LIBERTÀ. GIUSTIZIA. UGUAGLIANZA.

Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni per i diritti del popolo palestinese.

Notizie BDS

Notizie internazionali del movimento globale BDS.

Gli attivisti in solidarietà con la Palestina in Francia stanno celebrando questa settimana una vittoria alla più alta Corte d’Appello Penale del paese, che conferma il precedente proscioglimento di un attivista in un caso legale derivante da una protesta in cui si chiedeva il boicottaggio delle merci israeliane.

La sentenza sferra un duro colpo agli sforzi – supportati dal governo – di usare la repressione legale per mettere fuorilegge le campagne di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni (BDS) in Francia.

La vittoria alla Corta francese è arrivata proprio nel momento in cui il Partito di Sinistra di Francia è diventato il primo partito politico del paese a sostenere ufficialmente il BDS.

di Marco Santopadre

E’ con questa parola d’ordine che in tutta Italia movimenti e comitati di solidarietà con il popolo palestinese si stanno mobilitando da settimane per contestare un vertice tra il governo italiano e quello israeliano fissato finora a Torino il prossimo 2 dicembre ma che ora sembra che verrà spostato (forse a Roma?).

Un vertice all’insegna della cooperazione militare, ha sottolineato ieri pomeriggio la giornalista Stefania Limiti aprendo un seminario organizzato da varie realtà romane all’interno del Cinema Occupato Volturno, a due passi dalla Stazione Termini. “L’Italia è protagonista della cooperazione con Israele, e dal punto di vista del mercato di armi è al secondo posto solo dopo gli Stati Uniti con 500 milioni di euro di scambi nel settore bellico solo nel 2012” ha ricordato l’animatrice del Comitato per non dimenticare Sabra e Chatila, denunciando che ciò avviene in un contesto in cui Israele continua ad essere attiva nella destabilizzazione e nella balcanizzazione del Vicino Oriente. Il che non impedisce alla Nato di proseguire un processo di integrazione di Israele che vede nelle esercitazioni congiunte nel Negev israeliano un momento saliente. Le ragioni per dire ‘no’ all’amicizia e alla cooperazione tra Italia e Israele sono infinite, sottolinea Limiti, sottolineando in particolare due aspetti: la natura colonialista di uno stato che persegue la guerra e la pulizia etnica nei confronti dei palestinesi e la natura aggressiva ed egemonica della nuova destra sionista che ormai governa Israele da una decina d’anni e che ha visto l’ascesa della famiglia Netanyahu sostenitrice del progetto della Grande Israele. Conseguenza del fallimento degli accordi di Oslo, ha avvertito Limiti, è che in questi venti anni Israele ha perseguito una continua colonizzazione con l’obiettivo di rendere impossibile la costituzione di uno Stato Palestinese indipendente, facendo mancare – come hanno denunciato anche le Nazioni Uniti – la continuità territoriale e le risorse minime necessarie. “Non vogliamo che l’Italia faccia parte dei Cani del Sinai” ha affermato Stefania Limiti, utilizzando una formula utilizzata nel 1967 dall’intellettuale livornese Franco Fortini in riferimento ai sostenitori di Israele. La giornalista ha concluso il suo intervento con l’invito a non dividersi nel sostegno a una o all’altra fazione palestinese ma a concentrarsi sulla solidarietà nei confronti del popolo palestinese e dei suoi interessi generali, prendendo a punto di riferimento coloro continuano a perseguire la resistenza.

Francois Hollande, mentre era in visita in Israele, ha dichiarato agli esponenti politici israeliani più autorevoli di: "non avete mai rinunciato alla democrazia, al pluralismo, ai diritti."

