Boicottaggio sportivo

Inusuale forma di protesta allestita da un gruppo di ex calciatori egiziani, che si è riunito davanti all'ambasciata israeliana a Il Cairo, per condannare la decisione della UEFA di ospitare il Campionato Europeo Under 21 in Israele, al via tra ingenti, comprensibili misure di sicurezza.

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Gli attempati calciofili, insieme a diversi giornalisti, hanno organizzato una partita proprio di fronte all'ingresso, sotto lo sguardo attento del personale addetto alla sicurezza.

I difensori dei diritti umani di Adalah-NY hanno effettuato oggi una dimostrazione durante le partita tra le squadre di calcio nazionali israeliane e dell'Honduras al New York Citi Field per richiamare l'attenzione sulle politiche di apartheid praticate nello Stato di Israele. Con uno striscione con la scritta "Cartellino rosso all’ Apartheid" (FOTO) gli attivisti hanno invitato la comunità americana del calcio a unirsi alle loro controparti in tutto il mondo nel condannare l'uso dello sport da parte di Israele per distrarre dalla sua occupazione illegale e dalle violazioni dei diritti umani dei palestinesi .

Il sociologo Israelo-palestinese Tamir Sorek ha scritto molto sul calcio in Israele, notando "Il calcio è un veicolo efficace per Israele per riabilitare la sua immagine presso la comunità internazionale. Un grande evento sportivo è l'occasione ideale per Israele per presentarsi come un paese normale.

Bernardi: «Israele, paese il cui governo viola i diritti del popolo palestinese. Tutto ciò mentre la Uefa promuove a livello europeo una campagna contro il razzismo».

«Il campionato europeo di calcio giovanile che si svolgerà inIsraele nei prossimi giorni evidenzia ancora una volta l'ipocrisia che caratterizza il sistema calcio nel mondo. Non è una novità». A dichiararlo è Antonello Bernardi, vice Capo gruppo Partito Democratico dell'Aquila.

«In Germania - continua Bernardi - durante il regime nazifascista si svolsero i mondiali di calcio, così come in Argentina nel 1978 sotto la dittatura della giunta militare, così come si svolse regolarmente la finale allo stadio Heisel di Bruxelles, nonostante i tanti morti causati dal crollo di una parte della struttura poco prima l'inizio della partita. Esempi questi di come il sistema calcio sia stato sempre cieco ed indifferente a quanto avveniva in certi paesi, dove mentre si giocava si ponevano in essere le più gravi violazioni dei diritti umani».

Cartellino rosso ai campionati di calcio Under 21 in Israele. Azione di BDS Milano sotto le finestre de La Gazzetta dello Sport e del Corriere della Sera, Via Solferino.
Europei di calcio Under 21 in Israele. Non fino a quando non saranno rispettati i diritti umani di tutti, anche dei palestinesi.

Sport: "Bene la campagna 'Cartellino Rosso all'Apartheid Israeliana contro la decisione UEFA di concedere a Israele di ospitare il campionato Under 21 di calcio" - L'adesione di Goracci (CU)

Il consigliere regionale Orfeo Goracci (Comunista umbro) plaude alla campagna "'Cartellino Rosso' all'Apartheid israeliana" "contro la decisione della UEFA di concedere a Israele l'onore di ospitare il campionato Under 21 di calcio". Goracci rimarca quindi la sua adesione "alla richiesta inviata alla Federcalcio di una presa di posizione netta contro questa decisione che premia uno Stato che, non solo occupa illegalmente un altro Stato, imponendo un sistema di apartheid alla popolazione, ma proibisce e discrimina i ragazzi palestinesi che vogliono muoversi liberamente, studiare, fare sport come tutti gli altri ragazzi del mondo".

(Acs) Perugia, 31 maggio 2013 - "Bene la campagna 'Cartellino Rosso' all'Apartheid israeliana contro la decisione della UEFA di concedere a Israele l'onore di ospitare il campionato Under 21 di calcio". Il consigliere regionale Orfeo Goracci (Comunista umbro) plaude all'iniziativa e si associa "alla richiesta inviata alla Federcalcio di una presa di posizione netta contro questa decisione che premia uno Stato che, non solo occupa illegalmente un altro Stato, imponendo un sistema di apartheid alla popolazione, ma proibisce e discrimina i ragazzi palestinesi che vogliono muoversi liberamente, studiare, fare sport come tutti gli altri ragazzi del mondo".

Essere al fianco del popolo palestinese, sentirsi vicini ad una storia di diritti violati, di abusi e violenze, di negazione dell’identità è una questione di empatia. Immaginate di svegliarvi domani e scoprire di essere estranei in casa vostra, divisi da un muro dal resto del mondo, isolati; sentirvi dire che quella terra in cui voi, i vostri genitori, i vostri antenati siete nati e cresciuti non è vostra; essere ghettizzati, alienati dai più elementari diritti umani. Per quanti sforzi si facciano sembra quasi un’ immagine da film futuristico e apocalittico, eppure è la realtà che si nasconde – o meglio, che si palesa – appena dietro la porta di casa.

