LIBERTÀ. GIUSTIZIA. UGUAGLIANZA.

Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni per i diritti del popolo palestinese.

Notizie BDS

Notizie internazionali del movimento globale BDS.

di Rafeef Ziadah

Ho iniziato la mia vita sotto l’assedio e i bombardamenti israeliani. Mi ricordo che anche da bambina, mentre l’odore dei colpi d’artiglieria riempiva l’aria di Beirut nel 1982 e noi correvamo per mettere in salvo le nostre vite, mi chiedevo : “Perché il mondo sta permettendo che questo accada?” Sul viso dei bambini di Gaza di oggi vedo un’altra generazione nata con lo stesso trauma, e con la stessa domanda. Come si può permettere che tutto questo accada?

Gaza è stata sotto assedio israeliano per sette anni. I pescatori vengono sparati quando escono in mare. Il commercio è bloccato. Il viaggiare è quasi impossibile. L’acqua è contaminata. I rifornimenti degli ospedali stanno scarseggiando. L’economia è tenuta sotto controllo fino al collasso, ad un passo dalla catastrofe. Israele raziona qualsiasi cosa entri a Gaza, dalle calorie ai libri della letteratura mondiale.

L’Itimaraty, il Ministero degli Affari Esteri brasiliano, ha emesso una nota Mercoledì sera dicendo che considera “l’escalation di violenza tra Israele e Palestina” come “inaccettabile” e che il Brasile “condanna fermamente l'uso sproporzionato della forza da parte di Israele nella Striscia di Gaza.”

La nota ha detto che l'ambasciatore del Brasile a Tel Aviv, Henrique Pinto, è stato richiamato, una mossa che il sito Globo News Brazil ha etichettato come “eccezionale,” aggiungendo che una tale tattica viene “presa quando il governo vuole mostrare il suo malcontento e ritiene che la situazione in altro/i paese/i è estremamente grave.”

Il quotidiano Folha de S.Paulo riferito Giovedi che il Brasile ha anche convocato l'ambasciatore israeliano in Brasile, Rafael Eldad.

Il massacro in corso a Gaza ha portato alla luce il sostegno alla Palestina da parte di molti grandi artisti, musicisti e celebrità. Niente di nuovo. Infatti, ad ogni grande offensiva israeliana sembra crescere il numero di artisti che vogliono alzare la voce e schierarsi contro i crimini dello Stato d’apartheid [israeliano, ndt].

Ma esiste il sostegno, ed esiste la solidarietà. Ovviamente, entrambi sono i benvenuti. Esiste però una differenza tra l’esprimere lo sconcerto per i crimini contro l’umanità, e il rispondere, dall’esterno, alla chiamata di coloro che cercano di porre fine a quegli stessi crimini. Il pezzo musicale di seguito è un bel tentativo della seconda parte della frase precedente. 

La Scuola di pace della Valle d'Aosta ha lanciato oggi durante una conferenza stampa la campagna "Boicotta i prodotti israeliani". "E' un'iniziativa internazionale promossa dai pacifisti israeliani e palestinesi, alla quale aderiamo alla luce dei fatti di Gaza", ha spiegato Andrea Asiatici, direttore dell'associazione.

"Distribuiremo i volantini con i marchi da non acquistare nel centro di Aosta - ha aggiunto - e fuori dai supermercati della nostra regione". Si tratta in particolare di cinque "marche legate strettamente a Israele" e che riguardano prodotti "ortofrutticoli, farmaceutici, cosmetici, caffè e gasatori per l'acqua", oltre a una dozzina di marchi che "lo sostengono attivamente".

Per Asiatici il boicottaggio è "un'azione diretta non violenta di stile gandhiano, praticabile da tutti, ovunque e sin da subito". Gli obiettivi sono: "a breve termine lo stop alle armi, a medio l'apertura di un dialogo internazionale per la mediazione tra le parti e a lungo la fine dell'occupazione israeliana e la creazioni di due stati per i due popoli o di uno stato multi-religioso".

Fonte: Regione Valle d'Aosta

“Il regime sionista è sempre più vivo. La polarizzazione all’interno della società prosegue a ritmi serrati. I neo-fascisti aumentano. Non so dove ci porterà quest’ultimo massacro a Gaza, ma le sensazioni non sono buone”. Viaggio nel mondo dell'ultra-destra in Israele, tra contrasti, opposizione e contraddizioni: intervista con l’attivista israeliana Tamar Aviyah. 

di Stefano Nanni

"Chiunque, in qualsiasi società, voglia davvero combattere per la giustizia e libertà paga un prezzo molto alto. Viene isolato, trattato da spergiuro, mentre d'altro canto, per chi lotta insieme a te, puoi essere considerato un eroe. Ma tutto questo non può durare per sempre: sento che il mio limite è vicino, perché nonostante la lotta i risultati sono scarsissimi".

E’ Tamar Aviyah a parlare. Israeliana, ebrea, attivista politica di sinistra per sua stessa definizione, che ancora di più in questi giorni qualcuno considera semplicemente una "traditrice".