Riteniamo quindi necessario ricordare in questa sede come lo Stato di Israele violi costantemente il diritto internazionale. I 1.5 milioni di abitanti della striscia di Gaza vivono tuttora in una prigione a cielo aperto a causa del blocco illegale imposto da Israele. Israele detiene ancora migliaia di prigionieri politici palestinesi, e non sarà la recente liberazione di 26 di essi che cambierà la situazione, visto che solo un paio di giorni più tardi altri quattro palestinesi sono stati uccisi dall’esercito israeliano. Il piano Prawer per giudaizzare il Negev continua a prevedere la delocalizzazione di quasi 70.000 cittadini beduini palestinesi di cittadinanza israeliana in città-riserve. La colonizzazione della Cisgiordania procede senza sosta: anche quando il segretario di Stato americano, John Kerry – anche lui visibilmente in imbarazzo per l’operato del governo israeliano - era in visita nel paese, le autorità hanno annunciato nuove autorizzazioni per la costruzione di 5000 alloggi a Gerusalemme Est e in Cisgiordania. Infine, il Governo israeliano non ha alcuna intenzione di rispettare i confini di un ipotetico Stato palestinese, in quanto ha indicato la sua ferma volontà di mantenere una presenza militare nella Valle del Giordano e di proseguire con il progetto di costruzione di una "barriera di sicurezza" tra la Cisgiordania e la Giordania, dal momento che quella già esistente tra Israele e il Sinai egiziano sarebbe terminata.

di Michael Deas

Due importanti università della Gran Bretagna hanno deciso di non assegnare alla G4S contratti per il controllo dei servizi di sicurezza dei loro campus a seguito di campagne organizzate dagli studenti che hanno criticato l'azienda. La G4S ha un ruolo importante nella fornitura di servizi di sicurezza e dispositivi per carceri, insediamenti e posti di blocco israeliani.

La G4S era tra i primi probabili vincitori di importanti contratti con il King’s College di Londra (KCL) e all'Università di Southampton, avendo già fornito servizi a entrambi gli atenei.

Ma la scorsa settimana le due università hanno annunciato di aver scelto altre società per la gestione della sicurezza dei loro campus.

Azione Palestina di King’s College di Londra, il gruppo studentesco di solidarietà con la Palestina, che ha avviato la campagna universitaria contro la G4S, ha detto in un comunicato che la decisione dell’università era merito di uno "sforzo continuo di resistenza e del sostegno da parte degli studenti e dello staff del KCL".

Silvan Shalom è ministro per lo Sviluppo regionale, ministro per lo Sviluppo del Negev e della Galilea e ministro dell’Energia e dell’Acqua: si trova nel deserto per una riunione di gabinetto che si svolge vicino alla tomba di Ben Gurion nel giorno del suo anniversario. Il Consiglio dei ministri, in Israele, si tiene la domenica, ma Shalom trova un po’ di tempo per un’intervista ed è ansioso di parlare del gas che potrebbe cambiare l’economia e la situazione politica israeliana. 

Che cosa avete trovato?  

«Abbiamo trovato il giacimento di gas naturale chiamato “Leviatano” e questo ci permetterà di esportarne circa il 50%, cominciando da Cipro, Grecia e Italia. In un recente viaggio in Italia il primo ministro Enrico Letta e altri ministri mi hanno detto che vorrebbero ospitare il porto per il gas israeliano previsto in Europa. Dobbiamo valutare se questo sarà trasportato attraverso un gasdotto o se dovremo renderlo liquido e quindi spedirlo via nave. Ci sono diverse opzioni. Per esempio vorremmo costruire un collettore sottomarino con Cipro e Grecia». 

Dopo essere stati contattati dall’organizzazione in solidarietà e per i diritti umani dei palestinesi BDS Sud Africa, il rinomato “Trauma Centre”  di Cape Town ha tagliato i suoi legami e rescisso il contratto con la controversa compagnia di sicurezza G4S. James Taylor, presidente del Trauma Centre, ha spiegato la decisione dell’organizzazione in un comunicato ufficiale postato su internet:

“Il Trauma Centre è impegnato nella creazione di una società scevra da violenze e torture e nell’educazione dei diritti umani… perciò apprendiamo con grande preoccupazione le gravi accuse di complicità nell’illegale incarcerazione e torture dei palestinesi in Israele e nei Territori Palestinesi Occupati mosse contro la compagnia di sicurezza G4S…tali azioni violerebbero i principi fondamentali che costituiscono la base della nostra esistenza come organizzazione per i diritti umani. Per queste gravi preoccupazione, che violano i nostri valori fondamentali, il Consiglio del Trauma Centre ha deciso di terminare i rapporti dell’organizzazione con G4S.”

