Boicottaggio sportivo

di James M. Dorsey

Se consideriamo i campi di calcio israeliani un indicatore, il comportamento israeliano verso i palestinesi non lascia ben sperare in merito ai tentativi di pace del segretario di Stato statunitense John Kerry.

La storia che riecheggia dai campi è una storia di razzismo, superiorità razziale, intolleranza, doppia morale e di un piccolo sincero sforzo di affrontare una questione chiave che mina l’autorappresentazione di Israele come Stato democratico fondato sulle ceneri della discriminazione, del pregiudizio e del genocidio.

Miri Regev, una deputata del partito di governo del primo ministro Benyamin Netanyahu ed ex generale di brigata, ha recentemente illustrato il problema sulla sua paginaFacebook. Regev ha chiesto l’espulsione dal campionato locale del Bnei Sakhnin, squadra della città palestinese di Sakhin e tra le più importanti squadre israeliane, perché in una recente partita i suoi tifosi avevano sventolato una bandiera palestinese.

Al comitato olimpico internazionale: chiediamo che Israele venga escluso dai Giochi Olimpici del 2016 a Rio de Janeiro ed anche dai successivi, fino a quando permarrà il regime di apartheid contro i palestinesi.

Boycott Israel. Fuori l'apartheid dai Giochi Olimpici 2016

Le violazioni dei diritti umani, l'illegale sistema di ocupazione e di colonizzazione e le restrizioni imposte dallo stato di Israele alla popolazione palestinese, sono sotto gli occhi di tutti.

La comunità internazionale, attraverso autorevoli organismi sovranazionali, si è espressa in questo senso con innumerevoli risoluzioni e dichiarazioni di condanna.

Le misure restrittive contro i cittadini palestinesi in Israele non solo sono ingiuste, ma appaiono anche in stridente contrasto con il ben diverso trattamento riservato agli altri cittadini, in tutti i settori: lavoro, educazione, assistenza medica, abitazione, qualsiasi tipo di servizio pubblico.

Questo si chiama “apartheid”

A causa del regime di apartheid il Sudafrica è stato escluso dalle competizioni olimpiche per lunghi anni, dal 1964 (Tokyo) al 1988 (Seul), per poi essere riammesso nel 1992 (Barcellona), dopo la fine della politica segregazionista.

Per lo stesso motivo chiediamo che Israele venga escluso dai Giochi Olimpici del 2016 a Rio de Janeiro e fino a quando permanga il regime di apartheid contro i Palestinesi.

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Campagna Ponti e non muri

La settimana scorsa, un gruppo di attivisti per il BDS è entrato in campo durante la partita tra Norvegia e Israele nel corso delle qualificazioni per il campionato Under 21 che si terrà nella Repubblica Ceca nel 2015.

Durante il secondo tempo, hanno aperto due striscioni, di circa 10 metri di lunghezza, con le scritte "Palestina Libera" e "Fuori Israele dalla UEFA" al suono dei cori "Boicotta Israele" e "Palestina Libera".

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Foto: ©Terje Bendiksby/NTB Scanpix

Una bandiera israeliana appesa fuori al complesso sportive di Doha durante l’organizzazione di una competizione internazionale di nuoto è stata rimossa in seguito alle lamentele di un residente qatariota.

Doha News ha riportato che la bandiera israeliana era stata appesa fuori dal Centro Acquatico Hamad di Doha, dove la Coppa del Mondo di Nuoto FINA 2013 doveva iniziare la Domenica. Il report ha confermato che a seguito di violente proteste sui social media, le guardie di sicurezza hanno rimossa la bandiera Lunedì.

Israele era uno dei 32 paesi partecipanti come concorrenti all’evento, e la presenza di Quattro suoi nuotatori ha portato i Giovani del Qatar Contro la Normalizzazione (Qatar Youth Opposed to Normalization, QAYON) a scrivere una lettera all’Associazione Nuoto del Qatar (QSA), sollecitando il boicottaggio dei nuotatori israeliani.

La solidarietà con la Palestina si è fatta vedere di nuovo a Gasteiz durante l’ultima visita alla città della squadra di basket Maccabi Tel Aviv. Diversi movimenti e attivsti, sindacati e militanti internazionalisti insieme ai tifosi della Baskonia hanno organizzato in questi giorni diverse iniziative per rendere visibile il loro rifiuto di questa visita nel nostro paese, di questo ambasciatore sportivo di uno stato, Israele, che sta portando avanti un vero e proprio genocidio contro il popolo palestinese. Le iniziative comprendevano: un incontro informativo, manifestazioni per gran parte della giornata di ieri a Gasteiz e un mare di bandiere palestinesi in una tribuna dove hanno dato le spalle alla squadra di basket che vuole far apparire “normale" ciò che non lo è, e che difende l’esercito israeliano nell’escalation criminale che viola giornalmente i diritti della popolazione palestinese.

Il Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni contro Israele sono ora più che mai uno strumento valido ed efficace per combattere l'immagine che Israele cerca di proiettare verso il mondo, mentre le loro bombe a grappolo e fosforo bianco insanguinano la terra della Palestina.

