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Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni per i diritti del popolo palestinese.

Notizie BDS

Notizie internazionali del movimento globale BDS.

Nel recente meeting tenutosi in settimana con Ze'ev Elkin, deputato della commissione per gli affari esteri del Likud, i rettori delle università israeliane hanno spiegato le disastrose conseguenze a cui la mancata partecipazione di Israele ad Horizon 2020 [1] potrebbe portare se lo stato israeliano dovesse unilateralmente decidere di non qualificarsi per il progetto in protesta alle nuove linee guida europee, che renderebbero tutti i futuri accordi tra Unione Europea e Israele inapplicabili nei Territori Occupati nel 1967.

Horizon 2020, programma quadro dell'Europa per la ricerca e lo sviluppo, è un'iniziativa di punta atta a rinforzare la competitività europea dell'Unione, ed Israele è l'unico stato non europeo invitato a prendere pienamente parte a questa prestigiosa realizzazione.

Secondo il giornalista Jeffrey Goldberg, opinionista di Bloomberg considerato molto vicino alla Casa Bianca e al presidente Obama, nelle settimane passate, il Segretario di Stato Americano John Kerry ha avvisato il Primo Ministro Netanyahu che, senza un significativo progresso nei negoziati coi palestinesi, Israele potrebbe trovarsi ad affrontare un boigottaggio generale a livello globale e una perdita di legittimazione. Nella sua conversazione col Premier israeliano, Kerry ha detto che se i colloqui dovessero essere infruttuosi, l'attuale campagna BDS potrebbe gonfiarsi a dismisura, sempre secondo quanto citato dal Goldberg.

Israele trema di fronte alle nuove linee guida dell'Unione Europea [1], ovvero la richiesta scritta del riconoscimento della non appartenza ad Israele dei Territori Occupati Palestinesi. In risposta, lo stato israeliano starebbe a sua volta studiando delle red lines.

Incombe su tutto ciò la minacciosa deadline di Horizon 2020 [2], l'ambizioso progetto di ricerca ed innovazione da 80 miliardi di € lanciato dall'Unione Europea per creare posti di lavoro e dare carburante all'economia, il cui inizio sarebbe programmato per Gennaio 2014.

Il nuovo rapporto dell’economista Shir Hever mostra come le Ong di destra ricevano ingenti finanziamenti stranieri, specialmente da donatori americani, ottenendo grandissima influenza sul dibattito politico israeliano.

Attraverso l’attacco a organizzazioni per i diritti umani e Ong di sinistra che operano in Israele, quelle di destra determinano l’agenda del parlamento israeliano. Inoltre, il governo le autorizza a rappresentarlo in occasioni diplomatiche, a produrre contenuti usati poi dal Ministero degli Esteri, a organizzare meeting ed eventi e a gestire progetti con conseguenze politiche di lungo termine. Le Ong di destra sono lo specchio della politica di privatizzazione che il governo israeliano utilizza nell’ambito dell’hasbara, la diplomazia pubblica e la propaganda.

Il ruolo della società civile

Israele/Palestina è una regione che si attira un’attenzione internazionale sproporzionata. Parte di tale attenzione si manifesta sotto forma di donazioni monetarie intese a influenzare i processi sociali e politici che si svolgono nell’area. Di conseguenza, il settore delle Ong – sia in Israele che nei Territori Occupati – è più ampio di molti altri Paesi e si appoggia quasi esclusivamente sulle donazioni straniere. In Israele, la dimensione del terzo settore è il doppio di quella dei Paesi sviluppati, ma il finanziamento locale al terzo settore è tra i più bassi. Nei Territori la situazione è ancora più estrema: il settore delle Ong è il più ampio settore economico, sebbene la dipendenza dal finanziamento straniero sia minore delle Ong israeliane.

di Lawrence Davidson

La campagna di Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni (BDS) nei confronti di Israele ha otto anni. Fu avviata nel 2005, quando un gruppo di associazioni sociali ed economiche basate in Palestina lanciò un appello per questo impegno globale.

In un primo momento il movimento BDS sembrava essere una scommessa azzardata. Israele, con la sua cerchia di sostenitori sionisti in tutto il mondo, sia ebrei che cristiani, sembrava invincibile. In particolare nel mondo occidentale, la convinzione della legittimità di Israele era diventata una tradizione consacrata. I sionisti avevano lavorato molto duramente per raggiungere questo status attraverso il controllo dell’interpretazione storica degli eventi che avevano portato dalla prima guerra mondiale e dalla Dichiarazione di Balfour alla creazione di Israele nel 1948, e ai successivi sviluppi.

Avrebbero potuto mantenere il controllo del passato, presente e futuro di Israele, se la leadership sionista non avesse ceduto al peccato di ”hybris".

Catherine Ashton invita gli Stati membri a contribuire a stabilire le linee guida per l’etichettatura dei prodotti provenienti dai territori occupati

La vicepresidente dell’Unione Europea Catherine Ashton è al lavoro per stabilire linee guida per l'etichettatura dei prodotti provenienti dagli insediamenti.

