LIBERTÀ. GIUSTIZIA. UGUAGLIANZA.

Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni per i diritti del popolo palestinese.

Di seguito, riportiamo il testo dell’interrogazione parlamentare fatta il 25 Novembre 2013 dall’On. Arturo Scotto sul prossimo vertice bilaterale Italia-Israele che avrà luogo a Roma il 2 Dicembre 2013.

Atto Camera
Interrogazione a risposta in commissione 5-01551

Presentata da SCOTTO Arturo

Testo di: Lunedì 25 novembre 2013, seduta n. 124

SCOTTO e FAVA. — Al Ministro degli affari esteri. — Per sapere – premesso che: 
il 24 giugno 2013 la Kessnet, il Parlamento israeliano, ha approvato il Piano Prawer-Begin, l'applicazione del quale comporterà la distruzione di oltre 35 villaggi non riconosciuti in Al-Naqab (Negev), con le conseguenti espulsioni forzate e segregazioni di oltre quarantamila beduini palestinesi; 
secondo alcuni analisti ed associazioni pacifiste, il piano Prawer rischia di rivelarsi la più grande operazione di land grab messa in atto da Israele dal 1948 ad oggi; 
la Comunità internazionale ha ripetutamente richiamato Israele affinché sospenda l'attuazione del piano Prawer, sulla base della sua natura discriminatoria e delle gravi violazioni che comporterebbe nei confronti dei diritti dei beduini palestinesi del Negev; 
il Parlamento europeo ha anche approvato nel 2012 una risoluzione nella quale richiama Israele ad interrompere il piano Prawer e la congiunta politica di evacuazione ed esproprio; 
continua, contemporaneamente, la costruzione di nuovi insediamenti di coloni israeliani nei territori della Cisgiordania; 
il 2 dicembre 2013 si terrà il quarto vertice bilaterale italo-israeliano –: 
se il Ministro non ritenga di dover porre in maniera forte il tema del processo di pace, partendo dallo sforzo del Segretario di Stato statunitense John Kerry, e di un impegno della Comunità europea in questa direzione; 
se il Ministro intenda sollevare le questioni rappresentate nel presente atto nel prossimo vertice italo-israeliano del 2 dicembre 2013, e quale tipo di azioni intenda esercitare nei confronti del Governo israeliano per ripristinare la legalità e consentire condizioni di vita pacifiche e dignitose per le popolazioni; 
se il Ministro intenda rappresentare al Governo d'Israele il tema dell'applicazione della direttiva europea che rende incandidabile per i finanziamenti europei ogni entità israeliana situata al di là dei confini delineati nel 1967 che eserciti un'attività in una colonia in Cisgiordania o nella zona est di Gerusalemme; 
se, considerate le numerose violazioni della legalità internazionale da parte del Governo d'Israele, non si ravvisi il caso di rivedere le politiche di cooperazione militare con Israele; 
se, alla luce del codice di condotta europeo e della legge italiana n. 185 del 2000, che proibiscono ogni commercio di materiale militare con autorità che «ricorrono alla repressione interna, compiono aggressioni internazionali o contribuiscono all'instabilità regionale», non si ritenga opportuno interrompere il crescente flusso commerciale di sistemi d'arma con Israele. (5-01551)

 

Questa che riportiamo è invece la [inconsistente] risposta del Ministero degli Affari Esteri

Atto Camera
Risposta scritta pubblicata Martedì 26 novembre 2013
nell'allegato al bollettino in Commissione III (Affari esteri)
5-01551