Perché si oppone al massacro in corso nella Striscia di Gaza, all’Occupazione nei Territori Occupati, alle discriminazioni contro i cittadini arabo-israeliani all’interno della sua società, così come di altre minoranze che in Israele subiscono forti disparità in termini di diritti e giustizia. 

Che si tratti di richiedenti asilo di origine africana in cerca dei propri diritti, oppure della comunità ultraortodossa che si oppone al servizio militare, o ancora dei cittadini arabo-israeliani beduini che si vorrebbero sradicare dalle proprie terre nel Negev, lei è sempre lì, in prima linea, come pochi altri colleghi e amici (“saremo in tutto poche centinaia”, ammette), a manifestare contro le ingiustizie e l’oppressione. 

E’in prima linea anche in questi giorni, manifestando nelle strade di Tel Aviv per chiedere di fermare “il genocidio in corso a Gaza”, nonostante gruppi di estrema destra si siano opposti alle proteste. 

Un inviato per diritti umani delle Nazioni Unite ha accusato Israele di politiche di pulizia etnica e di apartheid contro i palestinesi.

Richard Falk, relatore speciale delle Nazioni Unite sui diritti umani nei Territori Palestinesi, ha detto che Israele ha effettuato un “sistematico e continuato sforzo atto a modificare la composizione etnica di Gerusalemme Est.”

Falk, 82enne americano, ha detto che negli ultimi anni Israele ha reso più difficile per i palestinesi il soggiornarvi, incoraggiando la costruzione di nuovi insediamenti ebraici, illegali secondo il diritto internazionale.

L’agenzia Anadolu ha riferito domenica che partiti di sinistra norvegesi hanno dato il loro sostegno ad un appello di un membro del parlamento per il boicottaggio dei prodotti israeliani, sulla scia del mortale assalto israeliano alla Striscia di Gaza.

Anniken Huitfeldt, deputata del Partito Laburista e Presidente della Commissione della Difesa e degli Affari Esteri nel Parlamento Norvegese, aveva chiesto il boicottaggio dei prodotti israeliani che Israele produce nei territori occupati.

Lunedì, gli attivisti irlandesi in solidarietà con la Palestina hanno festeggiato a Dublino.

Il Consiglio della città ha approvato una mozione che chiede sanzioni commerciali e un embargo sugli armamenti ad Israele in risposta all’ultima furia omicida di Israele contro la Striscia di Gaza, condannandola come “il terzo massiccio attacco su una popolazione civile di 1,8 milioni di persone largamente indifese nel giro di cinque anni e mezzo.”

La risoluzione chiede un “embargo sugli armamenti” e la sospensione di Israele dall’accordo di commercio preferenziale Euro-Med. Inoltre, autorizza anche il Consiglio comunale ad inviare una delegazione al Ministero degli Affari Esteri irlandese per “incoraggiare il governo irlandese ad intraprendere azioni immediate e concrete” riguardo queste sanzioni.

Il seguente comunicato stampa è stato rilasciato oggi dal gruppo London Palestine Action:

Più di 30 attivisti pro Palestina hanno occupato l’Ufficio di Gabinetto questo pomeriggio chiedendo la fine del proficuo commercio di armamenti e della cooperazione militare del Regno Unito con Israele.

Gli attivisti del gruppo London Palestine Action hanno occupato l’edificio per più di 45 minuti. Tre persone si sono incatenate alle ringhiere dell’edificio mentre le altre intonavano slogan che chiedevano al governo inglese di imporre un embargo militare ad Israele.

Un membro del gruppo London Palestine Action ha affermato:

Nel corso degli ultimi dieci giorni, l'esercito israeliano ha continuato ad intensificare i suoi bombardamenti del territorio palestinese della Striscia di Gaza, causando la morte di centinaia di civili palestinesi, compresi i bambini. L'esercito israeliano ha avviato un’invasione di terra che sicuramente porterà ad una perdita ancora maggiore di vite palestinesi.

Noi, movimenti sociali, organizzazioni per la giustizia climatica, organizzazioni popolari, ONG, gruppi di giovani, donne e popoli indigeni che rappresentiamo  milioni di cittadini di ogni colore, credo, nazionalità, fede religiosa e non credenti - da America Latina, Asia, Africa, Europa, Nord America e il Medio Oriente che ci incontriamo in Venezuela al raduno Social preCOP della società civile sulla crisi globale climatica – siamo uniti nel condannare questi orribili attacchi contro  uomini, donne e  bambini assediati a Gaza.

Chiediamo alla comunità internazionale di fare pressione per far cessare questa ondata di violenza mortale e perché sia revocato immediatamente il blocco israeliano della Striscia di Gaza. Chiediamo ai nostri concittadini e alle organizzazioni della società civile di aggiungere le loro voci a quelle di  milioni di persone che già protestano per le strade di ogni capitale disgustati  da  questo attacco da parte dello Stato di Israele.