LIBERTÀ. GIUSTIZIA. UGUAGLIANZA.

Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni per i diritti del popolo palestinese.

Notizie BDS

Notizie internazionali del movimento globale BDS.

Le misure adottate da società e governi europei per limitare il commercio con gli insediamenti in Cisgiordania stanno riaccendendo gli antichi timori di Israele circa un più ampio boicottaggio economico in risposta al trattamento dei palestinesi.

A seguito delle critiche da parte di gruppi di attivisti in Olanda, Vitens, l'azienda olandese che gestisce l’acqua potabile, ha dichiarato questa settimana che sospenderà i propri rapporti con la compagnia idrica israeliana Mekorot a causa del coinvolgimento di quest’ultima nella Cisgiordania occupata.

In concomitanza con la decisione di Vitens, l'ente di promozione commerciale britannico, UK Trade & Investment, la scorsa settimana ha pubblicato delle linee guida per avvertire le aziende inglesi circa i rischi legati a rapporti commerciali con insediamenti israeliani, compresi “rischi di natura giuridica ed economica” e potenziali ripercussioni sulla “reputazione” delle aziende inglesi. Questa settimana è inoltre emerso che la Romania ha sospeso l’invio di lavoratori del settore edile in Israele fino a quando non vengano date garanzie che questa manodopera non sia impiegata in Cisgiordania.

Mahmoud Abbas, leader de facto dell’Autorità Palestinese di Ramallah, ha pronunciato la sua più esplicita dichiarazione di contrarietà al movimento globale di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni (BDS) verso Israele in solidarietà con il popolo palestinese.

I suoi commenti hanno provocato la dura condanna da parte di attivisti palestinesi ed internazionali.

E’ anche emerso che il rabbino capo del Sud Africa, che ha parlato all’evento commemorativo di Mandela, è un impegnato sostenitore della colonizzazione israeliana dei Territori Occupati, un negazionista degli abusi dei diritti umani dei palestinesi che ha vissuto in un’estremista colonia israeliana.

Le analogie con il regime dell'apartheid a seguito della morte di Mandela potrebbero accelerare gli sforzi per ostracizzare Israele - soprattutto se crollasse il processo di pace di John Kerry.

E' successo nei giorni scorsi: l'azienda dell'acqua olandese Vitens ha rotto i suoi rapporti con la controparte israeliana Mekorot; la più grande chiesa protestante del Canada ha deciso di boicottare le tre società israeliane; il governo rumeno ha rifiutato di inviare lavoratori edili se impiegati nella costruzione di colonie; nel mondo accademico statunitense l'American Studies Association ha votato una misura per recidere i legami con le università israeliane.

Giungendo questi fatti subito dopo che il governo israeliano si è effettivamente piegato davanti al boicottaggio degli insediamenti per poter beneficiare di Horizon 2020, un accordo scientifico di cooperazione con UE, è difficile evitare la conclusione che il movimento BDS (Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni) stia guadagnando terreno. E il segno premonitore, se a qualcuno è mancato di notarlo, è diventato solo più chiaro e nitido sulla scia della morte di Nelson Mandela.

di Robin D. G. Kelley e Erica Lorraine Williams

La morte di Nelson Mandela ha prodotto un’effusione di solidarietà internazionale, ricordo e di celebrazione a commemorazione della leadership di Madiba nello sconfiggere l'Apartheid in Sudafrica. Essa ha anche generato un'ondata di revisionismo storico e mitizzazione, il genere di cose che ci si aspetta quando i radicali diventano icone. La maggior parte dei media e statisti che avevano accumulato obbrobri sul Sig. Mandela solo pochi anni prima, lo hanno elogiato non per il suo impegno per la lotta incessante del Congresso Nazionale Africano (CNA) contro il sistema dell'Apartheid, ma per aver perdonato i suoi oppressori. In altre parole, Mandela è stato grande perché ha oltrepassato la razza - ha scelto di non "odiare". Certo, "l’odio" è rimosso dalla politica del CNA, un’organizzazione non-razziale aperta a tutti coloro che sono impegnati per la democrazia.

