Boicottaggio sportivo

Milanello: Fuori dai cancelli del ritiro della Nazionale Under 21 in preparazione al Campionato Europeo di categoria che si svolgerà in Israele, si è svolta oggi una manifestazione per chiedere il boicottaggio degli stessi e a favore della Palestina in cui anche il calcio ha pagato un duro prezzo nei mesi scorsi. Nella scorsa settimana, così come aveva già fatto l’ex ministro francese dello sport, anche l’ex vicepresidente del Parlamento Europeo, Luisa Morgantini aveva indirizzato una lettera aperta a Michel Platini, presidente della Federazione Europea, che chiudeva “Ascolti noi, caro Platini, ascolti il suo cuore e la sua coscienza ed ascolti quei coraggiosi cittadini israeliani che si sono uniti all’appello lanciato da 42 organizzazioni sportive palestinesi: non fate la coppa Uefa under 21 in  Israele”.

GUARDA IL VIDEO

Alla cortese attenzione di:

Onorevole Cécile Kyenge, Ministro per L’Integrazione
Onorevole Josefa Idem, Ministro per le Pari opportunità, lo Sport e le Politiche giovanili

Gentili Onorevoli Ministri,

il prossimo 31 maggio la Nazionale di calcio italiana giocherà a Bologna una partita con il San Marino, in quella occasione la Federcalcio, accogliendo una Vostra sollecitazione, ha deciso di dedicare l’evento sportivo alla lotta contro il razzismo e le discriminazioni. Una decisione importante che non può che trovare il nostro pieno sostegno.

Vogliamo però sottoporre alla Vostra attenzione un problema di coerenza. Pochi giorni dopo questa lodevole iniziativa un’altra compagine del calcio italiano, la Nazionale Under 21, si recherà in Israele per affrontare la fase finale del campionato Europeo di categoria. Si parlerà di sport, di calcio, del paese ospitante, ma si ometterà di ricordare che lo stato ospitante, Israele, occupa da decenni terre palestinesi, nonostante che ben 87 Risoluzioni dell’ONU, la prima delle quali è la 242 del ’67, gli  imporrebbero di ritirarsi da quei territori. Ma non basta.

Mentre gli azzurrini si preparano ai giochi in Israele, ai loro coetanei palestinesi sono negati i diritti fondamentali di studiare, muoversi, partecipare allo sport, in definitiva di vivere, perché le politiche di Israele non risparmiano nessun aspetto della vita dei palestinesi. Lo sport palestinese è stato più volte oggetto diretto di attacchi militari israeliani. Nei bombardamenti israeliani su Gaza del novembre 2012, infrastrutture sportive e del calcio, tra cui la sede del Comitato Nazionale Paralimpico e lo stadio di calcio di Gaza, sono state distrutte, mente colpi di artiglieria su campi sportivi hanno ucciso ragazzi palestinesi a Gaza mentre giocavano a pallone.

Le Associazioni:

SPORT AGAINST VIOLENCE

UNIVERSITA' POPOLARE DELLO SPORT

LIBERA ACCADEMIA DI ROMA (LAR),

aderiscono alla campagna "Cartellino Rosso all'Apartheid Israeliana".

Nicola Visconti (presidente Sport Against Violence)
Giuseppe D'Agostino (presidente Università Popolare dello Sport)
Giovanni Gava ( presidente LAR)

Martedì, 21 maggio, in vista del Congresso annuale della UEFA a Londra, una trentina di manifestanti della campagna Cartellino Rosso all’Apartheid Israeliana ha protestato davanti alla sede nazionale della Federcalcio a Roma per ribadire la richiesta che il campionato Under 21 sia spostato da Israele.

Una delegazione è stata ricevuta dal Direttore Generale Antonello Valentini, al quale è stato consegnato il dossier sulle condizioni dello sport in Palestina e sulla campagna europea contraria a premiare Israele con un evento sportivo di risonanza mondiale. Nel dossier sono state incluse le ultime lettere a sostegno della campagna da parte di Luisa Morgantini, già vice presidente del Parlamento Europeo, e dell’ex senatore Vincenzo Vita, che chiedono entrambi di spostare il campionato da Israele.