Nel quadro delle iniziative volte a favorire il Processo di Pace in Medio Oriente, il Governo, come ribadito anche di recente dal Ministro Bonino, sostiene con determinazione lo sforzo di mediazione USA e i negoziati di pace, cui il Segretario di Stato americano Kerry ha ricondotto, in questi ultimi mesi, israeliani e palestinesi. È di tutta evidenza che non si tratta di un negoziato semplice e lineare vista anche la situazione sul terreno che resta infatti assai complessa: dopo un lungo periodo di tregua si sono registrati atti di violenza (l'economia palestinese non cresce e la disoccupazione resta elevata) mentre continuano le azioni di confisca e demolizione di strutture da parte di Israele. 
Alla luce di questo scenario, abbiamo un dovere preciso, ovvero quello di continuare a incoraggiare il dialogo fra le parti, e di valorizzare tutto quello che può ridurre la distanza che ancora le separa, avendo sempre come principale obiettivo quello di favorire il raggiungimento di una pace giusta per entrambi. 
Nel corso del prossimo Vertice governativo con Israele, sarà naturalmente cura del Governo, anche su impulso della Ministro Bonino, fare leva sulla tradizionale amicizia con Israele affinché sia favorita la prosecuzione di tale dialogo. 
In merito alla questione dell'applicazione della Direttiva sui finanziamenti europei, sono note le reazioni negative che ha suscitato in Israele l'adozione delle linee guida sui criteri di ammissibilità di doni, premi e contributi finanziari concessi dall'UE a partire dal 2014 in favore di entità israeliane ubicate od operanti nei Territori Occupati dal giugno 1967, pubblicate proprio in concomitanza con la ripresa dei negoziati. Tali misure escludono da programmi e finanziamenti UE entità israeliane con sede al di là dei confini del ’67, nonché le attività svolte in tali territori anche da entità israeliane aventi sede altrove. L'Alto Rappresentante Ashton ha riaffermato che le linee-guida sono solo la conferma di una linea assunta da tempo dall'UE e ulteriormente sancita dal Consiglio Affari Esteri del dicembre 2012 riguardo ai territori occupati da Israele, secondo cui tutti gli Accordi tra UE ed Israele non possono trovare applicazioni in questi ultimi in quanto l'occupazione non è riconosciuta dall'Unione e contravviene al diritto internazionale. Per quanto concerne l'applicazione pratica di tale normativa, è ancora in corso il dialogo tra Israele e il Servizio europeo per l'azione esterna, a cui l'Italia non mancherà di fornire il proprio convinto contributo. 
Quanto alla cooperazione militare Italia-Israele, tale argomento verrà affrontato nel più ampio contesto dell'evoluzione del processo di pace e in stretta concertazione con gli altri partner UE. Vorrei in ogni caso sottolineare che le movimentazioni di materiali militari verso Israele avvengono sulla base della rigorosa applicazione dell'approccio «caso per caso», che tiene conto della situazione politica interna, del contesto internazionale, delle indicazioni dell'Unione Europea e delle Nazioni Unite. Nel rilascio delle autorizzazioni verso Israele si procede alla verifica degli otto criteri della Posizione Comune 2008/944/PESC del Consiglio Europeo dell'8 dicembre 2008 («Norme comuni per il controllo delle esportazioni di tecnologia e attrezzature militari»). Tali criteri, che sono oggetto di costante confronto con i partner comunitari, prevedono una serie di valutazioni in merito all'eventuale impatto delle esportazioni e dei transiti di tecnologia e delle attrezzature militari da esportare sugli stessi Paesi destinatari e sulle regioni circostanti, all'utilizzo finale del materiale, all'eventuale rischio di sviamenti o cessione a terzi dello stesso, al rispetto della pace internazionale e dei diritti umani da parte dei Governi destinatari. In base alla legge 185/90, la valutazione sulle operazioni di esportazione verso Israele, così come verso tutti i Paesi terzi, viene effettuata sulla base di un concerto interministeriale che, oltre al Ministero degli Affari Esteri, vede interessati i Dicasteri della Difesa, dello Sviluppo Economico, dell'Agenzia delle Dogane, dell'Ambiente e dell'Interno, della Presidenza del Consiglio, il Ministero dell'Economia e delle Finanze, che applicano anche in tale contesto una procedura «caso per caso».

 

 

Fonte: banchedati.camera.it