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Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni per i diritti del popolo palestinese.

Notizie BDS

Notizie internazionali del movimento globale BDS.

Un pannello di nove giudici della High Court of Justice si è riunito domenica per decidere se cancellare tre parole ( in ebraico ) dalla legge che permette a qualsiasi parte di citare in giudizio qualsiasi altra parte che chieda il boicottaggio di Israele .

Nel sentire la petizione contro la cosiddetta "Legge Boicottaggio",  la corte ha focalizzato l'attenzione sulla frase alla fine della legge, che specifica che una causa può essere depositata nei confronti di chi chiede un boicottaggio economico, culturale o accademico contro lo Stato di Israele o " area sotto il suo controllo ", l' ultima parte è relativa ai territori oltre la Linea Verde.

La controversa legge è stata approvata nel luglio 2011 , contro il parere del consulente legale della Knesset.

Un gran numero di organizzazioni dei diritti umani e diritti delle minoranze, tra cui l'Associazione per i Diritti Civili in Israele e Adallah, il Centro legale per i diritti delle minoranze arabe in Israele, ha presentato la petizione.

La Corte Suprema israeliana si pronuncerà in merito alla costituzionalità della legge che vieta il boicottaggio.

La Corte Suprema israeliana si pronuncerà, Domenica, in merito alla costituzionalità della legge che vieta a qualsiasi persona o organizzazione di aderire al boicottaggio di Israele.

Letteralmente nota come "legge per la prevenzione dei danni allo Stato di Israele attraverso il boicottaggio," è stata approvata dalla Knesset nel luglio 2011 per punire qualsiasi persona o organizzazione che si appella al "boicottaggio economico, culturale o accademico” degli insediamenti israeliani in Cisgiordania o altrove in Israele.

Proposto, tra gli altri, dal deputato del  Likud Ze'ev Elkin (il partito di destra del primo ministro Netanyahu, ndr), attualmente Vice Ministro degli Affari Esteri, la legge è stata sostenuta da Netanyahu e adottata dopo che diversi artisti israeliani hanno rifiutato di esibirsi negli insediamenti, in segno di protesta della politica perseguita dal governo.

La legge "anti-boicottaggio" prevede che chiunque la violi, sarà obbligato a fornire una compensazione finanziaria alla persona o entità presa di mira dal boicottaggio.

Circa 20 attivisti BDS sono stati condannati sulla base della cosiddetta legge Lellouche, che vede la Francia in prima linea negli sforzi per contrastare il movimento di boicottaggio attraverso vie legali.

Quando Farida Trichine, insieme a 11 dei suoi amici, ha fatto irruzione in un supermercato francese, nel 2009, iniziando ad attaccare adesivi con slogan contro Israele su ortaggi importati dallo stato ebraico, si aspettava di essere scortata fuori dal negozio dalla polizia.

Quello che non si aspettava era di essere condannata per incitamento all'odio razziale e di essere intimata a pagare una multa di 650 dollari.

Tre mesi fa, un tribunale di Colmar ha condannato i 12 attivisti applicando una legge francese che ha esteso la definizione di discriminazione oltre ai consueti parametri di razza, religione e orientamento sessuale, includendo, così, anche i membri di gruppi cittadini.

Quella che Trichine, che indossava una maglietta con scritto "boicotta Israele" durante la protesta, considerava un’azione consentita dalla legge, è stata trattata dalle autorità come un reato motivato dall’ odio razziale.

Israele, cresce il malcontento nei confronti della politica degli insediamenti nei Territori occupati e in tanti non comprano più i prodotti delle colonie. Nel 2013 sono stati presentati progetti edili per oltre 14.000 nuove case

Il boicottaggio contagia anche gli israeliani e, seppure in maniera non organizzata e silenziosa, comincia a emergere il malcontento verso la politica degli insediamenti messa in atto con determinazione dal governo di Benjamin Netanyahu. Una politica che oltre a mandare all’aria un negoziato finora inconcludente, rischia di isolare Israele a livello internazionale e porta alla luce le divisioni interne alla stessa società israeliana.