Aderisco con convinzione all’appello all’UEFA perché annulli la decisione di tenere i campionati under 21 in Israele. Non è giusto che un evento sportivo importante  possa essere organizzato da un Paese che tiene comportamenti coloniali e repressivi nei riguardi del popolo Palestinese. E in particolare il riferimento va ad atteggiamenti gravissimi tenuti verso sportivi palestinesi, cui è stato impedito di svolgere l’attività o che sono persino incarcerati senza motivazione e senza processo per lunghi periodi. O alle molte circostanze nelle quali ai giocatori ed ai tifosi è stato impedito di spostarsi all’interno dei Territori Occupati Palestinesi oppure di uscire e rientrare dall’ estero per competizioni sportive.

Lo sport deve mantenere equilibrio, giustizia e senso democratico. Non può rendere protagonisti coloro che violano le regole elementari della convivenza. L’Uefa non deve voltarsi dall’altra parte. Che messaggio state dando alla generazione dei giovani?

Vincenzo Vita
Ex vice-presidente Senato italiano della  Commissione istruzione pubblica, beni culturali ricerca scientifica, spettacolo e sport

Roma, 19 - 05 - 2013

Al Presidente
Michel Platini

Il 5 Giugno la Coppa Uefa under 21 dovrebbe inaugurarsi in Israele. Il 5 Giugno del 1967, Israele in una guerra preventiva, attaccò e occupò la Cisgiordania, Gaza, le alture del Golan e parte del Sinai.

Il 5 giugno,  giorno di conquista per Israele e di sofferenza e mancanza di diritti per i palestinesi, la Uefa premierà Israele per il suo contributo allo sport. 

Da ben 46 anni la popolazione palestinese della Cisgiordania e Gaza, vive sotto occupazione militare, ogni generazione nata dopo quella data non ha mai vissuto nella libertà. Ogni giorno subisce la violenza dell’occupazione militare. Ogni giorno la terra coltivata con fatica, rubata per essere trasformata in colonia. Case demolite per impedire la crescita della popolazione palestinese, la costruzione di un muro di annessione coloniale, strade dell’apartheid, dove solo coloni e cittadini israeliani o con carta d’identità di Gerusalemme est possono frequentare, migliaia di prigionieri politici, tra cui giovani, torture.

E nelle colline a Sud di Hebron come nella Valle del Giordano, terra dello Stato Palestinese, l’esercito israeliano fa evacuare forzatamente i pastori e i contadini per esercitazioni militari, in realtà per aprire la strada a nuove colonie.

Ma Lei, signor Presidente Platini, è al corrente della situazione, ha visto quanta discriminazione gli Israeliani praticano verso i palestinesi anche nello sport: calciatori arrestati e tenuti in detenzione amministrativa,  permessi negati ai palestinesi anche per giocare  alle partite del “dialogo” con israeliani , stadi distrutti a Gaza, ma anche in Cisgiordania, check point e ancora il muro, potrei proseguire con molto altro, ma voglio arrivare al punto.

S.Cu.P.! Sport e Cultura Popolare nasce il 12 maggio 2012 nei locali abbandonati della ex motorizzazione civile di Via Nola a Roma per iniziativa di istruttori qualificati e precari che credono, come dice l'acronimo, nello sport e nella cultura popolare, fatti cioè al di fuori delle logiche del profitto.

Lo abbiamo fatto perchè crediamo nello sport quello vero, quello che educa alla sana competizione e alla solidarietà, che sia per tutti e tutte facendosi così strumento di conoscenza e integrazione.

È proprio in nome dell'idea di sport che promuoviamo attivamente ogni giorno che abbiamo deciso di aderire alla campagna 'Cartellino Rosso all'Apartheid Israeliana' per impedire lo svolgimento dei prossimi Campionati UEFA under 21 in Israele.

