LIBERTÀ. GIUSTIZIA. UGUAGLIANZA.

Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni per i diritti del popolo palestinese.

di Lawrence Davidson

La campagna di Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni (BDS) nei confronti di Israele ha otto anni. Fu avviata nel 2005, quando un gruppo di associazioni sociali ed economiche basate in Palestina lanciò un appello per questo impegno globale.

In un primo momento il movimento BDS sembrava essere una scommessa azzardata. Israele, con la sua cerchia di sostenitori sionisti in tutto il mondo, sia ebrei che cristiani, sembrava invincibile. In particolare nel mondo occidentale, la convinzione della legittimità di Israele era diventata una tradizione consacrata. I sionisti avevano lavorato molto duramente per raggiungere questo status attraverso il controllo dell’interpretazione storica degli eventi che avevano portato dalla prima guerra mondiale e dalla Dichiarazione di Balfour alla creazione di Israele nel 1948, e ai successivi sviluppi.

Avrebbero potuto mantenere il controllo del passato, presente e futuro di Israele, se la leadership sionista non avesse ceduto al peccato di ”hybris".

Sono diventati così ideologicamente presuntuosi e militarmente palestrati da credere che il loro posto nel mondo fosse intoccabile. Costruendo un paese basato sulla discriminazione e l'espansione coloniale in un’epoca sempre più critica verso questo tipo di società, rifiutarono ogni compromesso con i Palestinesi, considerando ogni critica del loro comportamento e della loro politica come antisemita e irrilevante. E perciò non si sono accorti che la loro testardaggine stava permettendo ad altri di erodere la versione sionista della storia della moderna Palestina / Israele.

Otto anni non sono un tempo molto lungo, ma una quantità sorprendente di cose è stata fatta. Un numero crescente di persone, in particolare nel mondo occidentale, è stato informato della difficile situazione dei Palestinesi e della loro versione della storia di Palestina / Israele. Con questo cambiamento di prospettiva storica, il BDS ha trovato un appiglio e ha cominciato a crescere. Dal 2005 il movimento ha soprattutto coordinato una serie di iniziative per convincere consumatori privati, imprese, accademici e artisti a tagliare i loro legami con lo stato sionista e le sue colonie

L’ultimo successo di questa campagna è recente: due delle più grandi catene di supermercati dei Paesi Bassi hanno annunciato che non avrebbero più venduto merce israeliana fabbricata o coltivata nei territori occupati. In effetti, il BDS ha avuto un tale successo che il governo israeliano ha istituito un gruppo di lavoro ufficiale ( Task force) per contrastarlo.

L’Unione Europea fa una mossa

Un altro evento recente è forse ancora più significativo, perché suggerisce il potenziale per espandere il BDS dalla sfera privata a quella pubblica. Si tratta dell’emanazione da parte dell'Unione europea di nuove norme di attuazione per determinate categorie di accordi di finanziamento con Israele. Il finanziamento di borse di studio, premi, prestiti e di altre imprese finanziarie in cooperazione d’ora in poi escluderà le istituzioni israeliane situate o aventi interessi nei territori occupati.

Voglio sottolineare il concetto di "potenziale", perché la mossa UE non è un’azione di boicottaggio in quanto tale. È un segnale a Israele che l'Unione europea non riconosce la pretesa di Israele su una qualsiasi parte dei territori occupati senza un accordo di pace, e quindi questa mossa serve come argomento di pressione sul governo israeliano perché abbandoni la sua arroganza e riprenda i negoziati con l’Autorità Nazionale Palestinese (ANP - nota anche come Autorità Palestinese, o AP).

Da rilevare che l’ANP nella sua attuale veste non è un organo di rappresentanza, e quindi non ha alcuna autorità legale per negoziare.

Tuttavia l'UE (insieme con gli Israeliani e gli Stati Uniti) ignora costantemente questo fatto.

Tuttavia, questa decisione UE è un passo nella giusta direzione, e alcuni importanti Israeliani capiscono il messaggio. Per esempio, l'organizzazione pacifista israeliana Gush Shalom ha rilasciato una dichiarazione in cui si dice che "l'UE ha iniziato a confrontarsi con il governo di Israele - e ogni cittadino di Israele - con un segnale che non può essere ignorato", se non si vuole che Israele scivoli verso la situazione di “un paria internazionale".

Il famoso editorialista e giornalista del quotidiano israeliano Haaretz, Gideon Levy, ha dichiarato "il cambiamento [di cui Israele ha bisogno ] non arriverà dall’interno ... potrà solo venire dal di fuori."

