- Le misure prese sono benvenute, ma le persistenti violazioni dei diritti dell’uomo da parte di Israele devono andare incontro a conseguenze più effettive.
Giovedì e Venerdi, almeno 12 governi europei hanno pubblicato delle direttive online che mettono in guardia i propri cittadini e le proprie imprese dai rischi che legami commerciali o altre relazioni economiche con gli insediamenti illegali israeliani implicano, portando il numero di paesi che hanno pubblicato tali avvisi a 17.
Le dichiarazioni avvertono le imprese dei rischi legali, economici e alla reputazione che I legami economici con gli insediamenti israeliani comportano, e affermano che le aziende dovrebbero essere consce dei “possibili abusi dei diritti degli individui” a cui che tali attività potrebbero contribuire.
Gli annunci rientrano nel computo di un più ampio sforzo coordinato tra gli Stati membri dell’Unione Europea spinti dalla pressione delle organizzazioni della società civile, come l’European Coordination of Associations for Palestine, ed i Membri del Parlamento Europeo, che hanno criticato come i governi dovessero fare di più per impedire che le aziende europee di commerciare o di fornire servizi agli insediamenti illegali israeliani.
Rafeef Ziadah, una portavoce del Comitato Nazionale Palestinese per il Boicottaggio, il Disinvestimento e le Sanzioni (BDS), ha affermato:
“I governi europei stanno cominciando a rispondere alla pressione della società civile e all’opinione pubblica, prendendo misure – a cui diamo il benvenuto – per porre fine alla complicità delle corporazioni con il regime delle colonie di Israele.”
“Se tutto va bene, questi annunci contribuiranno al veloce cambio di approccio tra investitori ed imprese nei confronti delle colonie illegali, e compagnie europee come G4S, CRH e Volvo termineranno la loro partecipazione nel regime colonialista israeliano.”
“Ma sullo sfondo della continua punizione collettiva israeliana dei palestinesi e dei suoi sforzi in corso per colonizzare la terra palestinese, questi nuovi passi sembrano sproporzionatamente deboli.”
“Il completo disprezzo di Israele per i diritti umani fondamentali e il suo sabotaggio di ogni sforzo per raggiungere una pace giusta basata sul diritto internazionale devono portare a conseguenze reali, non solo cosmetiche.”
“Mantenendo in vigore il suo Association Agreement e continuando a coltivare profonde relazioni con Israele, l'Unione europea manda un chiaro messaggio a Israele: che può continuare ad agire impunemente. L'UE dovrebbe sospendere l’Association Agreement con Israele fino a quando questo non sarà conforme al diritto internazionale.”
"Chiediamo a tutti i governi di tutto il mondo di soddisfare i loro obblighi giuridici e morali per mettere Israele di fronte alle sue responsabilità. I governi dovrebbero attuare un divieto vincolante per i rapporti economici con gli insediamenti, imporre un embargo militare e sospendere gli accordi di libero scambio con Israele. "
“I governi devono attuare la sentenza della Corte internazionale di Giustizia e adempiere al loro obbligo legale di non riconoscere o aiutare regime di colonizzazione di Israele. Come minimo, queste misure comporterebbero ad un divieto giuridicamente vincolante sulle relazioni economiche con insediamenti israeliani.”
Questo Mercoledì saranno dieci anni dalla sentenza della Corte Internazionale di Giustizia, che ha stabilito che il Muro dell'Apartheid e il regime colonialista di Israele sono illegali. La sentenza ha anche affermato che gli Stati hanno la responsabilità di ritenere Israele responsabile e di non fornire assistenza o riconoscimento alle attività illegali.
E’ necessaria un'azione più incisiva per affrontare la complicità delle corporazioni.
I 12 paesi che hanno pubblicato queste indicazioni durante la scorsa settimana, nel computo di ciò che è una mossa coordinata a livello europeo, sono Portogallo, Austria, Malta, Irlanda, Finlandia, Danimarca, Lussemburgo, Slovenia, Grecia, Slovacchia, Belgio e Croazia.