In una lettera datata all'inizio di luglio e pubblicata da Haaretz martedì scorso, Ashton, che è l’Alto rappresentante per la politica estera dell'UE, ha sottolineato la complessità di garantire che i prodotti siano etichettati correttamente, ma ha osservato che "la stragrande maggioranza degli stati membri ha recentemente o sostenuto o apertamente chiesto la preparazione di linee guida a livello europeo su questo tema, al fine di attuare le leggi dell'Unione europea in modo coerente."

Di seguito il testo integrale della lettera dell’8 luglio inviata al presidente della Commissione europea Jose Manuel Barroso e altri sette commissari:

Cari Colleghi,

L'UE e i suoi Stati membri hanno una posizione chiara sulla colonizzazione israeliana nei territori occupati. Strettamente legato a questo è il problema di garantire la corretta etichettatura dei prodotti importati originari al di là dei confini pre-1967 di Israele che vengono commercializzati come prodotti israeliani.

ECCP, la più ampia coalizione europea di organizzazioni in solidarietà con il popolo palestinese nella sua lotta per la libertà e la giustizia, apprezza le nuove linee guida pubblicate dalla UE. Dopo anni di sole critiche nei confronti del Governo di Israele, a fronte delle sue numerose violazioni del diritto internazionale, la UE finalmente ha fatto un’azione concreta con la pubblicazione di linee guida che stabiliscono che i fondi, borse di studio, prestiti non posso più essere usati per finanziare entità o attività israeliane nelle aree occupate da Israele nel 1967.

Le nuove linee guida richiamano le conclusioni di dicembre 2012 del Consiglio Europeo degli affari esteri specificando che « tutti gli accordi tra lo Stato di Israele e l’Unione Europea devono inequivocabilemente e esplicitamente segnalare la loro inapplicabilità ai territori occupati da israele nel 1967, e cioè Alture del Golan, Cisgiordania inclusa Gerusalemme est e striscia di Gaza. » Le nuove linee guida entrano in vigore dal 1 gennaio 2014 data dopo la quale tutte le aziende, istituzioni o fondazioni basate nelle colonie israeliane verranno escluse dall’accesso a borse di studio, sussidi, premi, prestiti.

Il Ministro della Scienza e della Tecnologia ha avvisato che le nuove linee guida europee sui finanziamenti per i ricercatori israeliani potrebbero ostacolare l'assegnazione di premi e tagliare i fondi per la ricerca e lo sviluppo israeliana di circa il 40%. Ufficiali del ministero dovranno negoziare coi rappresentanti dell'UE nel tentativo di far tornare l'Europa sui propri passi.

L'Unione Europea ha pubblicato le sue linee guida per tutti i suoi 28 stati membri, proibendo qualsiasi finanziamento, cooperazione, borsa di studio, fondi per la ricerca o premi per qualsiasi ente israeliano che ha sede o attività oltre la Green Line del 1967. Qualsiasi accordo o contratto firmato con i paesi dell'UE è obbligato a dichiarare che le colonie israeliane non fanno parte dello Stato di Israele.

Gerusalemme afferma che il decreto comporterà l'impossibilità di firmare accordi con Bruxelles, senza riconoscere per iscritto che gli insediamenti in Cisgiordania non sono parte di Israele.

L'Unione europea ha pubblicato le linee-guida per tutti i 28 Stati membri che vietano qualsiasi finanziamento, cooperazione, assegnazione di borse di studio, fondi di ricerca o premi a tutti coloro che risiedono negli insediamenti ebraici in Cisgiordania e Gerusalemme est. Il regolamento, che entrerà in vigore Venerdì, richiede che qualsiasi accordo o contratto firmato da un paese dell'UE con Israele includa una clausola che gli insediamenti non sono parte dello Stato di Israele e quindi non fanno parte dell’accordo.

Un alto funzionario israeliano, parlando in condizione di anonimato, ha descritto il nuovo regolamento, che è stato pubblicato il 30 giugno, come un «terremoto».

Omar Barghouti, attivista politico, leader del movimento BDS (Boicottaggio, Disinvestimento, Sanzioni) contro l’occupazione israeliana della Palestina, scrive a Luisa Morgantini, di Assopace Palestina, ex vicepresidente del Parlamento Europeo.

Luisa Morgantini ha letto la lettera di Omar Barghouti durante il festival Cuore di Palestina.

Cara Luisa,

scrivendo a te e, attraverso di te, alle nostre sorelle e fratelli italiani, sento che il personale si mescola con il politico, il morale, il sociale e l’umano. Tu non sei solo una figura pubblica; tu conosci molto della Palestina, del regime di occupazione, colonialismo e apartheid di Israele, e della resistenza popolare palestinese. Dopo tutto, tu sei stata tra i più illustri, e primi, politici e attivisti italiani che si sono battuti per il nostro diritto alla libertà, alla giustizia e all’uguaglianza. Tu hai personalmente partecipato ad atti di resistenza popolare palestinese contro il muro di Israele, le colonie e la terribile occupazione, così tu sai, di prima mano, che per noi la resistenza si presenta in molte forme e aspetti.

Tu sai che io sono un attivista dei diritti umani, coinvolto nel movimento BDS: Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni. Ma forse non sai che io sono anche un coreografo di danza che vede la mia arte come parte della mia resistenza culturale a tutte le oppressioni, sia politiche che sociali.