LIBERTÀ. GIUSTIZIA. UGUAGLIANZA.

Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni per i diritti del popolo palestinese.

I governi europei, compreso quello britannico, hanno ricevuto il parere legale di un avvocato noto a livello internazionale il quale sostiene che sarebbe pienamente nei loro diritti proibire il commercio con gli insediamenti israeliani nella Cisgiordania occupata.

È probabile che il parere formale di James Crawford, professore di diritto internazionale all'Università di Cambridge, dia nuovo impulso alle campagne che, nel Regno Unito e altrove, chiedono di vietare la vendita di prodotti provenienti dagli insediamenti, in un momento in cui alcuni Stati membri dell'Unione europea stanno studiando come rafforzare le propria posizioni su tali importazioni.

Gli insediamenti israeliani in Cisgiordania sono considerati illegali secondo il diritto internazionale, e questa  posizione è sostenuta da tutti gli Stati membri dell'UE.

In particolare, il parere sarà visto come una sfida nei confronti della posizione sostenuta ufficialmente da paesi come la Gran  Bretagna, secondo la quale il divieto di importazioni dei prodotti degli insediamenti o il divieto  alle banche di finanziare attività negli insediamenti, violerebbe il diritto del commercio europeo o internazionale. Nel suo parere di 60 pagine, illustrato agli alti funzionari degli Stati membri dell'UE nei mesi scorsi e visionato da The Independent, il Professor Crawford dice che "non risulta che  esistano leggi comunitarie che possano essere violate se uno Stato membro decide di vietare, sulla base di una propria politica pubblica, l'importazione di prodotti provenienti dagli insediamenti.

 

Il professore Crawford sostiene che gli Stati membri che intendono bloccare l'importazione di prodotti provenienti dagli insediamenti potrebbero "ricorrere" all’accordo di associazione Israele UE, il quale pone come  condizioni "il rispetto dei diritti umani e dei principi democratici". Quindi, sostiene che , se la UE decidesse di applicare il divieto sul commercio con gli insediamenti, essa non violerebbe i suoi obblighi rispetto alla Organizzazione Mondiale del Commercio in quanto, "secondo il diritto internazionale, la Cisgiordania e Gaza non possono essere considerati territorio di Israele".

Il parere sarà pubblicato questa settimana dalla federazione sindacale britannica Trades Union Congress (TUC), che ha sostenuto una campagna di lunga durata per il divieto di commercio con gli insediamenti – a differenza di un boicottaggio di Israele in sé, che la TUC non sostiene.

Brendan Barber, segretario generale della TUC, ha affermato che il Regno Unito aveva posto una "netta discriminante" nel pretendere che i prodotti provenienti dagli insediamenti fossero correttamente etichettati nei supermercati.

Infine, aggiungendo che il divieto è necessario,  Barber ha detto che ogni singolo insediamento indebolisce la speranza di uno Stato palestinese, che possa convivere in pace accanto a Israele. "I governi di tutta Europa sono d'accordo con ciò, ma bisogna che passino dalle parole ai fatti".

Danimarca e Svezia, nonché Sud Africa, stanno prendendo in considerazione di seguire l'esempio britannico in materia di etichettatura, mentre il governo irlandese ha suggerito che l'UE dovrebbe prendere in considerazione di porre il veto sulle merci provenienti dagli insediamenti.

Secondo il professor Crawford gli Stati membri dell'UE sono nel loro diritto di imporre il divieto, ma questo non significa che siano obbligati a farlo.

Il professore Crawford suggerisce però che gli Stati - a differenza di aziende del settore privato - che acquistano direttamente prodotti provenienti dagli insediamenti o forniscono assistenza finanziaria o di altro tipo, potrebbero essere soggetti a sanzioni in base al diritto internazionale.

Questo parere potrebbe anche, se pure indirettamente, riportare l’attenzione sul milione di sterline pagato dalla Commissione europea attraverso un fondo per la cooperazione scientifica all’Ahava, importante azienda israeliana di cosmetici del Mar Morto, che ha un impianto di estrazione di minerali nella Cisgiordania occupata.

La Commissione dice che potrebbe rivedere i criteri per un nuovo fondo a partire dal 2013, ma ha ripetutamente asserito agli eurodeputati che non esistono impedimenti di natura legale a tali finanziamenti.

Fonte: The Independent

Testo del parere legale

Traduzione a cura di BDS Italia