La Coalizione We Divest si unisce ai lavoratori, agli ambientalisti e alle organizzazioni che lottano per mettere le corporazioni davanti alle proprie responsabilità nel congratularsi con il gigante dei fondi pensioni TIAA-CREF per aver rimosso il pacchetto azionario di Veolia Environment Sa (VIE:EN Paris) dal suo paniere Social Choice Funds. A Luglio 2013, il sito web di TIAA-CREF mostrava un investimento del suo Social Choice Funds di oltre 1,2 milioni di $ in azioni Veolia. Oggi ne mostra zero. TIAA-CREF detiene ancora però azioni Veolia nei suoi fondi normali.

Lincoln Pain, professionista di pianificazioni finanziarie garantite specializzatosi per più di 27 anni nel campo degli investimenti socialmente responsabili, ha affermato: “Alcuni di noi della comunità degli investimenti socialmente responsabili si stanno ponendo questa domanda: ha senso possedere azioni di una corporazione che viola il diritto internazionale in Palestina e che commette così tanti abusi ambientali?”

L’accordo fa parte della proposta presentata per permettere ad Israele di partecipare al programma Horizon 2020; il riconoscimento non significa pregiudicare i confini permanenti, da determinare nel corso dei negoziati.

Israele ha fornito all'Unione europea una proposta finale per la formulazione del contratto che disciplina la cooperazione scientifica israeliana e la partecipazione al programma Horizon 2020. La partecipazione di Israele al programma di ricerca dell'Unione europea per il periodo 2014-2020, noto come Horizon 2020, è diventata controversa a causa delle nuove sanzioni europee contro gli insediamenti ebraici al di là della Linea Verde. Nella nuova formulazione consegnata agli alti funzionari europei a Bruxelles, Israele ha accettato per la prima volta di riconoscere la politica dell'UE di non consentire il trasferimento dei finanziamenti comunitari ad enti ubicati negli insediamenti e di accettarla.

A Luglio, l’Unione Europea ha proposto un divieto di assistenza finanziaria alle organizzazioni israeliane in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza - divieto che il Segretario di Stato John Kerry ha invitato a posticipare. Lo scorso mese, l’Autorità Palestinese ha chiesto a 50 paesi di tutto il mondo l’applicazione di pressioni economiche alle compagnie che hanno attività nelle colonie israeliane.

Anonymous ha risposto.

di Alex Kane

L'acquisto di prodotti come macchinari Sodastream potenzia il dominio di Israele sui palestinesi. 

Quando arriva l’ora del pagamento annuale delle tasse, ogni cittadino americano dà a Israele 21,59 dollari di aiuti militari, secondo la U.S. Campaign to End the Occupation (Campagna degli USA per la fine dell'occupazione). Ma non è l'unico modo in cui i cittadini americani contribuiscono al sistema militare israeliano, che da 46 anni occupa la terra palestinese, e al progetto di insediamento in Cisgiordania che accompagna l'occupazione. 

I consumatori non lo sanno, ma l'acquisto di prodotti come Sabra hummus e Sodastream (macchine per produrre acqua gasata, ndt ) potenzia l’occupazione militare di Israele in Palestina. Alcune aziende hanno stabilimenti situati in una delle 125 colonie ufficialmente note nella Palestina occupata, le quali in base al diritto internazionale sono illegali. 

Altre aziende contribuiscono al mantenimento dell'occupazione attraverso la cooperazione con le Forze di Difesa Israeliane (IDF), il cui obiettivo principale è quello di proteggere gli insediamenti illegali e di esercitare il dominio sulle vite di milioni di palestinesi. L'acquisto di questi prodotti dà profitti alle aziende che sfruttano le terre e le risorse palestinesi.