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Notizie BDS

Notizie internazionali del movimento globale BDS.

Il periodo della storia d’Israele che più di ogni altro ha visto la maggior crescita economica è stato quello relativo ai sei anni successivi alla guerra dei Sei Giorni. E che innovazioni agricole, industriali, o hi-tech ci sono state intorno al 1967-1973? Nessuna degna di menzione. Più di ogni altra cosa, il fattore determinante è stata la creazione dell’impresa Occupazione-Insediamenti.

Di Dr. Assaf Oron

Questa settimana, la dottoressa Karnit Flug è diventata la prima donna nella storia di Israele a essere nominata governatrice della Banca Centrale d’Israele - una posizione analoga a quella del Capo della Federal Reserve americana. Il processo che ha portato alla sua nomina è stato identico a quanto avvenuto in America poco tempo prima.

In entrambi i casi, il governatore/capo uscente aveva fortemente raccomandato come successore il suo secondo in comando, una donna. In entrambi i casi, il governo ha inizialmente scartato il candidato di sesso femminile corteggiamento invece candidati di sesso maschile con scheletri negli armadi. E in entrambi i casi, alla fine il buon senso ha prevalso.

Le relazioni tra Unione Europea e Israele e le sue politiche di occupazione non sono affatto chiare. La UE non riconosce le colonie come parte legittima di Israele, ma le compagnie europee continuano a fare affari con l’economia dell’occupazione e dell’assedio.

di Carolin Smith

Catherine Ashton, l’Alto Rappresentante agli Affari Esteri, ripete continuamente, in ogni evento pubblico, il rifiuto della UE nel riconoscere le colonie israeliane: “La posizione europea sulle colonie, compresa Gerusalemme Est, è chiara: sono illegali secondo il diritto internazionale e un ostacolo alla pace”. Tuttavia, quando arriva il momento di assumere misure concrete contro l’occupazione, il ruolo della UE è debole.

Un esempio recente sono le linee guida pubblicate dalla Commissione Europea lo scorso luglio. Quando la UE ha annunciato che non avrebbe più sostenuto le colonie israeliane, l’Washington Post ha titolato “L’Europa agisce”, mentre la maggior parte dei quotidiani europei ha deciso di focalizzare l’attenzione sulla reazione irosa del premier israeliano Netanyahu, che minacciava una crisi diplomatica nel caso le linee guide fossero state implementate.

Secondo la UE, le istituzioni e le organizzazioni israeliane situate nei Territori o attive oltre i confini del 1967 non potranno più ottenere finanziamenti, prestiti, premi per progetti di ricerca dalla UE, a partire dal 2014. Inoltre, Bruxelles stabilisce che in ogni futuro accordo con la UE, Israele dovrà formalmente dichiarare che Cisgiordania, Gerusalemme Est e Alture del Golan non sono parte dello Stato di Israele. 

Ci sono sempre più segnali che indicano che Israele ed Unione Europea stiano per risolvere la mini-crisi creata dalla pubblicazione delle nuove linee guida che limiterebbero i finanziamenti europei agli enti israeliani che hanno attività al di là della Linea Verde, e che sanciscono nuove più severe regole riguardo l’uso di borse di studio e premi finanziari europei.

Alcuni iniziali report dei media non sono stati accurati nel spiegare la natura delle linee guida, le quali, da quanto si dice, non hanno mai davvero inteso forzare le istituzioni israeliane che ricevono finanziamenti dall’Unione a cessare le loro attività nei Territori Occupati. Tuttavia, gli sforzi europei finalizzati ad aggiustare le relazioni con il governo di destra israeliano dicono: se l’Europa voleva mandare un monito contro le colonie e a favore della soluzione a due Stati, il messaggio di ‘tutto come prima’ da Bruxelles sta avendo l’effetto opposto, dimostrando che la destra israeliana aveva ragione nel dichiarare che il mondo non avrebbe mai affrontato Israele sulla questione dell’occupazione.

Il vice Ministro degli Esteri israeliano, Zeev Elkin, ha affermato che il suo paese e l’Unione Europea continueranno ad allontanarsi se non sarà trovato un compromesso sui nuovi criteri dell’Unione riguardanti le colonie israeliane nei Territori Palestinesi Occupati.

Elkin ha aggiunto che le divergenze sugli insediamenti potrebbero andare ad inficiare le relazioni commerciali e la cooperazione nel campo della ricerca tra le due parti.

