Notizie BDS
Notizie internazionali del movimento globale BDS.
di Stephanie Westbrook
L’Italia ha dato più sostegno concreto per l’ultimo attacco di Israele a Gaza che forse qualsiasi altro paese dell’Unione Europea. Quando all’inizio di questo mese sono iniziati i massacri, due caccia addestratori M-346 fabbricati in Italia sono stati consegnati a Hatzerim, una base dell’Aeronautica israeliana nel deserto Naqab (Negev).
Questi aerei da guerra – i più “avanzati” del genere, secondo i produttori – saranno utilizzati per addestrare i piloti per operazioni simili a quella ora in corso contro gli 1,8 milioni di abitanti di Gaza.
Le autorità di Roma non possono seriamente sostenere che la data della consegna, il 9 luglio – due giorni dopo che l’assalto a Gaza ha avuto inizio – è stata una pura coincidenza. Israele ha intrapreso offensive contro Gaza e il Libano, e commesso innumerevoli violazioni dei diritti umani negli ultimi dieci anni. Eppure l’Italia ha rafforzato la sua cooperazione militare con Israele.
I due velivoli sono i primi di trenta M-346 che Israele ha acquistato nel 2012 da Alenia Aermacchi, una società del Gruppo Finmeccanica, il primo produttore di armi in Italia. Fanno parte di un pacchetto di acquisti “reciproci” da 1 miliardo di dollari sbilanciato a favore di Israele. I rimanenti 28 velivoli verranno consegnati entro il 2016.
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Quanto costa a Israele l’offensiva contro la Striscia? Le esperienze passate tranquillizzano i vertici politici israeliani: dopo ogni operazione militare la vendita di armi sale alle stelle
di Chiara Cruciati – Il Manifesto
Gaza non ha tempo di fare un bilancio delle disastrose perdite subite, infrastrutture distrutte, reti idriche e fognarie al collasso, ospedali danneggiati. Delle vite umane stroncate. Il tempo ce l’ha Israele: quanto sta costando a Tel Aviv l’offensiva contro la Striscia? Le esperienze passate tranquillizzano i vertici politici israeliani: dopo ogni operazione militare la vendita di armi, efficacemente testate su una prigione a cielo aperto, salgono alle stelle. Ma c’è chi non nasconde preoccupazione. Ad oggi l’attacco contro Gaza sta costando miliardi di dollari e, come sottolinea Barri Topf, consigliere dell’ex governatore della Banca d’Israele, il timore è che gli investitori stranieri evitino un paese in conflitto.
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Perdite previste di 3 miliardi di dollari, quasi il doppio del Pil della Striscia. Il tasso di disoccupazione potrebbe passare dal 40% al 44%. Come progettare il futuro in tanta distruzione?
di Michele Giorgio – Il Manifesto
La storia di ripete per Musa Zabout. «Nel 2009 gli israeliani entrarono da Est (durante l’offensiva «Piombo fuso», ndr) – ricorda – e i loro carri armati trasformarono in un ammasso di macerie la nostra fabbrica di succhi di frutta. In un attimo perdemmo 1,4 milioni di dollari. Abbiamo lavorato tre anni per riaprire, ora ci ritroviamo nella stessa situazione e i nostri 50 operai non hanno più un lavoro».
La al Medina Soft Drinks della famiglia Zabout non esiste più, come centinaia di case di Shujayea, il quartiere orientale di Gaza city al centro due settimane fa dell’offensiva di terra dell’esercito israeliano. La stessa sorte è toccata in quella stessa zona a tante piccole imprese, quasi tutte a conduzione familiare, spazzate via dalle cannonate e dai raid aerei. «Qualche giorno fa uno dei nostri dipendenti si è avventurato in quella zona approfittando di una breve tregua e ha scattato queste foto. Un disastro! », ci dice scorrendo sul suo cellulare le foto di ciò che resta della fabbrica. «Non ci arrendiamo – avverte l’imprenditore – ci piacerebbe ricostruire la al Medina, perché la nostra famiglia produce bibite e succhi di frutta da decenni, ma non abbiamo più un dollaro da investire».
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Quasi 400 docenti, giuristi ed esperti di diritti umani chiedono alla comunità internazionale di agire: “porre fine alla punizione collettiva della popolazione civile della striscia di Gaza!”
Oltre 80 i firmatari italiani
“Israele viola in modo ripetuto e flagrante il diritto internazionale umanitario e dei conflitti armati […] La maggior parte dei recenti bombardamenti a Gaza manca di qualsiasi giustificazione militare accettabile e, al contrario, appare concepita per terrorizzare la popolazione civile.”
E' durissima la denuncia dei 386 docenti e difensori dei diritti umani da tutto il mondo (tra cui ex esperti indipendenti dell’ONU e Professori di diritto internazionale e di diritto penale di riconosciuto prestigio), uniti nel condannare le gravi violazioni e il “disprezzo dei più basilari principi del diritto internazionale” e “dei diritti fondamentali dell’intera popolazione Palestinese” che continuano a caratterizzare l’incessante offensiva Israeliana in corso nella striscia di Gaza. La dichiarazione chiama la comunità internazionale, le Nazioni Unite, la Lega Araba, l’Unione Europea e gli Stati Uniti, a mettere in atto precisi ed efficaci meccanismi di accertamento delle responsabilità per i gravi illeciti oggetto della dichiarazione: “Le responsabilità non possono essere ancora una volta ignorate e obliterate per servire interessi politici: il nostro interesse deve essere quello della protezione dei civili e della pace”, afferma il Professor John Dugard, ex ‘Special Rapporteur’ delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani nei territori Palestinesi occupati sin dal 1967.