Nei ristoranti di Tel Aviv i vini prodotti nelle colonie sono “off-limits”, ha raccontato all’agenzia stampa Associated Press il viticoltore israeliano Yaakov Berg, “Abbiamo un grosso problema. In realtà è praticamente impossibile vendere”. Non si tratta di una campagna di boicottaggio organizzata e diffusa come quella internazionale (DBS- Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni) che preoccupa non poco il governo israeliano, perché ha provocato una serie di defezioni dal giro di investimenti nello Stato ebraico per il timore di contravvenire alle leggi internazionali sui diritti umani e alla Quarta Convenzione di Ginevra. È piuttosto il segno di un malcontento verso la politica aggressiva dell’esecutivo Netanyahu, accusato da alcuni cittadini di preoccuparsi troppo degli investimenti nella costruzione di nuovi  insediamenti e poco dei problemi abitativi, economici e sociali degli israeliani che non vivono nelle colonie.

Un’importante associazione olandese degli investitori ha sostenuto che molti fondi pensione statali, compagnie di assicurazione e  banche, "non applicano adeguatamente le linee guida in materia di diritto internazionale e dei diritti umani" rispetto agli investimenti legati ai Territori Palestinesi Occupati.

Il nuovo rapporto dall'Associazione olandese degli investitori per lo sviluppo sostenibile (VBDO), basato sullo studio delle politiche di decine di investitori istituzionali olandesi, arriva proprio mentre i fondi di investimento europei stanno sempre più tagliando i legami con organismi israeliani, per non essere considerati complici di violazioni del diritto internazionale.

Secondo VBDO, il loro consiglio si fonda sulla illegalità degli insediamenti israeliani "in virtù del diritto umanitario internazionale" , sottolineando che "molte attività commerciali in questo settore [Cisgiordania] sono anche in contrasto con gli accordi internazionali sui diritti umani".

di Ziad Medoukh

L’appello di centinaia di accademici americani a rompere le relazioni con le università israeliane e le recenti decisioni di alcune banche europee di interrompere gli investimenti nelle banche israeliane che finanziano le colonie illegali in Cisgiordania, dimostrano che il boicottaggio economico, istituzionale ed accademico di questo Stato dell’apartheid potrebbe essere molto efficace alfine di spingerlo ad accettare di applicare innanzitutto le risoluzioni internazionali.

Le azioni di boicottaggio si stanno moltiplicando, in Europa ed anche negli Stati Uniti, decine di aziende pubbliche e private hanno iniziato ad interrompere i loro legami con le compagnie israeliane, in particolare quelle che sono nelle colonie.

L’arma del boicottaggio è pacifica e non violenta, è una partecipazione internazionale all’applicazione del diritto internazionale, il suo obiettivo è fare pressione sul governo israeliano. Gli israeliani devono comprendere che gli alleati di ieri non possono continuare a sostenere la sua politica aggressiva e colonialistica, una politica che impedisce qualsiasi avanzamento dei negoziati di pace israelo-palestinesi.

Prima il New York Times, oggi il Corriere della Sera, danno corpo alle preoccupazioni dell'establishment israeliano sulla rinnovata efficacia della campagna internazionale di boicottaggio in corso verso Israele. Il Corriere riferisce di una riunione d’emergenza convocata dal governo israeliano per discutere le possibili conseguenze  della campagna internazionale di boicottaggio in corso verso l’economia coloniale israeliana.  Dopo che il Pggm (uno dei più grandi fondi pensioni olandesi) ha ritirato i suoi fondi dalle banche israeliane e il calo delle azioni in borsa della israeliana Soda Stream (alla quale non è bastato il volto di Scarlett Johansonn), appare evidente che la campagna di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni comincia a fare effetto. 

Il Primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha convocato i suoi principali ministri col fine di discutere delle modalità da intraprendere per contrastare le iniziative promosse dal movimento BDS, che ormai iniziato a proliferare in Europa e in tutto il mondo. In particolare erano presenti alla riunione, oltre che Netanyahu, il ministro degli Affari esteri Avigdor Lieberman, il ministro dell’Economia Naftali Bennet, e il ministro degli Affari Strategici Yuval Steinitz.

