LIBERTÀ. GIUSTIZIA. UGUAGLIANZA.

Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni per i diritti del popolo palestinese.

Notizie BDS

Notizie internazionali del movimento globale BDS.

La scorsa settimana 150 medici belgi si sono rivolti ai politici chiedendo loro di condannare con forza  Israele per i crimini di guerra che sta commettendo nella striscia di Gaza e di dare concreta  attuazione a questa condanna con l’embargo economico e militare. Come accademici, avvocati e giuristi sosteniamo pienamente questo appello. Non solo per ragioni morali, ma anche dal punto di vista giuridico.

L'attacco israeliano "Operazione Margine di Protezione" alla Striscia di Gaza non è una guerra, come alcuni media internazionali suggeriscono. Si tratta di una punizione collettiva, che è proibita dal diritto internazionale.

Possiamo parlare di guerra solo quando si tratta di due avversari uguali, e questo non è il caso. Dal 1967 Israele occupa sistematicamente e strutturalmente i territori palestinesi (come confermato in numerose risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, tra cui la risoluzione 242).

Mercoledì, la Bolivia ha rinunciato all’Accordo di Esenzione dei Visti con Israele per protestare contro la sua offensiva a Gaza, e lo ha dichiarato Stato terrorista.

Il presidente Evo Morales ha annunciato la mossa durante un colloquio con un gruppo di educatori nella città di Cochabamba.

"Significa, in altre parole, che lo dichiariamo [Israele, ndt] uno Stato terrorista", ha detto.

Di Yara Hawari

 

Israele ha perso di vista la realtà. Il bilancio delle vittime a Gaza ammonta a oltre un migliaio e continua a crescere di giorno in giorno. La fascia costiera è stata ridotta in macerie. Questa settimana, invece di celebrare l’Eid [la celebrazione di fine Ramadan, ndt], i palestinesi di Gaza seppellivano i loro morti.

Il commovente messaggio di Jon Snow dopo il suo ritorno dalla Striscia di Gaza sul notiziario di Channel 4 spezzava il cuore. Riportava notizie dall'ospedale Al Shifa, dove ha visto molte terribili ferite e decine di bambini morti.

Ha concluso il suo report con questo appello al pubblico: “Se i nostri report valgono qualcosa, se la vostra disponibilità ad ascoltare e guardare e leggere avrà un proseguo, potremo poi insieme fare la differenza.”

Come il Brasile, anche il Perù, l’Ecuador, il Cile e El Salvador hanno richiamato i propri ambasciatori da Tel Aviv per protestare per i “bombardamenti indiscriminati” sulla Striscia di Gaza.

In Cile, paese che al momento è membro a rotazione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, vive una delle principali comunità di palestinesi al di fuori del Medio Oriente.

Fonte: Notizie Geopolitiche

 

Nel 1957, il Presidente Eisenhower si rivolse così all’opinione pubblica degli Stati Uniti:

“Ad una nazione che attacca ed occupa territori stranieri di fronte alla totale disapprovazione delle Nazioni Unite dovrebbe essere concesso di imporre condizioni per il suo ritiro [dai territori, ndt]?  Se siamo d’accordo che un attacco armato può essere considerato corretto nel raggiungimento dei fini dell’aggressore, allora temo che dovremo tirare indietro l'orologio dell’ordine internazionale.

Se le Nazioni Unite ammettono una volta che le controversie internazionali possono essere risolte con la forza, allora avremo distrutto il fondamento dell'organizzazione e la nostra migliore speranza di stabilire ordine mondiale. Le Nazioni Unite non devono cadere. Credo che nell'interesse della pace le Nazioni Unite non abbiano altra scelta se non esercitare pressioni su Israele affinchè rispetti le Risoluzioni sul suo ritiro [dai territori, ndt].” [1]

di Stefano Nanni

“Questo è un massacro, un genocidio, coerente con l’intento originario di pulizia etnica che il neonato Stato di Israele ha messo in pratica sin dal 1948, e che ha portato avanti in 66 anni di espropri, uccisioni, Occupazione e disprezzo dei diritti umani”. Conversazione con l’attivista israeliano Ronnie Barkan. 

“Il fascismo in Israele sta uscendo allo scoperto. Non è la prima volta, perché questa società è stata costruita in questo modo”. Non usa mezzi termini, va diritto al nocciolo della questione, Ronnie Barkan.

Attivista e cofondatore dei gruppi Anarchists against the Wall e Boycott from Within, sulla questione israelo-palestinese, l’Occupazione, il Muro e l’assedio di Gaza ha sempre avuto una posizione chiara. 