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Fonte: Komite Internazionalistak

Traduzione di BDS Italia

English version

Lettera inviata in vista della riunione del Comitato Esecutivo della FIFA, dove si discuterà il primo report della Task Force Israele Palestina

Federazione Internazionale delle Associazioni di Calcio

FIFA-Strasse 20,
P.O. Box 8044
Zurich, Switzerland

All’attentione di: Presidente Sig. Sepp Blatter, Membri del Comitato Esecutivo

Oggetto: Task Force Israele- Palestina 

Caro Signor Blatter e membri del Comitato Esecutivo FIFA,

Abbiamo seguito con interesse la creazione della Task Force Israele-Palestina che consideriamo un primo passo verso il confronto con le gravi difficoltà sopportate dal calcio palestinese per le serie limitazioni di movimento che subisce. Ciò dimostra la vostra consapevolezza delle condizioni che rendono impossibile una normale vita sportiva per i Palestinesi. Apprezziamo i vostri sforzi, tuttavia sappiamo che siete anche voi consapevoli del fatto che è impossibile separare i problemi incontrati dagli atleti a causa delle limitazioni di movimento da quelli con cui quotidianamente si confrontano tutti quelli che vivono nei Territori Palestinesi Occupati, in Cisgiordania, inclusa Gerusalemme Est, e Gaza. I calciatori combattono contro le stesse condizioni imposte a tutti i Palestinesi e sarebbe sbagliato considerarli cittadini speciali, separati dal resto del loro popolo. Fare questo sarebbe contrario ai valori sportivi di equità ed antidiscriminazione.

Vi chiediamo di richiamare l’attenzione dei membri della Task Force sulle ingiustizie subite dall’intera popolazione palestinese e sulla necessità di lavorare per eliminarle, per tutti. Provvedimenti che si limitino ad obiettivi che non abbiano questo respiro danneggerebbero la credibilità della FIFA e contribuirebbero ad incrementare proprio le condizioni che vorreste modificare.

Cordialmente,

Cartellino Rosso all’Apartheid Israeliana

Video parodia dell'ultima tournèe del club FC Barcellona in Israele realizzato dai compagni di BDS Francia: sotto la bandiera della "pace", il club poneva sullo stesso piano il potere occupante e il popolo occupato. Il Barcellona, in collaborazione con il presidente israeliano e criminale di guerra, Shimon Perese, voleva che il mondo credesse che il conflitto israelo-palestinese fosse frutto di un'incomprensione tra due parti uguali che potrebbe essere risolto con il "dialogo" e costruendo "ponti di pace".

Il Presidente della Federazione Calcio palestinese, Jibril al-Rajoub, ha chiesto a Blatter di sospendere Israele dalla FIFA e di bandirla dalle competizioni internazionali e dalla Coppa del Mondo. Nella prima settimana di ottobre si svolgeranno i campionati di calcio Under 21 della WAFF (Federazione Asia dell’Ovest – ndr) inCisgiordania, ma c’è incertezza sul comportamento delle autorità israeliane di occupazione: già ad agosto venne impedito, alle squadre che partecipavano ai campionati regionali di calcio Under 17, di raggiungere i Territori palestinesi occupati. Oggi, diversi paesi arabi si rifiutano di giocare in Palestina, per timore che Israele possa decidere chi far entrare oppure no.

Tra i tanti tentativi diplomatici, per una soluzione del conflitto israeliano-palestinese, c’è quello ‘originale’ del calcio: la FIFA vorrebbe facilitare la mobilità di calciatori, arbitri ed attrezzature in uscita e in entrata in Palestina, per migliorare la situazione del calcio nella regione. Ma è solo retorica per la ‘Pace’ o c’è qualcosa di concreto? Si può ‘normalizzare’ lo sport in un Paese sotto occupazione militare? Ne discutiamo con un’attivista del BDS (Movimento pacifico per il boicottaggio, disinvestimento e sanzioni verso Israele, costituito da associazioni e gruppi di tutto il mondo, che hanno aderito alla richiesta di aiuto della società civile palestinese – ndr). Ometteremo il suo nome per consentirle il ritorno in Palestina: ci si arriva esclusivamente passando controlli israeliani, assolutamente non benevoli con gli attivisti.

Tentativi diplomatici nel calcio, che non sembrano fare passi più significativi di quelli dei colloqui ufficiali.

di Flavia Lepre     

Diversi paesi arabi si rifiutano di giocare in Palestina a causa del fatto che Israele decide se possono entrare oppure no. Nella prima settimana di ottobre, si dovranno tenere i campionato u21 della WAFF in Cisgiordania e c'è incertezza sul comportamento delle autorità di occupazione.

Ad agosto, i rappresentati  della Federazione dell'Asia dell'Ovest (WAFF) e le squadre che dolevano recarsi nei Territori Palestinesi Occupati per i campionati regionali degli Under 17, che quest'anno si tengono lì, ne sono stati impediti dalle autorità israeliane. Queste solo dietro pesanti pressioni della UEFA hanno poi consentito il passaggio alle squadre giovanili ospiti, dell'Iraq, della Giordania e degli Emirati. I campionati che dovevano iniziare giovedì 15 agosto sono   potuti cominciare solo domenica 18.

Jibril Rajoub, presidente dell'Associazione Calcistica Palestinese, ha dichiarato che “L'iniziativa della FIFA per risolvere le restrizioni di libertà di movimento dei calciatori palestinesi è destinata a fallire se Israele non abbandonerà le sue politiche intimidatorie e la smetterà di fare giochietti.” Il presidente FIFA Sepp Blatter, aveva espresso la sua speranza [1] di una soluzione entro la fine dell'anno, e si era detto ottimista sull'arrivare ad una risoluzione che avrebbe ricevuto l'approvazione da parte delle autorità di Israele, in seguito agli incontri avvenuti con Rajoub e la sua controparte israeliana Avi Luzon.