La proposta principale della discussione è stata preparata da Yossi Kuperwasser, Capo di Stato Maggiore del Ministro degli affari strategici; alla riunione hanno preso parte anche i rappresentanti del Mossad e Shin Bet e il Coordinatore delle attività di governo nei Territori ( COGAT ).

Secondo i media israeliani, "la discussione ha avuto luogo a porte chiuse" ed è stato imposto un "blackout mediatico", al punto che gli uffici dei ministri presenti "non hanno nemmeno voluto confermare ufficialmente lo svolgimento della riunione".

Dopo esser stata derisa come complotto di eccentrici, la campagna per il boicottaggio, disinvestimento e sanzioni contro Israele, ampiamente conosciuta come BDS, si sta trasformando in mainstream. Che, in ogni caso, è la paura di un numero crescente di israeliani. Alcuni fondi pensionistici europei hanno ritirato gli investimenti, alcune grandi aziende hanno annullato i contratti, e il segretario di Stato americano, John Kerry, non perde occasione per mettere in guardia Israele che i tentativi di “delegittimazione” e boicottaggio aumenteranno se il governo rifiuterà i suoi sforzi per concludere un accordo a due Stati con i palestinesi. Israele, sostiene Yair Lapid Ministro delle finanze israeliano, si sta avvicinando allo stesso "punto di non ritorno" del Sud Africa, quando cioè lo stato dell’apartheid, sul finire dei suoi giorni, si era trovato in opposizione al resto del mondo. "Cerchiamo di non illuderci", ha detto recentemente in una conferenza di massimi esperti della sicurezza a Tel Aviv. "Il mondo ci ascolta sempre meno."

BDS ha iniziato a catturare l'attenzione di alcune delle più grandi istituzioni finanziarie del mondo. PGGM, un grande fondo pensione olandese, ha liquidato le sue partecipazioni in cinque banche israeliane (anche se il più grande dei Paesi Bassi ha confermato i suoi investimenti). Il Ministero delle Finanze norvegese ha annunciato che l’ Africa Israel Investments e la sua controllata, Danya Cebus, una grande impresa edile, saranno escluse da un fondo pensione governativo.

di Marco Santopadre

In Italia il tema del boicottaggio, del disinvestimento e delle sanzioni nei confronti di Israele e dei suoi interessi è quasi un tabù, nonostante che da anni le organizzazioni di solidarietà con il martoriato popolo palestinese stiano portando avanti campagne in questo senso ed ottenendo a volte importanti risultati.

Nel resto del pianeta, anche in quei paesi i cui governi sono fieri alleati e sostenitori dello 'stato ebraico', le campagne di boicottaggio vanno a gonfie vele e cominciano a colpire seriamente l’economia coloniale israeliana. La decisione da parte dell’attrice di Hollywood Scarlet Johansson di abbandonare l’ong internazionale Oxfam che gli rimproverava il suo contratto pubblicitario con l’azienda israeliana Sodastream, basata in una colonia illegale nella Cisgiordania occupata, è servita a riportare la questione sulla grande stampa. Negli ultimi mesi le campagne internazionali Bds hanno ottenuto ottimi risultati: ad esempio il grande gruppo bancario olandese Pggm ha deciso di disinvestire per motivi etici dalle cinque banche israeliane con cui collaborava perché queste hanno aperto succursali nelle colonie ebraiche in Palestina; il Ministero delle Finanze della Norvegia ha escluso dai suoi fondi pensione due aziende israeliane, la Danya Cebus e la Israel Investments, per lo stesso motivo. A dicembre l’Associazione degli Studi Americani, un’organizzazione statunitense che raggruppa 5000 soci, ha deciso di unirsi al boicottaggio accademico nei confronti di Tel Aviv in considerazione dell’impatto che il sistema di apartheid israeliano nei confronti dei palestinesi produce in termini di violazione dei diritti di questi ultimi all’istruzione. Già nel maggio del 2013 lo scienziato di fama internazionale Stephen Hawking aveva cancellato un viaggio in Israele esplicitando la propria adesione al boicottaggio.