LIBERTÀ. GIUSTIZIA. UGUAGLIANZA.

Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni per i diritti del popolo palestinese.

Il budget annuale del Ministero israeliano per la Diplomazia Pubblica e la Diaspora è pari a 40 milioni di shekel (200 milioni di euro), una somma definita “scandalosa” durante un recente meeting di un commissione ministeriale della Knesset.

di Connie Hackbarth

“È scandaloso che il bilancio della diplomazia pubblica di Israele, il Paese più aggredito del mondo, sia così patetico”, ha commentato il parlamentare del Likud, Dani Danon, presidente della Commissione Parlamentare per l’Immigrazione, l’Assorbimento e la Diaspora, in una riunione del 16 luglio.

La riunione della Commissione ha analizzato il lavoro del Ministero per la Diplomazia Pubblica e la Diaspora, un nuovo dicasteri creato dall’attuale governo circa tre anni fa. Il Ministero è responsabile della diplomazia interna, della lotta all’antisemitismo, della società e la diaspora.

Il ministro Yuli Edelstein (Likud), un colono che vive nell’insediamento di Neve Daniel vicino Betlemme, ha detto alla Commissione che i principi di diplomazia pubblica prevedono l’essere attivi e non solo difensivi; il coinvolgere i cittadini israeliani e l’evitare l’apologetica.

Nel suo sito web Explaining Israel (http://masbirim.gov.il/eng/index.html), il Ministero offre informazioni e suggerimenti al “diplomatico novizio”, sottolineando che “ognuno di voi ha la capacità di migliorare l’immagine di Israele nel mondo. Avete il potere di difendere sia l’immagine dello Stato che l’onore del popolo israeliano”. Secondo Edelstein, circa tre milioni di persone hanno visitato il sito Explaining Israel.

Uno dei più importanti progetti del Ministero è chiamato “Facce d’Israele”: oltre 150 rappresentanti della società israeliana sono stati inviati in tutto il mondo per parlare della vita in Israele da diverse prospettive.

A novembre 2011, il Ministero ha pubblicato un bando per lavoro volontario presso la diplomazia pubblica israeliana, prendendo di mira in particolare “i membri di minoranze, i rappresentanti della comunità gay e le persone portavoce di diverse opinioni e punti di vista in merito alla società israeliana”. Il governo israeliano spera così di allontanare l’attenzione dall’occupazione illegale delle terre palestinesi e le continue violazioni dei diritti umani reclutando minoranze, lesbiche, gay, bisessuali nella diplomazia pubblica così da “vendere Israele come una democrazia”.

E oltre al cosiddetto pink-washing, Israele ora porta avanti anche il green-washing, utilizzando le questioni ambientali e agricole per dare alla comunità internazionale un’immagine falsa e ripulita del Paese.

Fonte: Alternative Information Center

Traduzione Palestina Rossa/AIC Italia