La bacchetta magica dei mass media ha trasformato quello che era un potente boicottaggio internazionale dei prodotti sudafricani e di tutte le imprese che fanno affari con il regime di Apartheid in uno slogan: Nelson Mandela libero. Ancora una volta, un movimento sociale più ampio, che mira a rovesciare un regime oppressivo razzista, è individualizzato come se fosse incentrato solo su una figura eccezionale. Il boicottaggio, un movimento globale non-violento promosso in solidarietà con il popolo diseredato, espropriato e soggiogato del Sudafrica, era organizzato in modo da esercitare pressione sul regime sudafricano affinché esso rispettasse il diritto internazionale e smantellasse l'Apartheid. E ci è riuscito.

Un litigio diplomatico è nato tra Israele e Romania dopo che, secondo quanto si dice, Bucarest proibito ai lavoratori romeni nel campo delle costruzioni di essere ingaggiati nelle costruzioni delle colonie nelle Cisgiordania occupata.

La discussione, riportata dalla radio militare israeliana Martedì, arriva sulla scia delle tensioni tra Israele ed Unione Europea riguardanti le nuove linee guida che vietano all’Europa di finanziare qualsiasi entità israeliana operante nei Territori Palestinesi Occupati.

Secondo quanto riportato dalla radio, i colloqui con Bucarest sull’importazione di manodopera romena collassarono nel 2012, ma furono riesumati a Maggio di quell’anno per iniziativa Israeliana dopo la salita al potere di un nuovo governo rumeno.

Una nuova strada israeliana sarà costruita nelle terre del villaggio palestinese tra Betlemme e Gerusalemme. Prosegue l'erosione del territorio e le sue risorse

di Chiara Pilotto - NoDalMolin

Una nuova strada israeliana devasta il già martoriato territorio di al-Walaje. Questo villaggio palestinese si trova nel dipartimento di Betlemme, a pochi chilometri da Gerusalemme, ed è già sotto effettivo controllo israeliano. Del suo territorio storico solo il 14% rimane oggi ai suoi abitanti. La nuova strada sorgerà su un'ampia porzione di terra coltivata a ulivi, di proprietà di alcune famiglie del villaggio.

Questa opera è stata ufficialmente progettata per collegare il vicino monastero di Cremisan a Gerusalemme. Fondato dai salesiani italiani a fine Ottocento, il monastero è storicamente un importante produttore di vini, tanto da meritare una vetrina particolare a Vinitaly come simbolo di pace e di dialogo, sostenuto peraltro da progetti di cooperazione e istituzioni italiane. Mentre il convento di suore è ricorso in appello contro la costruzione del muro, non risulta che il monastero abbia preso una posizione chiara nella vicenda, trovandosi comodamente dalla parte israeliana della barriera.

di Loretta Mussi

Mentre Letta e Netanyahu, in una Roma blindata e circondati da uno stuolo di ministri, funzionari e uomini della sicurezza, discutevano di affari, in tutta la Palestina storica (cioè l’attuale Israele ed i territori Occupati) si svolgevano manifestazioni e proteste  contro il Piano Prawer, che prevede la distruzione di 45 villaggi beduini del Negev, con l’ espulsione e il trasferimento forzato di 70.000 beduini palestinesi in nuove “township”, e la confisca di oltre 800.000 dunam di terre, cioè 800.000 metri quadrati.

Tali manifestazioni, nel giorno dei sorrisi e degli affari tra i due Governi, ma anche tra Netanyahu ed i vertici del Vaticano, sono state duramente represse dalla polizia israeliana, che ha eseguito retate e numerosi arresti, incurante della giovane età di molti manifestanti, tra cui un dodicenne che è stato trascinato per terra per alcuni metri con una pistola puntata alla testa.

Tra i diversi accordi, sono stati stipulati anche un protocollo sanitario tra la Regione Abruzzo e il governo israeliano, una lettera di Intenti tra il Policlinico “Gemelli” e il “Rambam Hospital” di Haifa,  ed un  Memorandum di Intesa tra le Facoltà di Medicina ed il Politecnico dell’Università degli Studi di Torino e l’ “Israeli Insitute of Technology”.

La musica, il ruolo politico degli artisti ed il suo attivismo per la giustizia nel mondo, compresa la Palestina. 