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La scorsa settimana 150 medici belgi si sono rivolti ai politici chiedendo loro di condannare con forza Israele per i crimini di guerra che sta commettendo nella striscia di Gaza e di dare concreta attuazione a questa condanna con l’embargo economico e militare. Come accademici, avvocati e giuristi sosteniamo pienamente questo appello. Non solo per ragioni morali, ma anche dal punto di vista giuridico.
L'attacco israeliano "Operazione Margine di Protezione" alla Striscia di Gaza non è una guerra, come alcuni media internazionali suggeriscono. Si tratta di una punizione collettiva, che è proibita dal diritto internazionale.
Possiamo parlare di guerra solo quando si tratta di due avversari uguali, e questo non è il caso. Dal 1967 Israele occupa sistematicamente e strutturalmente i territori palestinesi (come confermato in numerose risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, tra cui la risoluzione 242).
Mercoledì, la Bolivia ha rinunciato all’Accordo di Esenzione dei Visti con Israele per protestare contro la sua offensiva a Gaza, e lo ha dichiarato Stato terrorista.
Il presidente Evo Morales ha annunciato la mossa durante un colloquio con un gruppo di educatori nella città di Cochabamba.
"Significa, in altre parole, che lo dichiariamo [Israele, ndt] uno Stato terrorista", ha detto.
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Di Yara Hawari
Israele ha perso di vista la realtà. Il bilancio delle vittime a Gaza ammonta a oltre un migliaio e continua a crescere di giorno in giorno. La fascia costiera è stata ridotta in macerie. Questa settimana, invece di celebrare l’Eid [la celebrazione di fine Ramadan, ndt], i palestinesi di Gaza seppellivano i loro morti.
Il commovente messaggio di Jon Snow dopo il suo ritorno dalla Striscia di Gaza sul notiziario di Channel 4 spezzava il cuore. Riportava notizie dall'ospedale Al Shifa, dove ha visto molte terribili ferite e decine di bambini morti.
Ha concluso il suo report con questo appello al pubblico: “Se i nostri report valgono qualcosa, se la vostra disponibilità ad ascoltare e guardare e leggere avrà un proseguo, potremo poi insieme fare la differenza.”
Come il Brasile, anche il Perù, l’Ecuador, il Cile e El Salvador hanno richiamato i propri ambasciatori da Tel Aviv per protestare per i “bombardamenti indiscriminati” sulla Striscia di Gaza.
In Cile, paese che al momento è membro a rotazione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, vive una delle principali comunità di palestinesi al di fuori del Medio Oriente.
Fonte: Notizie Geopolitiche
Nel 1957, il Presidente Eisenhower si rivolse così all’opinione pubblica degli Stati Uniti:
“Ad una nazione che attacca ed occupa territori stranieri di fronte alla totale disapprovazione delle Nazioni Unite dovrebbe essere concesso di imporre condizioni per il suo ritiro [dai territori, ndt]? Se siamo d’accordo che un attacco armato può essere considerato corretto nel raggiungimento dei fini dell’aggressore, allora temo che dovremo tirare indietro l'orologio dell’ordine internazionale.
Se le Nazioni Unite ammettono una volta che le controversie internazionali possono essere risolte con la forza, allora avremo distrutto il fondamento dell'organizzazione e la nostra migliore speranza di stabilire ordine mondiale. Le Nazioni Unite non devono cadere. Credo che nell'interesse della pace le Nazioni Unite non abbiano altra scelta se non esercitare pressioni su Israele affinchè rispetti le Risoluzioni sul suo ritiro [dai territori, ndt].” [1]
Leggi: Nel 1956, la minaccia di sanzioni contro Israele funzionò. E può funzionare ancora.
di Stefano Nanni
“Questo è un massacro, un genocidio, coerente con l’intento originario di pulizia etnica che il neonato Stato di Israele ha messo in pratica sin dal 1948, e che ha portato avanti in 66 anni di espropri, uccisioni, Occupazione e disprezzo dei diritti umani”. Conversazione con l’attivista israeliano Ronnie Barkan.
“Il fascismo in Israele sta uscendo allo scoperto. Non è la prima volta, perché questa società è stata costruita in questo modo”. Non usa mezzi termini, va diritto al nocciolo della questione, Ronnie Barkan.
Attivista e cofondatore dei gruppi Anarchists against the Wall e Boycott from Within, sulla questione israelo-palestinese, l’Occupazione, il Muro e l’assedio di Gaza ha sempre avuto una posizione chiara.
Quello che succede in queste ore nella Striscia di Gaza “è un massacro, un genocidio, coerente con l’intento originario di pulizia etnica che il neonato Stato di Israele ha messo in pratica sin dal 1948. Ed ha portato avanti in 66 anni di espropri, uccisioni, attacchi indiscriminati, Occupazione, negazione dei diritti, in totale disprezzo delle norme internazionali e umanitarie”.
Leggi: Israele. "Gaza è l’immagine di un odio che viene da lontano". Conversazione con Ronnie Barkan