L'Unione europea dimostra doppiezza quando da una parte condanna Israele per le violazioni dei diritti umani e dall’altra incrementa i legami commerciali.
Cambridge, UK – Il fatto che Israele può violare il diritto internazionale, commettere sistematiche violazioni dei diritti umani e colonizzare la Palestina con impunità viene in genere attribuito al ruolo degli Stati Uniti, per il quale le prove a sostegno abbondano: dal veto al Consiglio di Sicurezza dell'ONU al significativo sostegno finanziario e militare.
Ma la forza e l’alto profilo del rapporto USA-Israele ha fatto sì che il ruolo delle altre parti che facilitano il regime d’Apartheid di Israele non è stato sottoposto al vaglio critico che merita, in particolare c’è il caso dell'Unione europea.
Mentre l’estrema destra ritrae l'UE come un continente di antisemiti detrattori di Israele sulla strada per diventare "Eurabia", la realtà è che l'Unione europea è uno dei più importanti alleati di Israele - la cui politica gioca un ruolo cruciale nel vanificare la lotta palestinese per la giustizia.
Il problema, in poche parole – un’immensa disparità tra retorica e azioni - è stato recentemente esemplificato dalla divergenza tra una risoluzione del Parlamento europeo, da un lato, e programmi per rafforzare i legami economici, dall'altro.
Il mese scorso, i membri del Parlamento europeo (MEP) hanno votato 291-274 (con 39 astensioni) a favore di una risoluzione che comprende un ampio numero di questioni relative al processo di pace, e anche gli eventi sul campo in Palestina / Israele.
La risoluzione ha sottolineato una serie di violazioni dei diritti umani subite dai palestinesi sotto occupazione, tra cui "restrizioni sulla pianificazione urbanistica e la conseguente carenza acuta di case, le demolizioni di case, gli sfratti e i trasferimenti forzati, [e] la confisca di terre". Ha evidenziato che gli insediamenti illegali di Israele "sono sovvenzionati dal governo israeliano con considerevoli incentivi".
Il Parlamento è arrivato a dire che la stessa "presenza palestinese" nella Cisgiordania "è stato compromesso dalle politiche del governo israeliano", e ha fatto una connessione senza precedenti tra il "trasferimento forzato" di "comunità arabe beduine" sia nei "Territori palestinesi occupati che nel Negev".
La risoluzione ha inoltre sottolineato che "l'impegno di Israele a rispettare i suoi obblighi ai sensi dei diritti umani internazionali e del diritto umanitario nei confronti della popolazione palestinese deve essere preso pienamente in considerazione nelle relazioni bilaterali dell'UE con il paese".
Eppure, meno di tre settimane dopo, l'UE ha deciso di migliorare le relazioni con Israele in diverse aree, attirando condanne unanimi da parte di chi, come il direttore del Caabu Chris Doyle, ha ritenuto che una tale decisione "premia l'attività criminale e, non può che favorirne altre", così "compromettendo la reputazione dell'Unione europea in Medio Oriente e qualsiasi affermazione del suo sostegno a favore dei diritti umani".
Il gruppo di giovani “Palestinesi per la dignità” ha condannato la mossa, dicendo che avrebbe protestato la "complicità" dell'UE con l’occupazione israeliana fino a quando l'accordo non verrà interrotto. Tre ONG israeliane (Adalah, Medici per i Diritti Umani-Israele e il Comitato pubblico contro la tortura in Israele) hanno pubblicato una dichiarazione congiunta mettndo in evidenza che "miglioramenti concreti sul campo in materia di diritti umani da parte di Israele devono guidare qualsiasi eventuale rafforzamento delle relazioni commerciali con Israele".
L'approccio dell'UE si fa beffa del modo in cui "il rispetto dei diritti umani e della democrazia" sono detti di "costituire il fondamento stesso" dell’accordo UE-Israele di associazione. Questa incapacità di sanzionare Israele per continue violazioni del diritto internazionale è un microcosmo dell'approccio degli auto-nominati guardiani dei negoziati, il Quartetto.
L'UE rimane profondamente legata allo screditato, difettoso processo di pace, ripetendo fino alla nausea la necessità di un ritorno ai colloqui, anche mentre i suoi funzionari e membri del parlamento firmano relazione dopo relazione che documentano le politiche israeliane di pulizia etnica, segregazione e discriminazione.
Questo vuol dire, in parte, il sostegno dell'UE per l'Autorità nazionale palestinese (ANP), il finanziariamente impraticabile, donatore-dipendente "partner" per la sicurezza dell'esercito israeliano. Il Presidente della Commissione europea Jose Manuel Barroso ha aperto una scuola di "scienze di polizia" a Gerico nel mese di luglio, giorni dopo che le forze di sicurezza palestinesi avevano picchiato i manifestanti infuriati per l’invito da parte di Mahmoud Abbas a Shaul Mofaz. Nel corso del viaggio nella regione, Barroso ha detto ad un pubblico di Haifa che "l'Europa e Israele" sono entambi "fermamente impegnati per una vivace società civile, per il rispetto dei diritti umani e dei diritti delle persone appartenenti a minoranze".
Mentre la recente Risoluzione del Parlamento europeo ha registrato correttamente molti dei crimini di Israele, voti a Strasburgo e Bruxelles sono privi di significato - o addirittura controproducenti - quando non seguano anche azioni. L'Unione europea rappresenta il 35 per cento delle importazioni totali di Israele ed è il secondo mercato per le esportazioni dietro gli Stati Uniti. L’UE è in una posizione per esercitare pressione (ed è anche il più grande donatore dell’ANP).
Per ora, la politica estera dell'Unione europea è un ostacolo ad una pace giusta e alla realizzazione dei diritti fondamentali del popolo palestinese, una triste realtà, la quale è improbabile che cambierà senza pressioni significative da parte dei cittadini degli Stati membri.
Ben White
Ben White è un giornalista freelance, scrittore e attivista, specializzato in Palestina / Israele. Si è laureato all'Università di Cambridge.
Fonte: Al Jazeera
Traduzione di BDS Italia