Frank Barat*: Quando hai preso la decisione di rendere così politico il tour di The Wall (che si è concluso a Parigi a settembre 2013)? E perché hai dedicato a Jean-Charles De Menezes il concerto finale? 

Roger Waters: il primo spettacolo é stato il 14 Ottobre 2010. Insieme a Sean Evans, avevamo cominciato a lavorare sui contenuti dello show nel 2009. Avevo già deciso di renderlo più ampiamente politico di quanto fosse stato nel 1979/80. Non si poteva trattare solo di questo piccolo ragazzo lamentoso che non amava i suoi insegnanti. Doveva essere più universale. 

Ecco perché ho introdotto al suo interno l'opera ‘fallen loved ones’ (cari caduti, ndt) (le scene mostrano immagini di persone che morirono durante le guerre), cercando di universalizzare il senso di dolore e di perdita che tutti noi sentiamo verso i familiari uccisi nel conflitto. Qualunque siano le guerre o le circostanze, essi (nel mondo non occidentale), sentono tanto la morte dei loro cari come noi. Le guerre diventano un simbolo importante a causa di quella separazione tra 'noi e loro', che è fondamentale per tutti i conflitti. 

Per quanto riguarda Jean - Charles, eravamo soliti fare Brick II con tre assoli finali e ho deciso che tre assoli erano troppo, era noioso per me. Quindi, seduto in una stanza d'albergo, una sera, pensavo a cosa avrei potuto fare invece di quello. Qualcuno mi aveva recentemente inviato una fotografia di Jean -Charles De Menezes da mettere sulla parete. Ciò era nella mia testa e ho pensato che avrei dovuto cantare la sua storia. Ho scritto quella canzone, l'ho insegnata alla band, e questo è ciò che abbiamo fatto. 

Dodici accordi bilaterali firmati da Italia e Israele, non una parola sull'occupazione. Mentre da Torino a Roma si manifestava contro Tel Aviv.

di Emma Mancini

Dodici accordi bilaterali firmati dai premier Letta e Netanyahu lo scorso lunedì hanno calpestato la Palestina e il diritto internazionale. Accordi che il primo ministro italiano ha definito necessari alla ripresa economica e all'uscita dalla crisi, ma che sono rimasti impantanati nel silenzio assordante sulle violazioni israeliane che ha fatto da sfondo al bilaterale di Villa Madama.

Non una parola sulla Palestina. Letta non ha criticato, neppur lievemente lo storico alleato, nonostante le prese di posizione dell'Unione Europea su colonie e violazioni dei diritti umani. Non solo: il governo italiano ha firmato accordi che prevedono la cooperazione con entità e aziende israeliane coinvolte in prima linea nell'occupazione militare dei Territori Occupati.

Il Ministero della Giustizia ritarda l’estensione dei diritti dei lavoratori agli arabi della Cisgiordania assunti dagli israeliani.

La commissione per le petizioni pubbliche della Knesset ha appreso martedì che il Ministero della Giustizia [israeliano] non sarà in grado di applicare le leggi sul lavoro israeliane in Cisgiordania entro la fine dell'anno, nonostante la scadenza del 1° Gennaio.

In un incontro sui diritti dei lavoratori palestinesi, il rappresentante del Ministero dell'Economia Riki Yehezkel ha spiegato che il Ministero non può controllare se i lavoratori palestinesi in aziende ebraiche in Cisgiordania ricevano il salario minimo israeliano, come richiesto dalla legge, in quanto il Ministero della Giustizia deve ancora dichiarare quali altri leggi sul lavoro si applicano alla regione.

La Presidentessa della Commissione per le petizioni pubbliche, la parlamentare Adi Kol (Yesh Atid) ha espresso indignazione verso gli "uffici governativi che consentono chiare violazioni dei diritti fondamentali dei lavoratori", chiedendo che la situazione cambi.

I palestinesi che lavorano all'interno della Linea Verde godono delle stesse leggi sul lavoro che regolano gli israeliani; tuttavia, la legge israeliana generalmente non si applica ai residenti della Giudea e della Samaria, a prescindere dalla loro etnia, e ogni legge deve essere applicata individualmente da un ordine dalla IDF, che governa la Cisgiordania.