Pertanto, "Chiunque realmente ha dei timori per il futuro del paese deve essere a favore del boicottaggio economico. " E il ministro della giustizia israeliano, Tzipi Livni, unico ministro dell'attuale governo che si è espresso pubblicamente a favore dei negoziati con i palestinesi, ha avvertito che la minaccia di sanzioni economiche europee va al di là dei territori occupati. “È vero che inizierà con gli insediamenti", ha dichiarato. "Ma il loro [ di un numero crescente di cittadini europei] problema è con Israele, che viene percepito come un paese colonialista, cosicché la minaccia non si limiterà agli insediamenti e concernerà tutto Israele."

Livni ha ragione. Nonostante la versione israeliana della storia, l'origine del paese è quella di uno stato coloniale. Come già detto, il risultato è stato quello di una società di per sé discriminatoria. E ciò non perché la maggior parte dei cittadini israeliani sono ebrei, ma perché i più sono sionisti. Il sionismo moderno, che riflette ancora la visione coloniale dell'Europa imperiale del 19° secolo, è l'ideologia guida di Israele, e proclama che il paese deve essere uno Stato ebraico. Purtroppo, non è possibile progettare un paese per un solo gruppo, in un territorio dove esistono anche altri gruppi di considerevoli dimensioni senza arrivare ad una società discriminatoria e oppressiva.

Pertanto, anche se, per qualche miracolo, gli israeliani si ravvedessero e si ritirassero dai territori occupati, ci sarà ancora un movimento BDS che si mobiliterà per porre fine alla discriminazione contro i non-ebrei all'interno dei confini del 1948.

Reazione negativa di Israele

Diventare una vera democrazia, dove tutti i cittadini godono di un'autentica uguaglianza politica, è per Israele l'unico modo di sfuggire all’inevitabile isolamento derivante dalla crescita del movimento BDS.

Eppure, non c'è ragione di credere che gli ideologi che ora controllano le strutture di potere politico e religioso israeliano si muoveranno in questa direzione. Si può osservare ciò non solo dal crescente sforzo che il governo israeliano sta mettendo nel contrastare il movimento BDS, ma anche dalla reazione rabbiosa dei suoi leader politici alla decisione dell'UE.

Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha reagito alla decisione europea con il temperamento di un monarca. "Noi non accetteremo nessun editto esterno sui nostri confini." Era, forse, un "noi" regale quello che ha usato. Poi è tornato alla prima persona singolare: "Io non permetterò a nessuno di danneggiare le centinaia di migliaia di Israeliani che vivono in Giudea e Samaria [la Cisgiordania occupata], nelle alture del Golan o a Gerusalemme - la nostra capitale unita».

Il primo ministro era alquanto fuori strada con le sue affermazioni. Egli è il capo di un paese che ha meticolosamente evitato di definire frontiere per decenni perché Israele potesse espandersi nei momenti opportuni.

Questo genere di comportamento imperiale non è ben accetto nel mondo di oggi. Inoltre, a meno che non accresca notevolmente la pressione della lobby sionista sull’UE, egli non ha alcun modo per evitare il "danno" che può alla fine ricadere sui suoi compatrioti per la loro ingenua presunzione che tutto il mondo accetterà per sempre il loro comportamento criminale.

L'intero episodio mette l’accento sul fatto che, sia nel settore pubblico che in quello privato della società occidentale, un numero maggiore di persone non segue più la linea d’interpretazione storica data dai sionisti. Questa è una grande svolta. Molti sionisti potrebbero vedere ciò come un segno di crescente antisemitismo, ma in realtà non si tratta di questo. Non vi è nulla di intrinsecamente ebraico nella discriminazione e nel colonialismo. Lo stesso comunque non si può dire riguardo al sionismo moderno.

Conclusione

Ripeto, il movimento BDS ha solo otto anni, rispetto ai più di 30 anni che ci sono voluti perché il boicottaggio del Sudafrica ponesse fine all'apartheid. Il BDS in confronto è quindi solo all'inizio del suo percorso. Il suo rapido avvio e i presenti risultati dovrebbero dare speranza e orgoglio a coloro che sono impegnati nel movimento. Dovrebbero anche far nascere alcuni seri dubbi nelle menti di coloro che pensano che Netanyahu e il suo governo di ideologi possano frenare l’isolamento crescente del loro Paese.

Fonte: Redress Information and Analysis

Traduzione di BDS Italia