LIBERTÀ. GIUSTIZIA. UGUAGLIANZA.

Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni per i diritti del popolo palestinese.

Notizie BDS

Notizie internazionali del movimento globale BDS.

di Lawrence Davidson

La campagna di Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni (BDS) nei confronti di Israele ha otto anni. Fu avviata nel 2005, quando un gruppo di associazioni sociali ed economiche basate in Palestina lanciò un appello per questo impegno globale.

In un primo momento il movimento BDS sembrava essere una scommessa azzardata. Israele, con la sua cerchia di sostenitori sionisti in tutto il mondo, sia ebrei che cristiani, sembrava invincibile. In particolare nel mondo occidentale, la convinzione della legittimità di Israele era diventata una tradizione consacrata. I sionisti avevano lavorato molto duramente per raggiungere questo status attraverso il controllo dell’interpretazione storica degli eventi che avevano portato dalla prima guerra mondiale e dalla Dichiarazione di Balfour alla creazione di Israele nel 1948, e ai successivi sviluppi.

Avrebbero potuto mantenere il controllo del passato, presente e futuro di Israele, se la leadership sionista non avesse ceduto al peccato di ”hybris".

Catherine Ashton invita gli Stati membri a contribuire a stabilire le linee guida per l’etichettatura dei prodotti provenienti dai territori occupati

La vicepresidente dell’Unione Europea Catherine Ashton è al lavoro per stabilire linee guida per l'etichettatura dei prodotti provenienti dagli insediamenti.

In una lettera datata all'inizio di luglio e pubblicata da Haaretz martedì scorso, Ashton, che è l’Alto rappresentante per la politica estera dell'UE, ha sottolineato la complessità di garantire che i prodotti siano etichettati correttamente, ma ha osservato che "la stragrande maggioranza degli stati membri ha recentemente o sostenuto o apertamente chiesto la preparazione di linee guida a livello europeo su questo tema, al fine di attuare le leggi dell'Unione europea in modo coerente."

Di seguito il testo integrale della lettera dell’8 luglio inviata al presidente della Commissione europea Jose Manuel Barroso e altri sette commissari:

Cari Colleghi,

L'UE e i suoi Stati membri hanno una posizione chiara sulla colonizzazione israeliana nei territori occupati. Strettamente legato a questo è il problema di garantire la corretta etichettatura dei prodotti importati originari al di là dei confini pre-1967 di Israele che vengono commercializzati come prodotti israeliani.

ECCP, la più ampia coalizione europea di organizzazioni in solidarietà con il popolo palestinese nella sua lotta per la libertà e la giustizia, apprezza le nuove linee guida pubblicate dalla UE. Dopo anni di sole critiche nei confronti del Governo di Israele, a fronte delle sue numerose violazioni del diritto internazionale, la UE finalmente ha fatto un’azione concreta con la pubblicazione di linee guida che stabiliscono che i fondi, borse di studio, prestiti non posso più essere usati per finanziare entità o attività israeliane nelle aree occupate da Israele nel 1967.

Le nuove linee guida richiamano le conclusioni di dicembre 2012 del Consiglio Europeo degli affari esteri specificando che « tutti gli accordi tra lo Stato di Israele e l’Unione Europea devono inequivocabilemente e esplicitamente segnalare la loro inapplicabilità ai territori occupati da israele nel 1967, e cioè Alture del Golan, Cisgiordania inclusa Gerusalemme est e striscia di Gaza. » Le nuove linee guida entrano in vigore dal 1 gennaio 2014 data dopo la quale tutte le aziende, istituzioni o fondazioni basate nelle colonie israeliane verranno escluse dall’accesso a borse di studio, sussidi, premi, prestiti.

Il Ministro della Scienza e della Tecnologia ha avvisato che le nuove linee guida europee sui finanziamenti per i ricercatori israeliani potrebbero ostacolare l'assegnazione di premi e tagliare i fondi per la ricerca e lo sviluppo israeliana di circa il 40%. Ufficiali del ministero dovranno negoziare coi rappresentanti dell'UE nel tentativo di far tornare l'Europa sui propri passi.

L'Unione Europea ha pubblicato le sue linee guida per tutti i suoi 28 stati membri, proibendo qualsiasi finanziamento, cooperazione, borsa di studio, fondi per la ricerca o premi per qualsiasi ente israeliano che ha sede o attività oltre la Green Line del 1967. Qualsiasi accordo o contratto firmato con i paesi dell'UE è obbligato a dichiarare che le colonie israeliane non fanno parte dello Stato di Israele.

Gerusalemme afferma che il decreto comporterà l'impossibilità di firmare accordi con Bruxelles, senza riconoscere per iscritto che gli insediamenti in Cisgiordania non sono parte di Israele.

L'Unione europea ha pubblicato le linee-guida per tutti i 28 Stati membri che vietano qualsiasi finanziamento, cooperazione, assegnazione di borse di studio, fondi di ricerca o premi a tutti coloro che risiedono negli insediamenti ebraici in Cisgiordania e Gerusalemme est. Il regolamento, che entrerà in vigore Venerdì, richiede che qualsiasi accordo o contratto firmato da un paese dell'UE con Israele includa una clausola che gli insediamenti non sono parte dello Stato di Israele e quindi non fanno parte dell’accordo.

Un alto funzionario israeliano, parlando in condizione di anonimato, ha descritto il nuovo regolamento, che è stato pubblicato il 30 giugno, come un «terremoto».

Omar Barghouti, attivista politico, leader del movimento BDS (Boicottaggio, Disinvestimento, Sanzioni) contro l’occupazione israeliana della Palestina, scrive a Luisa Morgantini, di Assopace Palestina, ex vicepresidente del Parlamento Europeo.

