LIBERTÀ. GIUSTIZIA. UGUAGLIANZA.

Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni per i diritti del popolo palestinese.

Nel recente meeting tenutosi in settimana con Ze'ev Elkin, deputato della commissione per gli affari esteri del Likud, i rettori delle università israeliane hanno spiegato le disastrose conseguenze a cui la mancata partecipazione di Israele ad Horizon 2020 [1] potrebbe portare se lo stato israeliano dovesse unilateralmente decidere di non qualificarsi per il progetto in protesta alle nuove linee guida europee, che renderebbero tutti i futuri accordi tra Unione Europea e Israele inapplicabili nei Territori Occupati nel 1967.

Horizon 2020, programma quadro dell'Europa per la ricerca e lo sviluppo, è un'iniziativa di punta atta a rinforzare la competitività europea dell'Unione, ed Israele è l'unico stato non europeo invitato a prendere pienamente parte a questa prestigiosa realizzazione.

Una discussione interna al governo tenuta al Primo Ministro Netanyahu ha convenuto nella necessità di cercare di modificare le linee guida, con il Premier israeliano che ha ufficialmente avvisato, in quella che lui stesso ha definito un difficile colloquio, il Segretario Europeo degli Affari Esteri Catherine Ashton che se le linee guide non fossero stato modificate, Israele non avrebbe firmato alcun accordo con l'Unione. [2]

Il sito israeliano Walla riporta che il deputato Elkin ha aperto questa settimana il meeting con un aggiornamento sulla politica del governo nei confronti delle linee guida, dichiarando che Israele non accetterà imposizioni dall'Europa su quali dovrebbero essere i suoi confini.

I rettori hanno replicato ad Elkin sottolineando la loro preoccupazione per le tragiche conseguenze di una tale decisione, evidenziando anche come centinaia di milioni di shekels in finanziamenti per la ricerca andrebbero persi, causando un sostanziale danno alla ricerca scientifica israeliana. Ma il problema non è economico: “Gli accordi non toccano solo i finanziamenti per la ricerca, ma anche le cooperazioni nelle infrastrutture. Se non sottoscriviamo l'accordo, la collaborazione in molti campi sarà interrotta e Israele sarà tagliata fuori dalla rete di ricerca europea. La maggior parte delle università dell'Unione Europea che hanno all'attivo collaborazioni con noi troverà facilmente dei sostituti che ci rimpiazzino, ma lo stesso non si può dire per noi” hanno aggiunti i rettori. E in risposta all'ipotesi del governo di siglare i propri accordi di cooperazione di ricerca e sviluppo con India e Cina, uno dei partecipanti ha sottolineato che “con tutto il rispetto per questi due paesi, il divario tra loro e l'Europa è ancora troppo grande.”

I rettori hanno anche illustrato i danni a lungo termine che la mancata sottoscrizione degli accordi potrebbe arrecare: “La non partecipazione ad Horizon 2020 porterà al declino della qualità degli istituti di ricerca israeliani, sia per coneguenze finanziarie, sia per la cancellazione di progetti congiunti, sia per la mancata presenza di accademici israeliani nelle conferenze europee. Le conseguenze a lungo termine potrebbe essere molto più pericolose che il mancato finanziamento dei progetti nei prossimi anni.”

Un partecipanto all'incontro ha riferito a Walla di come Elkin fosse “sorpreso” dalle informazioni presentategli dai rettori israeliani: “Prima di questo incontro sapeva già che si trattasse di un problema molto serio, ma non aveva capito appieno la portata delle conseguenze per le università in caso di mancata sottoscrizione.”

Elkin ha riferito ai rettori che vorrebbe davvero firmare l'accordo, ma di non potere senza un cambio della politica europea nei confronti delle colonie, e ha inoltre chiesto ai rettori di unirsi agli sforzi dell'hasbara di Israele, per parlare con gli accademici di spicco europei per convincerli ad aiutarli nel congelare o modificare le linee guida europee. Un altro partecipante del meeting ha riferito a Walla che “questa dell'hasbara è stata una richiesta alquanto strana. Non è ammissibile che le richieste di un accademico a un suo collega sia finalizzate alla strumentalizzazione politica, nemmeno in questo caso.”

La continua occupazione, l'apartheid e la sistematica violazione dei diritti umani e nazionali dei palestinesi non sembrano avere una grande importanza per la stragrande maggioranza degli israeliani. Tuttavia, è chiaro che solo quando vengono intaccati gli interessi e i privilegi degli israeliani (in particolar modo quelli della classe medio alta degli uomini bianchi, che sono rettori delle università e leader dei settori finanziari, accademici e culturali del paese), l'occupazione della Palestina viene resa visibile all'opinione pubblica, anche se in maniera esclusivamente egoistica.

Come accadde con il Sud Africa, decenni di accordi e strette cooperazioni con Israele hanno portato al rafforzamento dell'occupazione militare e al vizio per cui, le condanne della comunità internazionale contro Israele siano solo espresse a parole. Parole scadenti che lo stato israeliano può permettersi di ignorare. E' solo quando la comunità internazionale occidentale decide di passare ai fatti per onorare i suoi professati valori di democrazia e diritti umani che Israele è obbligato a vedere la realtà.

Come dichiarato apertamente dalla società civile palestinese a Luglio 2005, il BDS è la via principale per raggiungere una pace giusta. L'evidenza è innegabile.

 

 

[1] http://www.bdsitalia.org/index.php/ultime-notizie-sulbds/826-horizon2020-linee-guida-europee

[2] http://www.alternativenews.org/english/index.php/politics/israeli-sosaciety/6880-israel-agreements-impossible-with-eu-guidelines

 

 

 

Fonte: alternativenews.org

Traduzione: BDS Italia