due paesi, inaugurato nel 1971, ha fatto grandi progressi. L’11 novembre di quell’anno, infatti, venne firmato un Accordo di Collaborazione Culturale, Scientifica e Tecnologica, in seguito esteso anche alla Ricerca e allo Sviluppo Industriale con l’Accordo di Cooperazione, firmato a Bologna nel 2000 e ratificato nel 2002, che ha consentito il finanziamento di circa 80 programmi di ricerca scientifica, tecnologica e industriale, favorendo la nascita di una rete di conoscenze condivise e collaborazioni decisive per alimentare l’interscambio bilaterale. Ma la collaborazione riguarda anche i vari laboratori che consentono a molti ricercatori italiani di operare presso le istituzioni scientifiche israeliane, scelta che ha portato all’apertura di quattro laboratori che operano nel campo delle energie rinnovabili (ENEA e BGU, Ben Gurion University of the Negev), della fisica degli atomi freddi (LENS di Firenze e Weizmann), delle reti e i sistemi complessi (CNR di Firenze e TAU, Tel Aviv University) e della neuroimmunologia (San Raffaele e Weizmann).
Ma a segnare i rapporti tra i due paesi è stata la visita di Silvio Berlusconi, che nel 2010 ha incontrato il Premier Benjiamin Netanyahu, al quale ha ribadito di voler continuare la florida e ricca collaborazione con la nostra penisola. In quell’occasione sono stati siglati ben otto accordi ed è stato stabilito un calendario annuale di visite bilaterali per rafforzare la cooperazione, che riguarda settori che vanno dalla previdenza sociale alla cooperazione economica ed alla partecipazione di Israele alla Expo di Milano del 2015. Notizia che trova conferma a marzo, quando si è parlato di un investimento superiore del 50% a quello che già fecero a Shangai. L’Italia, dunque, continua ad attrarre Tel Aviv, che a Milano vuole portare i migliori ritrovati in fatto di tecniche di produzione del cibo in condizioni estreme. Acqua, agricoltura, cibo: sono quesi i temi sui quali i due paesi convergeranno in occasione dell’Expo.
Ma i rapporti non si limitano al cibo, alle energie rinnovabili, all’agricoltura. Si parla anche di armi. Già, perchè dal 2014 i piloti militari israeliani, che hanno imparato a fare la guerra su vecchi mezzi americani, useranno i nuovi M-346 italiani prodotti da Alenia Aermacchi, l’azienda aeronautica del gruppo Finmeccanica. Un contratto firmato con il ministero della Difesa israeliano per una somma pari a 850 milioni di euro. L’azienda fornirà trenta velivoli da addestramento, nonostante il ’cliente’ sia una forza militare che si è macchiata di diversi crimini di guerra, dalla strage di bambini del villaggio di Cana alle bombe al fosforo sulla scuola dell’Onu piena di profughi.
La Camera di Commercio Italo – Israeliana documenta una massiccia presenza di imprese italiane: dalla Barilla alla Lavazza, dalla Ferrero alla Bauli, da Campari a San Benedetto, senza farsi mancare Bontempi, Frezza e molti altri. Circa settanta marchi famosissimi in Italia, che fanno affari nel territorio di Israele.
L’interscambio commerciale tra Italia e Israele, secondo il rapporto del Ministero degli Affari Esteri, ha registrato nel 2011 una crescita rispetto al 2010. "In particolar modo, i dati Istatufficiali relativi all’export italiano verso Israele in questo periodo – si legge - riflettono una crescita sostenuta pari al 16,2 %, con valori assoluti di oltre 2.3 miliardi di euro rispetto ai 1.9 miliardi, registrati nell’anno precedente. L’export israeliano verso l’Italia ha segnato invece un aumento relativamente più basso rispetto a quello italiano, con una crescita percentuale del 6,6%, che, tradotta in dati assoluti, equivale a oltre 1 miliardo di euro, rispetto ai 996 milioni del 2010".
I macchinari e le apparecchiature industriali rappresentano anche nel 2011 il piu grande comparto di esportazione italiana verso Israele, fruttando circa 384 milioni di euro rispetto ai 296 milioni del 2010. I prodotti chimici, invece, si piazzano al secondo posto, con un volume d’affari di 278 milioni di euro. Nel 2011, infine, il settore della metallurgia ha registrato addirittura un raddoppio nei dati assoluti, passando da 101 milioni a 216 milioni di Euro.
Per quanto riguarda gli investimenti diretti italiani in Israele, la presenza più significativa è quella di Generali nel settore assicurativo, che detiene il 64% della maggiore società assicurativa locale, la Migdal Insurance. Telecom Italia, invece, si occupa della posa e della gestione di cavi sottomarini a fibre ottiche. Nel 2000 è nato il progetto Nautilus: 7,000 km di cavo, uno tra Catania e Haifa via Creta; uno tra Catania eTel Aviv, con potenziale estensione ad Alessandria d’Egitto; e poi l’estensione del cavo da Creta verso Atene ed Istanbul.
Il gruppo italo-israeliano Telit Communications di Trieste, inoltre, ha acquisito a gennaio 2011 la Motorola m2m, fondata a Tel-Aviv da Motorola nel 2000. L’azienda sviluppa e produce soluzioni m2m per tecnologie wireless come Gsm, Gprs, Cdma e Wcdma. L’Italiana Enerpoint SpA ha acquisito poi a febbraio 2011 la società israeliana Friendly Energy Ltd., per un valore stimato di 6 milioni di dollari, divenuta dopo l’acquisto Enerpoint Israel Ltd. La società di occupa della realizzazione di impianti fotovoltaici di medie-grandi dimensioni.
Il Gruppo Pompea, infine leader in Europa nel settore dell’intimo, calze e collant, ha avviato nel 2006 una partnership con Nilit – società israeliana che opera nel settore tessile. La nuova società si chiama Pompea Nilit Filament.
Fonte: L'Indro