Francia, Italia e Spagna hanno pubblicato delle linee guida simili in precedenza, mentre il Regno Unito e i Paesi Bassi hanno preso misure analoghe l'anno scorso.
Molte società europee partecipano direttamente alle violazioni israeliane del diritto internazionale. La società di sicurezza britannica G4S fornisce servizi e attrezzature ai posti di blocco e alle prigioni israeliane, mentre la compagnia irlandese CRH fornisce i materiali utilizzati nella costruzione del Muro e degli insediamenti illegali di Israele, ad esempio.
La portavoce Ziadah ha aggiunto:
“Le istruzioni pubblicate dai paesi dell’Unione Europea sono benvenute ma non sono misure vincolanti. I governi europei devono fare di più per impedire alle corporazioni con sede nei loro paesi di prendere parte ai crimini israeliani, anche affrontando in modo proattivo i peggiori casi degli abusi delle corporazioni dei diritti dei palestinesi e perseguendo le aziende che aiutano Israele a violare il diritto internazionale.”
“L'impatto di queste misure è ulteriormente indebolito anche dal fatto che altre economie sono ancora carenti di questi primi passi fondamentali per ridurre le complicità con l’industria degli insediamenti israeliana. Il BNC è preoccupato dagli annunci israeliani di voler spostare investimenti ed esportazioni verso i mercati emergenti del sud del mondo. "
A Settembre, il governo olandese è intervenuto per fermare il coinvolgimento dell’azienda ingegneristica Royal HaskoningDHV in un progetto infrastrutturale di un insediamento, un esempio che gli attivisti palestinesi dicono che altri paesi dovrebbero seguire.
Nel Giugno dello scorso anno, l'Unione Europea ha implementato nuove linee guida affermando che l'UE non può riconoscere la sovranità israeliana nei Territori Palestinesi Occupati, impedendo a soggetti aventi sede negli insediamenti di ricevere sovvenzioni comunitarie e agli organismi israeliani con attività nelle colonie di essere eleggibili per prestiti finanziari da parte dell’UE
Le campagne della società civile obbligano le imprese ad affrontare le proprie complicità
Venerdì scorso, il gigante pensionistico olandese ABP ha disinvestito da due compagnie militari israeliane, diventando l'ultimo di una lunga serie di fondi europei ad escludere le imprese in base alla loro partecipazione ai crimini israeliani.
La catena inglese John Lewis ha annunciato la settimana scorsa che non terrà più in magazzino prodotti SodaStream, società israeliana che opera in un insediamento israeliano illegale, mentre un negozio di SodaStream a Brighton nel Regno Unito è stato costretto a chiudere dopo 2 anni di manifestazioni settimanali organizzate da attivisti locali.
La pressione generata dalle campagne ha convinto alcuni rivenditori che ora si rifiutano di tenere in magazzino prodotti degli insediamenti israeliani illegali e le esportazioni verso l’Europa di prodotti freschi provenienti dagli insediamenti sono diminuiti fino al 50%. Ma molti rivenditori continuano a commerciare con aziende che operano negli insediamenti illegali israeliani.
La società di sicurezza britannica G4S ha annunciato il mese scorso che non intende rinnovare il suo contratto con il Servizio Carcerario Israeliano, quando questo scadrà nel 2017. La decisione segue più di due anni di campagna, che hanno visto l'azienda perdere contratti di milioni di dollari e grandi investitori come la Fondazione Bill Gates e la Chiesa Metodista Unita degli Stati Uniti escludere l'azienda dal loro portafoglio di investimenti.
La campagna contro la G4S è destinata a continuare fino a quando non porrà completamente fine alla sua complicità con i crimini israeliani.
Fonte: bdsmovement.net
Traduzione: BDS Italia