La questione palestinese è una spina nel fianco per le grandi organizzazioni internazionali e per gli Stati; il limite del sistema internazionale è dipendere dalla volontà delle grandi potenze che, è ormai chiaro a tutti, non stanno mai dalla parte del più debole, e in questo caso come in tanti altri, dalla parte del giusto. Negare il fallimento della società internazionale rispetto alla risoluzione di una guerra che dura da più di cinquant’anni è impossibile, come è impossibile giustificare il silenzio attorno alla condotta di Israele, la mancata presa di posizione netta dei governi avverso l’illegalità del comportamento dello stato sionista, l’indifferenza della maggior parte dei media mentre la quotidianità dei palestinesi si fa sempre più abuso e privazione nell’apatia generale. Il paradosso a cui siamo arrivati oggi, con la decisione della Uefa di giocare gli Europei Under 21 in Israele, si spinge ben oltre la politica internazionale, fino ad entrare in una dimensione ludica in cui il gioco diviene lo strumento per offrire un’immagine di normalità ben lontana dalla realtà delle cose. Lasciare che Israele ospiti gli Europei significa di fatto negare quanto accade ormai da anni in Palestina, premiare uno stato che ha fatto dell’abuso e della violenza verso i palestinesi la prassi, riconoscendogli una qualche forma di legittimazione.

Dall'Arcivescovo premio Nobel per la Pace Desmond Tutu a Frederic Kanoute, da Ken Loach a Didier Drogba, il mondo si mobilita contro l'apartheid israeliana

"Troviamo sconvolgente che questa organizzazione dimostri una totale insensibilità nei confronti della palese e radicata discriminazione inflitta a donne e uomini sportivi palestinesi da parte di Israele. Nonostante gli appelli diretti da parte di rappresentanti di questo sport in Palestina e di organizzazioni antirazziste e per i diritti umani in tutta Europa, l'Uefa premia il comportamento di Israele conferendogli l'onore di ospitare l'Europeo Under 21 a giugno". Con queste parole, contenute in una lettera firmata dall'Arcivescovo Premio Nobel per la Pace Desmond Tutu, dal calciatore Frederic Kanoutè e dal regista britannico Ken Loach riprende la campagna 'Cartellino Rosso all'Apartheid israeliana' e di altri, come Didier Drogba, Eden Hazard, Jeremy Menez e un'altra sessantina di calciatori professionisti che a dicembre avevano lanciato un appello, si sono esposti su questo tema facendo sapere di essere contrari al fatto che l'Europeo under 21 si disputi in Israele.

La campagna Cartellino Rosso all’Apartheid Israeliana rilancia la lettera pubblicata da The Guardian che chiede di spostare la coppa Uefa Under 21 da Israele. La lettera porta le firme dell’Arcivescovo Desmond Tutu, del calciatore Frédéric Kanouté, del regista britannico Ken Loach e di Luisa Morgantini, già vice presidente del Parlamento europeo, tra gli altri.

LETTERA A THE GUARDIAN: L'insensibilità della UEFA per il dramma dei palestinesi

Venerdì, 24 maggio, delegati delle leghe calcio europee si sono riuniti in un albergo di Londra per il Congresso Annuale della UEFA. In tale sede hanno convenuto nuove, severe linee guida per affrontare il razzismo, il che suggerisce una determinazione encomiabile per combattere la discriminazione in questo sport.

Per questo troviamo sconvolgente che questa stessa organizzazione dimostri una totale insensibilità nei confronti della palese e radicata discriminazione inflitta a donne e uomini sportivi palestinesi da parte di Israele.

Nonostante gli appelli diretti da parte di rappresentanti di questo sport in Palestina e di organizzazioni antirazziste e per i diritti umani in tutta Europa, la UEFA premia il comportamento crudele e fuori legge di Israele conferendole l'onore di ospitare il campionato europeo Under 21 il prossimo mese.

AI DOCENTI DI EDUCAZIONE FISICA ADERENTI AI COBAS

Care colleghe e cari colleghi,

desideriamo portare alla vostra conoscenza ed alla vostra riflessione una campagna europea, Cartellino Rosso all’Apartheid Israeliana, che in risposta all’appello di 42 club sportivi, calciatori  ed atleti di Gaza, del giugno 2011, ha chiesto a Michael Platini, presidente della UEFA, di cambiare la sede dei campionati under 21 del prossimo giugno, inopportunamente designata dalla UEFA in Israele.

Le motivazioni presentate inizialmente dalle prime realtà palestinesi e successivamente dagli oltre 15.000 firmatari della petizione on-line e da diverse personalità pubbliche, il compianto Stephane Hessel, tra gli estensori della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, anche dello sport, tra cui Kanoute e persino  l’ex ministro dello sport francese, signora Marie Gorge Buffet, sono le seguenti.