Luisa Morgantini ha letto la lettera di Omar Barghouti durante il festival Cuore di Palestina.

Cara Luisa,

scrivendo a te e, attraverso di te, alle nostre sorelle e fratelli italiani, sento che il personale si mescola con il politico, il morale, il sociale e l’umano. Tu non sei solo una figura pubblica; tu conosci molto della Palestina, del regime di occupazione, colonialismo e apartheid di Israele, e della resistenza popolare palestinese. Dopo tutto, tu sei stata tra i più illustri, e primi, politici e attivisti italiani che si sono battuti per il nostro diritto alla libertà, alla giustizia e all’uguaglianza. Tu hai personalmente partecipato ad atti di resistenza popolare palestinese contro il muro di Israele, le colonie e la terribile occupazione, così tu sai, di prima mano, che per noi la resistenza si presenta in molte forme e aspetti.

Tu sai che io sono un attivista dei diritti umani, coinvolto nel movimento BDS: Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni. Ma forse non sai che io sono anche un coreografo di danza che vede la mia arte come parte della mia resistenza culturale a tutte le oppressioni, sia politiche che sociali.

Gideon Levy

Mentre Israele entra in un’altra fase di inazione diplomatica, l’appello per un boicottaggio economico è diventato una necessità patriottica

Chiunque teme davvero per il futuro del paese a questo punto deve essere a favore di un boicottaggio economico nei suoi confronti.

Una contraddizione in termini? Abbiamo considerato le alternative. Un boicottaggio è il minore di tutti i mali e potrebbe produrre benefici storici. E’ tra le opzioni la meno violenta e quella meno suscettibile di provocare spargimento di sangue. Sarebbe dolorosa come le altre, ma le altre sarebbero peggio.

Partendo dal presupposto che l’attuale status quo non può continuare per sempre, è l’opzione più ragionevole per convincere Israele a cambiare. La sua efficacia è già stata dimostrata. Sempre più israeliani di recente hanno iniziato a preoccuparsi della minaccia del boicottaggio. Quando il ministro della Giustizia Tzipi Livni mette in guardia sulla sua diffusione e chiede, di conseguenza, che la situazione di stallo diplomatico sia spezzata, fornisce la prova della necessità di un boicottaggio. Lei e gli altri quindi stanno unendosi al movimento di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni. Benvenuti nel club.

Secondo le testimonianze, alcuni bambini guadagnano solo il 25 per cento del salario al quale hanno diritto

di Dalia Hatuqa

Valle del Giordano, Territori Palestinesi occupati - Piccoli, fragili corpi si spostano sistematicamente nei frutteti, raccogliendo e pulendo frutta e verdura, mettendole in contenitori, prima di caricarli infine sui camion. Come un orologio, tutti i giorni dalle 05:00 del mattino alle14:00, questi bambini palestinesi lavorano all'interno degli insediamenti abusivi nella Valle del Giordano per aiutare le loro famiglie, dopo aver lasciato l'idea di frequentare la scuola molto indietro.

Ismai'l ha solo 16 anni, ma ha abbandonato la scuola superiore e ha iniziato a lavorare nella colonia di Argaman per provvedere alla sua famiglia composta da 12 membri, e per aiutare il fratello maggiore a pagare le tasse universitarie. Lavora nei campi otto ore al giorno, a volte sette giorni alla settimana, a seconda della stagione.

"In futuro voglio riprendere ad andare a scuola, se tutto va bene... prima di diventare troppo vecchio per terminare gli studi", ha detto Isma'il, che proviene dal villaggio di Al  Zubeidat  nella Valle del Giordano "Ora non posso tornare indietro perché alla mia famiglia servono i soldi e questo è ciò che deve essere fatto."

Herb Keinon

Bayit Yehudi consiglia a Tzipi Livni di non seminare la paura, che il mondo bussa alla porta di Israele per imparare dall'innovazione del paese.

Il ministro della giustizia Tzipi Livni ha avvertito lunedì in una conferenza di contabili a Eilat che l’assenza di qualsiasi progresso sulla questione palestinese potrebbe condurre a un disastro potenziale per le esportazioni israeliane.

“L’Europa boicotta le merci,” ha detto Tzipi Livni, capo della squadra di negoziazione con i Palestinesi. “È vero, si comincia con le [merci] che provengono dalle colonie, ma il loro problema è con Israele, che è visto come un paese colonialista. Di conseguenza, [il boicottaggio] non si arresterà alle colonie, ma [si spargerà] a tutto Israele” ha detto.

All'inizio di questa settimana il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha promesso di mettere in atto le indicazioni di un importante gruppo di esperti riguardo la lotta alla "delegittimazione" internazionale e alle iniziative di boicottaggio contro Israele.

Parlando in occasione del lancio del report del Jewish People Policy Institute (JPPI), "Israele e il popolo ebraico: geopolitica, 2012-2013", Netanyahu ha descritto come un’ "onda in crescita la campagna di denigrazione" che ha come bersaglio "lo Stato di Israele come stato nazionale ebraico". Netanyahu ha proseguito:

Per un lungo periodo si è cercato, da parte del governo israeliano così come delle ONG [organizzazioni non governative] in Israele e in tutto il mondo, di contrastare questa campagna. Tuttavia, al fine di ottimizzare gli sforzi, abbiamo bisogno di migliorare il coordinamento tra le diverse istituzioni attive in questo campo, attraverso un piano d'azione globale.

Il primo ministro ha dichiarato di aver "affidato la responsabilità complessiva della lotta contro la delegittimazione al Ministero degli Affari strategici, compreso il coordinamento delle iniziative con le ONG in Israele e in tutto il mondo", un ruolo che includerà "l'istituzione di uno staff speciale di professionisti per contrastare la delegittimazione ".