Parlando a Reuters lo scorso Venerdì, Elkin ha affermato: “Se non riusciamo a risolvere questo problema, la future direzione che si intraprenderà sarà una sorta di separazione tra Israele e l’Unione Europea. Siamo una nazione emergente, sarebbe un grande errore per l’Europa annullare le sue relazioni con noi.”

Il giorno scorso è stata data notizia che le autorità del pubblico trasporto di Boston avevano tolto i cartelloni pubblicitari che mostravano la perdita di terra palestinese per opera di Israele a partire dalla creazione dello stato ebraico. Ebbene, la Massachusetts Bay Transportation Authority (MBTA, autorità dei Trasporti della Baia del Massachusetts) è stata accusata di censura, e li ha riappesi su.

La relazione di Lisa Wangsness e Martine Powers al Boston Globe, sottolinea quanto poco ci sia voluto per far sì che l’agenzia pubblicitaria censurasse la pubblicità – dalle prove ottenute, giusto una chiamata da parte dell’Anti-Defamation League, che è stata successivamente stata informata che le pubblicità stavano per essere tolte. L’MBTA ha impacciatamente detto al Globe che “c’è stata una breccia nelle nostre procedure stabilite per la gestione delle lamentele nei confronti di specifiche pubblicità”.

In attesa del vertice bilaterale tra Italia e Israele previsto a Torino il 2 Dicembre 2013, al MAE di Roma si è svolto un incontro preparatorio tra i rappresentanti dei due paesi, al fine di identificare i punti di forza della collaborazione internazionale italo-israeliana. L'ICE Tel Aviv, al fine di agevolare le imprese italiane che vogliono investire in Israele, ha quindi ritenuto opportuno divulgare un risoconto [sic] dell'incontro, sottolineando i settori maggiormente remunerativi per il business made in Italy. 

Tra questi troviamo:

ENERGIE RINNOVABILI- GAS

Il settore energetico è considerato come prioritario negli interscambi economici tra Italia e Israele sopratutto tenendo conto delle recenti scoperte di nuovi immensi giacimenti di gas nelle acque territoriali israeliane. A breve, infatti, Israele potrebbe produrre il doppio dell'energia che consuma, e si  trova ad affrontare il problema di trasformare ed esportare il proprio gas in eccesso. Oggetto principale della collaborazione tra i due paesi potrebbero quindi essere la costruzione di pipeline, porti, impianti per la liquefazione e la rigassificazione.

Tra gli accordi in divenire anche la possibilità di utilizzare la Trans Adriatic Pipeline (TAP), anche se al momento ci sono particolari difficoltà logistiche. Sempre nell'ambito energetico, un altro settore di interesse per gli israeliani è la cd. metanizzazione del parco veicoli del governo israeliano.

Il 2 dicembre si terrà a Torino un vertice inter-governativo fra Italia-Israele, l'ennesima occasione per ribadire la stretta alleanza tra il governo italiano e quello israeliano, ignorando i crimini che quotidianamente vengono perpetrati contro la popolazione palestinese. Le ricadute di questi accordi coinvolgono anche il nostro territorio, con l'importazione di sistemi di sorveglianza, test di nuove armi da guerra che poi vengono utilizzate contro i palestinesi, importazioni di prodotti provenienti dagli insediamenti sionisti considerati illegali anche dalla Comunità Europea, etc...

In vista di questa data e del 30 novembre, giornata di mobilitazione nazionale a Torino, il comitato Mai complici di Israele e le altre realtà che trattano questa tematica hanno organizzato varie iniziative, tra le quali un incontro in università con il filosofo Gianni Vattimo e il professore del Politecnico Massimo Zucchetti. Quest'ultimo e' stato fissato per domani, 25 ottobre, a Palazzo Nuovo ma e' notizia di oggi che il Rettore dell'universita', piegandosi alle pressioni e alle richieste fatte dall'ambasciatore israeliano, ha fatto annullare la prenotazione dell'aula destinata all'incontro dichiarandolo 'fuori luogo'.

Si tratta di un fatto inaccettabile e gravissimo, soprattutto perché il rifiuto a tenere un dibattito viene opposto proprio in un luogo come l'universita' che dovrebbe essere di libero scambio di saperi, idee e critiche e che cosi' si impone invece come spazio rinchiuso nelle logiche di un pensiero unico e incontestabile.

Quella del Rettore e dell'ambasciatore israeliano e' una provocazione che rigettiamo con forza e che ci fa dire con ancora maggiore convinzione che domani saremo ugualmente a Palazzo Nuovo a ribadire le nostre ragioni e a garantire lo svolgimento del dibattito.