Non possiamo accettare che un paese che impone da 65 anni un regime di aparthied sul popolo palestinese attraverso l'occupazione militare delle terre, la colonizzazione sfrontata, la detenzione coatta anche di bambini, e la negazione dei diritti fondamentali a partire dalla libertà di movimento, il libero accesso alle risorse e il diritto all'autogoverno, possa essere lasciato libero di sfruttare una manifestazione internazionale per offrire di sè l'immagine di un paese normale e democratico così falsamente lontana dalla realtà. Ma soprattutto, non possiamo accettare che un paese che si serve dello sport per implementare tale regime attraverso la detenzione di atleti palestinesi come Mahmoud Sarsak, la distruzione di strutture sportive, e la discriminazione costante nell'accesso alla pratica, possa poter strumentalizzare lo sport stesso, svuotandolo dei valori di fratellanza e incontro che ad esso sono connaturati, riducendolo a semplice vetrina per la sua propaganda.

Pratichiamo lo Sport, non l'Aparthied.

Con la Palestina nel cuore,

S.Cu.P.! Sport e Cultura Popolare

ROMA, MARTEDÌ 21 MAGGIO, ORE 11.30
SIT-IN ALLA SEDE NAZIONALE DELLA FEDERCALCIO (VIA GREGORIO ALLEGRI 14)

Dal 22 al 24 maggio, si riunisce il calcio europeo a Londra per il comitato esecutivo e il congresso annuale della Uefa.

In vista alla partecipazione della Federcalcio alle riunioni di Londra, la campagna Cartellino rosso all’Apartheid israeliana organizza un sit-in di protesta martedì 21 maggio alle ore 11.30 contro la decisione della UEFA di concedere l’onore di ospitare il campionato Under 21 ad Israele, paese che si fa beffa del diritto internazionale, occupando militarmente la Palestina e imponendo un sistema di apartheid sul popolo palestinese. I manifestanti denunciano anche la mancata presa di posizione da parte della Federcalcio, pur dichiarando un impegno per il calcio palestinese.

I villaggi palestinesi distrutti tra il ’47 e il ’48, e cancellati dalla faccia della terra, in quella che è chiamata la Nakba (catastrofe), furono 532: gli abitanti, 750.000 ma secondo alcune fonti 900.000 furono cacciati con la forza o uccisi.[1]

I prossimi campionati EUFA Under 21 si svolgeranno in quattro città, Gerusalemme, Tel Aviv, Nethania e Petah Tikva, che in parte sono state costruite  o si sono estese al di sopra dei villaggi distrutti.

Prima di presentare la ricognizione dei villaggi distrutti sulle cui fondamenta oggi sorgono le quattro città, o loro parti, che ospiteranno i giuochi, presentiamo una sintesi di uno scritto di Gideon Levy, che così titola il suo racconto sui villaggi palestinesi distrutti e nascosti sotto Tel Aviv.[2]

“La nostra amata Tel Aviv, la cui reputazione di città illuminata ed aperta è famosa nel mondo
è costruita in parte sulle rovine dei villaggi palestinesi – e rifiuta di riconoscerlo”.

Uno dei corsi più importanti, e più orrendi, di Tel Aviv, il Jerusalem Boulevard di Tel Aviv-Jaffa, una volta si chiamava Jamal Pashà Boulevard e poi Al Nazha Bouleward. Le strade di questa città che una volta era araba e ora è mista, portano nomi di rabbini, i vecchi nomi arabi sono quasi scomparsi e al posto dei villaggi ora ci sono quartieri ebrei.

Eventi sportivi che celebrano la cultura fisica e la competizione hanno a lungo avuto sostegno per motivi politici e sociali. Dalle antiche Olimpiadi greche e dalle lotte dei gladiatori a Roma fino agli elitari campi da polo e agli incontri clandestini di boxe della Gran Bretagna vittoriana.

Tutti i settori sono serviti a mantenere una certa immagine di quella società e dei suoi valori fondamentali. Con la comparsa di eventi sportivi internazionali negli ultimi 150 anni, c’è stata una nuova serie di principi collegati alle motivazioni politiche sottostanti, riguardante la parità etnica, religiosa e politica in una società civile globale emergente. Al fine di far parte di questa società civile, lo Stato nazionale deve rispettare le regole del fair play e della tolleranza.

Quest'anno Israele ospiterà il Campionato Europeo Under 21. La decisione della UEFA di assegnarlo ad Israele arriva quattro anni dopo che lo Stato ebraico ha tentato, bombardando la striscia di Gaza, di farla tornare all'età della pietra