Quello che succede in queste ore nella Striscia di Gaza “è un massacro, un genocidio, coerente con l’intento originario di pulizia etnica che il neonato Stato di Israele ha messo in pratica sin dal 1948. Ed ha portato avanti in 66 anni di espropri, uccisioni, attacchi indiscriminati, Occupazione, negazione dei diritti, in totale disprezzo delle norme internazionali e umanitarie”. 

Lo storico israeliano, in questa lettera pubblicata su Electronic Intifada, parla del ruolo dei media israeliani, del boicottaggio e dell’impegno per la parità di diritti umani e civili e la piena restituzione per tutti coloro che sono e sono stati vittime del sionismo

di Ilan Pappé – the Electronic Intifada*

Non so ancora chi fosse il vostro caro. Avrebbe potuto essere un bimbo di pochi mesi, o un ragazzo giovane, un nonno o uno dei vostri figli o genitori. Ho sentito parlare della morte del vostro caro da Chico Menashe, un commentatore politico di Reshet Bet, la principale stazione radio di Israele.

Ha spiegato che l’uccisione del vostro amato, così come la trasformazione dei quartieri di Gaza in macerie e l’allontanamento di 150.000 persone dalle loro case, è parte di una strategia israeliana ben calcolata: questa carneficina distruggerà l’impulso dei palestinesi di Gaza a resistere alle politiche israeliane.

Ho sentito questo mentre leggevo nell’edizione del 25 luglio del presunto rispettabile quotidiano Haaretz le parole del non così rispettabile storico Benny Morris  sul fatto che questo non sia ancora abbastanza.

Egli chiama le politiche di genocidio attuate finora “refisut” – debolezza della mente e dello spirito. Egli esige molta più distruzione di massa in futuro con la consapevolezza che questo è il modo giusto di comportarsi se si vuole difendere la nostra “villa nella giungla”, come l’ex primo ministro israeliano Ehud Barak ha descritto Israele.

Il Ministero dell'Economia chiede ai rivenditori di distinguere tra i beni prodotti in Cisgiordania dai coloni israeliani e quelli prodotti dai palestinesi

Il Belgio ha consigliato ai rivenditori di etichettare in modo chiaro l'origine dei prodotti fabbricati negli insediamenti israeliani nei Territori palestinesi occupati.

La raccomandazione, non vincolante, non ha nulla a che fare con l'escalation del conflitto tra Israele e i militanti palestinesi nella Striscia di Gaza, il ministero dell'economia ha detto, notando che la Gran Bretagna e la Danimarca hanno già simili linee guida in atto in materia di etichettatura.

"È un consiglio non vincolante indicare sulle etichette se i prodotti provengono dagli insediamenti nei Territori occupati", ha detto una portavoce. "Noi non vediamo questo come una sanzione contro Israele, ma le norme comunitarie prevedono che i consumatori  debbano essere informati sulle origini dei prodotti".

Il ministero prevede di inviare una lettera alle federazioni dei rivenditori martedì, raccomandando l'uso di tali etichette. Né la federazione belga nazionale di rivenditori al dettaglio, Comeos, né l'ambasciata israeliana a Bruxelles hanno voluto commentare la questione prima di leggere la lettera.

La guerra a Gaza ha portato ad una grave crisi nelle relazioni di Israele con l'America Latina. I ministri degli Esteri del Cile e del Perù hanno annunciato che stanno richiamando i loro ambasciatori da Tel Aviv, per consultazioni per protestare contro l'operazione di Israele contro Hamas nella Striscia di Gaza.

Queste mosse arrivano sulla scia di quanto fatto da Brasile ed Ecuador, che ha annunciato la settimana scorsa che stavano richiamando i loro inviati.

Sabato 26 Luglio, per il secondo fine settimana consecutivo, decine di migliaia di manifestanti hanno marciato per le vie di Londra, in una massiccia dimostrazione di supporto alle persone di Gaza e di tutta la Palestina.

Questo supporto sta crescendo rapidamente – e l’opinione pubblica sta lasciando da parte I politici e I media tradizione, ancora allineati nel loro sostegno al colonizzatore, ossia Israele.

I manifestanti e gli oratori che hanno guidato la folla Sabato riflettono la profondità e la diversità del sostegno alla causa palestinese nel Regno Unito e, in termini di oratori, una nuova volontà tra il pubblico di voler parlare della Palestina.