Rilanciamo dunque l'appuntamento per domani alle 17,30 a Palazzo Nuovo e l'invito a partecipare numerosi.

Mai Complici d'Israele
Collettivo Universitario Autonomo - Torino

Fonte: InfoAut

Di seguito un articolo ANSA sul viaggio di Tajani in Israele. Vedi anche l'iniziativa di cittadini israeliani, che scrivono a Tajani per dire che è ora di applicare sanzioni contro Israele, non di aumentare le relazioni UE-Israele. 

Giunto a Tel Aviv alla guida di una nuova 'missione per la crescita' Ue (assieme con 65 rappresentanti di imprese europee), il vicepresidente della Commissione europea Antonio Tajani ha incontrato diversi ministri israeliani e ha firmato tre accordi di cooperazione. In giornata è anche in programma un colloquio con il capo dello Stato Shimon Peres. ''Il nostro messaggio - ha detto - è lavorare con Israele, oggi e domani. Israele è uno dei partner più importanti per la nostra economia. E questo - ha sottolineato - è anche un messaggio politico''.

Con i ministri Silvan Shalom (energia), Yaakov Peri (ricerca scientifica), Uzi Landau (turismo) e Naftali Bennett Tajani ha esaminato una vasta gamma di settori nei quali - è la sua netta sensazione - l'Unione europea ed Israele potrebbero molto beneficiare delle rispettive esperienze. Già fra alcuni mesi, ha preannunciato, una nuova delegazione di 'Missione per la crescita' tornera' in Israele per esaminare lo sviluppo di progetti turistici, fra cui il ''turismo religioso'' (incluso il turismo ebraico in Europa). ''Per quanto riguarda l'energia, abbiamo buone notizie per Israele'' ha aggiunto, riferendosi al progetto di collegare la rete elettrica israeliana a quelle di Cipro e Grecia. 

Richard Falk, Osservatore Speciale dell’ONU per la Situazione dei Diritti Umani nei Territori Palestinesi Occupati, ha descritto nel suo report all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite come il governo belga sia responsabile del finanziamento di colonie illegal in Cisgiordania tramite la banca Dexia.

Per il secondo anno consecutive, Richard Falk ha esaminato le politiche di Dexia Bank nei Territori Palestinesi Occupati attraverso la sua sussidiaria Dexia Israel. Nel suo report sottoposto all’Assemblea dell’ONU, le critiche verso il governo belga sono state particolarmente dure. Il governo del Belgio è l’azionista di maggioranza di Dexia Bank con il 50,02% del pacchetto azionario; Dexia Bank che a sua volta è proprietaria per il 66% di Dexia Israel. Falk ha spiegato molto chiaramente nel suo report che tutto ciò può comportare a serie conseguenze.

Incontro con la delegazione del movimento No Tav in visita nei Territori occupati in Cisgiordania: «Abbiamo avviato un collegamento in modo da verificare le similitudini e le sintonie tra le due situazioni»

di Michele Giorgio

Grazie al coordinamento dello SCI, una delegazione del movimento No Tav ha visitato nei giorni scorsi la Cisgiordania e Gerusalemme Est. Elena Nina Garberi, Guido Fissore, Ausilia Cinato, Daniele Brait e Virginia Santilli, hanno così conosciuto in profondità la realtà dell'occupazione israeliana dei territori palestinesi, incontrando movimenti e gruppi della lotta popolare contro il Muro e la confisca delle terre. «Il movimento No Tav da tempo ha contatti, anche se non organici, con altri movimenti che si battono per la difesa dei territori, soprattutto in Europa», spiega Guido Fissore, scelto come portavoce della delegazione. «Ora - aggiunge - abbiamo avuto l'importante opportunità di dialogare con i palestinesi. La nostra non è stata una delegazione ufficiale giunta in Palestina per allacciare rapporti internazionali. In ogni caso ha avviato un collegamento in modo da verificare le similitudini e le sintonie tra le due situazioni». Abbiamo incontrato la delegazione No Tav a Bilin, in Cisgiordania.

Quali sono le similitudini che avete registrato tra la vostra lotta e quella palestinese?
Non voglio mettere le due situazioni sullo stesso piano. In Palestina la repressione è molto più forte (rispetto a ciò che avviene in Italia, ndr). Tuttavia anche qui c'è una analoga voglia di difendere la propria terra e un movimento non violento come il nostro che sta crescendo. Per non violento noi intendiamo il non colpire in alcun modo le persone e non se c'è da buttare giù una rete o un muro.